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domenica 21 aprile 2013

#Comizidamore: dalle ceneri del @pdnetwork, una nuova Sinistra italiana ed europea #napolitanobis



Lo scrivevo in un articolo di qualche settimana fa: il PD, prima o poi, doveva fare i conti con la propria identità confusa, indefinita, a tratti irritante. E ciò è avvenuto. Ma nel modo peggiore: durante le votazioni per il Presidente della Repubblica. E ad "uccidere" il partito non è stata solo l'area renziana, ma anche quella bersaniana.

Ma è accaduto un qualcosa di molto peggiore dell'eterno scontro tra ex democristiani ed ex comunisti: in un momento socio-economico-democratico difficilissimo per il Paese, il PD si è diviso in varie correnti - tutte in lotta tra loro - che, chiuse nelle buie stanze del palazzo, hanno "bruciato" Marini e tradito Prodi - il fondatore del PD, il suo più autorevole esponente - pur di non darla vinta alla corrente avversaria. Tutto questo, In barba ai problemi del Paese, in barba al volere dei propri militanti ed elettori - che a gran voce invocavano l'elezione di Stefano Rodotà - in barba anche al leato alleato, quella Sel a cui è stata tesa una trappola indegna, nel meschino tentativo di farla apparire come "traditrice" di Prodi, coprendo così le proprie magagne.

E, badate, non servirà cambiare Bersani con Renzi, o cambiare la Finocchiaro con Richetti: ciò che rende il PD inadeguato e pronto ad esplodere in qualsiasi momento è - ripeto - la sua natura confusa, che frena la sua azione politica, il suo proporre all'opinione pubblica programmi che si identifichino chiaramente in uno schieramento conservatore o progressista.

Intanto, Sel ha - ovviamente - rotto i rapporti con questo PD, più interessato a sopravvivere che a rendersi utile per risolvere i guai dell'Italia. E Vendola, dopo aver detto di no a Napolitano e aver votato Rodotà, ha annunciato una prossima assemblea romana (per l'8 maggio) in cui iniziare a costruire il percorso per una "sinistra larga, popolare, di governo". "Non una nuova sinistra arcobaleno", ha precisato Vendola.

Non so bene di cosa si discuterà in quell'assemblea, ma sono certo di una cosa: serve una sinistra senza "centro" davanti né che si trascini appresso minoritarismi di testimonianza mortali per ogni ambizione politica e di governo. Una sinistra laica e moderna, antiliberista ed ecologista, che metta i diritti umani in cima ai suoi programmi politici. Serve una sinistra che sopravviva ai suoi dirigenti perché la sinistra è un qualcosa di molto più grande e nobile delle biografie di 2-3 leader politici e dei relativi partiti: la sinistra è la voce coraggiosa della disperazione che si incanala in una affascinante esperienza umana e quindi politica. La sinistra è, e deve essere, di proprietà del popolo.

La sinistra, come scrivevo qualche settimana fa, ha una tripla responsabilità in più rispetto alla destra: oltre a governare il presente, deve immaginare e costruire il futuro. E deve rendersi conto che la sua sconfitta è quella degli strati più deboli ed emarginati della popolazione. Deve capire che è quantomeno delittuoso lasciare costoro in balìa delle perversioni conservatrici della destra. Perché ovunque manchi sinistra, manca l'eguaglianza, il rispetto dei diritti umani e il rispetto verso il pianeta che ci ospita.

Serve coraggio. Servono esami di coscienza. Serve guardarsi in faccia. Ma questo non debbono farlo solo i nostri dirigenti politici: abbiamo il dovere di farlo anche noi semplici militanti. A partire dal chiedere onestà, competenza e coraggio. Coraggio nel difendere l'identità di sinistra, certo, ma anche nel non avere paura di indicare orizzonti che valichino i confini nazionali, perché il futuro della nostra civiltà si decide sempre di più fuori dall'Italia. E con questo non indico solo una probabile adesione al Partito Socialista Europeo da parte di Sel o del prossimo soggetto politico che verrà, ma anche una incisiva sterzata delle politiche europee, attraverso azioni politiche che vedano l'ambiente, il lavoro e i diritti umani farla da padrone. Perché l'Europa è nata e prosperata così, e sta morendo proprio perché ha sotterrato questi valori.

Sinistra, esci fuori, alla luce del sole. Non avere paura né della tua nobile identità né del tuo popolo. I tuoi comizi d'amore sono abbracci passionali alla vita e alla democrazia. Il futuro t'appartiene.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88


From the ashes of the PD, a new Italian and European left wing

I wrote it in an article a few weeks ago: the PD, sooner or later, had to come to terms with its confused, indefinite, sometimes irritating identity. And it happened. But in the worst of ways: during the votation for the President of the Republic. And to kill the party wasn't just the Renzi area, but also the Bersani area.

But something happened that was even worse than the eternal clash between ex demochristians and ex communists: in an extremely difficult socio-economical-democratical momento for the country, the PD has divided itself into various currents - all fighting each other - which, closed in the dark rooms of the palace, have "burnt" Marini and betrayed Prodi - the founder of the PD, its most authoritative exponent - just to avoid letting the opposite side win. All of this, regardless of the problems of the country, regardless of the desires of the voters - who invoked the election of Stefano Rodotà - and even regardless of the loyal ally, that SEL who has been prepared a trap in the attempt to make it appear as the traitor of Prodi, in the attempt to cover up the mistakes.

And it won't be enough to change Bersani with Renzi, or change Finocchiaro with Richetti: what makes the PD inadequate and ready to explode at any time is - I repeat - its confused nature, that slows down its political action, its proposing to the public opinion of programs that can be clearly identified in a conservative or progressist wing.

In the meanwhile SEL has - obviously - shut down the relationships with this PD, more interested in surviving than making itself useful to solve Italy's problems. And Vendola, after saying no to Napolitano and voting Rodotà, has announced a future Rome assembly for the 8th of May, in which to start building a path for a "large, popular, governamental left wing". "Not a new rainbow left", Vendola has made it clear.

I don't know what exactly will be discussed in that meeting, but I am certain of one thing: we need a left without a "center" in front of it, and that doesn't have testimony minorities that are deadly for every political ambition. A secular, modern left wing, antiliberist and ecologist, that can put human rights at the top of its political programs. We need a left that can survive its leaders because the left wing is something much bigger and more noble than the biographies of 2 - 3 political leaders and their parties: the left is the brave voice of despair that is channeled in a fascinating human, and thus political experience. The left is, and must be, property of the people.

The left wing, as I wrote a few weeks ago, has the triple responsibility the right wing has: beyond leading the present, it must immagine and build the future. And it must realize that its defeat is the one of the weakest parts of the population. It must understand that it is a crime to leave them at the hand of the conservative perversions of the right. Because where the left is missing, equality, respect of human rights and respect for the planet we live on lack as well.

We need courage. We need to analyze our consciences. We need to look at ourselves in the mirror: but not only our political leaders: we, simple activists must do the same. And start by asking for honesty, competence and courage. Courage to defend the left wing identity, of course, but also not being afraid of indicating horizons that go beyond the national borders, because the future of our civilization is more and more decided outside of Italy. And I don't only indicate a probable adesion to the European Socialist Party on behalf of SEL or the next political party we'll have, but also an important move in European politics, through political actions that see the environment, jobs and human rights as protagonists in the game. Because Europe was born and was prospered that way, and it's dying because it has forgotten those values.

Left wing, go out in the light of the sun. Don't be afraid of your noble identity or of your people. Your loving assemblies are passional hugs to life and democracy. The future is yours.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88

sabato 20 aprile 2013

L'ora del @pdnetwork: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior



Per chi avesse ancora dubbi, è bene chiarire una questione: il PD è imploso.

Tutto il fuoco creatosi durante le primarie, quella voglia di partecipazione e messa in discussione democratica del programma e dell’organizzazione del partito, sono svanite nel nulla. L’entusiasmo generale ha lasciato spazio a una campagna spenta, all’amarezza degli elettori per l’insuccesso delle elezioni nazionali, alla delusione per le scelte poco convincenti degli ultimi due mesi, alla perplessità e alla rabbia dovute alla candidatura di Franco Marini in vista di un governo di larghe intese col PDL, al rammarico di non aver reso onore a un grande politico quale è Romano Prodi e alle dimissioni di un segretario che non è riuscito a tenere assieme il proprio gruppo in un momento così delicato.

Questa è la storia degli ultimi mesi. In poche settimane, son svaniti i ricordi positivi che raccoglievano la voglia di riscatto delle nuove generazioni e il desiderio di conferire al Paese quella dignità racchiusa nel sentimento di rivalsa di milioni di abitanti.
Le soluzioni erano lì, sempre a portata di mano. Eppure esse sono state accantonate lasciando spazio a immensi errori che rischiano fortemente di far sprofondare il centro-sinistra nel baratro.

