▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
Visualizzazione post con etichetta elezioni 2013. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta elezioni 2013. Mostra tutti i post
mercoledì 8 maggio 2013
Dal @pdnetwork a una nuova #Sinistra?
Parlando con conoscenti vari in queste settimane sono rimasto con una sensazione di dubbio. La gente ha rinunciato a sperare in una sinistra possibile?
Dopo l'entusiasmo del momento primarie nelle immediate ore successive all'ultima tornata elettorale è seguito il disastro, quello a cui tutti abbiamo assistito. La strategia di Bersani, avanti tutta con il paraocchi senza badare minimamente a quel che la base gridava. L'inefficacia di un dialogo con il movimento 5 stelle (forse impossibile, ma comunque studiato strategicamente male). L'impasse per il Quirinale, con la clamorosa sfiducia a Romano Prodi, padre del PD. Il picche di SEL. Le conseguenti e ovvie, ma tardive, dimissioni di Bersani e della sua segreteria. La riapertura di vecchie e nuove faide interne alle rovine del partito.
Tutto questo nel giro di due mesi. I due mesi più duri per quella che poteva e doveva essere la nuova sinistra, riformatrice, aperta e proiettata in avanti di cui tanto nei mesi passati ci avevano parlato.
Nulla di fatto. O meglio, tutto da rifare. Con l'avvicinarsi di assemblea e apertura dei lavori di un congresso (che ancora non si capisce bene come sarà strutturato), con l'incertezza di una spada che pende minacciosa sullo strumento delle primarie, con l'intricata matassa delle correnti, vecchie e nuove che si dimenano nel grembo del corpo ferito del PD non è impossibile immaginare, anzi, certificare, una mancanza di fiducia, una rassegnazione da parte della base, dei militanti, dei circoli (occupati in molte parti del paese) che si sono sentiti abbandonati.
Come scrivevo in apertura, parlando con alcuni conoscenti del futuro del PD, e della sinistra in generale, ho riscontrato nelle loro parole una perdita di priorità nelle questioni della rifondazione (perché di questo si tratterà) del partito. Al contrario invece, l'apertura al tentativo Letta, pur se in alleanza con l'acerrimo nemico, ha ricevuto consensi, seppur rassegnati, ma di fatto come ha detto uno dei miei interlocutori, ad un certo momento bisogna pur fare di necessità virtù.
Chi vi scrive è tra quelli (e penso siano molti) che credono che arrivati a questo punto quello del governo appena nato fosse l'unico cammino percorribile per cercare di preparare, si spera per davvero, la strada a quella che sarà la terza Repubblica, una terza Repubblica che ad oggi stenta a decollare proprio per la mancanza di nuove fondamenta (riforme in primis) su cui sorgere. Ma non di meno invoca la rinascita di una sinistra e di un Partito Democratico veramente moderno, libero da personalismi, vecchie logiche, e svincolato dalla violenta e cieca battaglia interna tra le correnti che portano solo malanno.
Non vacillo sulla speranza, non mi rassegno all'impossibilità di una nuova sinistra. Ma sento tutt'attorno venir meno quel senso di sostegno, di appartenenza dell'elettorato che è poi il cemento con cui consolidare il tutto. Mi aspetto dunque che tra le priorità dei prossimi lavori venga messo in primo piano l'ascolto e il dialogo con chi nel PD ci ha creduto, lo ha sostenuto, noi. La base.
Le prossime settimane, i prossimi mesi ci diranno se la lezione sarà stata finalmente imparata e le voci ascoltate. Se così non fosse dubito che in futuro molti si affanneranno nel tentativo di cementare le crepe.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
From the PD to a new Left wing?
I wrote it in an article a few weeks ago: the PD, sooner or later, had to come to terms with its confused, indefinite, sometimes irritating identity. And it happened. But in the worst of ways: during the votation for the President of the Republic. And to kill the party wasn't just the Renzi area, but also the Bersani area.
But something happened that was even worse than the eternal clash between ex demochristians and ex communists: in an extremely difficult socio-economical-democratical momento for the country, the PD has divided itself into various currents - all fighting each other - which, closed in the dark rooms of the palace, have "burnt" Marini and betrayed Prodi - the founder of the PD, its most authoritative exponent - just to avoid letting the opposite side win. All of this, regardless of the problems of the country, regardless of the desires of the voters - who invoked the election of Stefano Rodotà - and even regardless of the loyal ally, that SEL who has been prepared a trap in the attempt to make it appear as the traitor of Prodi, in the attempt to cover up the mistakes.
And it won't be enough to change Bersani with Renzi, or change Finocchiaro with Richetti: what makes the PD inadequate and ready to explode at any time is - I repeat - its confused nature, that slows down its political action, its proposing to the public opinion of programs that can be clearly identified in a conservative or progressist wing.
In the meanwhile SEL has - obviously - shut down the relationships with this PD, more interested in surviving than making itself useful to solve Italy's problems. And Vendola, after saying no to Napolitano and voting Rodotà, has announced a future Rome assembly for the 8th of May, in which to start building a path for a "large, popular, governamental left wing". "Not a new rainbow left", Vendola has made it clear.
I don't know what exactly will be discussed in that meeting, but I am certain of one thing: we need a left without a "center" in front of it, and that doesn't have testimony minorities that are deadly for every political ambition. A secular, modern left wing, antiliberist and ecologist, that can put human rights at the top of its political programs. We need a left that can survive its leaders because the left wing is something much bigger and more noble than the biographies of 2 - 3 political leaders and their parties: the left is the brave voice of despair that is channeled in a fascinating human, and thus political experience. The left is, and must be, property of the people.
The left wing, as I wrote a few weeks ago, has the triple responsibility the right wing has: beyond leading the present, it must immagine and build the future. And it must realize that its defeat is the one of the weakest parts of the population. It must understand that it is a crime to leave them at the hand of the conservative perversions of the right. Because where the left is missing, equality, respect of human rights and respect for the planet we live on lack as well.
We need courage. We need to analyze our consciences. We need to look at ourselves in the mirror: but not only our political leaders: we, simple activists must do the same. And start by asking for honesty, competence and courage. Courage to defend the left wing identity, of course, but also not being afraid of indicating horizons that go beyond the national borders, because the future of our civilization is more and more decided outside of Italy. And I don't only indicate a probable adesion to the European Socialist Party on behalf of SEL or the next political party we'll have, but also an important move in European politics, through political actions that see the environment, jobs and human rights as protagonists in the game. Because Europe was born and was prospered that way, and it's dying because it has forgotten those values.
Left wing, go out in the light of the sun. Don't be afraid of your noble identity or of your people. Your loving assemblies are passional hugs to life and democracy. The future is yours.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Etichette:
centrosinistra
,
contepaz83
,
elezioni 2013
,
matteo castellani tarabini
,
partito democratico
,
pd
,
politica
,
sinistra
lunedì 22 aprile 2013
Intervistato.com | Stefano Quintarelli @quinta
Abbiamo intervistato Stefano Quintarelli, uno dei pionieri nella introduzione di Internet in Italia e candidato alla Camera con la lista "Scelta civica con Monti".
In primo luogo abbiamo chiesto a Stefano se in Italia sia possibile fare seriamente open source, oppure se bisognerà sempre cedere davanti alle resistenze delle aziende: a suo avviso già ora si "fa open source" seriamente in Italia, la domanda è se effettivamente le imprese siano in grado di recepire le offerte. Come in molti altri casi, si tratta di un fatto culturale, e in Italia siamo indietro su tutte le questioni culturali che riguardano le tecnologie. Sarebbe interessante affidare alla RAI il ruolo di diffondere queste pratiche, come già anticipato da Mario Monti.
