▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
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sabato 20 aprile 2013
L'ora del @pdnetwork: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior
Per chi avesse ancora dubbi, è bene chiarire una questione: il PD è imploso.
Tutto il fuoco creatosi durante le primarie, quella voglia di partecipazione e messa in discussione democratica del programma e dell’organizzazione del partito, sono svanite nel nulla. L’entusiasmo generale ha lasciato spazio a una campagna spenta, all’amarezza degli elettori per l’insuccesso delle elezioni nazionali, alla delusione per le scelte poco convincenti degli ultimi due mesi, alla perplessità e alla rabbia dovute alla candidatura di Franco Marini in vista di un governo di larghe intese col PDL, al rammarico di non aver reso onore a un grande politico quale è Romano Prodi e alle dimissioni di un segretario che non è riuscito a tenere assieme il proprio gruppo in un momento così delicato.
Questa è la storia degli ultimi mesi. In poche settimane, son svaniti i ricordi positivi che raccoglievano la voglia di riscatto delle nuove generazioni e il desiderio di conferire al Paese quella dignità racchiusa nel sentimento di rivalsa di milioni di abitanti.
Le soluzioni erano lì, sempre a portata di mano. Eppure esse sono state accantonate lasciando spazio a immensi errori che rischiano fortemente di far sprofondare il centro-sinistra nel baratro.
Molti la chiamano la notte dei lunghi coltelli. Eppure, a farci le spese, è soltanto Pierluigi Bersani. I 101 traditori (così chiamati dall’ormai ex segretario) siederanno ancora in quelle aule, a rappresentare soltanto la propria vana gloria.
Le parole di Giuseppe Civati e Matteo Orfini pesano come pietre. L’accusa alla vecchia dirigenza non rimane tra le righe ma viene palesemente lanciata sui tg nazionali a tarda sera e risulta evidentemente carica di rabbia e della consapevolezza di non aver potuto evitare che interessi personali scavalcassero quelli del Partito Democratico e dell’Italia intera.
Che ne sarà ora?
L’elezione del Presidente della Repubblica potrebbe essere ancora lontana, ma le “nuove leve” del PD (e qua non conta l’anagrafe, sia ben chiaro) hanno già da oggi una responsabilità immensa: continuare quel progetto riformista e innovativo figlio delle primarie e di un nuovo modo di fare politica.
Il PD è imploso, è vero. Ma non è detto che tutto ciò non si possa trasformare in un’opportunità per lasciarsi indietro la Seconda Repubblica e lo sdegno nei confronti della sporca politica che essa a creato.
D’altronde… dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.
Veronica Orrù | @verocrok
The hour of PD: from diamonds nothing is born, from shit the flowers are born
For those who still had doubts about it, let me make it clear: the PD has imploded.
All the fire created during the primary elections, the willingness to participate and discuss democratically the program and the party organization, have disappeared in thin air. The general enthusiasm has left space to a dull campaign, the bitterness of voters for the insuccess of national elections, the disappointment for the unconvincing choices of the last two months, the perplexity and the rage due to the candidacy of Franco Marini in view of a government together with the PDL, not giving honor to a great politician such as Romano Prodi and the resignment of a secretary who couldn't keep his group together in such a delicate moment.
This is the story of the last few months. In a few weeks, the positive memories that collected the desire for change of the new generations have disappeared along with the desire to give the country that dignity in the sentiment of redemnption of millions of citizens.
The solutions were there, always available. And yet they have been put aside leaving space to huge errors that risk to make the center left disappear.
Many call it the night of long knives. And yet, the one who's paying for it is only Pierluigi Bersani. The 101 traitors (so the ex secretary calls them) will sit in those chambers representing their own glory.
The words of Giuseppe Civati and Matteo Orfini are heavy as stones. The accusation to the old leadership doesn't remain hidden but is clearly launched on the national TGs during the evening and is full of rage and the awareness of being unable to avoid personal interest get the best of the PD and the whole of Italy.
What will happen now?
The election of the President of the Republic might still be far away, but the new elements of the PD (not anagraphically, of course) already today have a huge responsibility: continuing that reformist and innovative project, son of the primaries and a new way of doing politics.
The PD has imploded, it's true. But this doesn't mean that everything can't be transformed in an opportunity to leave the Second Republic behind and the rage towards the dirty politics it created.
From diamonds nothing is born. From manure, flowers are born.
Veronica Orrù | @verocrok
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mercoledì 3 aprile 2013
#M5S e l'Italia che verrà
Dopo le foto postate su Facebook, gli apriscatole e la gara a chi aveva la cravatta più strana, il Movimento 5 Stelle ha capito sulla sua pelle che un conto è la rete, la piazza e gli elenchi dei “faremo”, un conto è stare in Parlamento (dove ci si dovrebbe “parlare”, come suggerisce la parola stessa) e dover prender parte allo svolgimento delle pratiche istituzionali.
Niente di nuovo sotto il sole. Era largamente prevedibile che un gruppo di persone totalmente inesperte non solo di regolamenti parlamentari, ma anche di banali pratiche democratiche (perché mettere mi piace a un post su Facebook, non è democrazia), avrebbe trovato grosse difficoltà a gestire un consenso che impone loro di essere non solo osservatori/censori esterni (come si auguravano) ma veri e propri aghi della bilancia. Era largamente prevedibile anche la reprimenda di Grillo, che dal suo blog ha lanciato invettive e scomuniche ai “dissidenti” che han votato Piero Grasso alla presidenza di Palazzo Madama, contravvenendo agli ordini di scuderia. Il suo successo e il suo consenso si basa proprio sull’essere contro a quel “palazzo” che ora occupano anche loro.
La cosa non prevedibile è stata la contestazione 2.0 di cui Grillo è stato vittima. Migliaia di commenti contrari alla linea dell’astensione a tutti i costi, proteste, insulti e via discorrendo. Commenti tutti cancellati dopo poche ore, nella migliore tradizione stalinista. Ma al di là dei metodi fintodemocratici di Grillo e Casaleggio, che non si scoprono di certo oggi, quello su cui c’è da riflettere continua ad essere il rapporto tra la società e la politica “ufficiale” o “dei partiti”.
La legislatura che è appena cominciata non durerà molto, nonostante questo credo che il Movimento 5 Stelle si troverà spessissimo di fronte alla necessità di fare delle scelte. Il primo banco di prova sarà l’insediamento del governo, ma anche sui singoli provvedimenti ne vedremo delle belle. I parlamentari grillini, una volta riposti gli apriscatole nei cassetti delle loro cucine, dovranno decidere se essere parte attiva del cambiamento della politica, realizzando la richiesta di svolta che i milioni di italiani che li han votati gli chiedono, o se continuare nel loro sentirsi altri e diversi, isolandosi e sparando addosso a tutto e a tutti per restare fedeli alle linea originale del Movimento e ai sentimenti di alcune migliaia di militanti.
La differenza, prima ancora di essere politica, è numerica. Nel senso del numero di voti che il 5 Stelle potrebbe guadagnare o perdere. Numeri che significano consenso. Consenso che significa dare delle risposte alle richieste della società. Il punto è questo.
Che la politica degli ultimi vent’anni abbia fallito l’han capito anche i sassi, e l’avevano capito anche prima di Grillo. Dubito però che la risposta a questo fallimento sia un “vaffanculo” diffuso e ripetuto tipo un mantra. Pensare poi che siano i partiti il vero problema del funzionamento democratico del nostro Paese non solo è sbagliato, ma è un’affermazione talmente falsa da farmi pensare che sia strumentale.
Il problema della democrazia italiana invece è proprio il contrario, cioè che i partiti che hanno occupato la scena fino ad oggi o non erano partiti (Pdl, Italia dei Valori, Udc, ecc, ecc) o si sono trasformati in centri di potere (cosa che è accaduto al Pd, almeno a livello locale). I partiti non sono più stati in grado di rappresentare i bisogni reali della società, di mediare tra i diversi interessi locali (spesso in contrasto tra di loro) in un ottica di Bene Comune, di proporre soluzioni, di creare classe dirigente. E non basta entrare nella “stanza dei bottoni” per cambiare le cose. I bottoni bisogna anche avere il coraggio di premerli, possibilmente dopo aver capito quali sono quelli giusti.
