▼ Il tweet del giorno

giovedì 22 dicembre 2011

StartupID | Johnnie Maneiro di Clapps.me @johnniemaneiro



Johnnie Maneiro ci ha descritto in dettaglio le origini e il funzionamento della sua startup, Clapps.me, una web app che permette a chiunque di creare la propria pagina web o un minisito personalizzabile.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Johnnie Maneiro, fondatore di Clapps.me.

Clapps.me è una web app che serve per creare siti internet, sia pagine singole che mini siti personali, utilizzati per scopi personali, aziendali oppure in occasione di eventi particolari.
L'utilizzo è molto semplice: basta inserire una email e un nome utente e l'account è subito disponibile. E' possibile modificare la pagina usando le app all'interno di Clapps, cambiare i font, l'impaginazione, i colori, l'immagine di background, giusto per fare qualche esempio. [video]

Johnnie ha spiegato che si tratta di un progetto nato a Madrid in seguito a un incontro con dei venture capitalists per un altro progetto, in seguito bocciato. Le discussioni portate avanti quel giorno, tuttavia, lo hanno spinto a cominciare subito a lavorare a quello che sarebbe diventato Clapps, mettendo insieme tutte le parole chiave e le problematiche emerse durante quell'incontro.
Il nome stesso del servizio deriva dalla fusione delle parole "cloud" e "apps". [video]

Qualche giorno fa un ragazzo giapponese ha creato la propria pagina con Clapps e poi pubblicato sul suo blog un post in cui spiegava ogni passaggio, portando moltissimi utenti giapponesi a utilizzare il servizio. In occasione di questo evento è uscita la release "Tokyo", ovvero l'app del nuovo Twitter, che è possibile integrare nella grafica della pagina stessa.

Prossimamente verranno prodotte anche le app per mobile e tablet, alle quali già si sta lavorando, e questi giorni è uscita la release dell'integrazione con Instagram, che permette di avere come sfondo sulla propria pagina l'ultima foto caricata appunto su Instagram.
In futuro potrebbe essere prevista anche l'integrazione con Facebook, ma Johnnie vuole evitare il più possibile che Clapps diventi un social network, in quanto questo significherebbe un appiattimento dal punto di vista della grafica e del template. Le pagine non devono apparire come dei profili dal layout uniforme nello stile di Facebook, ma nemmeno come le pagine di Myspace[video]

Clapps non diventerà mai a pagamento in quanto tutte le funzionalità di base rimarranno gratuite. Il modello di business prevede però l'esistenza di app a pagamento, che l'utente potrà scegliere di acquistare e integrare nella pagina oppure no.
Per quanto riguarda invece le aziende, queste potranno offrire ai propri utenti la possibilità di avere una pagina personalizzata con il logo dell'azienda, e questo servizio sarà a pagamento. [video]

I numeri di Clapps sono promettenti: 50-60 nuove pagine al giorno, 500 clappers iscritti e 1000 visualizzazioni al giorno. Si tratta dunque di uno strumento per il personal branding e per la comunicazione delle piccole aziende, che stanno già cominciando a creare il proprio minisito usando la funzione +5. [video]

Invito dunque alla visione dell'intervista, molto più ricca di dettagli rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu




StartupID | Johnnie Maneiro of Clapps.me

A few days ago we had the pleasure of interviewing Johnnie Maneiro, founder of Clapps.me.

Clapps.me is a web app for the creation of internet pages or minisites that can be used for personal and professional goals or in case of particular events. Using Clapps is very simple: the user just has to insert an username and an email and the account is available straight away. It's possible to modify the page using the apps inside Clapps, such as changing fonts, colors, the background image or the position of the elements of the page, just to name a few. [video]

Johnnie explained that the project was born in Madrid after a meeting with some venture capitalists for another project, which was eventually rejected. The conversations carried on during that day, however, have motivated him to start working right away on what would eventually become Clapps, putting together all the keywords and the problems that were noted during the meeting.
The name of the service is a fusion of the words "cloud" and "apps". [video]

A few days a Japanese man created his page with Clapps and then published on the blog a walkthrough with every step, documented by screenshots, which brought a lot of Japanese users into  the service. To celebrate this event, the release "Tokyo" was issued, which is the Twitter app that now can be integrated in the graphic of the page.

Soon the mobile and tablet apps will be available, since programmers are already working on them, and these last few days the integration with Instagram was issued: it allows users to have as a background the last picture taken with Instagram.
In the future there might also be an integration with Facebook, but Johnnie wants to prevent Clapps from becoming a social network, since this would mean that the profiles will be uniformed. The pages are intended to be different from both Facebook (uniformed template) and MySpace (extreme customization). [video]

Clapps will never become a paid service, since all the basic functions will remain free. The business model actually includes paid apps, so the user will be able to choose whether to buy and integrate those apps in his page or not.
As for companies, they will be able to offer their clients the chance of having a personalized page with the company logo, and this service will be paid. [video]

Clapps' numbers are promising: 50-60 new pages a day, 500 subscribers and 1000 views a day. It's a personal branding and small companies communication tool, and many are already starting to create minisites using the +5 app. [video]

I invite everyone to view the full interview, much richer in details than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

lunedì 19 dicembre 2011

10minuticon Antonio Lupetti @woork



Con Antonio Lupetti, fondatore di Woorkup.com e noto blogger italiano, abbiamo parlato sia della nascita e dell'evoluzione del suo blog, sia delle differenze tra utenza italiana e americana nella fruizione di contenuti legati a Internet e tecnologia.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Antonio Lupetti, noto blogger italiano autore di Woorkup.com.