Inoltre abbiamo chiesto se sia giusto pagare il canone aggiuntivo che grava su privati e professionisti che utilizzano l'ADSL: storicamente la remunerazione della rete dell'operatore monopolista - ma non solo - era basata sul traffico voce. I prezzi prevedevano dunque che una parte del costo della linea dati venisse coperta dalla parte voce, motivo per cui si è resa necessaria una maggiorazione.
Stefano è d'accordo sul fatto che non si possa imporre a Telecom l'esproprio e lo scorporo della rete fisica, anche perché le leggi non lo consentono. Va fatto un percorso che riesca a far combaciare gli interessi di tutti gli operatori.
Per quanto riguarda l'alfabetizzazione digitale con l'uso di volontari, si tratta di un'operazione complessa: ci sono state delle buone pratiche in Veneto, che aiutano a superare il digital divide culturale, ma ci sono altre regioni in cui non ha funzionato. Intervenire dunque in modo diretto no, ma sicuramente sarebbe interessante stimolare il ruolo del "terzo settore" - in senso lato - che intervenga a supporto di questo genere di iniziative.
Spesso si parla del fatto che il divario digitale sia in realtà inferiore a quello percepito: questo avviene secondo Stefano perché i dati usati sono quelli sulla copertura dell'ADSL e della fibra ottica, ma ci sono tanti privati che forniscono copertura wireless che sfugge ai censimenti, e che operano perlopiù nelle zone che in teoria sarebbero digital divise.
Abbiamo chiesto a Stefano come mai abbia deciso di candidarsi: in verità non si è candidato, ma ha ricevuto un'offerta per la sua disponibilità. Non aveva precedentemente fatto alcun passo in questa direzione, e non era nemmeno tra i suoi piani per il futuro. Ha accettato perché c'era la possibilità di farlo in una situazione dove non c'era una connotazione politica precedente: che ci siano delle alleanze è una conseguenza diretta di questa legge elettorale.
Come ha spiegato anche il Presidente Monti, il meccanismo delle regole parlamentari associato al prodotto della legge elettorale rende impossibile fare delle riforme quando i gruppi devono accontentare le ali estreme: in poche parole, il bipolarismo sta frenando la modernizzazione nel nostro paese.
Vi invito a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di dettagli rispetto a questa mia breve sintesi.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Intervistato.com | Stefano Quintarelli
First of all we asked Stefano whether it is possible to do open source for real in Italy, or whether it will always be necessary to give in to the resistance of companies: he believes that we already "do open source for real" in Italy, the question is whether companes are capable of receiving the offers. As in many other cases, it's about the cultural aspect, and in Italy we're far behind on all the cultural matters which regard new technologies. It would be interesting to give to RAI the task of spreading these practices, as Mario Monti has already anticipated.
As for the use of Twitter by mainstream journalists, Stefano thinks that it's just a trend, an imitation of what's being done in the US: some have understood the medium and make good use of it, others simply are carried along.
We asked Massimo how he explains the wave of Italian journalists on Twitter, considering these facts, and he interprets with as he did with blogs and mainstream newspapers in the past. It's basically a trend, and an overestimated one: who already has space on old media, only uses it as an additional tool that sometimes is used in the right way, others not.
We also talked about the integration of social media, traditional journalism and blogs, that in Massimo's opinion represent a single matter. Journalism has changed rapidly together with the growth of the web, which is way it is now crucial to integrate the traditional activity with the filter activity, and not just produce content, since there's so much of it out there.
There are many interesting people who write online and that don't have the journalist card, but that are in every way a resource: the information world becomes wider, not filtered by the journalistic system anymore, and therefore richer.
We asked Massimo what his media diet is and what his definition of journalism is, since he doesn't believe it belongs just to journalists anymore, but it belongs to anyone who wants to be a filter between the public opinion and the news.
We also talked about Eraclito and the evolution of corporate communication, especially about social media use for businesses, about the Cluetrain Manifesto and some predictions for the future of these tools.
I invite everyone to view the full interview, much richer in details and insights than my brief synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Etichette:
agenda digitale
,
agenda monti
,
digital divide
,
digitalizzazione
,
elezioni 2013
,
intervista
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
maria petrescu
,
stefano quintarelli
domenica 10 marzo 2013
Dalle #elezioni2013 a una mancata riconciliazione nazionale
Dopo le elezioni alcuni amici, che mi ritengono più preparato in materia (forse per via della mia passione per l'argomento, altrimenti non saprei spiegarmelo) mi hanno scritto ponendomi una semplice domanda: e adesso?
E adesso se devo essere sincero con me stesso, e con chi legge, non lo so. Non lo so davvero. In queste settimane ho letto e sentito di tutto e il contrario di tutto. Un overload di informazioni mitragliate da una parte e dall'altra che hanno finito per creare ancora più confusione nella mia testa.
Mi guardo in giro e leggo un tutti contro tutti che non può non ricordarmi i periodi in cui da sinistra si accusava spietatamente l'elettore berlusconiano, reo di aver contribuito a portare l'Italia sull'orlo del baratro per colpa di un voto svenduto al nemico pubblico numero uno delle sinistre. Mentre da destra arrivavano badilate di "coglioni" e "comunisti".
Oggi c'è la caccia al grillino, le cui colpe sono sostanzialmente simili nelle tesi di che le imputava un tempo agli elettori del Cav. Sull'altro fronte l'elettorato grillino che schernisce la "casta" tutta, forte del risultato elettorale ottenuto (ma che, ricordiamolo, non è rappresentativo della maggioranza del paese).
In mezzo stava, e sta anche oggi, lo stivale che affonda. Dimenticato in un angolo dalla battaglia tra partiti, movimenti, curve nord e sud.
Un paio di anni fa mi dicevo che dopo la scomparsa di Berlusconi dalla scena politica sarebbe stato necessario una sorta di dibattito civile per una riappacificazione nazionale. Suona grossa come cosa, ma il senso per me era semplice: cercare di superare un periodo fatto di divisioni ideologiche. Uscire da quel brutto fenomeno che è la tifoseria per partito preso, che non ti permette di razionalizzare e trovare un senso comune di appartenenza, una strada condivisa.
Il che non significa non schierarsi su linee di pensiero a noi più congeniali (io ad esempio non riuscirei ad identificarmi nei programmi e nei valori della destra, e viceversa) ma cercare di focalizzare l'attenzione sui problemi veri, di tutti i giorni e premere assieme su partiti e movimenti eletti e quindi incaricati di eseguire un compito, responsabilizzandoli.
Berlusconi non è uscito di scena, Grillo ci è entrato a piedi pari, la sinistra arranca ancora su se stessa e noi, dopo vent'anni ci ritroviamo ancora divisi a litigare su chi debba avere ragione e chi no, schierati più che mai e con il paraocchi. Ma non possiamo permetterci che a prevalere siano ancora le ragioni dell'uno o dell'altro. Devono prevalere le necessità del sistema paese tutto.
L'immobilismo lo fa la classe politica, è vero. Ma ad un certo punto anche la società deve trovare il coraggio di svincolarsi e prendersi la responsabilità di chiedere fatti concreti agli eletti, che siano parte di un partito o di un movimento, coalizzati o meno. Non è più tempo del club esclusivo, non è più ora per gli schizzinosi.
Bisogna pretendere, da tutti, perché ci tirino fuori da questo impasse, con serietà e senso del dovere. Altrimenti potremo anche fregiarci dell'appartenenza esclusiva a quel club o a quell'altro, ma in tasca non avremo niente.
Matteo Castellani Tarabini | contepaz83
From the elections to the missed national reconciliation
After the elections some of my friends, who think I'm more prepared on the matter (perhaps because of my passion for this topic, I can't explain it any other way), have written to me asking one simple question: and now?
And now, if I must be honest with myself and who is reading, I don't know. I really don't know. During these weeks I've read and heard everything and the opposite of everything. An information overload, shot from one side and from the other, which have ended creating even more confusion in my head.
