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mercoledì 27 febbraio 2013
#Regionali2013: una #Lombardia che preferisce nascondere lo sporco sotto il tappeto
La vittoria di Maroni in Lombardia è indice di una sostanziale immaturità di gran parte dell'elettorato lombardo, ancora così legato a logiche cascinali che rimandano al vecchio adagio "laviamo i panni sporchi in famiglia".
Di panni sporchi la Lombardia ne ha a quintali: ex consiglieri regionali eletti con voti della 'ndrangheta, il Formigonismo che ha incrostato gli ingranaggi di una Regione chiave nell'economia nazionale e la lobby ciellina che occupa indebitamente posizioni di potere da non meno di vent'anni minando la sana e naturale concorrenza, il tutto condito con quella strisciante e ignorante cultura che vorrebbe vedere il male tutto provenire da "fuori". Maroni è uno strumento di facciata del sistema cancerogeno proliferato intorno a Formigoni per mantenere il controllo in una regione che non può essere persa perché troppo "interessante".
Ma la cosa sconvolgente è un'altra. Non avevano niente di meglio di un neo segretario che ha fatto il finto "gesto" di ripulire, con scope immaginarie quanto la Padania, un partito distrutto dalla corruzione e dal malaffare come la Lega, eppure i lombardi l'hanno votato lo stesso. Dopo le tangenti, i voti di scambio, la parentopoli leghista, gli allegri listini elettorali, i lombardi l'hanno votato lo stesso. Per cosa, quel 75% di tasse da trattenere in Lombardia che è ancora più immaginario della Padania e delle scope di saggina con cui si sono ripuliti?
La sinistra sarà mancata, avrà fallito nella comunicazione e nell' essere "pop" come si dice sempre in questi casi, ma da cittadino lombardo posso anche dire che gran parte dell'elettorato lombardo (soprattutto delle province extra-Milano) ha bisogno di uscire dal guscio della paesanità e guardare con un po' più di fiducia fuori dal solco del proprio aratro, perché soprattutto in vista di Expo2015 la Lombardia ha bisogno come l'aria di apertura. La Lega che prende in mano certe deleghe è la stessa del Boni che querelava il consigliere Cavalli quando questi diceva che in consiglio erano presenti elementi eletti con voto di scambio mafioso, querele poi cadute nell'ovvio nulla, di fronte alle indagini e gli arresti. È la Lega che ha spalleggiato Formigoni fino all'ultimo. Eppure i pavidi Lombardi l'hanno votata.
In Lombardia servirebbe una forza capace di riconoscere che oramai la capitale della 'ndrangheta è lì, e agire di conseguenza, mentre il centrodestra Lombardo non è in grado di farlo, così portato nel convincere il mondo che esista un'eccellenza laddove non esiste, che il marciume provenga da fuori quando invece germina dall'interno.
Una Lombardia che ha perso un treno importante, per salire su un carro sgangherato guidato dagli stessi incapaci che l'hanno fatta deragliare.
Francesco Lanza | @bedrosian
The Lombardy which prefers to hide the dust under the carpet
Maroni's victory in Lombardy is an index of a substantial immaturity of a large part of the Lombardy election base, still very tied to old logics that recall the old saying "we need to wash the dirty laundry inside the family".
Dirty laundry Lombardy has quite a lot of: former regional counselors elected with votes from the mafia, the Formigonism which has crusted the mechanisms of a key region in the national economy and the CL lobby which has wrongly occupied power positions for more than twenty years, undermining the healthy and natural competition, all of which was enriched with that slimy ignorant culture that wants all the evil come from "outside". Maroni is a facade tool of a carcinogen system around Formigoni to maintain control in a region which cannot be lost because too "interesting".
But the baffling thing is another one. They had nothing better than a neo secretary who did the false "gesture" of cleaning, with brooms as immaginary as Padania, a party destroyed by corruption and underworld such as Lega, and yet the Lombardy citizens voted him anyway. After the corruption, the exchange votes, the Lega relatives scandal, the happy elections lists, the Lombardy citizens voted him anyway. For what, that 75% of taxes to withhold in Lombardy, which is even more immaginary than Padania and the sorghum brooms they used to clean themselves?
The left wing was missing, it failed in the communication and in being "pop" as we always say in these cases, but as a Lombardy citizen I can say that great part of the Lombardy elections base (especially in the provinces outside Milan) needs to get out of the shell of countryside-ness and look with a bit more faith outside the path of their own plow, because especially in view of the Expo2015 Lombardy needs openness as it needs air. The Lega that takes in hand certain committments is the same of Boni who sued counselor Cavalli when the latter said the in the council there were elements elected with a mafia exchange vote, charges which were dropped in the obvious nothing, in front of the inquiries and subsequent arrests. It's the Northern League which has supported Formigoni till the last moment. And yet the fearful Lombardy citizens voted for it.