Molti la chiamano la notte dei lunghi coltelli. Eppure, a farci le spese, è soltanto Pierluigi Bersani. I 101 traditori (così chiamati dall’ormai ex segretario) siederanno ancora in quelle aule, a rappresentare soltanto la propria vana gloria.

Le parole di Giuseppe Civati e Matteo Orfini pesano come pietre. L’accusa alla vecchia dirigenza non rimane tra le righe ma viene palesemente lanciata sui tg nazionali a tarda sera e risulta evidentemente carica di rabbia e della consapevolezza di non aver potuto evitare che interessi personali scavalcassero quelli del Partito Democratico e dell’Italia intera.

Che ne sarà ora?
L’elezione del Presidente della Repubblica potrebbe essere ancora lontana, ma le “nuove leve” del PD (e qua non conta l’anagrafe, sia ben chiaro) hanno già da oggi una responsabilità immensa: continuare quel progetto riformista e innovativo figlio delle primarie e di un nuovo modo di fare politica.

Il PD è imploso, è vero. Ma non è detto che tutto ciò non si possa trasformare in un’opportunità per lasciarsi indietro la Seconda Repubblica e lo sdegno nei confronti della sporca politica che essa a creato.
D’altronde… dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

Veronica Orrù | @verocrok



The hour of PD: from diamonds nothing is born, from shit the flowers are born

For those who still had doubts about it, let me make it clear: the PD has imploded.

All the fire created during the primary elections, the willingness to participate and discuss democratically the program and the party organization, have disappeared in thin air. The general enthusiasm has left space to a dull campaign, the bitterness of voters for the insuccess of national elections, the disappointment for the unconvincing choices of the last two months, the perplexity and the rage due to the candidacy of Franco Marini in view of a government together with the PDL, not giving honor to a great politician such as Romano Prodi and the resignment of a secretary who couldn't keep his group together in such a delicate moment.

This is the story of the last few months. In a few weeks, the positive memories that collected the desire for change of the new generations have disappeared along with the desire to give the country that dignity  in the sentiment of redemnption of millions of citizens.

The solutions were there, always available. And yet they have been put aside leaving space to huge errors that risk to make the center left disappear.

Many call it the night of long knives. And yet, the one who's paying for it is only Pierluigi Bersani. The 101 traitors (so the ex secretary calls them) will sit in those chambers representing their own glory.

The words of Giuseppe Civati and Matteo Orfini are heavy as stones. The accusation to the old leadership doesn't remain hidden but is clearly launched on the national TGs during the evening and is full of rage and the awareness of being unable to avoid personal interest get the best of the PD and the whole of Italy.

What will happen now?

The election of the President of the Republic might still be far away, but the new elements of the PD (not anagraphically, of course) already today have a huge responsibility: continuing that reformist and innovative project, son of the primaries and a new way of doing politics.

The PD has imploded, it's true. But this doesn't mean that everything can't be transformed in an opportunity to leave the Second Republic behind and the rage towards the dirty politics it created.

From diamonds nothing is born. From manure, flowers are born.

Veronica Orrù | @verocrok

giovedì 11 aprile 2013

Il @pdnetwork, @sinistraelib e il sogno di una sinistra europea



In questi giorni si è molto parlato della probabile, prossima, "fusione" tra Sel e il Pd.

I primi vogliono «riaprire la partita» (cit. Vendola) definitivamente, creando quel contenitore politico che coniughi l'identità di sinistra e l'indispensabile vocazione governativa, che non renda l'attività politica solo un mero atto di testimonianza; i secondi, almeno la parte più a sinistra, sentono sempre di più la necessità di sganciarsi da quella sinistra... sinistra renziana, sempre più ingombrante a livello ideologico e strategico.

Perché, non nascondiamocelo: questo è un Paese messo come è messo perché negli ultimi vent'anni è mancata la sinistra. La sinistra che c'è stata e che c'è, si è sempre divisa tra quella (finta) riformista e quella elitaria, confusa e irrilevante, la cosiddetta «sinistra estrema». La nascita di SEL ha rotto quello schema e in questi ultimi 2 anni e mezzo abbiamo assistito ad un cambiamento reale: in città come Milano, Cagliari, Rieti, Genova e in regioni come la Puglia, Sel è stata in grado di ribaltare il grande PD e di eleggere a capo di queste città e di quella grande regione del Sud un proprio amministratore.

Ma, alla prova del voto, la sinistra è stata falcidiata: il PD, dato dai sondaggi oltre il 32%, si è ritrovato al 25%, la sinistra fuori dal centrosinistra è definitivamente scomparsa e Sel si è scoperta piccolina: col 3% dei voti (e il relativo spazio mediatico, quasi nullo) non si va molto avanti e non si riesce, pur con tutta la buona volontà, a raccogliere il necessario consenso utile ai grandi cambiamenti di cui necessita questo Paese. Stesso discorso vale per il PD: con una natura così incerta e destabilizzante, con una dirigenza così spaccata e spesso inaffidabile, non si fa il bene della sinistra e quindi quello del Paese.

Inutile dire che è arrivato il momento delle scelte, è arrivato il momento del coraggio. Ma non è detto che questo cambiamento arrivi domani: questi processi richiedono calma, pazienza, riflessioni approfondite che evitino pasticci difficili da correggere, poi. Pasticci che ammazzerebbero definitivamente quel barlume di speranza che ancora resiste nei confronti dell'identità di sinistra. Ecco perché serve ragionare su chi siamo, su cosa vogliamo fare e su dove vogliamo andare. Perché il punto, guardate, non è SEL o il PD. Non è Vendola o Bersani, ma un qualcosa di molto più grande: la sinistra e quindi il destino di milioni di persone che chiedono a gran voce di essere rappresentate degnamente. Quando la sinistra fallisce, non c'è solo la sconfitta di un partito e della sua relativa classe dirigente: avviene la sconfitta della classe operaia, dei poveri, degli emarginati. Dobbiamo renderci conto di avere una responsabilità addosso doppia, se non tripla, rispetto alla destra: noi oltre a governare il presente, dobbiamo immaginare e costruire il futuro. Ecco a cosa servono i progressisti, la sinistra.

Nel frattempo, sognare non costa nulla. Chissà se, finalmente, potremo avere nel nostro Paese un vero partito di sinistra, senza «centro» davanti né «estrema» dietro, che faccia della giustizia sociale, della parità dei diritti, dell'ambientalismo e della laicità i suoi tratti fondanti. Un partito che abbia anche una indispensabile collocazione europea, che non potrebbe non essere quella del PSE. Un partito che si candidi alla guida del Paese senza fare inutili giri di parole sulle alleanze né abbia paura di mettere sulla bilancia dell'azione politica la propria gloriosa identità. Una identità che, alla fine, è il megafono di chi è così emarginato da non avere voce e speranza.

Sinistra, ridiventa straccio e che il più povero ti sventoli.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88


SEL, the PD and the dream of an European left wing

These days there's been a lot of talk about the probable future fusion of SEL and PD.

The first want to reopen the game definitely, creating that political box that can mix the leftwing identity and the indispensable governmental vocation, which allows the political activity to be more than a mere act of testimony; the latter, at least the part that is more on the left, feel more and more the need to get rid of that Renzi connected left, which is growing more and more uncomfortable at an ideologic and strategic level.

Because, let's not hide it: this country is how it is because during the last few years the left wing has been absent. The left wing that was there and that is here now, has always been divided between the fake reformist and the elitary, confused and irrilevant one, the so called "extreme left wing". The birth of SEL has broken this pattern and during these last two years and a half we've seen a real change: in cities like Milan, Cagliari, Rieti, Genua and in regions like Puglia, SEL has been capable to overthrow the great PD and elect as heads of these cities and that great region of the South one of its own administrators.

But, at the votes, the left wing has been cut down: the PD, which the polls gave at over 32%, found itself with 25%, the left outside the centerleft has disappeared entirely and SEL found out it's truly small: with 3% of votes (and the relative media space, almost nothing), you don't go very far and you can't manage, in spite of all the good will, to collect the consensus that is useful to the great changes this country needs. Same thing for PD: with such an uncertain and destabilizing nature, with a direction that is so shattered and often unreliable, you don't do the good of the left wing, nor the good of the country.