I look around and read everyone against everyone, a situation that can't avoid reminding me the times when the leftwing accused harshly the Berlusconian voter, guilty of contributing in bringing Italy on the brink of disaster because of a vote sold to the number one enemy of the left. While from the rightwing, a constant flow of "idiots" and "communists" arrived.
Today there's the hunt of the Grillo boy, whose faults are substantially similar in the thesis of those who imputed them once to the voters of the Chevalier. On the other side, the Grillo voters who offend the whole "chaste", proud of the result of the elections (but which, we must remind you, isn't representative of the majority of the country).
In the middle there was, and there is today, the sinking boot. Forgotten in a corner by the battle among parties, movements, and fanboys.
A couple of years ago I used to say that after Berlusconi's disappearance from the political scene, it would have been neccessary to start a civil debate for a national reconciliation. It sounds big, but the sense of it was quite simple: try to get over a time of ideological divisions. Get out of that ugly phenomenon that is blindly supporting something without thinking, that doesn't allow to rationalize and find a common sense of belonging, a shared and common road.
Which doesn't mean not to choose the lines of thought that are near to our beliefs (for example I could never identiy in the programs and values of the right, and viceversa), but try to focalize attentino on the true, everyday problems, and make pressure together on parties and movements, hence in charge of this task, giving them responsibility.
Matteo Castellani Tarabini | contepaz83
Etichette:
contepaz83
,
elezioni 2013
,
matteo castellani tarabini
,
movimento 5 stelle
,
partito democratico
,
pdl
,
politica
mercoledì 27 febbraio 2013
Il pagellone delle #elezioni2013
Immaginiamo la competizione elettorale come fosse il campionato di calcio. Si dice che in Italia ci siano 55 milioni di CT: il tema della politica, leggendo ed ascoltando i commenti in giro per il web, fanno essere affine in quanto ad opinioni espresse alla nazionale.
Una miriade di valutazioni, prima e dopo lo spoglio di lunedì pomeriggio, che hanno fatto emergere come il Paese sia stratificato in una serie complessa di idee, emozioni, desideri.
E allora, proviamo a ragionare come in un campionato di calcio e dare i voti agli schieramenti: una prestazione lunga 4 mesi, un match che ha visto sei squadre giocarsi le proprie carte più o meno bene, offrendo prestazioni al di sopra o al di sotto delle previsioni. E poi: uno scudetto assegnato all'ultima giornata, sul modello 5 maggio, qualificazioni Champions imprevedibili e retrocessioni che lasciano l'amaro in bocca, perché a fallire è un progetto tecnico intero.
Insomma, il campionato più importante d'Italia è stato un vero distillato d'emozioni: peccato che il risultato sia un pareggio che la Federazione non sa ancora come risolvere, se con uno spareggio (ritorno alle elezioni), oppure con un trofeo assegnato a tavolino (governissimo?).
PD e SEL
Voto 4,5: la squadra da battere, altre definizioni al pronti via non se ne sentivano per parlare della compagine di centrosinistra. Eppure, come le prime Inter di Moratti che cedevano Roberto Carlos per puntare tutto su Pistone (ci perdoni la citazione l'ex terzino sinistro nerazzurro), la corazzata capeggiata dalla coppia goal Bersani-Vendola ha ceduto il passo agli avversari crollando come i milanesi il 5 maggio a Roma contro la Lazio, offrendo una prestazione che, è proprio il caso di dirlo, ha avuto carattere di psicodramma. Il peccato originale? A mente fredda in molti hanno imputato lo sbaglio alle errate strategie di mercato democratiche: preferire l'esperto centrattacco piacentino Bersani, detto "Lo smacchiatore" per la sua capacità di cancellare ogni risultato negativo, al giovane talento fiorentino Renzi per molti è stato fatale. Sarà, è anche vero che in Italia il calcio champagne che avrebbe offerto una squadra di Rottamatori poteva inizialmente non attecchire nel cuore della dirigenza PD. Si poteva osare di più?
Certo è stato che il gruppo democratico ha, come tutte le squadre troppo convinte di vincere, giocato al piccolo trotto, lasciando il pallino del centrocampo agli avversari più affamati e fisicamente preparati. Il risultato è stato un vero e proprio ridimensionamento che i tifosi, pazienti per tanti anni con un gruppo troppo logorato nel fisico e nella mente, faticano ad accettare. Il progetto tecnico è in discussione, e come per Luis Enrique la curva chiede già l'esonero del tecnico. PSICODRAMMA
M5S
Voto 8,5: mezzo voto in meno per lo sbaglio del Presidente di non presentarsi alla conferenza stampa pre partita (l'intervista mancata a SKY) che ha segnalato una particolare paura di vincere. Ci sta: la compagine stellata era neopromossa e dopo un campionato sorprendente in cadetteria (le elezioni regionali e comunali) era attesa alla prova della massima serie. Con un gruppo senza talenti, se non consideriamo il vulcanico presidente Beppe Grillo e il DS Roberto Casaleggio, il M5S ha espresso il gioco corale più interessante, e anche più imprevedibile, tanto da attirare le attenzioni di moltissimi tifosi stufi del solito "catenaccio all'italiana". Una squadra senza risorse, che ha saputo però arrivare a un soffio dallo scudetto e che si candida a superare brillantemente il girone di Champions League che lo attende.
SORPRESA
PDL e Lega
Voto 7: votazione influenzata da due fattori. Il primo, la media fra la valutazione del PDL - o meglio, del suo top player -, voto 10, e quella della Lega Nord, voto 4. Il secondo, un gruppo senza collettivo che però conta su un funambolico leader, imprevedibile come Neymar e provocatore come Joey Barton. Ora, voi direte: Berlusconi-Gascoigne ha giocato al rilancio con promesse sconsiderate come l'abolizione dell'IMU, una copertura mediatica da esasperazione e un appeal da venditore porta a porta. Eppure, calcisticamente parlando, la prestazione degli azzurri è stata equivalente a quella del Liverpool nella finale di Champions League contro il Milan (la prima). Dati per spacciati durante la pausa fra primo e secondo tempo, recuperano 3 goal lasciando sul campo di battaglia solo lo stupore degli avversari. Un paragone che non piacerà al Presidente Berlusconi, chiaro: però è anche vero che veramente, ad un certo punto, sembrava che fosse impossibile anche solo segnare il goal della bandiera. La coalizione di centrodestra porta a casa un risultato che ha del miracoloso: peccato che fosse una delle squadre candidate a lottare per la salvezza. Merito certamente del bomber Berlusconi (se non ci fosse stato lui, probabilmente staremmo parlando di un'altra partita), ma anche e soprattutto per demerito degli avversari.
ONE MAN SHOW
Scelta civica con Monti - UDC - FLI
Voto 5: doveva essere l'outsider del campionato, con il bomber Monti che sembrava avrebbe garantito almeno 15 marcature (in termini %). Invece, la solitudine in attacco dell'esperto Professore non ha concretizzato le aspettative dei suoi tifosi. Sul campo rimangono molti rimpianti e l'infortunio che obbliga Fini ad abbandonare il rettangolo verde prematuramente, uno dei punti fermi della squadra da cui forse ci sarebbe aspettato di più. Delusione Casini, che cala vistosamente dopo una stagione giocata in maniera intelligente. In generale Scelta Civica per Monti raggiunge una dignitosa salvezza, ma le aspettative per il gruppo erano decisamente più alte. Per la prossima stagione, a meno di un miracolo sul mercato e un livellamento verso il basso delle altre compagini, la retrocessione sembra scontata.