Non so dire quanto durerà questa nuova fase politica. Mi vien da dire non molto, visto che il mondo viaggia ad una velocità tale per cui tutto viene creato, consumato e distrutto nel giro di pochissimo. Non credo però quanto a quelli che teorizzano la fine del Movimento 5 Stelle nel giro di un paio di esperienze parlamentari. Non è questo il problema. Il nodo politico è capire se i militanti, i sostenitori e magari anche alcuni elettori, avranno la forza di ribellarsi al loro padre-padrone, rivendicando le loro idee e la loro voglia di fare politica in maniera indipendente e, soprattutto, efficace.
Il primo vero banco di prova saranno le amministrative di quest’estate. Andranno al voto molte città capoluogo di provincia, dove il sistema elettorale a doppio turno avvantaggia notevolmente il Movimento 5 Stelle. Se la politica non sarà capace di rinnovarsi profondamente e velocemente, c’è la possibilità concreta di ritrovarsi con tanti “casi Parma” in giro per l’Italia. Ora, se gli amministratori eletti sapranno interpretare le esigenze delle loro città, indipendentemente dai diktat o dalle sparate ideologiche di Grillo, o dai mantra anti casta e anti sistema che sono l’anima nel Movimento, probabilmente il Movimento 5 Stelle diventerà una presenza stabile nel quadro politico italiano. Una presenza più matura e consapevole di quello che è oggi, con cui un dialogo potrebbe essere proficuo.
Se questo non dovesse accadere invece, non so quanto reggerà questo mix di persone e storie diverse il cui unico collante, per ora, è l’indignazione militante. Ma cosa ancora più grave, non so quanto reggerà il nostro Paese, schiacciato tra l’immobilismo del centrosinistra e l’irresponsabilità delle altre due forze maggiori.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
M5S and the upcoming Italy
About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.
Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.
The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.
The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.
Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.
Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.
Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.
Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
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mercoledì 27 febbraio 2013
#Regionali2013: una #Lombardia che preferisce nascondere lo sporco sotto il tappeto
La vittoria di Maroni in Lombardia è indice di una sostanziale immaturità di gran parte dell'elettorato lombardo, ancora così legato a logiche cascinali che rimandano al vecchio adagio "laviamo i panni sporchi in famiglia".
Di panni sporchi la Lombardia ne ha a quintali: ex consiglieri regionali eletti con voti della 'ndrangheta, il Formigonismo che ha incrostato gli ingranaggi di una Regione chiave nell'economia nazionale e la lobby ciellina che occupa indebitamente posizioni di potere da non meno di vent'anni minando la sana e naturale concorrenza, il tutto condito con quella strisciante e ignorante cultura che vorrebbe vedere il male tutto provenire da "fuori". Maroni è uno strumento di facciata del sistema cancerogeno proliferato intorno a Formigoni per mantenere il controllo in una regione che non può essere persa perché troppo "interessante".
Ma la cosa sconvolgente è un'altra. Non avevano niente di meglio di un neo segretario che ha fatto il finto "gesto" di ripulire, con scope immaginarie quanto la Padania, un partito distrutto dalla corruzione e dal malaffare come la Lega, eppure i lombardi l'hanno votato lo stesso. Dopo le tangenti, i voti di scambio, la parentopoli leghista, gli allegri listini elettorali, i lombardi l'hanno votato lo stesso. Per cosa, quel 75% di tasse da trattenere in Lombardia che è ancora più immaginario della Padania e delle scope di saggina con cui si sono ripuliti?
La sinistra sarà mancata, avrà fallito nella comunicazione e nell' essere "pop" come si dice sempre in questi casi, ma da cittadino lombardo posso anche dire che gran parte dell'elettorato lombardo (soprattutto delle province extra-Milano) ha bisogno di uscire dal guscio della paesanità e guardare con un po' più di fiducia fuori dal solco del proprio aratro, perché soprattutto in vista di Expo2015 la Lombardia ha bisogno come l'aria di apertura. La Lega che prende in mano certe deleghe è la stessa del Boni che querelava il consigliere Cavalli quando questi diceva che in consiglio erano presenti elementi eletti con voto di scambio mafioso, querele poi cadute nell'ovvio nulla, di fronte alle indagini e gli arresti. È la Lega che ha spalleggiato Formigoni fino all'ultimo. Eppure i pavidi Lombardi l'hanno votata.
In Lombardia servirebbe una forza capace di riconoscere che oramai la capitale della 'ndrangheta è lì, e agire di conseguenza, mentre il centrodestra Lombardo non è in grado di farlo, così portato nel convincere il mondo che esista un'eccellenza laddove non esiste, che il marciume provenga da fuori quando invece germina dall'interno.
Una Lombardia che ha perso un treno importante, per salire su un carro sgangherato guidato dagli stessi incapaci che l'hanno fatta deragliare.
Francesco Lanza | @bedrosian
The Lombardy which prefers to hide the dust under the carpet
Maroni's victory in Lombardy is an index of a substantial immaturity of a large part of the Lombardy election base, still very tied to old logics that recall the old saying "we need to wash the dirty laundry inside the family".
Dirty laundry Lombardy has quite a lot of: former regional counselors elected with votes from the mafia, the Formigonism which has crusted the mechanisms of a key region in the national economy and the CL lobby which has wrongly occupied power positions for more than twenty years, undermining the healthy and natural competition, all of which was enriched with that slimy ignorant culture that wants all the evil come from "outside". Maroni is a facade tool of a carcinogen system around Formigoni to maintain control in a region which cannot be lost because too "interesting".
But the baffling thing is another one. They had nothing better than a neo secretary who did the false "gesture" of cleaning, with brooms as immaginary as Padania, a party destroyed by corruption and underworld such as Lega, and yet the Lombardy citizens voted him anyway. After the corruption, the exchange votes, the Lega relatives scandal, the happy elections lists, the Lombardy citizens voted him anyway. For what, that 75% of taxes to withhold in Lombardy, which is even more immaginary than Padania and the sorghum brooms they used to clean themselves?
The left wing was missing, it failed in the communication and in being "pop" as we always say in these cases, but as a Lombardy citizen I can say that great part of the Lombardy elections base (especially in the provinces outside Milan) needs to get out of the shell of countryside-ness and look with a bit more faith outside the path of their own plow, because especially in view of the Expo2015 Lombardy needs openness as it needs air. The Lega that takes in hand certain committments is the same of Boni who sued counselor Cavalli when the latter said the in the council there were elements elected with a mafia exchange vote, charges which were dropped in the obvious nothing, in front of the inquiries and subsequent arrests. It's the Northern League which has supported Formigoni till the last moment. And yet the fearful Lombardy citizens voted for it.
In Lombardy we would need a force capable of recognizing that the capital of 'ndrangheta is there, and act consequently, while the Lombardy center right wing isn't capable of doing so, being so busy convincing the world that they have excellence where in fact there isn't any, that the rotten bits all come from outside while they actually fester from the inside.
A Lombardy which has lost an important train, in order to get on a rickety carriage guided by the same incapable people who made it derail in the first place.
Francesco Lanza | @bedrosian
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lunedì 25 febbraio 2013
Di #elezioni2013, pizzerie ed emotività quotidiane
Son tornato ieri per votare e ho votato, poi come tanti oggi mi son messo a sentire gli instant poll e compagnia varia. Il risultato è quello che è: non si sa ancora chi ha vinto. Solo le 8 di sera del 25 febbraio, tenevo le mani sul computer per lavorare, poi il tablet per i dati dal Viminale, twitter. Ad un certo punto sento una leggera claustrofobia che mi assale. Mollo tutto ed esco.

Farmacia, per fortuna le medicine sono arrivate, ultimamente mi servono, problemucci da tenere sotto controllo. Intanto la fila si compone di signore che comprano cosmetici scontati, altrimenti non si vende, qualche anziano con la ricetta. I preservativi, gli aminoacidi per fare i muscoli, restano, all'ennesimo ribasso. Un bambino corre fra gli scaffali, cade qualcosa e una signora molto anziana strilla. Perchè? Non capirò mai perché ci siano persone che strillano e basta, non sanno neanche cosa è successo ma strillano. Forse è una pensionata, forse anche lei aspetta il rimborso dell'Imu, forse c'avrà creduto, oppure anche lei gioca una parte della sua pensione. Oppure è solamente stanca. Come tutti noi. Ognuno con i suoi motivi, che aumentano.