Woorkup è nato due anni fa come sito di tutorial sul web design, ma col tempo Antonio ha iniziato ad allargare lo spettro degli argomenti per includere anche Internet, social media e tecnologia. Inizialmente il blog era completamente in inglese, e solo in un secondo momento è passato ad avere articoli anche in italiano, che attualmente costituiscono la maggioranza dei post.

Il cambiamento è avvenuto perché secondo Antonio in Italia c'è ancora poco contenuto di questo tipo, ed attirare traffico diventa molto facile soprattutto per un blog come Woorkup, che si è già costruito una notorietà e una base di lettori molto ampia. Il passaggio è stato utilissimo ed ha avuto un successo inaspettato: il traffico dall'Italia è incrementato in maniera significativa, grazie anche ad un ottimo posizionamento del sito su Google.

I numeri di Woorkup sono molto interessanti: 15.000 visite al giorno da parte soprattutto di utenti italiani, tenendo in considerazione il fatto che i post in inglese attirano moltissimi lettori dall'estero. Ad esempio in occasione della pubblicazione di un'infografica sull'acquisizione di Google, ripresa da FastCompany, le visite hanno toccato un picco di 50.000 al giorno. [video]

Le prospettive per il futuro consistono nel rafforzare la leadership di Woorkup in Italia e aumentare i numeri delle visite: esistono dei prodotti editoriali con più autori che contribuiscono agli articoli, ma Antonio vuole portare avanti il concetto di "single man blog".
Molte persone si sono mostrate interessate a scrivere sul blog, quindi è ragionevole pensare che in un futuro non troppo lontano Woorkup possa diventare una vera e propria testata editoriale con una propria redazione. Almeno per adesso, tuttavia, Antonio rimarrà l'unico autore dei post e videopost di Woorkup[video]

A suo avviso i tempi sono ormai maturi per testate come Mashable o Techcrunch: in Italia non ci sono molti blog legati a una figura singola che abbiano molta visibilità e che riescano a fare numeri molto alti. Woorkup inaspettatamente riesce a fare entrambe le cose e potrebbe costituire la leva fondamentale per creare una testata italiana forte.
Naturalmente il numero delle visite deve essere pesato in quanto il mercato italiano è molto più ristretto e chi si interessa di tecnologia in Italia generalmente attinge direttamente alle fonti americane. [video]

Paradossalmente i post in inglese toccano grandi numeri per contenuti innovativi, come ad esempio le infografiche, mentre i post generali sono i più letti dagli utenti italiani. Manca infatti un hub che costituisca il centro di informazioni che aggreghi i contenuti: l'obiettivo è di sviluppare Woorkup appunto in questa direzione, senza però tralasciare gli articoli in inglese, costituiti fondamentalmente da tutorial sul web design. [video]

Abbiamo chiesto quali siano le sue fonti di informazione: innanzitutto i feed dei blog ufficiali di alcuni siti e testate giornalistiche importanti, come Facebook, Google, Twitter, Foursquare, ma anche l'Huffington Post o Business Insider.
Un aspetto interessante è il diverso approccio che i lettori italiani hanno nell'interazione con i siti web, infatti c'è una predisposizione maggiore a commentare rispetto ai post in inglese, che invece vengono condivisi molto di più attraverso i social media. [video]

Abbiamo concluso con le prospettive per il futuro: Antonio vuole focalizzarsi sulle notizie multimediali, quindi sta sviluppando un format video per attirare altro traffico anche attraverso YouTube e Vimeo.

Invito dunque alla visione dell'intervista, molto più ricca di informazioni e riflessioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


10 minutes with Antonio Lupetti

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Antonio Lupetti, famous Italian blogger and author of Woorkup.com.

Woorkup was born two years ago as a web design tutorial site, but in time Antonio started widening the topics horizon to include Internet, social media and technology. Initially his blog was entirely in English, and only after a while he started posting in Italian as well. Italian posts are now the majority inside Woorkup.com.

The change happened because Antonio thinks there's too little content of this type in Italy, and getting traffic is quite easy for a blog like Woorkup, which already has a stable and wide user base. The shift was extremely useful and has had an unexpected success: the traffic from Italy increased drastically, also thanks to great positioning on Google.

Woorkup's numbers are quite interesting: 15.000 visits/day mostly from Italian users, but English posts still bring many readers from abroad. When he published an infographic about Google's acquisition, reposted by FastCompany, the visits reached a peak of 50.000/day. [video]

The future perspectives consist in reinforcing Woorkup's leadership in Italy and increasing the visits: Italy has some editorial products with several authors contributing to write the articles, but Antonio wants to bring ahead the concept of "single man blog". Many people have shown interest in writing on Woorkup, so it is reasonable to think that Woorkup will become a real magazine, with its own editorial staff, but at least for now Antonio is the only author of posts and videoposts on Woorkup. [video]

In his opinion the times are ripe for magazines like Mashable or Techcrunch: in Italy there aren't many blogs linked to one single figure that have great visibility and make great numbers. Woorkup manages to do that, and could constitute the lever to create a strong Italian magazine.
Of course the number of visits must be weighted since the Italian market is much smaller, and whoever is interested in technology usually goes directly to the original, American sources. [video]

The English posts have the most visits when they have innovative content, such as infographics, while general posts are the most read by Italian users. There is no hub that can constitute the center of information to aggregate the content: the goal is to transform Woorkup in this direction, without leaving out English posts. [video]

We asked Antonio what his sources are: mostly official blogs of some important websites and magazines, such as Facebook, Google, Twitter, Foursquare, but also Huffington Post and Business Insider. One interesting aspect is the different approach Italian readers have in the interaction with websites, there's a tendency to leave more comments than on an English post, that usually get shared a lot on social media. [video]

We finished with the perspectives for the future: Antonio wants to concentrate on multimedia news, so he's developing a video format meant to get more traffic through YouTube and Vimeo.