DESTINO SEGNATO
Rivoluzione Civile
Voto 3: inutile nascondersi, era la vittima predestinata del campionato. Un po' Como 2002 di Preziosi, un po' Ancona 2005 di Pieroni, la compagine di Ingroia ha puntato tutto sull'usato sicuro Di Pietro o dell'enfante prodige ed ex M5S (con tanto di svincolo coatto) Favia, con il chiaro obiettivo di arrivare a una salvezza tranquilla. La debacle è stata totale, ma forse il progetto tecnico ha mostrato limiti evidenti fin dalle fondamenta: di certo, molto ci sarà ancora da fare se nella prossima stagione si vuole puntare a una veloce risalita.
MACERIE
FARE per Fermare il Declino
Voto 2: vale il discorso fatto per il gruppo capitanato da Ingroia. L'obiettivo era una salvezza tranquilla e magari togliersi qualche soddisfazione contro le grandi. Peccato che la guida tecnica abbia completamente sbagliato approccio la gara, schierando uno squalificato (dalle proprie clamorose bugie) Giannino in una gara ufficiale. Una penalizzazione troppo grande, per una squadra che a parte il proprio metronomo di centrocampo era veramente troppo poco per il campionato. Una retrocessione che sa di addio alla massima serie.
SOGNO INFRANTO
Francesco Gavatorta | @fRa_gAv
The evaluation of the Italian elections
Let's imagine the elections competition as a soccer championship. It's said that in Italy we have 55 milion coaches: the topic of politics, reading and hearing the comments around the web, made me understand that the opinions are similar to those expressed about the national team. A lot of evaluations, before and after the results, which have pointed out how the country is stratified in a complex series of ideas, emotions, desires.
And now, let's try to think like in a soccer championship, and give marks to the different parties: a performance 4 months long, a match which has seen 6 teams play their cards more or less brilliantly, offering performances above or below the expectations. And then: a prize given the last day, on the 5th of May model, Champions qualifications which were quite unpredictable and retrocessions which leave some bitterness behind, because it is an entire technical project that fails.
So, the most important championship in Italy has been a true distilled essence of emotions: too bad the result was a gridlock that the Federation still doesn't know how to solve, whether with another match (return to elections), or giving the trophy by agreement (super government?).
PD and SEL - 4,5
The team to beat, we didn't hear other definitions at the start to talk about the center-left coalition. And yet, just as the first Inter of Moratti who gave up Roberto Carlos to bet everything on Pistone, the group headed by the goal couple Bersani - Vendola has given in to the enemies going down just as the Milan players on the 5th of May in Rome against Lazio, offering a performance that had all the characters of a psychodramma. The original sin? Many have given the guilt to the wrong strategies of democratic market: to prefer the expert Bersani, called "The Unstainer" for his capacity of erasing every negative result, to the young Florence talent Renzi, was in many's opinion fatal. It might be, it's also true that in Italy the champaigne soccer which would have offered a team of new entries that could initially not take place in the heart of the PD leadership. Could they dare more?
Of course it was the democratic group who, just like every team who is certain of winning, played badly, leaving the ball to the more physically prepared and hungry adversaries. The result was a proper resizing that the fans, patient for so many years with a group which was too tired physically and mentally, just cannot accept. The technical project is in discussion, and just like for Luis Enrique, the fans already ask for the elimination of the technician.
PSYCHODRAMMA
M5S - 8,5
Half a vote less for the error of the President of not presenting himself at the press conference before the match (the interview to SKY) which has signaled a particular fear of winning. It's understandable: the starry group was just promoted and after a suprising championship among the cadets (the regional elections) it was awaited at the big challenge. With a talentless group, if we don't consider the vulcanic Beppe Grillo and Robert Casaleggio, the M5S has expressed the most interesting coral game, and also the most unpredictable, so much that it got the attentions of many fans who were sick and tired of the old "Italian chain". A team without resources, which has managed nonetheless to arrive at a step from the first prize and which is candidated to brilliantly win the Champions League coming up.
SURPRISE
PDL and Northern League - 7
Votazione influenzata da due fattori. Il primo, la media fra la valutazione del PDL - o meglio, del suo top player -, voto 10, e quella della Lega Nord, voto 4. Il secondo, un gruppo senza collettivo che però conta su un funambolico leader, imprevedibile come Neymar e provocatore come Joey Barton. Ora, voi direte: Berlusconi-Gascoigne ha giocato al rilancio con promesse sconsiderate come l'abolizione dell'IMU, una copertura mediatica da esasperazione e un appeal da venditore porta a porta. Eppure, calcisticamente parlando, la prestazione degli azzurri è stata equivalente a quella del Liverpool nella finale di Champions League contro il Milan (la prima). Dati per spacciati durante la pausa fra primo e secondo tempo, recuperano 3 goal lasciando sul campo di battaglia solo lo stupore degli avversari. Un paragone che non piacerà al Presidente Berlusconi, chiaro: però è anche vero che veramente, ad un certo punto, sembrava che fosse impossibile anche solo segnare il goal della bandiera. La coalizione di centrodestra porta a casa un risultato che ha del miracoloso: peccato che fosse una delle squadre candidate a lottare per la salvezza. Merito certamente del bomber Berlusconi (se non ci fosse stato lui, probabilmente staremmo parlando di un'altra partita), ma anche e soprattutto per demerito degli avversari.
ONE MAN SHOW
SCELTA CIVICA PER MONTI - UDC - FLI - 5
Doveva essere l'outsider del campionato, con il bomber Monti che sembrava avrebbe garantito almeno 15 marcature (in termini %). Invece, la solitudine in attacco dell'esperto Professore non ha concretizzato le aspettative dei suoi tifosi. Sul campo rimangono molti rimpianti e l'infortunio che obbliga Fini ad abbandonare il rettangolo verde prematuramente, uno dei punti fermi della squadra da cui forse ci sarebbe aspettato di più. Delusione Casini, che cala vistosamente dopo una stagione giocata in maniera intelligente. In generale Scelta Civica per Monti raggiunge una dignitosa salvezza, ma le aspettative per il gruppo erano decisamente più alte. Per la prossima stagione, a meno di un miracolo sul mercato e un livellamento verso il basso delle altre compagini, la retrocessione sembra scontata.
A DOOMED DESTINY
RIVOLUZIONE CIVILE - 3
Useless to hide, this was the predetermined victim of the championship. A bit like Como 2002 of Preziosi, a bit Ancona 2005 of Pieroni, Ingroia's group bet everything on the safe used Di Pietro or the enfant prodige and former M5S Favia, with the clear goal of getting a calm safety. The debacle has been complete, but maybe the technical project has shown evident limitations starting with the basics: of course, they have a lot to do if during the next season they want to get back on track quickly.
RUINS
FARE per Fermare il Declino - 2
Same things as for Ingroia's group. The goal was a calm safety and maybe get some satisfaction against the big ones. Too bad that the technical guidance has got the approach to the match completely wrong, putting on the field someone who was disqualified (by his own incredible lies), Giannino, in an official challenge. A penance that was way too big, for a team that beyond its own centerfield player, had nothing for the championship. A retrocession that tastes like an adieu.
BROKEN DREAMS
Francesco Gavatorta | @fRa_gAv
Etichette:
campionato
,
elezioni 2013
,
fli
,
francesco gavatorta
,
giannino
,
Ingroia
,
jacopo paoletti
,
lega
,
maria petrescu
,
monti
,
pagellone
,
pd
,
pdl
,
rivoluzione civile
,
scelta civica
,
udc
martedì 26 febbraio 2013
#Elezioni2013: in direzione ostinata e contraria
Assolutamente impreparata a uno scenario di questo tipo (mai trascurare la legge di Murphy!), avevo in mente tutto un altro articolo, ma visti i risultati cercherò di evitare l’ennesima analisi dei numeri e delle possibili alleanze.
Mille pensieri mi son passati per la testa nelle ultime ventiquattro ore. Anzi, a dirla tutta, negli ultimi mesi.