Ultima fermata pizzeria. Prendo una birra e mi metto a guardare la tv accesa mentre altri ordinano e consumano, io aspetto che si scaldi il mio pezzo fiori di zucca e alici. Intanto c'è un ex berlusconiano che brinda alla vittoria di Grillo, performance incredibile m5s, anche se non ho capito cosa vogliano fare. Però qui mi parte l'autocritica, da vecchia sinistra, questioni di appartenenza. Mi stanno antipatici, però alla fine realmente io ne realmente incontrati pochi nella vita reali. Li vedo in tv oppure su Twitter, discussioni sterili, poi non mi piace il loro dirigismo e leaderismo, però toccherà vedere come si muoveranno. Certo se tutti perdessimo un po' di spocchia ci si potrebbe incontrare.
Mi piacerebbe capire. Qualche amico attivo, magari gli chiedo qualcosa. Anche se le distanze sono enormi, per me se uno vale uno significa che tutti possiamo dire la nostra su un'argomento, purchè in italiano comprensibile, senza urlare. Un cagnetto mi si avvicina, scodinzola, gli allungo un pezzo di pizza. Mangiucchia e scodinzola. Mi chino e ci gioco un po'. Questa me la segno sul calendario, perchè io coi cani non ci sono mai andato tanto d'accordo, una storia vecchia, ma tutto cambia. Meno i risultati incomprensibili che vedo mentre finisco questo post. Comunque.
Simone Corami | @psymonic
Elections, pizza and daily emotivity
I came back yesterday to vote and I voted, then as many others today I listened to the instant polls and all. The result is what it is: we still don't know who won. It's 8 o'clock in the evening, on February the 25th, I had my hands on the computer to work, then the tablet for the data coming from the Viminale, Twitter. At one point I feel a slight claustrophoby. I leave everything and go out.
It's evening, damp, it rained today, I must go pick up a few things. Complicated times for me and milions of others in Italy. Then there are the elections, the worst elections campaign I remember and at the end I think there's going to be a colossal jam that isn't useful to anyone, or maybe just to a few. I pick up a USB cable, a few other things, then I go to the tobacco store where an old man is playing videopoker, breaths heavily, but continues to follow the lights. He doesn't win. The seller told me that no one wins here, but they play. Ltto, Superenalotto, there's a lot of stuff in this section. There's a woman who wins. He doesn't know how, but at the end of the week she's up with the money. Could she be the premier we're looking for?
Pharmacy, fortunately meds have arrived, I've been needing them lately, a few problems to keep under control. The line is made up of ladies who buy discounted cosmetic products, otherwise they don't sell, a few old people with a prescription. Preservatives, aminoacids for muscles, are still on the shelves, untouched. A child runs among the shelves, something falls and a very old woman shrieks. Why? I'll never understand why some people just shriek, they don't know what happened but they shriek. Maybe it's a retired woman, maybe she's waiting for the IMU payment, maybe she believed it, or maybe she is also playing one part of her retirement money. Or maybe she's just tired. Like all of us. Everyone with their own reasons, which become bigger and more numerous.
Last stop, pizzeria. I buy a beer and watch the TV while other order and eat, I wait for my piece of zucchini flowers and anchovies to heat up. There's an ex Berlusconi voter who toasts to Grillo's victory, an incredible performance, that of M5S, even if I don't understand what they want to do. But here the autocriticism starts, old left-wing style, a matter of belonging. I don't like them, but in the end I've only met a few in real life. I see them on TV or on Twitter, sterile discussions, and I don't like their leaderism, but we'll have to see how they'll move. Of course, if we all lost a bit of arrogance, maybe we could meet halfway.
I'd like to understand. Some friend who is active in the movement, maybe I'll ask something. Even if the distances are enormous, for me if one equals one, it means we can all say what we think about a given topic, if we don't shout, and in a comprehensible Italian. A dog comes near, waves his tail, I give him a piece of pizza. He eats and waves his tail. I bend over and play a little. I'll have to write this one on the calendar, because I've never agreed much with dogs, an old story, but everything changes. A part from the incomprehensible results I see as I finish this post. Anyway.
Simone Corami | @psymonic
#Elezioni2013: l'Italia che verrà
"E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
Mi era impossibile non iniziare questo post con una breve citazione di Sandro Pertini. Mi era impossibile perché ieri, il primo giorno di questa ennesima tornata elettorale, cadeva, per un gioco della storia, l'anniversario della sua morte.

Nonostante le belle parole iniziali però c'è da annotare la cronaca politica, anzi, elettorale di queste ore. Partendo dai dati pervenuti sull'affluenza alle urne che pare aver subito una flessione rispetto al 2008. Non è un segnale bellissimo. C'è chi propende ad attribuirne le cause al mal tempo - è la prima volta che si vota in inverno- ma il motivo reale è quasi certamente da ricercare nella sfiducia in questa politica e nella mancanza di prospettive lasciata sul campo da una delle campagne elettorali più deludenti e prive di contenuti degli ultimi anni.
Nelle ultime ore abbiamo assistito a tutto e di più e a nulla di diverso da quanto ci aveva accompagnato negli scorsi mesi. Con un Berlusconi che, dimostrando per l'ennesima volta la totale mancanza di rispetto per le regole è venuto meno al silenzio elettorale, a poche ore dal voto. Silenzio interrotto per lanciare l'ennesimo attacco alla magistratura accomunata per l'ennesima volta ad una cricca di mafiosi, anche peggio. Un Berlusconi che riesce a farsi contestare (dal movimento femminista Femen) anche al seggio nell'esercizio del voto. Episodio che chi vi scrive ritiene inutile e fuori luogo in questo caso e che tutto sommato lascerà la sua mediocre traccia sbiadita negli annali.
Abbiamo assistito alla ingombrante pochezza di alcuni elettori che, come la politica insegna da anni, hanno ben pensato di contravvenire ad alcune basilari regoline: tipo non fotografare e pubblicare nell'universo web il voto appena espresso. E poco importa il fatto che siano del M5S (gli stessi che in molti casi, e non discuto la buona fede, si sono dannati a motivare la loro salivazione perché, gli era stato detto, era il magico strumento per attivare la matita copiativa in modalità antibroglio - racconta la vicenda molto bene Carlo Gubitosa qui), quello che importa è l'atto, l' arroganza che non è, mi dispiace dirlo, prerogativa degli appartenenti al movimento, ma distintivo ormai da anni di una società (di una parte di essa quantomeno) che poi per un ventennio ha dimostrato la sua natura anche sulla base delle scelte politiche.
E' un paese che ha ancora molta strada da fare. Siamo una Repubblica tutto sommato giovane all'interno di una comunità europea ancor più giovane. L'auspicio è quello, sempre lo stesso: prima o poi impareremo dai nostri errori. Ma il tempo a disposizione è quello che è ormai. E il rischio di fare traversa e finire fuori dai giochi è alto.
Pertini, che citavano all'inizio, trova ampio spazio nelle sue parole per i giovani a cui chiedeva di difendere quelle posizioni che loro, la sua generazione, aveva conquistato. Chiedeva di difendere la Repubblica e la democrazia. Quegli stessi giovani che oggi che che se ne pensi, dimostrano di avere una gran sete di democrazia e partecipazione politica, sociale, civile, ma che oggi sono tagliati fuori da una società che fatica ad integrarli, a trovare lo spazio per investire sul futuro. Dall'istruzione, di cui si attende sempre una esemplare ristrutturazione degna di un paese civile, al mondo del lavoro che oggi non lascia loro aperta nessuna porta. Nemmeno quando si tratta della democratica partecipazione al voto, diritto dovere sancito dalla costituzione. Lo abbiamo visto nel caso degli studenti erasmus costretti ad inscenare una elezione di protesta per far sentire la loro voce.