I invite everyone to view the full interview, much richer in information and insight than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

sabato 17 dicembre 2011

10minuticon Stefano Mizzella @stefanomizzella



Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge, ha spiegato che cos'è la gamification e in quali modi questa può essere impiegata nel marketing, per coinvolgere i clienti, gli utenti, ma anche e soprattutto i dipendenti delle aziende per rendere più produttive le attività di business.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Stefano quale sia la sua definizione di gamification: in sostanza si tratta dell'utilizzo del gioco in ambiti che non sono ludici, e che possono spaziare dal marketing alla comunicazione, all'innovazione, collaborazione e business.

Attualmente la gamification sta attraversando una fase di hype, tutti ne parlano ed è diventato un fenomeno alla moda, portando alla creazione di definizione più ortodosse e altre più ibride, ma ad ogni modo è qualche cosa che appassiona. Stefano, pur non essendo un game designer o un esperto di giochi, ne sta seguendo le evoluzioni con attenzione e senso critico.
Il suo maggiore interesse è nel capire in che modo le meccaniche, le dinamiche del gioco possano avere risultati all'interno dell'attività professionale, per coinvolgere meglio sia clienti che dipendenti. [video]

Abbiamo parlato quindi di alcuni esempi di utilizzo delle dinamiche del gioco da parte delle aziende con i propri clienti,  primo fra tutti il caso Starbucks in associazione con Foursquare, ma la vera difficoltà è portare il gioco dentro l'azienda, dove ci si scontra con ostacoli molto più grandi. Tutto ciò che è legato all'ambito ludico è visto come una minaccia per l'attività lavorativa, ma in realtà molte delle strategie utilizzate verso l'esterno possono essere portate all'interno per migliorare la produttività. [video]

Alcuni parallelismi sono già evidenti, come la corrispondenza tra la intranet aziendale e Facebook, piuttosto che quella tra il check-in su Foursquare e il timbrare il cartellino: le modalità del gioco possono cambiare in meglio il comportamento. Si tratta quindi di un'applicazione delle dinamiche del gioco non fine a se stessa, ma intesa come vettore di cambiamento su diversi livelli, ovvero collaborazione, innovazione e leadership. [video]

Per quanto riguarda il lato collaborazione, una prima applicazione sarebbe possibile a livello di intranet. Molte aziende pensano che basti avviare l'intranet e tutti gli utenti smetteranno di usare le email e cominceranno ad aggiornare status e a condividere elementi professionali, ma questo non accade quasi mai proprio perché manca il coinvolgimento. Applicare dinamiche del gioco a un contesto di collaborazione interna come la intranet può avere risultati positivi, soprattutto se l'azienda incentiva le dinamiche di competizione e sfida veicolate dal gioco. [video]

L'innovazione può diventare partecipativa, collaborativa: anche i dipendenti di livello medio/basso hanno una voce e possono esprimere la propria idea e la propria opinione. Nascono così le piattaforme di idea management, su cui però a sfidarsi ed entrare in competizione sono le idee, generando competizione anche tra chi quelle idee le ha proposte, magari attraverso un sistema di punti. [video]

Naturalmente non tutto è "gamificabile", le dinamiche del gioco non posso essere applicate, come alcuni dicono, a qualsiasi tipo di prodotto e a qualsiasi tipo di business. I game designer, in particolare, considerano il gioco qualcosa di più importante, che ti deve immergere in un'esperienza ben più significativa di una semplice raccolta di punti. Bisogna quindi capire le reali motivazioni e i reali bisogni dei dipendenti che si vogliono sollecitare attraverso il gioco.

E' difficile infatti coinvolgere i dipendenti in un'ottica comportamentistica, promettendo gadget di valore più o meno alto in cambio della partecipazione alle discussioni. Si deve invece capire come la partecipazione e l'attitudine alla competizione migliora il modo in cui si lavora, portando vantaggi sia per il singolo che per l'azienda. [video]

Abbiamo parlato anche di modelli freemium, dell'evoluzione della gamification in ambito aziendale e le tattiche e le strategie che sarà necessario implementare affinché le applicazioni non rimangano sterili, ma portino ad effettivi benefici.

Invito tutti alla visione dell'intervista, molto più dettagliata e ricca di informazioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


10 minutes with Stefano Mizzella

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

First of all we asked Stefano what his definition of gamification is: basically it's the use of game dynamics in context that aren't linked to games, and that can rage from marketing to communication, to innovation, collaboration and business.