Da sempre affezionata alla politica tout court, ho sempre pensato di vivere in un paese che mi stava stretto: diseguaglianza sociale, mancanza di diritti civili, arroganza e corruzione.
Eppure, durante ogni campagna elettorale, che per me è sempre stato un continuum e mai un preciso momento dell’anno, quel pensiero mi ha sempre dato la forza di battermi per delle idee e dei programmi.
Ogni volta che ho tolto dal ripiano del mio scaffale la mia tessera elettorale, mi son sentita sempre parte di un qualcosa, motore di un cambiamento. Tuttavia l’indomani del voto non ha mai rispecchiato le aspettative della vigilia. Nelle ore successive agli spogli rabbia e amarezza si fondevano, un po’ per il dubbio di non aver fatto abbastanza, un po’ per la consapevolezza di esser sempre parte della minoranza.
Di una cosa sono certa: tra i miei stati d’animo non era presente la “speranza”. Son passati esattamente trentacinque mesi dal giorno in cui smisi di usare questa parola : accadde subito dopo un profondo intervento trasmesso a Rai Per Una Notte di Mario Monicelli, artista e uomo a cui devo tutta la mia stima. La speranza, anzi la falsa speranza di queste elezioni era racchiusa nelle promesse di restituzione IMU, nelle urla populiste, nell’ idea che si potessero raggiungere degli obiettivi aggirando la legge e calpestando la democrazia, senza pagarne le conseguenze.
Sarà per colpa di questa falsa speranza, dello scarso interesse a smascherarla, che il risultato elettorale fa si che oggi l’Italia si debba preparare ad affrontare una situazione di instabilità precaria, in balia di un Parlamento frazionato e difficilmente propenso al compromesso per il bene del paese.
Noi potevamo fare di più, potevamo esser diversi, potevamo accogliere più giovani, potevamo esser più esperti, potevamo esser più comunicativi, potevamo evitare di porci sulla difensiva o forse potevamo rinunciare all’ idea di una base solida e solidale in nome di un leader carismatico capace di trascinare maggiormente le masse.
Potevamo esser qualsiasi cosa: ma probabilmente niente avrebbe convinto la maggioranza degli italiani dell’ importanza della competenza e della responsabilità verso il paese, del valore dell’onestà in campagna elettorale e nella vita in generale, della bellezza della diversità delle persone ma dell’uguaglianza dei loro diritti.
Sinceramente, non riesco ad avere rammarico nei confronti di queste elezioni: ho visto donne rivoltarsi contro la violenza quotidiana subita dai propri compagni, anziani entusiasti di partecipare alla vita politica per il bene dei propri nipoti, piccoli imprenditori sostenuti dai propri concittadini nella loro lotta alla mafia, omosessuali fiduciosi della realizzazione di un futuro col proprio partner garantito da diritti oramai riconosciuti nella maggior parte delle democrazie occidentali, ragazzi che si sentono italiani desiderosi di poter un giorno esser accolti con più affetto nel nostro paese senza essere chiamati, peraltro erroneamente, immigrati.
E se politica significa amministrazione della città (o del paese, nel nostro caso) per il bene di tutti, non importa quante campagne elettorali perderò, quanta rabbia accumulerò, quante delusioni politiche avrò, quante volte dovrò restare minoranza: non scenderò a compromessi su questi temi soltanto perché la maggior parte dei miei concittadini non è ancora pronta a un cambiamento simile, alla mia piccola rivoluzione.
Per questo motivo, in vista del vostro cambiamento e in attesa di nuove elezioni (che, ahinoi, si svolgeranno ben presto), oggi porterò una maglietta a cui tengo particolarmente, mostrando a testa alta dove volgo il mio sguardo rispetto alle vostre idee: in direzione ostinata e contraria.
Veronica Orrù | @verocrok
In opposite and obstinate direction
I was absolutely unprepared to a scenario like this one (never underestimate Murphy's law!), I had a totally different article in mind, but given the results, I'll try to avoid yet another analysis of numbers and possible allegiances.
A thousand thoughts have gone through my head during the last 24 hours. Actually the last few months, to be honest.
I've always been affectionate to politics tout court, I've always thought I live in a country which is too small for me: social inequality, lack of civil rights, arrogance and corruption. And yet, during each elections campaign, which for me has been a continuum and not just a precise moment of the year, that thought has always given me the strength to fight for ideas and programs.
Every time I took out from the drawer my elections card, I've always felt part of something, engine of change. However the day after the vote has never reflected the expectations of the eve. During the following hours, anger and bitterness fused together, a little for the doubt for not having done enough, a little for the awareness that I've always been a part of the minority.
Of one thing I am certain: there was no "hope" among my feelings. Thirtyfive months have passed since I've stopped using that word: it happened right after a deep intervention aired by Rai Per Una Notte by Mario Monicelli, artist and a man I owe all of my esteem to. Hope, or the false hope of these elections was closed inside the promises of giving back the IMU, the populist shouts, the idea that we could reach goals by not respecting the law and disrespecting democracy, without paying any consequences.
Maybe it's because of this false hope, of the scarce interest in unveiling it, that the elections result constrains Italy to prepare to face a situation of instability, in the hands of a fractioned Parliament and hardly open to compromise for the good of the country.
We could have done more, we could have been different, we could have received more young people, we could have been more expert, more communicate, avoid putting ourselves on the defensive or maybe we could give up the idea of a solid base in the name of a charismatic leader capable of moving the masses more.
We could have been anything: but probably nothing would have convinced the majority of Italians of the importance of competence and responsibility towards the country, of the value of honesty in elections campaign and in life in general, of the beauty of diversity of people, but of the equalness of their rights.
Honestly, I can't be sorry towards these elections: I've seen women revolt against the daily violence suffered on the hands of their lovers, old people enthusiastic for participating in the politic life for the good of their grandchildren, small entrepreneurs sustained by their fellow town citizens in their fight against mafia, homosexuals confiding in the realization of a future with their partner guaranteed by rights that are now recognized in the majority of western democracies, young people who feel Italian willing to be one day received with more affection within our country without being - wrongly - called immigrants.
And if politics means administration of the city (or the country, in this case) for the good of everyone, it doesn't matter how many elections campaigns I will lose, how much anger I will accumulate, how many political disappointments I'll have, how many times I'll have to remain in minority: I won't compromise on these topics only because the majority of citizens still isn't ready to a change, to this small revolution.
For this reason, in anticipation of your change and waiting for new elections (which unfortunately will happen soon enough), today I will wear a t-shirt which I care particularly about, showing where I direct my eyes compared to your ideas: in obstinate and opposite direction.
Veronica Orrù | @verocrok
Etichette:
beppe grillo
,
elezioni 2013
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
maria petrescu
,
partito democratico
,
Veronica Orrù
lunedì 25 febbraio 2013
#Elezioni2013: l'Italia che verrà
"E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"
Mi era impossibile non iniziare questo post con una breve citazione di Sandro Pertini. Mi era impossibile perché ieri, il primo giorno di questa ennesima tornata elettorale, cadeva, per un gioco della storia, l'anniversario della sua morte.

Nonostante le belle parole iniziali però c'è da annotare la cronaca politica, anzi, elettorale di queste ore. Partendo dai dati pervenuti sull'affluenza alle urne che pare aver subito una flessione rispetto al 2008. Non è un segnale bellissimo. C'è chi propende ad attribuirne le cause al mal tempo - è la prima volta che si vota in inverno- ma il motivo reale è quasi certamente da ricercare nella sfiducia in questa politica e nella mancanza di prospettive lasciata sul campo da una delle campagne elettorali più deludenti e prive di contenuti degli ultimi anni.