E' in questo panorama, tra disillusione e acqua alla gola, necessità di cambiamento e lungimiranza che tra ieri e oggi sceglieremo chi dovrà governare nel prossimo futuro questa "ragazza in coma", nella speranza che non sia irreversibile.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Elections 2013: the Italy that will be
"So the appeal to young people is this: try to be honest, first of all. Politics must be done with clean hands. If there's a scandal, if there's someone who makes scandal, if there's someone who uses politics for personal, dirty interests, then they must be condemned."
It was impossible for me not to start this post with a short quotation by Sandro Pertini. It was impossible because yesterday, the first day of this new elections round, was - for a strange game of history - the anniversary of his death.
It was impossible because those words, like many others he uttered, are more than ever current. Because today as yesterday unemployment and youth disillusion are kings and politics, once again, doesn't learn. Because in the future Parliament there will be many young people who, I hope, will be a healthy seed planted for a good future.
In spite of the nice initial words we must take note of the political chronicle, or elections chronicle of these hours. Starting with the data on the percentage of voters, which seems to have suffered a diminishing trend in comparison with 2008 (even though we'll have to wait for the closing of the votations to have a good scenario). It's not a good sign. Someone tends to give the responsibility to the bad weather - it's the first time we vote in winter - but the true reason is almost certainly to be found in the lack of trust in this politics and the lack of perspectives left behind by one of the most disappointing and empty election campaigns of the last few years.
During these hours we've seen everything, and nothing different than what had accompanied us during the last months. With a Berlusconi who, proving for yet another time that he has ne respect for rules, has broken the elections silence, just a few hours from the votation. A silence broken to launch another attack to the judges, which has been compared again to a group of mafia men, or worse. A Berlusconi who manages to get contested (by the Femen femminist movement) even outisde a voting section. An episode which who is writing believes is useless and tasteless and that will probably leave a mediocre trace in history books.
We've assisted to the uncomfortable mediocreness of some voters who, as politics has been teaching for years, have thought it would be a good idea not to respect a few basic rules: like not to photograph and publish their vote online. And it doesn't matter that they're from M5S (the same ones who have stimulated their saliva production because that supposedly was the magical tool to activate the pencil they were given to vote), what matters is the act, the arrogance which isn't - and I'm sorry to say this - a prerogative of those following the movement, but distinctive of a society which for 20 years has proven its nature even with its political choices.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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mercoledì 6 febbraio 2013
50 domande a @OGiannino in vista delle #elezioni2013
Qualche settimana fa abbiamo chiesto ai nostri lettori quali domande vorrebbero fare al Prof. Oscar Giannino, nel caso avessimo la possibilità di intervistarlo. Sono arrivate numerose domande, che coprono un ventaglio molto ampio di temi.
Oscar Giannino, laureato in giurisprudenza, inizia l'attività politica nel Partito Repubblicano Italiano (PRI), nel quale diventa segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana e, in seguito, membro della direzione nazionale e portavoce del partito durante la segreteria di Giorgio La Malfa. Il 2 gennaio 2013 annuncia la candidatura a Presidente del Consiglio dei Ministri a capo della lista Fare per Fermare il Declino, avendo come avversari Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Beppe Grillo e Antonio Ingroia.
Le domande sono fortemente incentrate sugli aspetti economici e sulle politiche sociali che un eventuale governo Giannino metterebbe in atto. In primo luogo vengono richiesti ulteriori dettagli riguardo alla riduzione della spesa pubblica, del debito pubblico e delle modalità con cui verrebbero attuate le dismissioni del patrimonio pubblico. Sul sito di Fare per Fermare il Declino, la prima delle 10 proposte del programma è:
"Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse."
"@intervistato: #intervistatu #Giannino" Posizione su scuola pubblica o privata? Ricetta per la sanità?
— valentino ferrara (@IngFerrara) 17 gennaio 2013
Non sono mancate domande sul lavoro, a partire dall'ipotesi di un modello flexicurity, fino a parlare di esodati e disoccupazione giovanile.
.@skytg24 #precari: crede che sia possibile un modello di #flexicurity italiano, in ottica di un'armonizzazione europea? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Vi sono anche 10 domande focalizzate sull'agenda digitale italiana, con focus specifici sulle infrastrutture e il sostegno economico alle aziende innovative.
@intervistato #intervistatu #giannino Modifichereste l'art 67 della Cost obbligando al vincolo di mandato pena l'espulsione dal parlamento?
— Clo D. King(@Clo_D_King) 18 gennaio 2013
Diverse domande invece sono concentrate sui diritti civili, come matrimonio gay, unioni civili, la possibilità, per le coppie omo, di adottare bambini, ma anche il diritto di voto per i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia e le tempistiche per quanto concerne la concessione della cittadinanza a coloro che la richiedono.
.@skytg24 #immigrazione: sarà possibile garantire tempi certi per la concessione della #cittadinanza italiana? #IlConfrontoSkyTG24
— Maria Petrescu (@sednonsatiata) 25 gennaio 2013
Moltissime domande, inoltre, sono incentrate sull'opportunità o meno di vedere FARE schierata nel centrodestra insieme al PDL, e il perché della decisione di fare un movimento indipendente che probabilmente prenderà (relativamente) pochi voti invece di contaminare positivamente schieramenti più grandi.
@intervistato @ogiannino vorrei sapere cn k criteri d trasparenza e controllo verranno gestite le donazioni a #Fare? #intervistatu #Giannino
— AlessandroAschettino (@alecsaske) 21 gennaio 2013
Inoltre sono arrivati diversi quesiti legati al processo di integrazione europea e la possibilità di arrivare agli Stati Uniti d'Europa sul modello di Spinelli.Naturalmente queste sono solo alcune delle domande, vi invito a visionare lo Storify e condividere questo post per invitare il Prof. Giannino a rispondere.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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domenica 3 febbraio 2013
#Elezioni2013: i candidati premier, in pillole
La campagna elettorale per queste elezioni 2013 ha fatto emergere sei potenziali leader che aspirano alla carica di Presidente del Consiglio, o comunque a far sì che il proprio partito o movimento ottenga la maggioranza alle urne.

Vi proponiamo dunque di seguito i nostri tentativi monografici per ognuno dei candidati, nella speranza che possano essere utili per coloro che devono ancora definire la propria posizione, oppure che semplicemente vogliono approfondire le loro conoscenze sul proprio candidato.
Berlusconi, Silvio: detto "il Cavaliere", può essere definito politicamente un popolare (anche se forse, sarebbe più adeguato populista, visto il regime contenutistico); oltre ad essere noto imprenditore e tra gli uomini più ricchi d'Italia (ci sono ancora molti dubbi sulle modalità con cui ha costruito il suo cospicuo patrimonio famigliare e personale), è stato de facto il padre putativo della TV privata italiana, nonché noto costruttore edile (nonché palazzinaro del milanese, vedi Milano 2).
Amico storico di Craxi e del socialismo di suo stampo, e dei più discutibili leader internazionali degli ultimi decenni (da Putin a Gheddafi a Ben Ali), è stato al timone politico dell'Italia per vent'anni nel dopo Tangentopoli, prima con Forza Italia, poi con la Casa delle libertà, infine con il Popolo della Libertà. Con il suo partito persona ha avuto maggioranze probabilmente mai ottenute prima in questo Paese, che gli hanno permesso di proporre e far approvare numerose leggi definite "ad personam" attraverso le quali è uscito praticamente indenne da condanne effettive legate agli innumerevoli procedimenti giudiziari a suo carico. Può essere ritenuto storicamente uno dei maggiori responsabili del dissesto politico, economico, sociale e culturale di questo Paese, prima con la televisione, poi con la politica.
Conosciuto all'estero per le gaffe internazionali (dalla Merkel "culona", poi smentita, allo Schulz "kapo" direttamente in una seduta del Parlamento Europeo), il bunga bunga e per le vicende legate alla presunta "nipote di Mubarak", de facto mai realmente esistita in quanto tale. La sua democrazia televisiva può essere ritenuta la prima dittatura morbida basata sul controllo diretto ed indiretto del sistema dell'informazione e di parti considerevoli del sistema economico italiano.