In Lombardy we would need a force capable of recognizing that the capital of 'ndrangheta is there, and act consequently, while the Lombardy center right wing isn't capable of doing so, being so busy convincing the world that they have excellence where in fact there isn't any, that the rotten bits all come from outside while they actually fester from the inside.
A Lombardy which has lost an important train, in order to get on a rickety carriage guided by the same incapable people who made it derail in the first place.
Francesco Lanza | @bedrosian
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giovedì 25 ottobre 2012
#Mafia: da Cosa Nostra di #Falcone alla 'ndrangheta in #Lombardia
Quando mi sono approcciato per la prima volta a fatti e storie di mafia, l’ho fatto raccogliendo la testimonianza di un imprenditore che, nei primi anni ’90, aveva denunciato i suoi aguzzini in un paese di provincia della Lombardia. Doveva essere il 2008, ma ero ben cosciente di non stare a scoperchiare niente di nuovo.
Erano quelli momenti dove la mafia al nord non era tema di dibattito e schermaglie, anzi, alcuni colleghi che se ne occupavano da tempo spesso venivano indicati come persone che “vedevano mafia ovunque”. Due anni dopo quel 2008, nel luglio del 2010, tra Reggio Calabria e Milano partono gli arresti dell’operazione “Crimine-Infinito”. Sono 300 persone a finire nell’ordinanza delle procure di Reggio e Milano, di cui più della metà verranno arrestate in Lombardia.
Da lì, il tema diventa di attualità e tutti, eccetto qualcuno anche a fini elettorali, sono pronti a denunciare la mafia al nord. Si scopre una mafia che non è solo coppole e lupare, ma una mafia che si mette il vestito della domenica e va a fare affari, sui cantieri, a Piazza Affari e anche alla City di Londra.
Nemmeno questa potrebbe essere considerata una novità, dal momento che Giovanni Falcone già parlava di “mafia che entra in borsa”, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e che, tornando ancora più indietro nel tempo troviamo le agendine di Luciano Leggio, la primula rossa di Corleone. Arrestato a Milano il 16 maggio del 1974 nelle sue agendine viene ritrovato il numero privato di Ugo de Luca, direttore generale del Banco di Milano. Scrive Alfio Caruso nella bella prefazione al mio ultimo eBook “Virus mafia; il contagio al nord” (Linkiesta) “De Luca era un siciliano con un piede nella curia e un altro nella massoneria. Aveva conosciuto Sindona e l’aveva seguito alla Banca Unione prima di mettersi in proprio. A De Luca furono trovati diversi libretti al portatore con decine di miliardi, ma lui mai svelò i titolari. Fu l’ennesima occasione persa, che poi costringerà a ricominciare daccapo”.
Proprio da quel “ricominciare daccapo” e dalle esperienze dei due eBook che ho pubblicato quest’anno sul tema mi piacerebbe concentrare questo intervento. Con una premessa, che forse farà storcere il naso a qualcuno, ovvero la definizione di “giornalismo antimafia”. Una definizione che a parer mio non ha ragione di esistere, perché se una cosa è giornalismo, è automatico che sia “antimafia”, se promuove “interessi altri”, non può che essere propaganda, peggio ancora se promuove interessi di lobbies mafiose.
Partiti da questo assunto, il lavoro che ho portato avanti in quest’anno è stato interessante sia come esperienza professionale, sia come esperienza personale. Un lavoro prima di tutto improntato al rigore nella ricostruzione di atti e fatti, e proseguito poi cercando delle risposte, delle soluzioni e delle proposte.
Dalla ricostruzione di atti e fatti, meglio di fattacci, è nata l’inchiesta sulla mafia in Lombardia, che Linkiesta ha pubblicato in sei puntate e finita nell’eBook “Virus mafia; il contagio al nord”, con altre puntate in altre regioni.
Dall’esigenza di avere risposte e soprattutto proposte in un periodo in cui tutto si distrugge, ma nulla si ricostruisce è nato invece un altro eBook-interviste “Antimafia senza divisa”, uscito nel dicembre 2011 per la casa editrice digitale Blonk.