Nelle ultime ore abbiamo assistito a tutto e di più e a nulla di diverso da quanto ci aveva accompagnato negli scorsi mesi. Con un Berlusconi che, dimostrando per l'ennesima volta la totale mancanza di rispetto per le regole è venuto meno al silenzio elettorale, a poche ore dal voto. Silenzio interrotto per lanciare l'ennesimo attacco alla magistratura accomunata per l'ennesima volta ad una cricca di mafiosi, anche peggio. Un Berlusconi che riesce a farsi contestare (dal movimento femminista Femen) anche al seggio nell'esercizio del voto. Episodio che chi vi scrive ritiene inutile e fuori luogo in questo caso e che tutto sommato lascerà la sua mediocre traccia sbiadita negli annali.
Abbiamo assistito alla ingombrante pochezza di alcuni elettori che, come la politica insegna da anni, hanno ben pensato di contravvenire ad alcune basilari regoline: tipo non fotografare e pubblicare nell'universo web il voto appena espresso. E poco importa il fatto che siano del M5S (gli stessi che in molti casi, e non discuto la buona fede, si sono dannati a motivare la loro salivazione perché, gli era stato detto, era il magico strumento per attivare la matita copiativa in modalità antibroglio - racconta la vicenda molto bene Carlo Gubitosa qui), quello che importa è l'atto, l' arroganza che non è, mi dispiace dirlo, prerogativa degli appartenenti al movimento, ma distintivo ormai da anni di una società (di una parte di essa quantomeno) che poi per un ventennio ha dimostrato la sua natura anche sulla base delle scelte politiche.
E' un paese che ha ancora molta strada da fare. Siamo una Repubblica tutto sommato giovane all'interno di una comunità europea ancor più giovane. L'auspicio è quello, sempre lo stesso: prima o poi impareremo dai nostri errori. Ma il tempo a disposizione è quello che è ormai. E il rischio di fare traversa e finire fuori dai giochi è alto.
Pertini, che citavano all'inizio, trova ampio spazio nelle sue parole per i giovani a cui chiedeva di difendere quelle posizioni che loro, la sua generazione, aveva conquistato. Chiedeva di difendere la Repubblica e la democrazia. Quegli stessi giovani che oggi che che se ne pensi, dimostrano di avere una gran sete di democrazia e partecipazione politica, sociale, civile, ma che oggi sono tagliati fuori da una società che fatica ad integrarli, a trovare lo spazio per investire sul futuro. Dall'istruzione, di cui si attende sempre una esemplare ristrutturazione degna di un paese civile, al mondo del lavoro che oggi non lascia loro aperta nessuna porta. Nemmeno quando si tratta della democratica partecipazione al voto, diritto dovere sancito dalla costituzione. Lo abbiamo visto nel caso degli studenti erasmus costretti ad inscenare una elezione di protesta per far sentire la loro voce.
E' in questo panorama, tra disillusione e acqua alla gola, necessità di cambiamento e lungimiranza che tra ieri e oggi sceglieremo chi dovrà governare nel prossimo futuro questa "ragazza in coma", nella speranza che non sia irreversibile.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Elections 2013: the Italy that will be
"So the appeal to young people is this: try to be honest, first of all. Politics must be done with clean hands. If there's a scandal, if there's someone who makes scandal, if there's someone who uses politics for personal, dirty interests, then they must be condemned."
It was impossible for me not to start this post with a short quotation by Sandro Pertini. It was impossible because yesterday, the first day of this new elections round, was - for a strange game of history - the anniversary of his death.
It was impossible because those words, like many others he uttered, are more than ever current. Because today as yesterday unemployment and youth disillusion are kings and politics, once again, doesn't learn. Because in the future Parliament there will be many young people who, I hope, will be a healthy seed planted for a good future.
In spite of the nice initial words we must take note of the political chronicle, or elections chronicle of these hours. Starting with the data on the percentage of voters, which seems to have suffered a diminishing trend in comparison with 2008 (even though we'll have to wait for the closing of the votations to have a good scenario). It's not a good sign. Someone tends to give the responsibility to the bad weather - it's the first time we vote in winter - but the true reason is almost certainly to be found in the lack of trust in this politics and the lack of perspectives left behind by one of the most disappointing and empty election campaigns of the last few years.
During these hours we've seen everything, and nothing different than what had accompanied us during the last months. With a Berlusconi who, proving for yet another time that he has ne respect for rules, has broken the elections silence, just a few hours from the votation. A silence broken to launch another attack to the judges, which has been compared again to a group of mafia men, or worse. A Berlusconi who manages to get contested (by the Femen femminist movement) even outisde a voting section. An episode which who is writing believes is useless and tasteless and that will probably leave a mediocre trace in history books.
We've assisted to the uncomfortable mediocreness of some voters who, as politics has been teaching for years, have thought it would be a good idea not to respect a few basic rules: like not to photograph and publish their vote online. And it doesn't matter that they're from M5S (the same ones who have stimulated their saliva production because that supposedly was the magical tool to activate the pencil they were given to vote), what matters is the act, the arrogance which isn't - and I'm sorry to say this - a prerogative of those following the movement, but distinctive of a society which for 20 years has proven its nature even with its political choices.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Etichette:
contepaz83
,
elezioni
,
elezioni 2013
,
Erasmus
,
Femen
,
italia
,
matteo castellani tarabini
,
politica
,
Silvio Berlusconi
venerdì 22 febbraio 2013
#Elezioni2013: l'importanza di non farsi chiamare mafioso
Il 6 dicembre 2012 i giudici del tribunale di Milano hanno condannato 40 persone nell’ambito del maxi-processo alla ‘ndrangheta in Lombardia scaturito dall’operazione Crimine-Infinito del luglio 2010.
Quel giorno ero presente in aula e con altri colleghi abbiamo portato a casa un file audio interessante, inquietante e che apre a una riflessione che dovrebbe accompagnarci alle urne, per chi ci andrà, in questa tornata elettorale.
Al termine della lettura del dispositivo da parte del giudice Anna Balzarotti, si sono sollevate le proteste dei parenti degli imputati e ovviamente degli imputati stessi. Urla e scene a cui sono più o meno abituati i cronisti giudiziari, oggi come oggi anche a Milano.
Niente di nuovo sotto il sole, se non che l’attacco più forte da parte dei detenuti sia arrivato nei confronti di Regione Lombardia, costituita parte civile e destinataria di un risarcimenti danni di 1 milione e 200 mila euro. Erano quelle le settimane in cui deflagrava anche il caso Zambetti, arrestato per voto di scambio con esponenti proprio della’ndrangheta ed assessore alla Casa in giunta Formigoni, e altre storie poco edificanti a livello nazionale fatte di mafia e politica e di latrocini pubblici.
«Regione Lombardia - si alzava l’urlo dalle gabbie e tra i famigliari degli imputati - siete dei ladri, i mafiosi siete voi, i mafiosi che si costituiscono parte civile!». Ecco, sentendo quelle parole dagli imputati e leggendo le cronache politiche del periodo si palesava che la politica offriva però il fianco a insulti di questo genere.
Da qui un sollecito ai partiti, ma anche agli elettori, perché fino a che un mafioso potrà permettersi di esclamare frasi come questa, e fino a che la politica permetterà di farlo, trafficando di fatto con esponenti della criminalità organizzata, come sarà possibile dire di voler contrastare la mafia davvero?
Da qui “l’importanza di non farsi chiamare mafioso” e di non poter essere indicato come tale, permettendo che l’affermazione che configuri un politico o un rappresentante delle istituzioni come mafioso, diventi un insulto e non più una mezza verità.
Certo, sarà difficile in un Paese dove giovani sindaci dichiarano di aver partecipato a cene elettorali di dubbio spessore con personaggi storicamente riconducibili alle cosche dicendo di non avere sentore della cosa e che comunque, si «partecipa a più cene elettorali possibili» per fare incetta di voti. Poi da chi ci si reca per andarli a trovare quei voti non ha importanza.