La sua proposta per colmare il debito pubblico italiana si concretizza nella possibile introduzione di nuovi giochi di stato e tasse su alcool e tabacchi. Vuole abolire l'IMU sulla prima casa e restituire l'importo già versato dai cittadini che l'hanno pagata nel 2012 (rimane non chiaro il modo in cui riuscirà a finanziare questo provvedimento).
- Sito web partito: Partito della Libertà
- Sito web personale: Forza Silvio
- Programma politico
Bersani, Pierluigi: la sua militanza politica ha inizio da giovanissimo nell'allora Partito Comunista Italiano degli Anni 80. Figlio dell'ormai arcinoto benzinaio di Bettola, è un politico italiano e dal 2009 segretario del Partito Democratico. E' stato Presidente della Regione Emilia-Romagna, Ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato nei primi governi di Prodi e D'Alema, Ministro dei Trasporti e della Navigazione nei secondi governi di D'Alema e Amato e Ministro dello Sviluppo Economico nel secondo governo Prodi.
È ora candidato premier per il centro-sinistra (Italia Bene Comune, ovvero la piattaforma elettorale e programmatica di PD + SEL), dopo aver vinto le primarie del 2012 contro Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci. Bersani si presenta alle elezioni politiche del 2013 con un programma molto dettagliato nelle intenzioni, ma probabilmente molto poco nel merito e nelle modalità di attuazione. Le dichiarazioni d'intenti contenute nei testi programmatici sono sicuramente interessanti, ma povere purtroppo di concretezza, questo sia se si prende in considerazione la Carta d'Intenti di "Italia Bene Comune", che il programma "Italia Giusta", proprio del Partito Democratico. La linea economica del PD per la riduzione del debito pubblico non è sicuramente uniforme, chiara e condivisa fra tutti gli esponenti del partito.
In generale si tratterebbe di un taglio ai costi della politica e alle istituzioni sia centrali che periferiche, dismissioni di immobili, asta per le frequenze televisive, liberalizzazioni (in continuità con il primo pacchetto Bersani), lotta all'evasione fiscale, imposta ordinaria su grandi valori immobiliari (patrimoniale progressiva, sempre di natura comunale in sostituzione/integrazione all'IMU), contributo di solidarietà dai capitali scudati. Non chiara la posizione sull'eventuale introduzione del reddito di cittadinanza ed effettiva riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro (soprattutto per l'onerosa copertura di bilancio per questi interventi, nonostante il loro possibile effetto positivo sui consumi).
- Sito web partito: Partito Democratico
- Sito web personale: Bersani 2013
- Programma politico
Monti, Mario: oggi Senatore a vita su nomina presidenziale, è stato l'uomo in loden e professore di estrazione bocconiana chiamato da Napolitano alla conduzione del governo dei tecnici, che avrebbe dovuto sanare i conti del nostro Paese. Definito come "estraneo alla politica", in realtà ha rivestito incarichi di rilievo anche in passato in commissioni parlamentari, era stato avvicinato già della politica negli Anni 80 da De Mita e Amato sempre in tema di debito pubblico nel Comitato Spaventa.
E' stato international advisor per Goldman Sachs e Senior European Advisory Council di Moody's, solo per citarne alcune (come perfino advisor in Coca Cola Company). Sempre negli Anni 80 è stato membro del consiglio di amministrazione della Fiat Auto S.p.A. e della Banca Commerciale Italiana. Come commissario europeo nell'Europa di Prodi, ha inaugurato il procedimento contro la Microsoft (tuttora in corso) e ha bloccato nel 2001 la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell, considerata contraria alle normative antitrust. Oggi è alleato con Casini e Fini, con l'imprimatur del Vaticano (e di Montezemolo) e candidato premier, quasi una riedizione dei democristiani in salsa pseudo liberale europeista. Durante il suo governo (non suffragato dalle urne) è comunque aumentato il debito pubblico ed è calata la produzione industriale. In compenso però, è sceso lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi.
E' conosciuto all'estero come amico dell'Europa e competente tecnico vicino al mondo delle finanza e delle banche. E' stato in tempi non sospetti sostenitore di Berlusconi e della sua prima discesa in campo. La sua ricetta per ridurre il debito si basa sul proseguimento delle misure di austerity, coadiuvate da una possibile riduzione delle tasse nel medio lungo periodo e sul controllo e la relativa riduzione di spesa spostando risorse verso la crescita. Ancora è poco chiara l'effettiva sostenibilità, fattibilità e merito di tali interventi.
- Sito web lista: Scelta Civica
- Sito web personale: Agenda Monti
- Programma politico
Grillo, Beppe: comico genovese scoperto da Pippo Baudo negli Anno 80 e da allora noto personaggio televisivo italiano. Cavalcando l'idea della democrazia diretta e partecipativa dal basso attraverso la Rete, ha dato vita, assieme all'agenzia di marketing e comunicazione di Gianroberto Casaleggio (che ne è probabilmente il vero deus ex machina) un movimento di natura personalistica con dinamiche democratiche interne spesso discutibili (vedi le epurazioni senza appello da parte di Grillo di alcuni militanti del Movimento 5 Stelle). Il suo linguaggio è spesso violento e populista sull'onda dell'antipolitica, con contenuti frequentemente antipartitici e antisindacali.
I temi del movimento vanno dalle condivisibili battaglie a favore delle rinnovabili alle strampalate teorie complottiste sulle scie chimiche. Tanto per capirci. Va detto che il Movimento 5 Stelle è l'unica organizzazione politica di rilevanza nazionale a non prendere parte ad alcuna forma di finanziamento pubblico alla politica e che si sostiene con le sole forze economiche dei militanti e di Grillo/Casaleggio. Inoltre i suoi candidati non devono aver subito condanne in via definitiva, non possono essere stati eletti per più di due mandati e devono essere residenti nel comune per il quale sono candidati. Grillo tecnicamente non è il candidato premier del M5S (al momento non sono chiari i meccanismi interni al movimento che permetteranno di scegliere chi potrebbe essere realmente il candidato, visto anche che nei fatti il premier è scelto dal Presidente della Repubblica sulla base del voto popolare).
Anche il M5S prevede la riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi (non meglio precisati) e con l'introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l'accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari, oltre ad un dettagliato programma economico che include provvedimenti che spaziano dall'introduzione della class action all'abolizione della legge Biagi fino al divieto di incroci azionari tra sistema bancario e il sistema industriale.
- Sito web movimento: Movimento 5 Stelle
- Sito web personale: Beppe Grillo
- Programma politico
Giannino, Oscar: è professore e giornalista, ha militato nel Partito Repubblicano ai tempi di La Malfa di cui è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana negli Anni 80. E' stato in tempi non sospetti anche sostenitore di Berlusconi di cui oggi è però forte oppositore.
Indubbiamente liberale, punta alla riduzione del debito pubblico attraverso dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico italiano. Ha pubblicato online, attraverso "FARE per fermare il declino" un articolato programma volto appunto al taglio della spesa pubblica e al rientro del deficit tra debito e PIL. Tra le varie misure previste, ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni, ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali, sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti.
E' promotore di una legislazione organica sui conflitti d'interesse (probabilmente fra i pochi candidati a sostenerlo apertamente ed in campagna elettorale). E' spesso ricordato per il suo "particolare" vestiario.
- Sito web movimento: FARE per Fermare il declino
- Programma politico
Ingroia, Antonio: è un magistrato, giornalista e politico italiano, dal 22 dicembre 2012 è in aspettativa per motivi elettorali come candidato premier e leader della lista Rivoluzione civile. E' stato magistrato della Procura di Palermo dove, nelle vesti di pubblico ministero, ha portato avanti, tra gli altri, i noti processi a carico di Marcello Dell'Utri e recentemente quello sulla Trattativa Stato-Mafia. Ha fatto parte del pool di Falcone e Borsellino fino alle omonime stragi. Diviene pubblico ministero della Procura antimafia con Gian Carlo Caselli proprio nel 1992.