Useless to say that we're at the moment of choices, and the moment of courage is here. But it doesn't mean this change will come tomorrow: these processes require calm, patience, in depth reflexions that will avoid difficult to correct errors later. Problems that would definitely kill the last spark of hope that still remains towards the identity of the left. That's why we need to think about who we are, what we want to do and where we want to go.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88 

martedì 26 marzo 2013

Se è la politica a non capire che il civismo non basta



Prima di consegnare l'Italia a un “governo civico” bisognerebbe capire cos'è la società civile e in cosa, questa, è migliore della politica. O forse, come propone qualcuno, andrebbero invertiti gli elementi del discorso.

Dunque, cos'è la politica e in cosa è migliore della società civile? Ma se in un momento tanto delicato come questo è importante porsi domande, ancora di più è necessario trovare risposte adeguate. Di risposte chiare per ora se ne sono sentite poche, però ci sono uomini e gruppi di persone che si impegnano per trovarle.

È successo in Lombardia per esempio, dove il centrosinistra ha deciso di aprirsi alla società civile chiedendo ad Umberto Ambrosoli, avvocato penalista senza tessera di partito in tasca, di candidarsi alla presidenza della Regione. È successo quando Mario Monti, premier uscente a capo di una coalizione composta dalla maggior parte dei partiti presenti in parlamento ha dato vita a Scelta Civica. Altro soggetto civico, anzi, "civicissimo" è Fare per Fermare il Declino, che tra le sue fila conta professori, economisti, imprenditori e giornalisti. E Rivoluzione Civile non presentava forse al suo interno una cospicua fetta di nomi provenienti dalla società civile?

Una tale invasione civica in questo paese non si vedeva da tempo, almeno da un ventennio, per l'esattezza dal momento in cui Silvio Berlusconi, antesignano di quel civismo al quale oggi tanto si oppone, diede vita a Forza Italia candidandosi a guidare il Paese con un soggetto politico estraneo alle logiche dei vecchi partiti. Dunque, trovare una risposta alle domande iniziali diventa ancora più difficile perché sembra proprio che politica e società civile siano una il proseguo dell'altra o, se si preferisce, una la benzina dell'altra. Ad alzare lo sguardo oltre gli accadimenti strettamente contingenti si potrebbe dire che la società italiana diventa civile solo quando la politica diventa platealmente incivile.

Così è successo dopo la crisi della prima repubblica con la nascita e l'affermazione di Forza Italia e così accade oggi con il Movimento 5 Stelle che diventa il primo partito del Paese. Viene spontaneo chiedersi però dove fosse la società civile, così come la intendiamo oggi, prima della forte crisi degli anni novanta e ancora mentre la seconda repubblica dopo i piccoli e faticosi passi iniziali si alzava in piedi per correre verso gli anni duemila.

Dove erano i paladini del rinnovamento e della trasparenza mentre l'Italia accumulava debito pubblico o mentre gli eletti, con il loro comportamento, delegittimavano le Istituzioni? A sentire come parlano oggi non sembra possibile pensare che i veri difensori del bene comune e della buona politica fossero impegnati nel perseguimento dei propri interessi personali proprio mentre i partiti compivano le peggiori nefandezze. Dov'era allora questa contiguità tra politica e società civile che oggi sembra diventata l'elemento imprescindibile di legittimazione per chiunque si candidi ad assumere ruoli di responsabilità per il governo del Paese?

È certamente vero che i partiti non si sono sforzati di tendere l'orecchio fuori dai Palazzi per farsi suggerire la strada da intraprendere ma pare altrettanto evidente che dal “Paese reale” non si siano alzati cori roboanti che chiedevano insistentemente udienza.

Intendiamoci, non si prova in queste righe a difendere la condizione tautologicamente indifendibile di quei partiti che hanno gravissime colpe nel proprio mancato rinnovamento, nella mancata formazione della nuova classe dirigente e nella chiarissima incapacità di saper leggere e comprendere i drammi di un Paese che necessitava di risposte strutturali; si prova solo a cercare risposte che non si limitino alla sterile attribuzione manichea delle responsabilità in un momento tanto difficile.

Forse la soluzione non sta solo nell'estraneità alla politica come ha dimostrato la sconfitta del centrosinistra in Lombardia. Umberto Ambrosoli era esterno alla politica dei partiti e ha improntato la campagna elettorale proprio sull'assoluta libertà dalle logiche di questi ma nonostante tutto non ha vinto, anzi è stato sconfitto da Roberto Maroni, l'ex ministro Roberto Maroni, il Segretario di partito Roberto Maroni, il candidato che ha puntato sulla sua esperienza politico-amministrativa l'azione di convincimento degli elettori. Colui che è riuscito nella sua impresa nonostante il centrodestra lombardo si trovasse in una situazione che aveva da tempo oltrepassato i confini della tragicommedia. Siamo sicuri dunque che la strada giusta per il futuro della politica sia esclusivamente quella dell'apertura incondizionata alla società civile?

Bisognerebbe prendere in considerazione la possibilità che la vera sconfitta della politica si stia consumando proprio in queste ore, proprio mentre prende piede l'atteso rito del toto ministri di un possibile governo Bersani. Saviano, Gabanelli, nomi rispettabilissimi di persone che nel fare il loro lavoro hanno dimostrato coraggio, capacità e passione, nomi che meritano enorme rispetto e che certamente svolgeranno il loro dovere nel migliore dei modi continuando a fare i loro mestieri, mestieri fondamentali che incidono quotidianamente sulla vita delle persone, proprio come dovrebbe fare la politica. Ma per governare e per fare politiche, perché sono le politiche i binari sui quali si fa correre un Paese, questo non basta.

Non basta l'innocenza aprioristica della società civile, non bastano le competenze e le intelligenze dei suoi esponenti migliori, serve una visione del futuro e un metodo chiaro e condiviso per poterla perseguire. La conditio sine qua non per avere una visione chiara è un'identità chiara, e il luogo nel quale è possibile lavorare a questo progetto rimangono i partiti, partiti nuovi che dovranno trovare nel rapporto di contiguità con la società civile il polso del Paese ma che non dovranno unicamente delegare a questa l'espressione dei nomi di chi andrà a occupare ruoli di estrema responsabilità.

E se la politica da sola non sarà capace di capire che svuotandosi e delegittimandosi ancora più di quanto sia già accaduto danneggia il Paese, la società avrà la possibilità di dimostrarsi veramente civile nel cercare di farglielo capire, magari chiedendo a questa di assumersi le sue responsabilità fino in fondo. Il prezzo da pagare, lo sappiamo tutti, è molto alto ma solo ripartendo da zero, forse, potremo sperare di invertire la rotta.

Erica Sirgiovanni | @erica_sir


If it's the politics that doesn't understand that civism isn't enough

Before putting Italy in the hands of a "civic government" we should better understand what the civic society actually is, and in what ways it is better than politics. Or maybe, as someone suggested, we should invert the elements of the matter.

So, what is politics and in what ways is it better than the civic society? But if in a moment as delicate as this one it is important to ask questions, it is much more necessary to find adequate answers. We've heard very few clear answers so far, but there are people and groups of people who are working to find them. It happened in Lombardy for example, where the center left has decided to open up to the civic society by asking Umberto Ambrosoli, penalist lawyer without a party membership, to candidate for the Presidency of the Region.  It happened when Mario Monti, exiting prime minister, head of a coalition made up of the majority of parties present in Parliament has given birth to Civic Choice. Another civic subject, or actually "very civic", is Fare per fermare il Declino, which counts professors, economists, entrepreneurs and journalists among its members. And didn't Civic Revolution present a large part of names coming from the civic society?

Such a civic invasion in this country we didn't see for a long time, at least twenty years, to be exact from the moment Silvio Berlusconi, the first symbol of that civism he now so strenously fights, gave life to Forza Italia proposing himself as a candidate to guide the Country with a political subject that was outside the logics of old parties. So, finding an answer to the initial questions is even more difficult because it seems that politics and civic society are one the continuation of the other or, if you prefer, one is the fuel of the other. If you look beyond the events that are strictly contingent you might say that the Italian society only becomes civil when politics becomes clearly uncivic.

So it happened after the first republic crisis with the birth and the affirmation of Forza Italia and so it happened with the Movimento 5 Stelle which became the first movement of the country. So it's just normal to ask ourselves where the civic society actually was, as we intend it today, before the strong crisis of the 90s and while during the second Republic, after the first small and difficult steps it stood up to run towards the decade between 2000 and 2010.

Where were the symbols of renovation and transparency while Italy accumulated public debt or while the elected, with their behavior, delegitimated the institutions? If you hear them today, it doesn't seem possible to think that the true defensors of common good and good politics were busy following their own interests while the parties did the worst of the worst. So where is this contiguity between politics and civic society that today seems to be the fundamental elementof legitimation for anyone who is candidated to roles of responsibility for the Government of this country?