At the moment gamification is in a period of hype, everybody's talking about it and it has become an up-to-date feature which leads to the production of several definitions, both orthodox and hybrid, but by any means it's a topic people are very passionate about. Stefano, even though he's not a game designer or a game expert, is following the evolution with great attention.
His main interest is understanding in what ways game mechanics can bring results inside the professional activity, with the goal of engaging both clients and employees. [video]

We talked about some examples of use of game dynamics in businesses, first of all the Starbucks case in association with Foursquare, but the real trick is bringing games inside the company, where you find much greater resistance. Everything that has to do with games is seen as a threat for the working activity, but in reality many of the strategies used towards clients can be brought inside to increase productivity[video]

Some parallels are already self-explanatory, such as the intranet - Facebook parallel, or the Foursquare check-in - clocking parallel: game dynamics can change behavior and make it better. We're talking about an application of game mechanics that is seen as a vector of change on different levels, collaboration, innovation and leadership. [video]

As for the collaboration aspect, a first possible application would be possible at an Intranet level. Many companies think they will just have to start the intranet and all users will stop using emails and start updating their status and sharing professional content, but this hardly ever happens because there is a severe lack of engagement. Applying game dynamics to an internal collaboration context such as the intranet can bring to positive results, especially if the company incentivates competition dynamics through games[video]

Innovation can become collaborative: even medium/low level employees have a voice and can express their ideas and opinions. This is how idea management platforms are born, on which ideas compete and generate competition among those who have proposed them through a system of points of badges. [video]

Of course not everything can be "gamified", game dynamics cannot be applied, as some say, to any kind of product or any kind of business. Game designers, in particular, consider games as something more important, that must bring you an experience that goes further than just getting points. Companies must understand the true motivations and real needs of the employees they want to engage through games.

It is very difficult to engage employees in a behavioral optic, by promising gadgets in exchange for participation. They must understand how participating and competition make work better and bring benefits both for the employee and the company. [video]

We also talked about freemium models, the evolution of gamification in companies and the tactics and strategies they will have to implement in order to actually bring benefits to the company.

I invite everyone to view the full interview, much more detailed and rich in information than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

martedì 13 dicembre 2011

Prossimamente: Alberto Cottica @alberto_cottica



La nostra prossima intervista sarà con Alberto Cottica, autore di Wikicrazia ed economista esperto di politiche collaborative e online presso il Consiglio d'Europa. 

Domani avremo il piacere di intervistare Alberto Cottica, economista esperto di politiche pubbliche collaborative e online, nonché autore di Wikicrazia.

La musica e le scienze sociali sono sempre stati i suoi interessi principali. Non riuscendo a decidersi tra i due, ha deciso di perseguirli entrambi e ha finito per diventare uno strano mix di musicista folk-world e di economista che si interessa della creatività umana come motore di sviluppo.

Come economista, dunque, è un esperto di politiche pubbliche collaborative e online. La pervasività di Internet, insieme ai cambiamenti sociali a cui si associa, apre la strada alla produzione delle politiche pubbliche e perfino di certi servizi pubblici in modalità wiki, collaborativa.
Ha maturato un’esperienza diretta nel lancio, mantenimento e cura di comunità di cittadini che lavorano insieme alle autorità di governo verso obiettivi di natura pubblica. Ha lavorato principalmente per il Ministero dello Sviluppo Economico e il Consiglio d’Europa, ma ha anche esperienze al livello regionale e locale.

Si interessa di economia della complessità, che vede come un modo fecondo di pensare a questi argomenti; per rendere la sua analisi più rigorosa fa ricerca in questo campo come studente di Ph.D. all’Università di Alicante. Ha pubblicato un libro sulle politiche pubbliche al tempo della rete, dal titolo Wikicrazia, diversi saggi e il suo blog; quando scrive o parla in pubblico fa del suo meglio per essere chiaro senza banalizzare gli argomenti che tratta.

Come musicista è interessato alle radici della sua nativa Emilia Romagna, che gli piace raccontare attraverso la musica in tutto il mondo. Il suo progetto principale è il gruppo di folk digitale Fiamma Fumana, molto attivo soprattutto in nord America e nord Europa. Collabora anche con il suo vecchio amico Cisco e, occasionalmente, con alcuni artisti stranieri di world music come i britannici Transglobal Underground e la danese Gudrun Holck. E' anche nel gruppo fondatore dei Modena City Ramblers, in cui ha militato per anni.

Avremo modo di parlare di Wikicrazia, di come è cambiata la politica in questi ultimi anni grazie alle nuove tecnologie e soprattutto quali sono le prospettive per il futuro.

Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu





Coming up soon: Alberto Cottica

Tomorrow we'll have have the pleasure of interviewing Alberto Cottica, economist, expert of public collaborative online politics and author of Wikicracy.

Music and social sciences have always been his main interests. Not being able to decide between the two, he decided to pursue both and he ended up turning into a strange mix of a folk-world musician on the one side and an economist interested in human creativity as a development engine on the other.

As an economist, he is an expert of public collaborative online politics. The pervasivity of the Internet, together with the social changes it associates with, opens the door to the production of public politics and even some public services in a wiki, collaborative mode.
He has matured a direct experience in the launch, maintenance and curation of citizen communities that work together with government authorities towards public goals. He has worked mainly for the Ministry of Economic Development and the Council of Europe, but he also has experiences at a regional and local level.

He is interested in complexity economics, and he believes this to be a fruitful way to think about these topics; to make his analysis even more precise he does research in this field as a PhD student at the University of Alicante. He has published a book on public politics in the web's time, called Wikicracy, several papers and his blog; when he writes or speaks in public he does his best to be clear without making the topics he's treating trivial.

As a musician he is interested in the roots of his native Emilia Romagna, which he loves to tell through music around the world. His main project is the digital folk group Fiamma Fumana, very active especially in North America and North Europe. He also collaborates with his old friend Cisco and occasionally, with some foreign world music artists such as the British Transglobal Underground and the Danish Gudrun Holck. He is also in the founding group of the Modena City Ramblers, in which he has participated for years.

We'll have the chance to talk about Wikicracy, how politics changed during these last few years thanks to the new technologies and especially the future perspectives in this field.