Il voto, e la preferenza danno la possibilità ai cittadini onesti di evitare che la politica nazionale e locale possa prestare il fianco a situazioni e parole come quelle emerse in sede della sentenza che citavamo sopra.
Paolo Borsellino diceva che «il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più forte di qualsiasi lupara, è più affilata di un coltello». Una matita da usare bene, per chi la userà. Anche se non sarà facile. Per niente.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
The importance of not being called a mafia man
On December the 6th 2012, the judges of the Milano Court have condemned 40 people in the maxi-trial against mafia in Lombardy, which as a direct consequence of the Infinite Crime operation in July 2010.
That day I was present in court and with other colleagues we took home an audio which is quite interesting, worrying and which opens the path to some insights that should be with us at the elections, for those who will vote.
After the verdict was read by the judge Anna Balzarotti, there have been quite a few protests from the relatives of the condemned and obviously from the condemned themselves. Shouting and screaming which judiciary journalists have grown accustomed to, by now, in Milan.
Nothing new, if not that the strongest attack from the accused was towards the region of Lombardy, which constituted itself as civil part to get the damages of 1 milion and 200 thousand euro. Those were the weeks when the Zambretti case was exploding, arrested for buying votes from the exponents of the Mafia under the Formigoni direction, and other stories that are not quite very instructive at a national level, made of mafia and politics and public stealing.
"The Region of Lombardy - the shouting from the cages and among the families of the accused - you are the thieves, you are the mafia, the ones who constitute themselves as civil part!". So, hearing those words from the accused and reading the political chronicles of the time it was clear that politics actually offered its side to these kinds of accusations and insults.
From here a request to parties rises, but also to voters, because until a mafia man will be permitted to utter words like these, and until politics will allow it to happen, trafficking with exponents of organized crime, how will it be possible to really contrast the mafia?
From here "the importance of not being called a mafia man", and not be pointed out as one, and making sure that calling a politician or an institutions representative a mafia man can only be an insult and not a half truth.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Etichette:
elezioni 2013
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
luca rinaldi
,
mafia
,
maria petrescu
,
maxiprocesso
giovedì 21 febbraio 2013
Se 5 stelle vi sembran poche
In questi giorni mi son capitati sotto gli occhi un paio di articoli che mi hanno sinceramente preoccupato. Sia Affari Italiani, sia Giornalettismo hanno pubblicato dei rumors raccolti in ambienti vicini al Partito Democratico che fanno un’analisi dei possibili movimenti elettorali verso il Movimento 5 Stelle, da questa settimana fino al voto.
Pare che da via del Nazzareno siano convinti che tutti i voti che Grillo poteva prendere al Pd li abbia già presi. Se il 5 Stelle dovesse crescere ancora lo farà esclusivamente a scapito del Pdl e della Lega Nord, intaccando il loro consenso e rendendo così più agevole la vittoria del centrosinistra non solo alla Camera, ma anche al Senato.
Rileggendo gli articoli ho notato che non erano firmati e che erano pieni di virgolettati ma non c’era neanche un nome e cognome a cui potessero essere riferiti. Insomma, potevano benissimo essere pezzi costruiti su chiacchiere da bar raccolte qua e là. Invece ho potuto verificare di persona che amici e conoscenti, molto più addentro al Pd di quanto non lo sia io, la pensano allo stesso modo; si sta facendo largo l’idea che, con un po’ più fatica del dovuto e meno vantaggio di quello che ci si poteva attendere, tutto sommato le elezioni siano già vinte e che Grillo, anche se prenderà un sacco di voti, sarà un problema più di Berlusconi che non di Bersani.
Ora, io mi auguro che queste voci trovino conferma lunedì 25, ma a sentir l’aria che tira qualche dubbio mi viene. Al di là delle piazze stracolme (o quasi) ad ogni comizio di Grillo, o della presenza massiccia del Movimento sui social media, è evidente che le proposte di Grillo stanno facendo presa. Il referendum sull’Euro, l’abolizione del finanziamento pubblico ai giornali, la privatizzazione di due canali della Rai, il taglio dei costi della politica e la rinuncia ai rimborsi elettorali sono temi entrati nel dibattito politico. Per non parlare poi degli investimenti sulla banda larga o sulla green economy. Gran parte dei temi sollevati da Grillo sono presenti anche nel programma del centrosinistra, e non da oggi; alcune cose sono delle proposte su cui fare delle riflessioni, tante altre sono semplicemente sparate populiste irrealizzabili (come spiega bene Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano).
Se fossi in Pierluigi Bersani lascerei da parte la calcolatrice ed eviterei di mettermi a fare il toto ministri, come se tutto fosse già decisivo. Qualche giorno fa Francesco Costa su Il Sole 24 Ore illustrava molto bene come in Italia i voti in movimento da uno schieramento all’altro siano molto pochi. Esistono molti indecisi, che però non sono tali nel senso che non sanno per chi votare, ma non sanno se andare a votare per chi vorrebbero. In quest’ottica, il fatto che a una settimana dal voto ci sia ancora oltre il 30% dell’elettorato potenziale che si dice indeciso può rappresentare un’insidia per il centrosinistra perché temo che molti di quegli elettori non sanno bene se non fidarsi di nessuno o di chi promette di far saltare il banco.
C’è anche un precedente che dovrebbe far pensare. Nel 2008 tutti i sondaggisti quotavano la Lega Nord intorno al 4%. Quando si scrutinarono le schede però i voti raddoppiarono e il partito di Bossi chiuse al 8,3%. Quelli che però oggi possono sembrare “tatticismi”, domani diventeranno nodi politici da sciogliere. Come si relazionerà il futuro governo con il secondo movimento politico del paese? Avrà il coraggio, e i numeri, per fare da subito delle scelte significative e popolari come la riduzione dei costi della politica, o una modifica seria della legge elettorale e del conflitto di interessi? Metterà in agenda una riforma del mercato del lavoro, o trovare le tutele necessarie per i tanti lavoratori esodati? Riuscirà a vincere le resistenze delle tante forze politiche contrarie all’istituzione di diritti civili che in altri paesi occidentali sono all’ordine del giorno da anni?
Se lo farà, non solo accrescerà il consenso nel Paese ma metterà i parlamentari grillini di fronte a una scelta. Se essere fedeli ai loro elettori e ai loro programmi oppure a chi li ha candidati. Scelta che potrebbe rivelarsi molto scomoda e che metterebbe a nudo il populismo a 5 Stelle.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
If 5 stars aren't enough
About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.
Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.
The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.
The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.
Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.
Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.
Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.
Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
Etichette:
beppe grillo
,
elezioni 2013
,
jacopo suppo
,
movimento 5 stelle
,
movimento cinque stelle
,
parlamento
mercoledì 6 febbraio 2013
50 domande a @OGiannino in vista delle #elezioni2013
Qualche settimana fa abbiamo chiesto ai nostri lettori quali domande vorrebbero fare al Prof. Oscar Giannino, nel caso avessimo la possibilità di intervistarlo. Sono arrivate numerose domande, che coprono un ventaglio molto ampio di temi.
Oscar Giannino, laureato in giurisprudenza, inizia l'attività politica nel Partito Repubblicano Italiano (PRI), nel quale diventa segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana e, in seguito, membro della direzione nazionale e portavoce del partito durante la segreteria di Giorgio La Malfa. Il 2 gennaio 2013 annuncia la candidatura a Presidente del Consiglio dei Ministri a capo della lista Fare per Fermare il Declino, avendo come avversari Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Beppe Grillo e Antonio Ingroia.
Le domande sono fortemente incentrate sugli aspetti economici e sulle politiche sociali che un eventuale governo Giannino metterebbe in atto. In primo luogo vengono richiesti ulteriori dettagli riguardo alla riduzione della spesa pubblica, del debito pubblico e delle modalità con cui verrebbero attuate le dismissioni del patrimonio pubblico. Sul sito di Fare per Fermare il Declino, la prima delle 10 proposte del programma è:
"Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse."