It is certainly true that the parties didn't even bother to look outside the Palace to get suggestions for the way to take, but it seems as evident that from the "real Country" no loud chorus rose, asking to be heard.

Let's get this straight, in these lines I'm not trying to defend the indefendible condition of those parties who have extremely serious responsibilities in their lack of renovation, in the lack of formation of the new political class and in the clear incapability of reading and understanding the problems of a country that needed structural answers, we're only trying to find answers that aren't limited to the sterile attribution of guilt and responsibility in such a difficult moment.

Maybe the solution isn't just in the extraneity to politics, as the defeat of centerleft in Lombardy has proved. Umberto Ambrosoli was outside of the party politics and has concentrated his elections campaign on the absolute freedom from their logics but in spite of everything he didn't win, he was defeated by Roberto Maroni, the ex Minister Roberto Maroni, the secretary of party Roberto Maroni, the candidate who bet everything on his political and administrative experience in trying to convince voters. The one who managed in his task in spite of the fact that the Lombardy centerright was in a situation that had already gone beyond the boundaries of the tragic commedy. Are we sure that the right way for the future of politics is exclusively the one of inconditioned opening to the civic society?

We should consider the possibility that the true defeat of politics is consuming itself in these very hours, during the awaited ritual of minister nomination of a possible Bersani government. Saviano, Gabanelli, respectable names of people who in doing their work have proved a lot of courage, capability and passion, names who deserve an enormous respect and that will certainly do their work in the best way possible continuing to do their jobs, fundamental jobs which have an important impact on people's daily lives, just as politics should be. But in order to govern and do politics, because it's politics the tracks on which you need to make a country run, this isn't enough.

The innocence of the civic society is not enough, the competence and the intelligence of its best exponents is not enough, we need a vision of the future and a clear and share method to get there. The condition sine qua non to have a clear vision is a clear identity, and the place where it is possible to work on this project is the party, new parties that will have to find a relationship of contiguity with the civic society and the condition of the Country but that will not only have to delegate to it the expression of the names of those who will occupy the places of extreme responsibility.

And if politics alone won't be able to understand that emptying and delegitimating itself even more than it has already only damages the country, the society will have the possibility to prove itself truly civic in trying to making it understand, perhaps asking it to fully assume its responsibilities. The price to pay, we all know it, is very high, but only starting from zero, maybe, we can hope to invert the route.

Erica Sirgiovanni | @erica_sir 

domenica 17 marzo 2013

#Comizidamore: Laura Boldrini e Piero Grasso, quanto è splendida questa Italia!



Io, confesso, vedevo nero. Già me l'immaginavo questa maledetta giornata di sabato: i soliti nomi vecchi e sempre onnipresenti; accordi sottobanco, polemiche, attacchi, divisioni...insomma, ero pronto all'ennesimo bagno di sangue.

Invece no. Invece è accaduto il miracolo: la buona politica ha preso il sopravvento in questo sciagurato Paese. Almeno una volta. Almeno oggi ! (ieri ndr). Già immaginavo le urla dei grillini che sbraitavano contro la "Kasta" indegna che si autoconserva; i berlusconiani esultanti per la fine vicina della appena natia legislatura; I quotidiani (ad eccezione di qualcuno) prospettare disastri immani e i mille errori/difetti del centrosinistra. Invece no: Laura Boldrini e Piero Grasso. La prima, Presidente della Camera; il secondo, Presidente del Senato. Ed ecco che tutto si capovolge con i berlusconiani isolati a schiumare rabbia con i leghisti e i grillini disorientati, divisi e - addirittura - lacrimanti nelle stanze del Senato in preda al panico delle responsabilità da assumersi sul voto a Schifani o Grasso.

Che sensazione bellissima guardare Laura commuovere la Camera e pensare a lei quando combatteva le bombe e la povertà in Kosovo, Angola, Afghanistan..e che sollievo vedere Piero Grasso spuntarla su Schifani, un berlusconiano con tutti gli annessi e i connessi riguardanti un concetto di (il)legalità distante anni luce anche da quello delle destre europee. E poi, diciamoci la verità, chi se lo aspettava?!? Io, no di certo.

Quello che emerge con forza da questo fine settimana politico è la chiara e netta vittoria del duo Bersani-Vendola che, con una mossa imprevedibile, hanno piazzato due ottime figure alla seconda e terza carica dello Stato, isolato Berlusconi e disorientato i grillini, dimostrando loro che i valori dell'onestà non sono una esclusiva del M5S.

Ma oltre ai meriti del centrosinistra, che ha avuto il coraggio di cambiare, c'è da sottolineare che - dopo tempo - questo Paese ritorna a respirare aria pulita quando parla di politica. Perché l'aver eletto due rappresentanti così forti e rispettabili è un vanto ed un merito per tutta la classe politica, aldilà degli schieramenti. Che finalmente dà una immagine di sé, all'esterno, migliore di come lo sia stata fino ad adesso. Non so voi, ma dopo tempo mi sono sentito profondamente orgoglioso di essere italiano.

Ora verranno giorni più difficili e duri. E non sappiamo se potremo godere di nuovo di questo clima politico così gradevole. Non ci resta che sperare e respirare a pieni polmoni questa anticipazione di primavera politica tanto agognata. Almeno finché dura.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88


Laura Boldrini and Piero Grasso, how wonderful this country is!

I confess, I wasn't optimistical about this. I already imagined this terrible Saturday: the usual old names and always there. Underground agreements, controversies, attacks, divisions... so I was ready for a bloodbath.

But no. The miracle happened: the good politics has taken over in this wretched country. At least once. At least today! (well, yesterday). I already imagined the shouts of the Grillo fans who shouted against the unworthy "caste" that tries to keep itself; the exultant Berlusconians for the nearby end of the newborn legislature; the newspapers (except someone) prospecting huge disasters and the thousand errors/defects of the centerleft wing. And yet no: Laura Boldrini and Piero Grasso. The first, President of the Chamber; the second, President of the Senate. And there you see everything turning upside down with the isolated Berlusconian furious with the Lega Nord members and the disoriented M5S members, divided and in tears in the chambers of the Senate, panicked because of the responsibility to take on the vote between Schifani and Grasso.

What a great feeling to see Laura touch the Chamber and think about her when she fought bomb and poverty in Kosovo, Angola, Afghanistan... and what a relief to see Piero Grasso win on Schifano, a Berlusconian with all the implications regarding a concept of (il)legality light years away even from the European right wings. And let's be honest: who would have expected it? I surely didn't.

What really emerges strongly from this political weekend is a clear and net victory of the duo Bersani - Vendola, who - with an unpredictable move - have placed two great figures as the second and third charge of the State, have isolated Berlusconi and disoriented the M5S members, proving that the values of honesty aren't exclusive to the 5 Star Movement.

But beyond the merits of the centerleft wing, which has had the courage to change, we should also stress that - after a long time - this country is breathing clean air again when talking about politics. Because choosing two representatives that are so strong and respectable is a pride and a merit for the entire political class, and goes beyond parties. It finally shows an image of itself, to the outside, better than what it has been until now. I don't know about you, but after a long time, I felt truly and deeply proud of being an Italian.

Now the most difficult and hard days are coming. And we don't know whether we'll be able to enjoy this extremely pleasant political climate again. We can only hope and breath in this anticipation of political spring that we've been waiting for so long. At least until it lasts.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88

mercoledì 30 gennaio 2013

#Elezioni2013: il voto utile



A circa un mese dal voto la campagna elettorale ci ha regalato due ritorni di cui, personalmente, non sentivo la mancanza. Il primo, il più evidente, è quello del Berlusconi formato 16:9. Secondo un calcolo pubblicato da La Stampa qualche giorno fa, dalle vacanze natalizie alla settimana scorsa Berlusconi è stato in onda per 63 ore, superando di poco il premier Monti e surclassando nettamente Bersani.

L’ennesima ridiscesa in campo che questa volta ha come obiettivo dichiarato “rendere ingovernabile il Paese”, come ha dichiarato lo stesso Berlusconi. Un senso di responsabilità direttamente proporzionale alla sua statura.

Il secondo ritorno, questa volta tutto nel campo del centrosinistra, è quello del “voto utile”. Pare infatti che ci siano stati dei contatti tra il Pd e Ingroia per trovare un patto di desistenza (così è stato chiamato) in Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia per quel che riguarda le liste del Senato.     