Ingroia ottiene una prima condanna per Dell'Utri nel 2004 a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, confermata in appello il 29 giugno 2010 con una riduzione di due anni; Dell'Utri è però assolto per le condotte successive al 1992, poiché i giudici hanno giudicato non provato il "patto di scambio" politico-mafioso con Cosa Nostra. Durante l'indagine preliminare fu indagato anche Silvio Berlusconi, ma poi la sua posizione fu archiviata. Il 24 luglio 2012, in merito all'indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 indagati con l'accusa di "concorso esterno in associazione mafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato": i politici Calogero Mannino e Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Bernardo Provenzano, il collaboratore Massimo Ciancimino (anche "calunnia") e l'ex ministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza"). Per un brevissimo periodo ha diretto in Guatemala un'unità di investigazione per la lotta al narcotraffico, su incarico dell'ONU.
E' l'unico ad avere nel programma elettorale un chiaro riferimento alle politiche antimafia. Poco chiaro invece, nel concreto, il suo programma di politica economica.
- Sito web lista: Rivoluzione Civile
- Programma politico
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
The elections candidates: a brief presentation
The elections campaign for the 2013 elections has collected six potential leaders who aspire to the charge of President of the Council of Ministers, or to make their party or movement get the majority at the voting booth.
They are six extremely heterogeneous figures, with political, cultural and social backgrounds that are very different from one another, so different that they make the choice for the undecided even more complicated.
So we propose here our attempts to a monography for each of the candidates, hoping that they might be useful to those who must still define their position, or that simply want to better their knowledge of their candidate.
Berlusconi, Silvio: also called the "Chevalier", he can be defined politically a popular (even though maybe it would be more adequate to call hima populist, given the content he proposes); beyond being a renown entrepreneur, and among the richest people in Italy (there are still many doubts on the modalities he used to build his conspicuous family and personal patrimony), he's been the father of the private Italian TV, and renown builder (especially in the Milan area, see Milano 2).
Historical friend of Craxi and his socialism (and of several dubious leaders of the last decades, such as Gaddafi, Putin and Ben Ali), he has been at the political wheel of Italy in the twenty years after Tangentopoli, first with Forza Italia, then with the Casa delle Libertà, and finally with the People of Freedom. With his persona party he has obtained majorities never seen before in this country, which have allowed him to propose and approve numerous laws defined as "ad personam", through which he has emerged unscathed by effective verdicts against him in the countless trials against him. He can be defined as one of the main responsibles for the political, economical, social and cultural instability of the country, first with television, then with politics.
Known abroad for his international gaffes (from the "unfuckable lard-ass" Merkel to the Schulz "kapo", right during a session of the European Parliament), the bunga bunga and the issues related to the alleged "niece of Mubarak", never actually existed. His television democracy can be considered the first soft dictatorship based on the direct and indirect control of the information system and of considerable parts of the Italian economical system.
His proposal for the Italian public debt is based on the introduction of new State regulated gambling games and taxes on alcohol and tobacco. He wants to abolish the IMU on the first home, and give it back to the contributors who have paid it in 2012, although it is not clear how he intends to finance this move.
Bersani, Pierluigi: his political activism started when he was very young in the Italian Communist Party of the 80s. Son of the now famous Bettola gas station owner, he is an Italian politician and secretary of the Democratic Party since 2009. He has been President of the Emilia Romagna region, Minister of Industry, Commerce and Artizans during the first Prodi and D'Alema governments, Minister of Transportation and Navigation in the second D'Alema and Amato governments, and Minister of Economical Development during the second Prodi government. He is now premier candidate for the center left wing (Italia Bene Comune, the electoral and programmatical platform of PD and SEL), after winning the primaries of 2012 against Renzi, Vendola, Puppato and Tabacci. Bersani presents himself at the political elections of 2013 with a very detailed program as for intentions, but not very clear as to the merit and the modalities used to put them in practice.
The declarations of intentions contained in the programmatical texts are surely interesting, but very poor as for concreteness, both in the Intentions Bill of "Italia Bene Comune" and the "Italia giusta" program of the Democratic Party. The economical lined of the PD for the reduction of public debt isn't uniform, clear and shared by all members of the party.
Generally it would consist in a cut to the costs of politics and institutions, both central and peripheral, disposal of buildings, a bid for television frequences, liberalizations (in continuity with the first Bersani packet), fight against tax evasion, an ordinary tax on great building patrimonies (a progressive patrimonial tax, that would substitute and or integrate the current IMU tax), contribution of solidarity from the shielded capitals.
Not quite clear what position they have on the introduction of the the citizenship allowance and the effective lowering of the tax wedge on the cost of labor (especially for the expensive coverage of economical balance of these interventions, in spite of the possible positive effect on consumes.
Monti, Mario: today Senator to life on presidential nomination, he has been the loden man and university professor called by Napolitano to lead the technical government, which should have resolved the accounts of our country. Defined as "an outsider to politics", in reality he has had important charges in the past in parliamentary commissions, he had been brought near politics in the 80s by De Mita and Amato, about the topic of public debt in the Spaventa Committee.
He has been international advisor for Goldman Sachs and Senior European Advisory Council of Moody's, just to quote a few (he has even been an advisor for Coca Cola Company). In the 80s he has been member of the administration council of Fiat Auto S.p.A. and of the Italian Commercial Bank. As an European commissary in Prodi's Europe, he started the procedures against Microsoft (still in course) and has blocked in 2001 the fusion proposal between General Electric and Honeywell, considered to be contrary to antitrust norms. Today he's an ally of Fini and Casini, with the imprimatur of the Vatican (and of Montezemolo) and premier candidate, almost a riedition of the democristians in European pseudo liberal sauce. During his government (which wasn't confirmed by votations) the public debt has gone up anyway and the industrial production has decreased. In exchange, the spread between Italian BTPs and German Bunds has lowered.
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
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mercoledì 30 gennaio 2013
#Elezioni2013: il voto utile
A circa un mese dal voto la campagna elettorale ci ha regalato due ritorni di cui, personalmente, non sentivo la mancanza. Il primo, il più evidente, è quello del Berlusconi formato 16:9. Secondo un calcolo pubblicato da La Stampa qualche giorno fa, dalle vacanze natalizie alla settimana scorsa Berlusconi è stato in onda per 63 ore, superando di poco il premier Monti e surclassando nettamente Bersani.
L’ennesima ridiscesa in campo che questa volta ha come obiettivo dichiarato “rendere ingovernabile il Paese”, come ha dichiarato lo stesso Berlusconi. Un senso di responsabilità direttamente proporzionale alla sua statura.
Il secondo ritorno, questa volta tutto nel campo del centrosinistra, è quello del “voto utile”. Pare infatti che ci siano stati dei contatti tra il Pd e Ingroia per trovare un patto di desistenza (così è stato chiamato) in Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia per quel che riguarda le liste del Senato.
Il quadro mi sembra abbastanza semplice. Pd e Sel sono gli unici che in queste elezioni corrono per vincere. Gli altri corrono o per rappresentare una parte (vedi centrodestra), o per dar voce a tutti i mal di pancia d’Italia (vedi Grillo) o per tentare di essere determinanti nella composizione della futura maggioranza parlamentare (vedi l’area Monti). Non si è ancora capito invece perché corre Ingroia. La sua idea iniziale, quella di dar rappresentanza parlamentare ai movimenti, alle associazioni e a tutta una serie di soggetti civici spesso ai margini della politica “ufficiale”, aveva una logica, una dignità politica ma soprattutto credo sarebbe stata vincente anche a livello elettorale.
Peccato però che nel giro di poche settimane gli ispiratori di questo cartello elettorale siano stati messi in disparte dai vari Di Pietro, Ferrero, Diliberto e compagnia, trasformando Rivoluzione Civile in un’accozzaglia di trombati da far rimpiangere la defunta “Sinistra Arcobaleno”. L’unico obiettivo rimasto all’ex magistrato di Palermo è quello di rompere le scatole a Bersani e Vendola, sperando in Campania e in Sicilia di rosicare un numero di voti tale per cui in Senato non ci sia alcuna maggioranza. La stessa tattica utilizzata da Berlusconi che ha recuperato la Lega Nord per recuperare qualche voto in Lombardia e in Veneto.