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

lunedì 12 dicembre 2011

StartupID | Enrico Scognamillo di Meemi.com @capobecchino



Enrico Scognamillo, fondatore di Meemi.com, ha raccontato come è nato e come funziona il social network completamente italiano che offre alle aziende di creare il proprio social.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Enrico Scognamillo, fondatore di Meemi.com.

Meemi.com è nato per riportare sul web la conversazione e tutto ciò che la può generare: testi, immagini, citazioni o video, nello stile di Twitter e Tumblr. [video]

Il nome del servizio deriva del termine "meme", che piaceva molto ai fondatori in termini di significato, ma dato che non era possibile registrare un dominio con questo nome, hanno optato per la traduzione in finlandese, appunto "meemi". [video]

Le nuove funzionalità di cui abbiamo parlato con Enrico sono l'introduzione della chat per parlare con gli amici, nuovi filtri di ricerca e soprattutto l'introduzione di gruppi, simili alle "cerchie" di Google+.
Sono stati elencati gli elementi presi a prestito da social network che esistevano già: innanzitutto la socialità di Twitter, che permette di seguire un utente senza dover essere ricambiato, e in secondo luogo lo stream di micropost rapidi di Tumblr. [video]

Si è voluta mantenere la stessa facilità di utilizzo sia su web che su mobile: le app iOS ed Android esistono già, anche se in fase embrionale, ma la prospettiva è di aprirsi alle aziende e offrire la possibilità di avere l'app personalizzata per il proprio social network.

Così come Facebook mette a disposizione la pagina fan, così Meemi offrirà il social network brandizzato, e per creare l'apposita app saranno necessari solamente 3 minuti.
Il servizio per l'utente non sarà mai a pagamento, mentre le aziende dovranno acquistare il proprio social, che in seguito troveranno il modo di monetizzare.
Le opzioni saranno due: con login direttamente su Meemi.com, oppure con login privato, in modo tale che tutti gli utenti appartengano a quel social. [video]

Le aziende quindi pagheranno un affitto per il servizio, con grande flessibilità riguardo alle tempistiche. Sarà possibile infatti beneficiare del proprio social network anche solo per la durata di un evento, evitando quindi i costi di un affitto annuale. In più tutte le metriche, le analisi, e tutti i contenuti generati saranno di proprietà dell'azienda.
Attualmente lo strumento usato è Google Analytics, ma si sta già lavorando allo sviluppo di tool proprietari. [video]

Un possibile esempio di utilizzo sarebbe la Lega di Serie A, che può creare tanti social quante sono le squadre della serie A. Gli utenti potranno condividere video sul social dedicato alla propria squadra del cuore, inviare feedback, acquistare biglietti e gadget, mentre la piattaforma potrà gestire direttamente la pubblicità e offrire video in streaming. [video]

I numeri di Meemi sono piuttosto interessanti: 30.000 utenti iscritti, 300.000 pagine viste al mese e 10.000 memi condivisi ogni giorno.

Invito tutti a visionare l'intervista integrale, ricca in ulteriori dettagli riguardo all'integrazione di Meemi con altri social e le tempistiche per l'uscita di queste nuove funzioni.

Buona visione!

Maria Petrescu




StartupID | Enrico Scognamillo of Meemi.com

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Enrico Scognamillo, founder of Meemi.com.

Meemi.com was born to bring on the web the conversation and everything that can generate it: text, images, quotes or video, in the style of Twitter and Tumblr[video]

The name of the service comes from the term "meme", that the founders liked very much in terms of meaning, but since registering a domain with this name wasn't possible, they chose the Finnish translataion of the word, which is "meemi". [video]

The new functions we talked about with Enrico are the introduction of chat to talk with friends, new research filters and most of all the introduction of groups, which are similar to Google+ circles. The elements borrowed from other social networks have been listed: first of all the social aspect of Twitter, which allows a user to follow another one without being followed back, and secondly the fast stream of Tumblr microposts. [video]

They wanted to keep the same easiness of use both on the web and mobile version: the iOS and Android apps already exist, even if in an initial stage, but the perspective is to open up to companies and offer the possibility of having a personalized app for your own social network.

Just as Facebook offers fanpages, Meemi will offer brand social networks, and creating its app will only take 3 minutes. The service will always be free for regular users, while companies will have to buy their own social, which they'll find a way to monetize.
The options will be 2: with login directly on Meemi.com, or with private login, so that all users belong to that social. [video]

Companies will pay a rent for the service, with great flexibility regarding timing: it will be possible to have your own social network even only for the duration of an event, avoiding the costs of yearly hosting. Moreover, all the metrics, analyses, and the generated content will belong to the company.
The tool which is currently used is Google Analytics, but they're already working on the development of their own tools. [video]

A possible example of usage could be the A Series League, which can create as many social networks as the number of teams in the A series. Users will be able to share videos on their favorite team's social, send feedback, buy tickets or gadgets, while the platform will be able to manage directly the advertising and offer video streaming. [video]

Meemi's numbers are quite interesting: 30.000 registered users, 300.000 pageview/month and 10.000 shared memes a day.

I invite everyone to view the full interview, rich in further detail regarding the integration of Meemi with other social networks and when these new functions will be available.

Enjoy!