Il quadro mi sembra abbastanza semplice. Pd e Sel sono gli unici che in queste elezioni corrono per vincere. Gli altri corrono o per rappresentare una parte (vedi centrodestra), o per dar voce a tutti i mal di pancia d’Italia (vedi Grillo) o per tentare di essere determinanti nella composizione della futura maggioranza parlamentare (vedi l’area Monti). Non si è ancora capito invece perché corre Ingroia. La sua idea iniziale, quella di dar rappresentanza parlamentare ai movimenti, alle associazioni e a tutta una serie di soggetti civici spesso ai margini della politica “ufficiale”, aveva una logica, una dignità politica ma soprattutto credo sarebbe stata vincente anche a livello elettorale.

Peccato però che nel giro di poche settimane gli ispiratori di questo cartello elettorale siano stati messi in disparte dai vari Di Pietro, Ferrero, Diliberto e compagnia, trasformando Rivoluzione Civile in un’accozzaglia di trombati da far rimpiangere la defunta “Sinistra Arcobaleno”. L’unico obiettivo rimasto all’ex magistrato di Palermo è quello di rompere le scatole a Bersani e Vendola, sperando in Campania e in Sicilia di rosicare un numero di voti tale per cui in Senato non ci sia alcuna maggioranza. La stessa tattica utilizzata da Berlusconi che ha recuperato la Lega Nord per recuperare qualche voto in Lombardia e in Veneto.

Ora, qui non c’è patto di desistenza o appello al voto utile che tenga. Sarebbe un errore farsi prendere dal panico e mandare in soffitta tutto il lavoro fatto fino ad oggi, mettendo in primo piano soltanto la tattica o i numeri che alla fine non tornano mai.

Qui c’è soltanto da far capire agli elettori che, con tutti i difetti e anche alcune contraddizioni, soltanto Pd e Sel possono garantire un governo serio e stabile. Ad oggi, soltanto la colazione Italia Bene Comune può impegnarsi per garantire più equità e attenzione verso chi le tasse le paga e più rigore nei confronti di chi evade o esporta capitali all’estero, più diritti civili per chi non ne ha, più giustizia sociale e uguaglianza nel mondo del lavoro. E poi più politiche verdi, più banda larga, più innovazione tecnologica, più rinnovamento generazionale, più legalità, ecc, ecc.
Nessun voto utile. Al massimo, un voto responsabile.

Chi vuol far parte di questa idea di Italia può scegliere il Pd o Sel, sperando in un buon risultato che consenta alla coalizione di governare senza essere sotto ricatto, consapevole del fatto che non sarà una passeggiata. Chi farà altre scelte, probabilmente, è contento di quel che c’è.

Jacopo Suppo | @jacoposuppo


The useful vote

About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.

Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.

The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.

The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.

Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.

Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.

Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.

Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.

Jacopo Suppo | @jacoposuppo

lunedì 28 gennaio 2013

#IlConfrontoSkyTG24: le domande ai candidati alle #elezioni2013



L'8 febbraio avrà luogo l'attesissimo confronto televisivo tra i principali candidati alle elezioni politiche 2013, ospitato da SkyTG24.

Anche questa volta è stata lanciata una raccolta di domande sui social network, specialmente Twitter, grazie all'hashtag #ilconfrontoskytg24: moltissime le domande pervenute finora, di cui vogliamo segnalarvi quelle che abbiamo sottoposto noi di Intervistato.com.

Innanzitutto è stato affrontato l'aspetto economico, a partire dagli Eurounion bond, termine che indica l'ipotetica creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell'eurozona, da emettersi a cura di un'apposita agenzia dell'Unione europea, la cui solvibilità sia garantita congiuntamente dagli stessi Paesi dell'eurozona. Una misura anti-crisi proposta già nel 2011 da Romano Prodi.

Non è stato trascurato l'aspetto relativo all'idea di un'Europa federale sul modello di Spinelli, come indicato nel Manifesto di Ventotene:

"La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale."

Il mercato del lavoro è un altro problema importante che non è stato certo trascurato, con un focus particolare sulla flexicurity, definita come strategia politica che tenta, in modo consapevole e sincronico, di migliorare la flessibilità dei mercati del lavoro, delle organizzazioni lavorative e dei rapporti di lavoro da una parte, e di migliorare la sicurezza sociale e dell’occupazione, in particolare per i gruppi deboli dentro e fuori dal mercato del lavoro dall’altra parte.
Rimanendo all'interno del tema lavoro, non poteva mandare una domanda sulla disoccupazione giovanile e la possibilità di istituire un reddito di cittadinanza, ovvero un reddito di base universale pagato a tutti, senza alcun obbligo di attività, per una somma sufficiente a esistere e a partecipare alla vita della società.

Presente anche una domanda sugli esodati, termine con cui si definiscono coloro che sono stati incentivati a lasciare volontariamente il posto di lavoro, magari perché l'azienda era in crisi, con la prospettiva di una copertura economica: mobilità, assegno di disoccupazione, cassa integrazione, che li avrebbe accompagnati fino alla soglia della pensione.

Per quanto riguarda i diritti civili, abbiamo fatto una domanda a proposito di matrimonio gay, adozioni per le coppie omosessuali, e le unioni civili.

Nonostante la grave pressione fiscale a cui sono sottoposti i cittadini italiani, è probabile che ancora non se ne veda la fine. Non poteva dunque mancare una domanda sui provvedimenti relativi a tasse e imposte:

Per quanto riguarda l'immigrazione, è necessario definire con chiarezza l'intento oppure no di concedere il diritto di voto alle elezioni politiche agli stranieri residenti in Italia, ma soprattutto la garanzia di tempi certi per la concessione della cittadinanza.


Infine, data l'assenza di norme concrete riguardo alle mafie e la loro influenza in politica ed economia nei programmi dei candidati, abbiamo chiesto quali saranno i provvedimenti da attuare.
Non perdete la diretta del confronto l'8 febbraio!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

lunedì 10 dicembre 2012

#Monti si dimette, #Berlusconi torna: l'Italia sull'orlo di una crisi (di nervi)



Monti rassegnerà le sue dimissioni all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità e di bilancio. Ciò è quello che hanno appreso tutti coloro che son rimasti sabato sera a casa.

Tramite il pretesto di una dichiarazione del Ministro Passera ad Agorà (“Si torna indietro? Non è un bene per l’Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti”, nda), Berlusconi torna prepotentemente ad occupare la scena politica italiana.

Il passo indietro della stragrande maggioranza dei membri del PDL riguardo il tema primarie è alquanto disarmante. Guido Crosetto, Giorgia Meloni e Alessandro Cattaneo sono gli unici ad essersi opposti. Tatticamente parlando, la mossa del Cavaliere è comprensibile alla luce dell’impegno del Consiglio dei Ministri per l’approvazione di un decreto riguardo l’incandidabilità dei condannati. Tale legge proibirebbe ai più di candidarsi, Silvio Berlusconi in primis.

Per questo motivo, il PDL ha tolto la fiducia al governo in una serie di provvedimenti.
Mario Monti ha però fermamente reagito alle mosse del PDL. A sorpresa, presentandosi al Quirinale, ha dichiarato di voler rassegnare le dimissioni successivamente all’approvazione della legge di stabilità. La nota del Quirinale riguardo l’incontro col Presidente Napolitano è molto chiara quanto fortemente critica. Il Presidente del Consiglio, non ritenendo una situazione del genere adatta per poter espletare il proprio mandato, ha espressamente dichiarato che “accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio - rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo - siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio.” Dichiarazioni forti, che restituiscono a Berlusconi la patata bollente della crisi.
Ma non è finita.

Berlusconi ha fatto bene i calcoli. Con l’attuale Porcellum, che assegna i seggi al Senato su base regionale, il PDL punta alla vittoria nelle grandi regioni come la Lombardia e il Veneto, presentando un’alleanza con la Lega di Roberto Maroni. Come illustra il Professore Roberto D’Alimonte ne Il Sole 24 Ore, il punteggio alla Camera risulterebbe scontato. Il premio su base regionale del Senato, invece, porrebbe Berlusconi nella condizione di togliere al PD+SEL la maggioranza di 158 senatori necessaria.

Ci si chiede la reazione delle opposizioni. Giuseppe Civati auspica nel suo blog che la propria coalizione si focalizzi sui programmi. Il consigliere regionale PD della Lombardia chiede al PD (e alla coalizione di centro-sinistra) di abbandonare la retorica anti-berlusconiana e di giocare la propria partita. “La tentazione è forte”, dice Civati, ma il centro-sinistra dovrebbe puntare a sfruttare il suo vantaggio e a giocare la propria partita.