Ora, qui non c’è patto di desistenza o appello al voto utile che tenga. Sarebbe un errore farsi prendere dal panico e mandare in soffitta tutto il lavoro fatto fino ad oggi, mettendo in primo piano soltanto la tattica o i numeri che alla fine non tornano mai.
Qui c’è soltanto da far capire agli elettori che, con tutti i difetti e anche alcune contraddizioni, soltanto Pd e Sel possono garantire un governo serio e stabile. Ad oggi, soltanto la colazione Italia Bene Comune può impegnarsi per garantire più equità e attenzione verso chi le tasse le paga e più rigore nei confronti di chi evade o esporta capitali all’estero, più diritti civili per chi non ne ha, più giustizia sociale e uguaglianza nel mondo del lavoro. E poi più politiche verdi, più banda larga, più innovazione tecnologica, più rinnovamento generazionale, più legalità, ecc, ecc.
Nessun voto utile. Al massimo, un voto responsabile.
Chi vuol far parte di questa idea di Italia può scegliere il Pd o Sel, sperando in un buon risultato che consenta alla coalizione di governare senza essere sotto ricatto, consapevole del fatto che non sarà una passeggiata. Chi farà altre scelte, probabilmente, è contento di quel che c’è.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
The useful vote
About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.
Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.
The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.
The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.
Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.
Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.
Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.
Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
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venerdì 18 gennaio 2013
L'#Opinionedeifatti: Il sobrio, il brutto e il cattivo - (cronache dalla par condicio)
Riflessioni ad alto tasso di THC: evvai, è ricominciata la campagna elettorale! Se c'era una cosa di cui questo Paese sentiva il bisogno era il ritorno delle risse televisive e delle scaramucce giornalistiche.
L'abbuffata di Berlusconi, il trolling di Mario Monti, la piacentinevolezza di Bersani, il sale e pepe avariato di Casini, l'occhialetto rosso di Maroni, il corpo cavernoso meningeo di Di Pietro... ma perché star qui ad elencarli tutti, quando ormai ne avete già le palle piene? Ottima domanda, tralasciamoli e passiamo al punto.
L'Italia è un Paese che per risolvere i suoi problemi può contare soltanto due cose: o sulle sue forze o sull'intervento alieno. È scritto nel DNA di questa Nazione. "Tutto dipende da me, e se dipende da me sono sicuro che non ce la farò": una frase che avrebbero dovuto stampare col sangue nella Costituzione, piuttosto che in un film di Nanni Moretti. L'ultima volta sono venuti a salvarci gli americani e ancora siamo qui a pagare i debiti, questa volta speriamo non sia il turno della Wermacht.
Perché se è vero che a febbraio si vota, ed alle urne ci si presenta subito dopo il Festival di Sanremo, non mi stupirei se il 51% delle preferenze andassero a Nilla Pizzi. Che, però, in effetti è morta. Il che significa che saremo costretti a ripiegare su Saviano (sempre che Fazio se lo porti al Festival come ospite). Capite perché per uscire dai problemi grossi è sempre necessario che arrivi qualcuno ad invaderci?
Da questa campagna elettorale e dalle successive elezioni cosa può venir fuori? CHI può venir fuori? Chiunque. Ma nessuno in grado di risolvere un tubo. Perché? Perché il Paese è in frantumi, perché non esiste una maggioranza, perché siamo tutti Commissari Tecnici quando siamo seduti sulla poltrona di casa, con ottime soluzioni che non sappiamo come realizzare. Ci basta avere qualcuno che provi a farlo per noi, un Grillo, un Ingroia, un Alfano, qualcuno da poter criticare in continuazione, a prescindere, da buoni tifosi. Ci basta questo per farci felici, e magari qualche anticipo di Champions League. Tutto qua, siamo persone semplici.
E allora godiamoci ancora una volta il più grande reality show che sia mai stato prodotto, quello in cui siamo tutti concorrenti e dove tutti siamo nominati a turno, quello in cui si passa in maniera casuale dal tugurio alla suite, quello in cui c'è ancora chi cerca conforto in un confessionale, quello in cui si vota in continuazione, ma alla fine non vince nessuno.
Facciamolo con rassegnazione ed aspettiamo che arrivi qualcuno a salvarci. Tanto, per ingannare il tempo, possiamo sempre bestemmiare in diretta.
Gaspare Bitetto | @waxenit
The sober, the ugly and the bad (chronicles from the par condicio)
Yay, the elections campaign has started! If there was one thing this country needed was the return of television fights and journalistic skirmishes.
Berlusconi's binges, Mario Monti's trolling, the pleasentness of Bersani, Casini's rotten salt 'n pepper, the red glasses of Maroni, the cavernous body of Di Pietro... but why stand here and list them all, when you're already sick and tired of them? Great question, let's leave them alone and go straight to the point.
Italy is a country that in order to solve its problems can only count on two things. Its own forces or an alien intervention. It's written in this nation's DNA. "Everything depends on me, and if it depends on me then I'm sure I'm not going to make it": is a sentence that they should have written in blood in the Constitution, rather than in a Nanni Moretti movie. The last time the Americans came to save us and we're still here paying debts, this time let's hope it's not going to be the Wehrmacht.
Because if it's true that we're voting in February, and right after the Sanremo Festival, I wouldn't be amazed if 51% of the preferences went to Nilla Pizzi. Who is actually dead. Which means we'll be forced to resort to Saviano (if Fazio will take him to the Festival as a guest). Do you understand now why in order to get out of the big trouble it's always necessary that someone comes to invade us?
From this elections campaign and the following elections, what could possibly come out? WHO could come out? Anyone. But nobody actually capable of solving anything. Why? Because the country is shattered, because there is no majority, because we're all technical commissaries when we're sitting in our armchairs, with great solutions that we don't know how to apply. It's enough to have someone do it for us, a Grillo an Ingroia, an Alfano, someone that we can criticize all the time, regardless, like good fans. That's enough to make us happy, and maybe some anticipation of Champions League. That's all, we're simpletons.
So let's enjoy once again the greatest reality show ever produced, the one in which we're all competitors and where all of us are nominated in turns, the one where you go casually from the hovel to the suite, the one in which someone still looks for comfort in a confessionary, the one in which we constantly vote, but nobody ever wins.
Let's do it with resignation and wait for someone to come save us. In the meanwhile, to make time go faster, we can still curse on live television.
Gaspare Bitetto | @waxenit
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Silvio Berlusconi
lunedì 17 dicembre 2012
Verso un paese civicamente alfabetizzato
Con tutta probabilità non sarà l'ultima puntata dell'ondata di partecipazione che ha piacevolmente travolto il centrosinistra, l'appassionante frenesia democratica - infatti- potrebbe compiersi anche negli ultimissimi giorni dell'anno con le primarie dei parlamentari.
Intanto in Lombardia si è concluso il primo tempo di una partita che idealmente si gioca all'ombra del Pirellone, ma che fattualmente avrà ripercussioni oltre i confini regionali.
“Siamo forti perché abbiamo a cuore i problemi di tutti, non solamente le esigenze di alcuni. Siamo forti perché siamo liberi, e non siamo legati né a mondi particolari né a centri di interesse. Non abbiamo nessuna ragione di pensare che questa volta, le nostre ragioni, non vinceranno come meritano di vincere.”
Umberto Ambrosoli uscendo vincitore dalle primarie di coalizione, è il candidato del centrosinistra per la presidenza di Regione Lombardia e con queste parole, sabato notte si è incamminato sul percorso che tra meno di due mesi potrebbe portarlo a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Lombardia.
“Tutto cambi affinché non si ripetano più gli errori del passato”, il nuovo postulato impone inverte il principio del gattopardismo, quella maledizione tutta italiana che politicamente non riusciamo a lasciarci alle spalle. Ma nelle parole di Ambrosoli c’è un’altra politica. Una politica che i cittadini lombardi, dopo 17 anni di formigonismo faticano a ricordare, la stessa politica che con le diversità del caso, ha portato Giuliano Pisapia a diventare Sindaco di Milano nel 2011.