Maria Petrescu

sabato 10 dicembre 2011

Intervistato.com | Stefano Epifani @stefanoepifani



Con Stefano Epifani, titolare della cattedra di Tecnologia applicate alla Comunicazione nella Laurea Specialistica in Comunicazione d'Impresa alla Sapienza, abbiamo approfondita il tema della PA digitale, open data, open government e i vantaggi dell'uso delle nuove tecnologie per l'amministrazione.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Stefano Epifani, attualmente titolare della cattedra di Tecnologie applicate alla Comunicazione nella Laurea Specialistica in Comunicazione d’Impresa della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza.

Prima di tutto Stefano ci ha spiegato la differenza tra l'approccio ai social media delle aziende private e della PA. Sicuramente si tratta di un quadro a marce diverse, ma bisogna far notare che nelle aziende private spesso la velocità non è come si vorrebbe pensare: spesso fanno fatica a capire la portata della rivoluzione che la società sta vivendo e che solo di riflesso investe le aziende, generalmente abituate a dettare il cambiamento ed ora costrette a subirlo. [video]

La Pubblica Amministrazione vive questo problema all'ennesima potenza, perché se le aziende devono solo adeguarsi al cambiamento, con tutte le difficoltà che questo comporta, quando si parla di PA bisogna fare i conti con uno scenario normativo complesso, con problemi riguardanti le competenze internet e con un contesto culturale complessivo davvero complicato da eradicare e cambiare. Il crollo del sito ISTAT per il censimento è la metafora dell'inadeguatezza a rendersi conto del cambiamento che sta avvenendo nella società. [video]

Un altro argomento che abbiamo affrontato insieme è stato quello dell'utilizzo di social media da parte dei politici. Da diversi anni Stefano sta analizzando, insieme a un gruppo di ricerca, le attività dei politici in rete, e le dinamiche relazionali sono drammaticamente cambiate negli ultimi 4 anni. Se l'eccezione, solo qualche anno fa, era che un parlamentare fosse presente online, ora la vera eccezione è il politico che non è in assoluto online. Il vero problema è che, pur essendo presenti sui social media, riportano su uno strumento nuovo, con regole nuove e soprattutto che si riferisce a un contesto completamente nuovo, le regole e le  modalità di comportamento tipiche della gestione che fanno e hanno fatto in passato con gli strumenti mainstream. [video]

Si spiegano dunque anche i frequenti attacchi alla libertà della rete, che in alcuni casi sono costruiti, ma in altri non sono frutto di una volontà di danneggiare la rete, bensì della semplice ignoranza riguardo al funzionamento di questi mezzi. Ne sono talmente lontani che non hanno nemmeno la percezione del fatto che il mondo è cambiato, rendendo quindi difficile identificare degli elementi normativi adeguati. [video]

Stefano ci ha spiegato anche in cosa consiste l'attività dell'Associazione Italiana per l'Open Government, che ha il compito di incidere sull'amministrazione in modo tale da far comprendere che il mondo è cambiato. Non solo, sono cambiati anche i rapporti, le relazioni tra amministrazione e cittadino, che non è più suddito e usufruttuario di un sistema di servizi, bensì un interattore: la PA deve quindi mettere a disposizione gli strumenti che gli permettano di interagire, e si tratta innanzitutto di strumenti conoscitivi. [video]

Il primo fra questi è la disponibilità dei dati, ovvero open data, che permettono di conoscere la realtà dei fatti in base alle informazioni detenute dall'amministrazione. La PA detiene moltissimi dati non sfruttati, che però sono stati pagati con le tasse dei cittadini e che ai cittadini appartengono. Quando si parla di open data ci si avvale sempre di un equivoco legato alla privacy: non si tratta infatti di dati personali, ma per esempio i dati della rilevazione dell'inquinamento delle città, i costi delle ASL, i livelli di performance negli istituti di formazione superiore, i costi del Comune, giusto per citarne alcuni. [video]

Tutti questi dati dovrebbero essere messi a disposizione di tutti non solo nel formato non elaborabile in cui sono pubblicati per legge, ma in un formato che possa essere elaborato, in modo da poter confrontare i dati ed innescare una collaborazione virtuosa tra impresa, amministrazione e cittadino. Una volta che il dato è disponibile, infatti, rappresenta l'infrastruttura per lo sviluppo di una serie di servizi che producono benessere, posti di lavoro, ricchezza e consapevolezza nel cittadino.
Si tratta quindi da una parte di una possibilità di sviluppo e dall'altra di una reale porta verso un processo di democrazia più strutturata che oggi è possibile grazie alle nuove tecnologie. [video]

Abbiamo parlato anche di comunicazione aziendale attraverso i social media, di e-learning, di innovazione e ricerca scientifica portata dentro le aziende, giusto per citare alcuni temi.

Invito quindi tutti alla visione dell'intervista integrale, ricchissima di informazioni, riflessioni e chiarimenti riguardo a questi temi molto discussi in questi mesi.

Buona visione!

Maria Petrescu

Intervistato.com | Stefano Epifani

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Stefano Epifani, currently Professor of Technologies applied to Communication in the Science of Communication Faculty of La Sapienza University in Rome

First of all Stefano explained the difference between private companies' approach to social media compared to the PA. Surely they're travelling at different speeds, but it is important to point out that private companies don't travel as fast as we might want to think: they often have difficulties understanding the importance of the revolution society is living and that only reflects on companies, which are generally used to dictate change, and now they're constrained to suffer it. [video]

The PA lives this problem at a higher level, because if companies just need to adjust to change, with all the difficulties this implies, when we talk about PA we must take into account a complex norm scenario, problems regarding internal competences and with a cultural context which is really hard to  eradicate and change. The failure of the ISTAT website for the censorship is the metaphor of the inadequacy in realizing what change is happening in the society. [video]