Il segretario PD e ormai candidato della coalizione dei progressisti Pierluigi Bersani inizia perciò la sua campagna elettorale tramite la pubblicazione di una sua intervista al Wall Street Journal, in cui illustra le sue politiche per l’Italia, inserendola nel più quadro ampio europeo. Parole d’ordine: lavoro, lotta all’evasione fiscale, minor uso del contante, ruolo delle nuove generazioni.

Ci si chiede se Pierluigi Bersani riuscirà a vincere la propria battaglia anche in Lombardia e Veneto, che oramai divengono i nostri Ohio. Ma ancor di più, ci si chiede se la politica italiana nel suo complesso non offuscherà l’orizzonte di ripresa che tutti noi auspichiamo soltanto per meri interessi personali.

Veronica Orrù | @verocrok


Monti resigns, Berlusconi returns: Italy on the edge of a crisis

Monti will resign the day after the approvation of the stability and budget law. This is what everyone who remained at home on Saturday night learned from the news.

With the pretext of a declaration of minister Passera at Agorà ("Are we going back? It's not good for Itay. We must give the feeling that we're going forward"), Berlusconi returns to strongly occupy the Italian political scene.

The step backward of the majority of PDL members regarding the primaries is quite disarming. Guido Crosetto, Giorgia Meloni and Alessandro Cattaneo were the only ones to oppose. Tactically speaking, the Chevalier's move is understandable in the light of the work of the Minister Council for the approvation of a decree regarding the impossibility to candidate those who have been condemned for crimes. This law would forbid the majority to candidate, Silvio Berlusconi in particular.

For this reason, the PDL has denied the trust to the government in a series of decisions. Mario Monti has firmly reacted to PDL's moves. Surprising everyone, presenting himself at the Quirinale, he declared that he wants to resign the day after the approvation of the stability law. The note regarding the encounter with President Napolitano is very clear and very critical. The Premier, considering this situation not adequate for his mandate, has expressly declared that he will "clear as soon as possible whether the political forces that dunnot want to take responsibility for provoking a provvisory exercies - making the consequences of a government crisis even worse, also at an European level - are ready to help in the approval of the laws of stability and budget." Strong statements, which give back to Berlusconi the hot potato of the crisis.
But it's not all.

Berlusconi has calculated well. With the current Porcellum, which gives the seats in Senate on a regional basis, the PDL aims to the victory in the big regions such as Lombardy and Veneto, presenting an allegiance with Roberto Maroni's Lega. As Professor Roberto D'Alimonte illustrates in Il Sole 24 Ore, the points at the House would be obvious. The prize on a regional basis of the Senate, on the contrary, would put Berlusconi in the condition of taking away to PD and SEL the majority of 158 necessary senators.

Ci si chiede la reazione delle opposizioni. Giuseppe Civati auspica nel suo blog che la propria coalizione si focalizzi sui programmi. Il consigliere regionale PD della Lombardia chiede al PD (e alla coalizione di centro-sinistra) di abbandonare la retorica anti-berlusconiana e di giocare la propria partita. “La tentazione è forte”, dice Civati, ma il centro-sinistra dovrebbe puntare a sfruttare il suo vantaggio e a giocare la propria partita.

Il segretario PD e ormai candidato della coalizione dei progressisti Pierluigi Bersani inizia perciò la sua campagna elettorale tramite la pubblicazione di una sua intervista al Wall Street Journal, in cui illustra le sue politiche per l’Italia, inserendola nel più quadro ampio europeo. Parole d’ordine: lavoro, lotta all’evasione fiscale, minor uso del contante, ruolo delle nuove generazioni.

Ci si chiede se Pierluigi Bersani riuscirà a vincere la propria battaglia anche in Lombardia e Veneto, che oramai divengono i nostri Ohio. Ma ancor di più, ci si chiede se la politica italiana nel suo complesso non offuscherà l’orizzonte di ripresa che tutti noi auspichiamo soltanto per meri interessi personali.

Veronica Orrù | @verocrok

venerdì 30 novembre 2012

Il Seppuku di #Twitter



Insomma le primarie sono finite, quelle del centro-sinistra almeno, perché qui si annuncia un intasamento che potrebbe portarci non ad una campagna elettorale permanente, ma ad un'elezione permanente!

Sapete tutti come sono andate a finire, Bersani ha vinto nella realtà, nelle urne, mentre Renzi ha vinto su Twitter e nel coro dei social media. La grande vittima è proprio twitter, costretto al seppuku, al suicidio rituale giapponese. C'erano anche i kaishakunin, i fedeli compagni che gli hanno tagliato la testa, in maniera generosa, per risparmiargli il dolore della lama che taglia gli intestini e la morte per dissanguamento. I fedeli compagni sono stati la tv generalista e la stampa, specialmente quella online, che davvero ha delle responsabilità profonde in questa messa in scena. Perché di questo si tratta.

I social media non hanno spostato un voto, anzi, li hanno spostati al contrario, vista la grande offensiva socialmediatica renziana nella settimana del ballottaggio, ci sono stati flussi di ritorno a favore del segretario e Ilvo Diamanti, sulle pagine di Repubblica, ha spiegato che, anche se tutte le 100.000 richieste di iscrizioni fossero stato accolte e avessero tutte, dico tutte al 100%, votato per l'obamino fiorentino, il risultato non sarebbe cambiato. Già nei mesi precedenti si è vista la scarsa efficacia che il sistema social media ha dimostrato nell'aiuto alla vendita, figuriamoci dopo questo tonfo nelle primarie riguardo il marketing politico. Io, come ho scritto in un post su Orson, sostengo che c'è bisogno di tornare all'azione, consigliando i rapimenti simil-alieni, come ha fatto Samorì e il duo Baccini-Galati.

Si dice che l'Italia non è pronta, che in fondo non c'è massa critica ed altre amenità. Bella scoperta! Quanti sono gli iscritti a Twitter, molti di meno rispetto a Facebook, che poi viene usato in maniere molto differenti, ma credo oscillino fra uno e due milioni, lasciando scoperti grossi settori per età, professione, abitudini di consumo e molti altri segmenti di micro-data e non di big-data. Voi credete davvero che ora che i blogger vanno al Motor Show sposteranno un acquisto di una sola auto? Oppure la gente continuerà a comprare Quattroruote o a vedere le macchine dei propri amici? Ho lavorato in un'agenzia di analisi e marketing del settore Automotive, quello che contava era la stampa e le trasmissioni tv di settore, neanche quelle satellitari, perchè chi paga vuole vedere contenuti premium come film, serie tv e sport. Quindi? Quindi i social hanno un effetto di rinforzo, di informazione e di interesse - qui sta davvero il concetto di engagement.Tralascio la delicata questione della primavera araba e dell'epilogo triste che sta affrontando, però me li ricordo i: "E' la forza della rete", "La rete porta democrazia", "La rete è la pace". Io me li ricordo bene.

Torniamo alle primarie, o meglio allo spazio che certa stampa, come Huffington Post, Pubblico e altri hanno dato a Twitter, perchè questo sta succedendo. Twitter è diventato un'ottima riserva di battute, per riempire il vuoto delle pagine bianche e degli spazi audiovisivi. Twitter è entrato nello scadenzario dei media tradizionali, come le conferenze stampa, le processioni e i saldi. Se guardate bene poi tutte le aspiranti twitstar vogliono quello, visibilità, ma visibilità sui media tradizionali, vogliono che il loro nome sia sul Corsera, o su Il Fatto Quotidiano, per non parlare di Repubblica o durante una diretta de La7. Nessuno ragiona totalmente alla visibilità sul web. L'unico scopo diventa farsi notare per poter bullarsi con gli amici oppure strappare un contratto da collaboratore per qualche centinaia di euro al mese se va bene, o 5 euro a pezzo, sempre se va bene. Questa era la grande rivoluzione? Quanti Social Media Anything Manager ci sono che lavorano per poco o che non percepiscono nulla?

Tutta la tossicità di Twitter ha avvelenato l'uccellino, tanto che oramai non gli restava che crepare sotto il peso della realtà dei voti di carta e delle matite copiatevi. Il prossimo banco di prova saranno le primarie del M5S, e anche la social tv, però di quello parlerò più avanti, visto che agli italiani non stanno dicendo che nel 2015 dovranno buttare i loro televisori, ma ne parleremo e in maniera molto approfondita. La sbornia è finita, adesso è il momento di essere cattivi, molto cattivi.

PS. va ricordato che Matteo Renzi è l'unico che non ha risposto alle domande di Intervistato. La prossima volta magari ci penserà meglio.

Simone Corami | @psymonic


The Seppuku of Twitter

So the primaries are over, the ones of the left wing at least, because here there's a mess that could bring us not to a permanent elections campaign, but to a permanent election!