Aver fatto un lavoro di analisi (con tanto di nomi, cognomi e circostanze spesso imbarazzanti per i coinvolti) e un tentativo di proposta, senza retoriche, da parte di persone che in qualche modo sono venuti a contatto con le mafie, mi ha permesso di avere una visione d’insieme che ancora una volta mi ricorda le parole di Giovanni Falcone. Parole con cui sono d’accordo a metà, come ho avuto modo di dire più volte. Una frase che tutti ricordano nella prima parte, perchè la più bella, la più utopica forse, ma dimenticano sempre la seconda, quella che impegna maggiormente.
«La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni».
Ecco, io non credo che un fenomeno come la mafia abbia fine prima che l’essere umano sparisca dalla faccia della terra, ma è indiscutibile che qualcuno non si sia ancora accorto che questa mafia sia un “fenomeno terribilmente grave”. Forse questa sensibilità è più sviluppata tra quegli “inermi cittadini” che dalla loro hanno l’arma della denuncia e poco altro. Da loro, quindi da noi, non ci vogliono atti di eroismo, ma solleciti a chi nega il problema, lo minimizza e alle istituzioni, che troppe volte, soprattutto quelle più legate alla politica hanno preferito girarsi dall’altra parte, ignorare, o, al peggio andare a cercare l’appoggio della mafia senza bisogno che questa si muovesse nei loro confronti. A sud come a nord. Una mafia che spesso viene riconosciuta dalla politica, anzi, dalla malapolitica (da quella del paesino di 100 abitanti fino a Roma) come una istituzione a cui rivolgersi per sistemare voti e problemi. Senza contare gli atti e fatti della Pubblica Amministrazione troppo spesso inquinati da chi nelle istituzioni fa interessi delle mafie. Dai sindaci ai funzionari negli uffici tecnici, lontani dai riflettori, ma cruciali per le buone o cattive pratiche delle istituzioni locali.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
From Falcone's Cosa Nostra to the 'ndrangheta in Lombardy
When I first approached facts and stories of mafia, I did it by listening to the words of an entrepreneur who, in the early 90s, had pressed charges against those who terrorized him in a small town in Lombardia. It was probably 2008, but I was aware that I wasn't unveiling anything new.
Those were moments when the mafia in the north wasn't a topic of debate, all the contrary, some colleagues who worked in this field for some time were pointed out as people who "saw mafia everywhere". Two years after that 2008, in July 2010, between Reggio Calabria and Milano the arrests of the operation "Infinite-Crime" begin. 300 people end up in the warrants, and more than half are arrested in Lombardy.
Starting there, the topic becomes common knowledge and everyone, except some for elections reasons, are ready to speak about the mafia in the north. So we discovered a mafia that isn't just guns and rifles, it's a mafia that wears the Sunday clothes and does business, in construction sites, at Piazza Affari and the City of London.
This shouldn't be considered news either, considered that Giovanni Flacone already talked about mafia that goes into the stock markets, between the 80s and the 90s, and that going back in time we find Luciano Leggio's agendas, Corleone's red primula.
Arrested in Milan on May the 16th 1974, in his notes the police found the private number of Ugo de Luca, General Director of the Bank of Milan. Alfio Caruso writes in the nice introduction to my most recent eBook "Mafia Virus; the contamination in the north" (Linkiesta): "De Luca was a Sicilian with one foot in the Church and the other in the Masonry. He had known Sindona and had followed him at the Union Bank before starting business on his own. De Luca was found with several checks worth dozens of billions, but he never revealed their owners. It was yet another lost chance, that will then constrain to start all over again.
Exactly from that "start all over again" and from the experience of the two eBooks I published this year on the topic I would like to concentrate this piece. With an introduction, that may make someone unhappy, which is the definition of anti mafia journalism. A definition that I believe has no reason to exist, because if something is journalism, then it is already anti mafia, if it promotes third party interests then it is nothing else but propaganda, even worse if it promotes the interests of the mafia lobbies.
Starting with this consideration, the work I've been doing this year has been interesting both as a professional experience and a personal experience. A work that was first of all dedicated to the rigor and precision in reconstructing acts and facts, and that continued afterwards searching for answers, solutions and proposals.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
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martedì 4 ottobre 2011
Prossimamente: Giuseppe Civati @civati
Domani avremo il piacere di intervistare Giuseppe Civati, politico e blogger italiano, consigliere regionale in Lombardia per il PD e rottamatore.
Laureato in filosofia nel 1998, nel 2004 ha conseguito il dottorato di ricerca all'Università Statale di Milano, dove ha collaborato alla ricerca presso la cattedra di Storia della Filosofia.
Ha lavorato anche presso l'Istituto Studi del Rinascimento di Firenze e l'Universitat de Barcelona, in Spagna, occupandosi prevalentemente di filosofia del Rinascimento e di comprensione filosofica della globalizzazione e dell'identità dell'Occidente.