Another topic we talked about is the use of social media by politicians. During the last few years Stefano has been analyzing, together with a research team, the activities of politicians online, and the relational dynamics have dramatically changed during the last 4 years. If the exception, just a few years ago, was that a Member of Parliament was present online, now the real exception is the politician who isn't online at all. The real problem is that, even though they are present on social media, they bring into a new tool, with new rules and especially a completely new context, rules and behaviors that are typical of the management they've done and do with mainstream tools. [video]

This also explains the frequent attacks to the freedom of the web, which in some cases are wanted, but in others aren't the result of a will of damaging the web, but of sheer ignorance regarding the way these media work. They're so far away from them that they don't even have the perception that the world has changed, making it very difficult to identify adequate norms. [video]

Stefano has also explained what the Italian Association for Open Government does: it has the goal of making the PA understand that the world has changed. Not only the world, the relationships between PA and citizen have changed, the citizen is no longer a user of a system of services, but an interactor: the PA must make the tools that allow him to interact available, and these tools are knowledge tools. [video]

The first one is the availability of data, or open data, that allow to know the reality of facts based on the information the PA holds. The PA has a great deal of data that isn't being used, that have been paid with the money of the citizens and that belong to the citizens. When we talk about open data there's always a misunderstanding regarding privacy: we're not talking about personal data, but for example the data regarding city pollution, the costs of ASLs, the levels of performance in highschools, the costs of the Comune, just to name a few. [video]

All this data should be made available to anyone not only in the format that cannot be processed which is mandatory by law, but in a format that allows processing so that citizens can compare data and start a virtuous collaboration between companies, PA and citizen. Once the data is available, it represents the infrastructure for the development of a series of services that produce wellbeing, jobs, wealth and awareness in the citizen. We're talking about the possibility for development on the one side and a door towards a more structured democracy process, which today is possible thanks to new technologies. [video]

We also talked about company communication through social media, e-learning, innovation and scientific research brought into companies, just to name a few.

I invite everyone to view the full interview, very rich in information, insight and more explanations regarding these very discussed topics.

Enjoy!

Maria Petrescu

martedì 6 dicembre 2011

Prossimamente: Matteo Berlucchi @matteoberlucchi



Il nostro prossimo intervistato, Matteo Berlucchi, è il nuovo CEO di aNobii.com: avremo modo di parlare dell'evoluzione del servizio e delle prospettive di crescita per il futuro del più usato social network per libri in Italia.

Domani avremo il piacere di intervistare Matteo Berlucchi, attualmente CEO di aNobii.com.

Il suo motto è "L'unica cosa costante della vita è il cambiamento". Il cambiamento secondo Matteo infatti è come un'onda, e le aziende devono imparare a cavalcarla con la migliore delle tavole da surf: l'innovazione.

Laureato in Fisica all'Università degli Studi di Padova, ha completato gli studi presso l'Imperial College di Londra, città nella quale attualmente risiede.

Nel 1995 ha fondato la sua prima startup, netEstate, che costituiva il primo sistema di proprietà immobiliare online in Gran Bretagna.
In seguito ha lavorato in diverse aziende, imparando come coinvolgere le persone online.

Nel 2001 ha fondato Skinkers insieme a David Long, progetto che lo ha portato ad acquisire un notevole bagaglio di esperienza per diversi aspetti: il mondo delle soluzioni widget/desktop per il marketing online, portare un'azienda da una scrivania di riserva a casa a 75 persone, riposizionare un'azienda da marketing online a software enterprise, imparare come costruire e vendere software enterprise, raccolta fondi da VC ed Angel, il coinvolgimento dei consumatori a tutti i livelli, portare la strategia aziendale alla velocità del mercato.

Nel 2007 ha aperto una divisione di Skinkers che ora è un'azienda indipendente, chiamata Livestation, che fornisce un'interpretazione originale e fresca di come le news live possano essere fruite attraverso connessioni IP (web, desktop, iPhone, Black berry, PS3, etc.) con un singolo account.

Matteo è anche fondatore di Vini Italiani, e dal 2010 è CEO di aNobii, community di lettori online costruita dai lettori per i lettori, che permette di costruire la propria libreria, trovare libri e condividerli. La missione di aNobii è quindi di avvicinare gli amanti dei libri e incoraggiare la lettura.

Avremo modo di parlare specialmente di aNobii, di nuova editoria, del mercato dei tablet e delle novità che aNobii presenterà nei prossimi mesi, ma anche di Livestation!

Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu





Coming up soon: Matteo Berlucchi

Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Matteo Berlucchi, currently CEO of aNobii.com.

His motto is "The only constant thing in life is change". He thinks change is like a wave and businesses have to learn how to surf on it. The surf board is innovation.

After the degree in Physics at the Università degli Studi di Padova, he completed his studies at the Imperial College in London, where he lives.

In 1995 he set up his first start-up (netEstate) which built the first online property system in the UK.
He then got some proper jobs for a few years where he spent most of the time learning how to engage people online.

In 2001, he set up Skinkers with his friend David Long and since then he has gained a lot of experience in several fields: the world of widgets/desktop solutions for online marketing, building a company from a spare desk at home to 75 people, repositioning a company from "chalk to cheese" (from online marketing to enterprise software), learning how to build and sell enterprise software, fund raising from VCs and Angels, engaging customers of all kinds at all levels (enterprises, agencies, small firms), moving the company strategy at the speed of the market (hard but essential in this day and age).