You all know how it ended, Bersani has won in the realities, at the voting stations, while Renzi won on Twitter and on social media. The great victim is Twitter itself, forced to seppuku, the Japanese ritual suicide. There  were also the kaishakunin, the faithful companions who cut its head in a generous fashion, to spare the pain of the blade cutting the intestines and the death by bleeding out. The faithful companions have been the TV and the print, especially the online one, who seriously has some deep responsibilities in this farce. Because that's what it is.

Social media didn't change a vote, or they changed them in the opposite direction, given the great Renzi socialmedia offensive during the week of the ballott, there have been flows of return in favor of the secretary of PD and Ilvo Diamanti, on the pages of Repubblica, has explained that even if all the 100.000 requests for sign-up had been approved, and if they had all, and I mean all, voted for Renzi, the result wouldn't have changed. Already during the past months we've seen the scarce efficiency that the social media system has in helping sales, go figure after this political marketing fail. As I wrote on a post on Orson, I say that we need to go back to action, counseling simil-alien abductions, as Samorì did and the duo Baccini-Galati.

They say Italy isn't ready, that in the end there is no critical mass and other amenities. Nice discovery! How many Twitter users are there? Many less than Facebook, and they are used in very different ways, but I believe we're talking about one or two milion people, leaving ample segments uncovered by age, profession, consume habits and many other segments of micro-data and not big-data. Do you really think that bloggers at the Motor Show will influence purchases? Or that people will continue buying Quattroruote or seeing their friends' cars? I've worked in an agency of analysis and marketing in the Automotive field and what mattered was the print and sector TV shows, not even satellite, because who pays wants to see premium content such as movies, tv series and sports. So now what? Social media have a reinforcement effect, information and interest - here is where the whole concept of engagement stands. I'll leave aside the delicate matter of the Arab Spring and the sad epilogue that it is living, and I remember the "It's the force of the web", "The web brings democracy", "The web is peace". I remember them very well.

Torniamo alle primarie, o meglio allo spazio che certa stampa, come Huffington Post, Pubblico e altri hanno dato a Twitter, perchè questo sta succedendo. Twitter è diventato un'ottima riserva di battute, idee e altro, per riempire il vuoto delle pagine bianche e degli spazi audiovisivi. Twitter è entrato nello scadenzario dei media tradizionali, come le conferenze stampa, le processioni e i saldi. Se guardate bene poi tutte le aspiranti twitstar vogliono quello, visibilità, ma visibilità sui media tradizionali, vogliono che il loro nome sia Corsera, o su Il Fatto Quotidiano, per non parlare di Repubblica o durante una diretta de La7. Nessuno ragione totalmente alla visibilità sul web. L'unico scopo diventa farsi notare per poter bullarsi con gli amici oppure strappare un contratto da collaboratore per qualche centinaia di euro al mese se va bene, o 5 euro a pezzo, sempre se va bene. Questa era la grande rivoluzione? Quanti Social Media Anything Manager ci sono che lavorano per poco o che non percepiscono nulla?

Tutta la tossicità di Twitter ha avvelenato l'uccellino tanto che oramai non gli restava che crepare sotto il peso della realtà dei voti di carta. Il prossimo banco di prova saranno le primarie del M5S, ma ci sarà anche la social tv, però di quello parlerò più avanti, visto che agli italiani non stanno dicendo che nel 2015 dovranno buttare i loro televisori, ma ne parleremo e in maniera molto approfondita. La sbornia è finita, adesso è il momento di essere cattivi, molto cattivi.

PS. va ricordato che Matteo Renzi è l'unico che non ha risposto alle domande di Intervistato. La prossima volta magari ci penserà meglio.

Simone Corami | @psymonic

mercoledì 28 novembre 2012

40 domande a @pbersani, tra #primarie ed #elezioni2013: risponderà? #pb2013



Siamo arrivati a Bersani, dopo Renzi e Vendola, tocca al segretario rispondere alle domande che Intervistato ha raccolto dalla rete. Segretario dal 2009, con un partito uscito malconcio dalla sconfitta elettorale, le do atto di averci messo la faccia in un periodo che definire difficile è dire poco. In tre anni è successo di tutto e secondo molti "prestigiosi commentatori" siamo ancora in una fase di "transizione".


Prima o poi però da qui, da questo pantano bisognerà uscirne, bisognerà lanciare un progetto per questa Italia adesso in mano ai tecnici, bisognerà trovare una sintesi fra le parti in causa. Non parlo del PD, agitato fra renziani e giovani turchi, o della coalizione che verrà, ma del paese. Ci vuole coraggio e lei ne ha fatto il suo claim elettorale. Niente da dire, ma poi ci sono le elezioni da vincere e ci sono tante cose da fare.


E bisogna farle e farle almeno nel migliore dei modi possibili, magari se si ascoltasse di più la rete, e in maniera diversa, qualche proposta seria si trova, anche perché qui ci sono cittadini, gente che lavora e gente che vorrebbe lavorare.

Però è difficile mettere insieme posti letto in ospedale e F35, infrastrutture e recupero del territorio, che sembra venire giù ad ogni temporale, spending review e servizi sociali. Qui c'è bisogno di cambiare, ma non per vezzo o perché ce lo chiede l'Europa, ma per due motivi: le regole e le soluzioni usate non funzionano più e perché lo chiede il paese.

E' una parola importante questa - Paese - qualcosa che sa di lontano e sembra essere svanita, forse è stata l'illusione di una nazione, visto che l'Italia sembra una galassia che si raduna intorno ai proprio campanili, reali o costruiti abilmente da vari imbonitori che si sono succeduti negli ultimi anni, troppo anni.

Non c'è solo il lavoro, ci sono anche i diritti. Stamattina leggo che ha avuto il primo si alla Camera la proposta di legge che equipara i figli naturali a quelli nati all'interno del matrimonio. Era ora, visto che la famiglia, di cui tutti si sono riempiti la bocca, sembra ancora essere il cardine del paese. Ma quale famiglia?


Qui bisogna aprire gli occhi, le cose sono cambiate. Tutto è cambiato. Qui bisogna che manca una parola a tutti i dibattiti che stanno sorgendo, cioè responsabilità. Quelle della politica e quelle dei cittadini, bisogna ridisegnare un patto in tutta la società.


Lei come lo vuole questo patto? Quali sono le responsabilità che intende prendersi? Per ora vorremmo che prendesse quella di rispondere a queste domande.

Simone Corami | @psymonic


40 questions for Pierluigi Bersani

We've arrived at Bersani, after Renzi and Vendola, so it's the secretary's turn to answer the questions that Intervistato.com collected online. Secretary since 2009, with a party that wasn't very well put after the elections defeat, he did put his name on the line in a time that defining difficult is too little. In three years everything happened, and according to some prestigious commentators, we're still in a phase of transition.

Sooner or later we'll have to get out of this mess, though, we'll have to launch a project for this Italy now in the hands of technicians, we'll have to find a synthesis between the parts. I'm not talking about the PD, agitated between Renzi supporters and young turks, or the coalition, but about the country. We need courage and Bersani made it his elections claim. Nothing to say, but there are elections to win and many things to do.

And they must be done in the best possible way, maybe listening to the Web more, and in a different way, some serious proposal can come out, because here there are citizens, people who work and people who wants to work. But it's difficult to put together beds in hospitals and F35s, infrastructures and territory, that seem to collapse every time it rains, spending review and social services. There's a need for change, but not because Europe is asking for it, but for two reasons: rules and solutions used until now don't work anymore, and because the country is asking for it. It's an important word - Country - something that seems faraway and almost vanished, maybe the illusion of a nation, since Italy looks like a galaxy that reunites around its bell towers, real or built by those who wanted to control the people for so many years.

And not only work, rights as well. This morning I read about the first yes at the House for the law that makes rights equal for legitimate and natural sons. It was about time, since the family everyone's talking about seems to still be an important pillar of the country. But which family? We have to keep our eyes open, things have changed. Everything has changed. Here one word is lacking from all the debates, which is responsibility. That of politics and of citizens, we must redesign a pact for society. How do you see this pact? What are the responsibilities you intend to take? For now we would like you to take the responsibility of answering these questions.

Simone Corami | @psymonic

lunedì 26 novembre 2012

Le #primarie del #csxiamo: @pbersani e @matteorenzi al ballottaggio



E venne il giorno. E venne un uomo, per la verità 5, compresa una donna. Il cast delle primarie del centro-sinistra è variegato e alla fine il film è andato in onda, richiamando nelle sale 4 milioni di persone. Un successo, calcolando il prezzo "popolare del biglietto", solo 2 euro. 