Eletto al Consiglio comunale di Monza nel 1997, l'anno successivo è diventato segretario cittadino dei Democratici di Sinistra. È stato membro anche della segreteria provinciale e regionale sino alla fondazione del Partito Democratico nel 2007, al quale è iscritto.
Dal 2005 è consigliere regionale in Lombardia, eletto nelle liste di Uniti nell'Ulivo, ed oggi fa parte del gruppo consiliare del PD.
Dal 2004 gestisce un seguito blog in cui affronta prevalentemente tematiche connesse con il dibattito politico.
Dopo le dimissioni di Walter Veltroni del 17 febbraio 2009 dalla presidenza del PD, è risultato il secondo più votato dai partecipanti al sondaggio online del settimanale L'Espresso per la scelta del nuovo leader del partito.
Viene considerato uno degli esponenti di punta tra i cosiddetti "trentenni" che potrebbero guidare il ricambio generazionale del Partito Democratico.
Nel luglio del 2009 è diventato il coordinatore nazionale della Campagna Elettorale di Ignazio Marino in vista del Primo Congresso e della Primarie del Partito Democratico.
Alle elezioni amministrative del 28-29 marzo è stato rieletto consigliere della regione Lombardia nella circoscrizione di Monza con 10.256 preferenze.
Nell'aprile del 2010, a causa del diffuso malcontento tra gli elettori democratici per l'esito delle elezioni regionali, Civati dà vita assieme a Carlo Monguzzi al movimento politico interno al Partito Democratico chiamato "Andiamo Oltre", che si definisce come "un contratto a progetto, della durata di tre mesi, che vede coinvolte tutte le persone che hanno a cuore il futuro del Paese e del PD".
L'impegno assunto da coloro che hanno simbolicamente sottoscritto il contratto è di "non prendere in considerazione le vicende interne del partito, ma a prendere in considerazione esclusivamente i progetti e le proposte da fare al Paese".
Ha organizzato insieme a Matteo Renzi (sindaco di Firenze), il congresso/raduno "Prossima fermata: Italia", nei giorni 5, 6 e 7 novembre 2010, presso la Stazione Leopolda di Firenze, conosciuto anche come il "raduno dei rottamatori".
Avremo modo di parlare dell'attuale situazione politica italiana, di intercettazioni, processi, conflitti d'interessi e della crisi economica, giusto per citare alcuni temi.
Naturalmente, se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!
Maria Petrescu
Coming up soon: Giuseppe Civati
Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Giuseppe Civati, Italian politician and blogger.
He graduated Philosophy in 1998, and in 2004 he obtained the research doctorate at the Università Statale di Milano, where he collaborated in the research with the History of Philosophy chair.
He also worked at the Institute of Studies on Reinassance in Florence and the Universitat de Barcelona, in Spain, dealing mostly with Reinassance philosophy and the philosophical understanding of globalization and West identity.
Elected at the town council of Monza in 1997, the following year he became secretary of the Democratici di Sinistra. He has also been member of the provincial and regional secretary until the founding of the Partito Democratico, of which he is currently a member.
From 2005 he has been regional councillor in Lombardy, elected in the lists of Uniti nell'Ulivo, and today he is part of the council group of PD.
In 2004 he started a very popular blog in which he discusses mostly topics related to politics.
After Walter Veltroni's resignation the 17th of February 2009 from the presidency, he turned out to be the second most voted by participants to an online poll organized by L'Espresso as the choice for the new leader of the party.
He is considered one of the most important "thirty year olds" that might guide the generation change inside the Partito Democratico.
In July 2009 he became the national coordinator of Ignazio Marino's Electoral Campaign before the First Congress and primary elections of PD.
At the administrative elections of 28-29 March he was re-elected regional councillor in Lombardy with 10.256 votes.
In April 2010, due to the spreading discontent among democrats for the results of the regional elections, Civati started, together with Carlo Monguzzi, a political movement inside the PD, called "Andiamo Oltre", that which is defined as "a project contract, 3 months long, that involves everyone who cares about the future of the country and of the PD."
The committment of those who have simbolically signed the contract would be to "not consider the internal facts of the party, but only consider the projects and proposals for the country".
He has organized, together with Matteo Renzi, mayor of Florence, the congress "Prossima fermata: Italia", also known as the "gathering of scrappers".
We'll have the chance to talk about the current political situation in Italy, wiretappings, trials, conflicts of interest and the economical crisis, just to name a few topics.
Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!
Maria Petrescu
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