In 2007 he set up a division of Skinkers which is now an independent company called Livestation, which provides a very original and fresh interpretation of how live TV news can be enjoyed over an IP connection (web, desktop, iPhone, Blackberry, PS3, etc) with a single account.

Matteo is also founder of Italian Wines, and since 2010 he is CEO of aNobii, an online reading community built by readers for readers allowing you to shelve, find and share books. Their mission is to bring book lovers together and encourage reading.

We'll have the chance to talk about aNobii, new publishing methods, the tablet market and the strategies aNobii will embrace in the following months, but also Livestation and the perspectives it offers!

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

giovedì 1 dicembre 2011

StartupID | Luca Filigheddu di Twimbow @filos



Luca Filigheddu, fondatore di Twimbow, ha raccontato come è nata la sua startup, ma soprattutto quali sono le evoluzioni di quella che non può essere considerata una social media dashboard, ma una modalità nuova di fruire i contenuti di Twitter e altri social.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Luca Filigheddu, fondatore di Twimbow.

Twimbow è nato come un modo per risolvere alcuni problemi che Luca aveva come grande utilizzatore di Twitter. Avendo cominciato a usarlo molto presto, già nel Febbraio 2007, è diventato anche un pesante utilizzatore di tutti gli strumenti che permettono di utilizzare Twitter al meglio, arrivando a sperimentare diversi servizi di ricerca, ranking e scoring.

A quel punto, data la frammentazione dei servizi utilizzati, Luca ha pensato di crearne uno che riuscisse ad integrare tutte le funzionalità necessarie in un unico strumento. Così è nato Twimbow, lanciato come alfa chiusa nel 2010 a Giugno. Per 13 mesi sono stati raccolti i feedback degli utenti, aprendo il servizio sempre di più attraverso un sistema a inviti, member get member.

Aperto al pubblico nel Luglio 2011, attualmente esiste solamente come web app, ma si sta già lavorando all'app per iOS, alla quale è stata data la massima priorità, soprattutto rispetto ad Android e Symbian.

I numeri di Twimbow sono molto interessanti: ha avuto una crescita di 15.000 utenti attivi nel giro di un mese, ora continua a crescere molto velocemente e si è posizionato come diverso da altri servizi, tanto da essere definito "la Apple dei social media dashboard"
Il lavoro più grande consiste nel tentare di fare in modo che gli utenti non percepiscano Twimbow come competitor di Tweetdeck o Hootsuite, soprattutto perché non vuole essere una social media dashboard, bensì uno strumento innovativo di consumo di contenuti.

Sebbene per ora sia percepito come un Twitter client, nel progetto complessivo si tratta di qualcosa di diverso: l'obiettivo è diversificare il modo in cui si scoprono contenuti su Twitter, e in seguito arriveranno anche altri social network.

Abbiamo chiesto a Luca se Twimbow diventerà mai a pagamento, e ci ha spiegato che hanno già pronti 3 modelli di business da mettere in campo: innanzitutto l'utente normale non pagherà mai. Si è parlato dell'implementazione di account a pagamento per l'utilizzo business, soprattutto per quel che riguarda l'app mobile, mentre il modello più strettamente basato sull'advertising prevede l'uso di nuove strategie di inserimento della pubblicità all'interno dell'app.

Da Maggio Twimbow ha anche un ufficio a San Francisco, in un co-working space che offre grandi possibilità di avere feedback incrociati e uno scambio continuo con altre startup.

Abbiamo parlato anche di altri aspetti legati allo strumento creato da Luca, come ad esempio la scelta di utilizzare i colori per distinguere argomenti e utenti.

Invito dunque tutti a visionare l'intervista per ulteriori dettagli e riflessioni in merito a questi argomenti.

Buona visione!

Maria Petrescu




StartupID | Luca Filigheddu of Twimbow

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Luca Filigheddu, founder of Twimbow.

Twimbow was born as a way to solve some problems that Luca had as an intense Twitter user. Having started to use it very soon, already in February 2007, he also became an intense user of all the tools that allow you to use Twitter at its best, experimenting several research, ranking and scoring services.

At that point, since the services were so fragmented, Luca thought of creating one that could integrate all the necessary functions in one tool. So Twimbow was born, launched as a closed alpha in June 2010. For 13 months the feedback from users has been examined, and the service was opened through an invitation, member get member system.

Open to the public in July 2011, it currently exists only as a web app, but the programers are already working on the iOS app, which has been given top priority, especially in comparison with Android and Symbian.

Twimbow's numbers are quite interesting: it has had a growth of 15.000 active users in a month from the opening, and now it continues to grow rapidly. It has positioned itself as different from other services, at the point that it has been defined "the Apple of social media dashboards".
The toughest job will be to make sure users don't perceive Twimbow as a competitor of Tweetdeck or Hootsuite, especially because it doesn't really want to be a social media dashboard, but an innovative tool for content fruition.

Although at the moment it is perceived as a Twitter client, in the big picture it's something different: the goal is diversifying the way people discover content on Twitter, and later other social networks will be added.

We asked Luca whether Twimbow will ever have to be paid for, and he explained that they already have 3 business models ready to apply: first of all the regular user will never pay. We talked about the implementation of paid accounts for business use, especially for the mobile app, while the model based more strictly on advertising has some new strategies for inserting ads inside the app.

Since May Twimbow also has an office in San Francisco, in a co-working space that offers great opportunities for cross-feedback and a continuous exchange with other startups.

We talked about other aspects of the tool created by Luca, such as the choice of using colors to distinguish topics and users.

I invite everyone to view the interview for further detail and insight about these matters.

Enjoy!

Maria Petrescu

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