L’ascolto dei territori, il rispetto per i cittadini e per le istituzioni. La legalità come metodo e l’impegno verso il bene comune nel merito. La Lombardia ha davanti a sé l’occasione del riscatto, un riscatto che per adesso ha il volto di Umberto Ambrosoli ma che da domani dovrà necessariamente assumere le sembianze dei cittadini che vorranno impegnarsi per cambiare questo pezzo di Italia.
Rigenerazione. Morale, metodologica. Perché la politica torni ad assumersi la responsabilità civico-pedagogica dell’oggi investendo prepotentemente sul domani. Il vento può cambiare, l'abbiamo visto, ma lo scoramento è il peggior nemico della spinta verso la discontinuità.
Quel che è certo è che la Lombardia non è inespugnabile; sarà una campagna elettorale dura, impegnativa ma non per la presunta forza degli avversari, sarà una campagna impegnativa perché i cittadini Lombardi dovranno dimostrare al resto del paese che la politica non si declina solo in scandali, inchieste e poltrone.
Politica è lavorare, insieme, per assicurare alla collettività un presente giusto e un futuro migliore; la buona politica attecchisce solo se la società decide di parlare al plurale e se i cittadini accettano di impegnarsi per rigenerare le istituzioni. Dice bene Ambrosoli: "ciascuno di noi deve assumersi la responsabilità dell'esserci", solo così diventeremo un paese civicamente alfabetizzato.
Erica Sirgiovanni | @erica_sir
Towards a civically alphabetized country
With all probability it won't be the last episode of the participation wave that has pleasantly flooded the center-left wing, the passionate democratic frenzy - in fact - it might happen even in the very last days of the year with the Parliament primaries.
In the meanwhile in Lombardy the first half of a game that ideally is played in the shadow of the Pirellone has just finished, but it will have factual consequences beyond the Region's boundaries.
"We're strong because we care about everyone's problems, not only the needs of some. We're strong because we're free, and we're not tied to particular worlds or centers of interest. We have no reason to think that this time our reasons won't win, as they deserve to."
Umberto Ambrosoli uscendo vincitore dalle primarie di coalizione, è il candidato del centrosinistra per la presidenza di Regione Lombardia e con queste parole, sabato notte si è incamminato sul percorso che tra meno di due mesi potrebbe portarlo a sedere sullo scranno più alto di Palazzo Lombardia.
“Tutto cambi affinché non si ripetano più gli errori del passato”, il nuovo postulato impone inverte il principio del gattopardismo, quella maledizione tutta italiana che politicamente non riusciamo a lasciarci alle spalle. Ma nelle parole di Ambrosoli c’è un’altra politica. Una politica che i cittadini lombardi, dopo 17 anni di formigonismo faticano a ricordare, la stessa politica che con le diversità del caso, ha portato Giuliano Pisapia a diventare Sindaco di Milano nel 2011.
L’ascolto dei territori, il rispetto per i cittadini e per le istituzioni. La legalità come metodo e l’impegno verso il bene comune nel merito. La Lombardia ha davanti a se l’occasione del riscatto, un riscatto che per adesso ha il volto di Umberto Ambrosoli ma che da domani dovrà necessariamente assumere le sembianze dei cittadini che vorranno impegnarsi per cambiare questo pezzo di Italia.
Rigenerazione. Morale, metodologica. Perché la politica torni ad assumersi la responsabilità civico-pedagogica dell’oggi investendo prepotentemente sul domani. Il vento può cambiare, l'abbiamo visto ma lo scoramento è il peggior nemico della spinta verso la discontinuità.
Quel che è certo è che la Lombardia non è inespugnabile; sarà una campagna elettorale dura, impegnativa ma non per la presunta forza degli avversari, sarà una campagna impegnativa perché i cittadini Lombardi dovranno dimostrare al resto del paese che la politica non si declina solo in scandali, inchieste e poltrone.
Politica è lavorare, insieme, per assicurare alla collettività un presente giusto e un futuro migliore; la buona politica attecchisce solo se la società decide di parlare al plurale e se i cittadini accettano di impegnarsi per rigenerare le istituzioni. Dice bene Ambrosoli: "ciascuno di noi deve assumersi la responsabilità dell'esserci", solo così diventeremo un paese civicamente alfabetizzato.
Erica Sirgiovanni | @erica_sir
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martedì 11 dicembre 2012
Italia: futuro prossimo
Nel mio ultimo post pubblicato qui su Intervistato scrivevo: "l'auspicio è che la storia recente abbia insegnato la lungimiranza e cancellato l'abietta usanza del breve termine per interesse".
In quell'articolo avevo dedicato un paragrafetto a quelli che, da giovane, avevo definito, con affetto sincero, i nostri migliori nemici. I giovani del PDL. Quelli che durante il periodo della campagna elettorale per le primarie di centrosinistra avevano provato a far sentire la loro voce rivendicando il diritto a scegliere, con primarie anche nel loro partito.
Si parlava di futuro in quel post. Forse in maniera un po' utopica. Oggi invece ci troviamo a dover affrontare un futuro prossimo, più prossimo di qualche settimana a quanto pare. Un futuro che non è più quello di una volta. Quello che tutti immaginavamo, della svolta, almeno parziale. Siamo alle porte di un futuro che già si prepara nel presente con un Bersani che non vede l'ora di battersi con Berlusconi.
Un centrosinistra forte che è sul bilico di cedere (e non deve farlo) alla tentazione di lanciarsi in una campagna contro i fantasmi del passato che tornano a bussare. Siamo alle porte di un futuro che vede di colpo svanire (e quasi sicuramente in maniera definitiva) la possibilità di un equilibrio politico formato da due poli moderni, rispettosi gli uni degli altri, in grado di scontrarsi sui fatti e non sulle ideologie. Questa è la mia paura. La paura che l'amo vero a cui non abboccare sia proprio quello. Lasciarsi trascinare ancora una volta nella faida da strada, lacerati dai colpi di cecchini e franchi tiratori appostati sugli scrani, costretti alle bizzarrie di qualche scissionista, di un volta faccia o che so io.
No, non è Berlusconi che mi preoccupa. E' quel che si porta dietro. Il Nulla. Che già al suo passaggio ha cancellato le speranze di quei giovani di cui scrivevo sopra, quel Nulla che, nemmeno a farlo apposta, è il peggior nemico di Atreju, giovane protagonista nella Storia Infinita (come infinita pare essere anche questa, politica), nome con cui la Meloni aveva ribattezzato quel suo movimento giovanile, incubatore, o che dir si voglia, e che di Silvio dopo la sua diserzione, proprio non voleva sentir parlare.
Ecco, il Nulla ha già mangiato le primarie, i giovani del suo partito, le speranze risposte dagli elettori in un rinnovamento, le speranze degli italiani, io credo una buona parte, che si auguravano una maturazione della classe politica dopo anni di indolente menefreghismo. Si sperava in una campagna che mettesse i problemi del paese al centro della sfida politica. Questo, forse, non accadrà.
Il futuro prossimo può essere avvolto dal Nulla, oppure (e questo dipende da tutti noi) può essere riempito da tutto quello che lo può contrastare. Questa volta votare tappandosi il naso potrebbe decretare definitivamente la fine del futuro, prossimo e remoto, per tutti.
Catastrofico? Fate i conti in coscienza vostra.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Italy: next future
In my last post published here on Intervistato I wrote: "the hope is that recent history taught to be foreseeing and has erased the bad habit of the short term for interest".
In that article I dedicated a paragraph to those who, when I was younger, I had defined, with sincere affection, our best enemies. The young people of the PDL. The ones who during the elections campaign for the primaries of the center-left wing had tried to make their voice heard claiming to right to choose, with primaries in their party as well.
We talked about future in that post. Maybe in a bit of a utopic fashion. Today we find ourselves having to face that future, which has come nearer by a few weeks, it would seem. A future that isn't the same anymore. The one we all imagined, of change, at least partial. We have at our doors a future that already is preparing to become present with Bersani anxious to battle with Berlusconi.
A strong center-left which is on the verge of giving in (and they must not) to the temptation of launching in a campaign against the ghosts of the past who came back. We have at our doors a future which makes the possibility of a political balance made of two modern poles disappear suddenly (and probably for good), two poles that are respectful and capable of battling on facts, not ideologies. This is my fear.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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