Già dalla mattina su Twitter era un fiorire di hashtag, ma alla fine ha vinto ancora la Premiata Ditta Europa di Menichini, che dopo #csxfactor, il re della notte del confronto, lancia #csxiamo, che scalerà la classifica dei TT.

Però stavolta bisogna scendere in strada, la rete va bene, ma qui ci si arma di documenti, pre-registrazione e si va. Colazione al bar è tappa obbligata, anche per capire gli umori della gente, fra parole, risate e battutine un po' cattive fra quelli che sono i tre protagonisti maggiori: Bersani, Renzi e Vendola. Non me ne vogliano la Sig.ra Puppato e Tabacci, che si è dimostrato un vero signore nel giocare con le sue caricature marxiste stile Pravda. Si vota, si fa la fila, cercando di spiegare anche a chi non ha compreso del tutto le informazioni che quello non è il suo seggio, ma i volontari sono tranquilli, anche verso chi alza un po' la voce. C'è un'atmosfera tranquilla, quasi d'altri tempi, come se per un giorno, un solo giorno, questo paese si sia riappropriato di certi suoi riti. Sono impressioni, non dati.

I dati sono le tre settimane che i volontari hanno avuto per organizzare sezioni e gazebo, non è poi molto tempo, mi racconta Franco, pensionato, con cui fumo una sigaretta per strada, la prima da quando è entrato alle 6 e mezza della mattina, mentre quelli che hanno montato i gazebo alle 4 adesso stanno dormendo a casa. Poca fila, ma nel pomeriggio sarà un delirio ovunque. Tre settimane in cui i candidati sono andati dappertutto a fare campagna elettorale, ma soprattutto a richiamare l'attenzione sul votare, perché è quello che sta chiedendo il paese: partecipazione. Non è facile rispondere a questa richiesta, la macchina deve funzionare, senza sbavature, anche se perfetta non è stata, però ha tutti gli occhi addosso, primi fra tutti quelli del PDL, che ancora non ha deciso se le primarie le farà o no, dipende tutto da Berlusconi. Si, proprio lui. Però anche Giorgia Meloni, che le primarie le vuole fare, se ne va alla sezione del PD di Via dei Giubbonari, a due passi da Campo de' Fiori a Roma e chiede come vadano le cose, ascoltando volontari e funzionari, un endorsement all'avversario, un bel segno, vuol dire che le cose le stai facendo bene e che diventi una sorta di modello. Certo c'è anche L'uomo che ha votato due volte, non si esce dalla metafora del cinema!

Ci sono anche schermaglie, sia in strada sia sul web, soprattutto su twitter, dove i rottamatori renziani, i segretariani di Bersani e i radicali di Vendola, si punzecchiano, si scambiano battute acide su chi interpreti bene il cambiamento. E' una sfida per un primato importante, perchè il cambiamento lo vogliono tutti, ma c'è chi sembra voler annullare la proprio storia e tradizione, mentre chi vorrebbe sempre ricordare con orgoglio il proprio passato. E' un falso mito quello del nuovo, anche se l'appeal di un candidato giovane come Renzi è forte, vista sia l'età media della classe politica italiana, sia il procurato disastro sotto gli occhi di tutti.

Vero che Renzi è stata una scossa, utile e necessaria al centro-sinistra, perchè l'ha spinto a misurarsi su temi nuovi e sul ricambio, come sono state preziose le sollecitazioni di Vendola sui diritti civili e sull'ascolto delle voci che soffrono più il disagio. Però il segretario è quello che s'è preso il partito nel momento peggiore della sua storia e c'ha messo la faccia, una vita difficile, visto che spesso ha fatto la paperella al tiro a segno per quante volte è stato colpito. Allora qui serve una cosa sola: la sintesi. Perché se in una coalizione o in un partito ci sono più posizioni allora bisogna fare il punto, la mediazione, che non è la marmellata, ma di più: prendere il meglio e costruire un progetto intorno. Un duro lavoro che va fatto, perchè richiesto da 4 milioni di persone - ma sono molte di più - che non sono zombie, come dice il Grillo Parlante in un post dove cita a sproposito il filosofo Michel Foucalt, ma sono il paese.

I numeri parlano chiaro, almeno fino ad ora, è l'una e trenta, circa: Bersani 44,4%, Renzi 36,3%, Vendola 15,2%, Puppato 3%, Tabacci 1,2%

e siamo a metà dello scrutinio. Renzi fa bene, molto bene, vincendo in Toscana e in alcuni zone dell'Emilia Romagna, ma è secondo. Però se vai a vedere è un paese a macchia di leopardo, segno che i flussi elettorali e le "appartenenze" stanno cambiando e su questo bisognerà ragionare parecchio. Ci sono alcune discrepanze nei numeri, perché il comitato di Renzi ha dei dati che parlano di un distacco di solo 4 punti percentuali e non di 8, come segna lo scrutinio ufficiale, il che vorrebbe dire una diversa disposizione delle forze in campo. C'erano stati nel pomeriggio dei twit e dei post che parlavano di sondaggi diversi, di risultati a sorpresa, come Pierluigi Battista. Il risultato però non cambia: ballottaggio.

Sarà una settimana dura, pesante, una settimana in cui si ricomincia da zero. Non s'illudano i contendenti, qui i voti non si stoccano, anzi sono molto liquidi, e non si illudano neanche gli altri pensando di poter chiedere qualcosa in cambio, perchè per ora non c'è nulla sul piatto. Non si illudano ancora Renzi e Bersani, perchè qui non ci sono "loro" e "noi", anzi c'è un unico grande noi, non omologato, eterogenero, variopinto, ricco di differenze, di stimoli, che non ha bisogno di una contrapposizione inutile e sterile, ma di una nuova piattaforma che sappia trasformare tutto questo in un programma di rinnovamento e cambiamento senza se e senza ma verso la palude in cui il paese è stato trascinato. Sarebbe bello continuare a giocare in trasparenza, nel fair play, magari con una certa vis polemica, fatta di argomenti e proposte, di domande e riposte, di confronto e discussione. Sarebbe bello. Sarebbe politica.

Simone Corami | @psymonic


The primaries: Bersani and Renzi go to ballot


The day came. And a man, actually 5, a woman included. The cast of the primaries of the center left is varied and in the end the movie was aired, calling to the votes about 4 milion people- A success, considered the popular price of the ticket, just 2 euro.

Already from the morning on Twitter it was a profusion of hashtags, but in the end Menichini managed to emerge with his #csxsiamo, after the extremely successful #csxfactor during the debate.

But this time we must go out, the web is fine, but here you get armed with doccuments, pre-registration and go. Breakfast at the bat is a must, also to understand the people mood, among words, laughs and evil jokes among those who are the three main protagonists. Bersani, Renzi and Vendola. Please, Mrs. Puppato and Mr. Tabacci, don't get me wrong. By the way Tabacci proved to be a sir in playing with his marxist caricatures in Pravda style. You vote, you stay in line, trying to explain to those who didn't understand everything that it isn't the right place to vote, but volunteers are calm, even with those who raise their voices. There's a quiet atmosphere, almost of other times, as if for one day, just one day, the country regained its rituals. These are just impressions, not facts.

The facts are the three weeks that volunteers had to organize sections and stands, not a lot of time, Franco tells me: he's retired, and he smokes a cigarette with me, the first since he came in at 6:30 in the morning, while the ones who put up the stands at 4 now are sleeping at home. Just a bit of line, but during the afternoon it's going to be crazy. Three weeks during which candidates have gone everywhere with their campaign, but especially to recall the attention of the audience on voting, because that's what the country's asking for: participation.

It's not easy to answer this requesst, the maching must function, withoutu errors, even though it hasn't been perfect, but it has all eyes on it now, first of all those of the PDL, that still hasn't decided whether to do the primaries or not, it all depends on Berlusconi. Yes, him.  But also Giorgia Meloni, who wants these primaries, went to the PD section in Via dei Giubbonari, two steps away from Campo de' Fiori in Rome and asks how things are going, listening to volunteers and functionaries, an endorsement to the rival, a good sign, it means that things are going well and you become some sort of model Well, there are also those who voted twice, you can't escape the cinema metaphor.

There are also fights, on the streets and on the web, especially on Twitter, where Renzi supporters, Bersani's and Vendola's pick at eachother, exchange jokes on who interprets the change better than the others. It's a challenge for an important primate, because change is something everyone wants, but there is also who seems to be willing to cancel history and tradition, along with those who want to remember the past with pride.  It's a false myth the new one, even though the appeal of a young candidate such as Renzi is strong, given the average age of the Italian political class, and the disaster that lies under the eyes of everyone.

Simone Corami | @psymonic

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