"@intervistato: #intervistatu #Giannino" Posizione su scuola pubblica o privata? Ricetta per la sanità?
— valentino ferrara (@IngFerrara) 17 gennaio 2013
Non sono mancate domande sul lavoro, a partire dall'ipotesi di un modello flexicurity, fino a parlare di esodati e disoccupazione giovanile.
.@skytg24 #precari: crede che sia possibile un modello di #flexicurity italiano, in ottica di un'armonizzazione europea? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Vi sono anche 10 domande focalizzate sull'agenda digitale italiana, con focus specifici sulle infrastrutture e il sostegno economico alle aziende innovative.
@intervistato #intervistatu #giannino Modifichereste l'art 67 della Cost obbligando al vincolo di mandato pena l'espulsione dal parlamento?
— Clo D. King(@Clo_D_King) 18 gennaio 2013
Diverse domande invece sono concentrate sui diritti civili, come matrimonio gay, unioni civili, la possibilità, per le coppie omo, di adottare bambini, ma anche il diritto di voto per i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia e le tempistiche per quanto concerne la concessione della cittadinanza a coloro che la richiedono.
.@skytg24 #immigrazione: sarà possibile garantire tempi certi per la concessione della #cittadinanza italiana? #IlConfrontoSkyTG24
— Maria Petrescu (@sednonsatiata) 25 gennaio 2013
Moltissime domande, inoltre, sono incentrate sull'opportunità o meno di vedere FARE schierata nel centrodestra insieme al PDL, e il perché della decisione di fare un movimento indipendente che probabilmente prenderà (relativamente) pochi voti invece di contaminare positivamente schieramenti più grandi.
@intervistato @ogiannino vorrei sapere cn k criteri d trasparenza e controllo verranno gestite le donazioni a #Fare? #intervistatu #Giannino
— AlessandroAschettino (@alecsaske) 21 gennaio 2013
Inoltre sono arrivati diversi quesiti legati al processo di integrazione europea e la possibilità di arrivare agli Stati Uniti d'Europa sul modello di Spinelli.Naturalmente queste sono solo alcune delle domande, vi invito a visionare lo Storify e condividere questo post per invitare il Prof. Giannino a rispondere.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Etichette:
domande
,
economia
,
elezioni
,
elezioni 2013
,
fare
,
fare per fermare il declino
,
intervista
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
maria petrescu
,
Oscar Giannino
,
politica
domenica 3 febbraio 2013
#Elezioni2013: i candidati premier, in pillole
La campagna elettorale per queste elezioni 2013 ha fatto emergere sei potenziali leader che aspirano alla carica di Presidente del Consiglio, o comunque a far sì che il proprio partito o movimento ottenga la maggioranza alle urne.

Vi proponiamo dunque di seguito i nostri tentativi monografici per ognuno dei candidati, nella speranza che possano essere utili per coloro che devono ancora definire la propria posizione, oppure che semplicemente vogliono approfondire le loro conoscenze sul proprio candidato.
Berlusconi, Silvio: detto "il Cavaliere", può essere definito politicamente un popolare (anche se forse, sarebbe più adeguato populista, visto il regime contenutistico); oltre ad essere noto imprenditore e tra gli uomini più ricchi d'Italia (ci sono ancora molti dubbi sulle modalità con cui ha costruito il suo cospicuo patrimonio famigliare e personale), è stato de facto il padre putativo della TV privata italiana, nonché noto costruttore edile (nonché palazzinaro del milanese, vedi Milano 2).
Amico storico di Craxi e del socialismo di suo stampo, e dei più discutibili leader internazionali degli ultimi decenni (da Putin a Gheddafi a Ben Ali), è stato al timone politico dell'Italia per vent'anni nel dopo Tangentopoli, prima con Forza Italia, poi con la Casa delle libertà, infine con il Popolo della Libertà. Con il suo partito persona ha avuto maggioranze probabilmente mai ottenute prima in questo Paese, che gli hanno permesso di proporre e far approvare numerose leggi definite "ad personam" attraverso le quali è uscito praticamente indenne da condanne effettive legate agli innumerevoli procedimenti giudiziari a suo carico. Può essere ritenuto storicamente uno dei maggiori responsabili del dissesto politico, economico, sociale e culturale di questo Paese, prima con la televisione, poi con la politica.
Conosciuto all'estero per le gaffe internazionali (dalla Merkel "culona", poi smentita, allo Schulz "kapo" direttamente in una seduta del Parlamento Europeo), il bunga bunga e per le vicende legate alla presunta "nipote di Mubarak", de facto mai realmente esistita in quanto tale. La sua democrazia televisiva può essere ritenuta la prima dittatura morbida basata sul controllo diretto ed indiretto del sistema dell'informazione e di parti considerevoli del sistema economico italiano.
La sua proposta per colmare il debito pubblico italiana si concretizza nella possibile introduzione di nuovi giochi di stato e tasse su alcool e tabacchi. Vuole abolire l'IMU sulla prima casa e restituire l'importo già versato dai cittadini che l'hanno pagata nel 2012 (rimane non chiaro il modo in cui riuscirà a finanziare questo provvedimento).
- Sito web partito: Partito della Libertà
- Sito web personale: Forza Silvio
- Programma politico
Bersani, Pierluigi: la sua militanza politica ha inizio da giovanissimo nell'allora Partito Comunista Italiano degli Anni 80. Figlio dell'ormai arcinoto benzinaio di Bettola, è un politico italiano e dal 2009 segretario del Partito Democratico. E' stato Presidente della Regione Emilia-Romagna, Ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato nei primi governi di Prodi e D'Alema, Ministro dei Trasporti e della Navigazione nei secondi governi di D'Alema e Amato e Ministro dello Sviluppo Economico nel secondo governo Prodi.
È ora candidato premier per il centro-sinistra (Italia Bene Comune, ovvero la piattaforma elettorale e programmatica di PD + SEL), dopo aver vinto le primarie del 2012 contro Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci. Bersani si presenta alle elezioni politiche del 2013 con un programma molto dettagliato nelle intenzioni, ma probabilmente molto poco nel merito e nelle modalità di attuazione. Le dichiarazioni d'intenti contenute nei testi programmatici sono sicuramente interessanti, ma povere purtroppo di concretezza, questo sia se si prende in considerazione la Carta d'Intenti di "Italia Bene Comune", che il programma "Italia Giusta", proprio del Partito Democratico. La linea economica del PD per la riduzione del debito pubblico non è sicuramente uniforme, chiara e condivisa fra tutti gli esponenti del partito.
In generale si tratterebbe di un taglio ai costi della politica e alle istituzioni sia centrali che periferiche, dismissioni di immobili, asta per le frequenze televisive, liberalizzazioni (in continuità con il primo pacchetto Bersani), lotta all'evasione fiscale, imposta ordinaria su grandi valori immobiliari (patrimoniale progressiva, sempre di natura comunale in sostituzione/integrazione all'IMU), contributo di solidarietà dai capitali scudati. Non chiara la posizione sull'eventuale introduzione del reddito di cittadinanza ed effettiva riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro (soprattutto per l'onerosa copertura di bilancio per questi interventi, nonostante il loro possibile effetto positivo sui consumi).
- Sito web partito: Partito Democratico
- Sito web personale: Bersani 2013
- Programma politico
Monti, Mario: oggi Senatore a vita su nomina presidenziale, è stato l'uomo in loden e professore di estrazione bocconiana chiamato da Napolitano alla conduzione del governo dei tecnici, che avrebbe dovuto sanare i conti del nostro Paese. Definito come "estraneo alla politica", in realtà ha rivestito incarichi di rilievo anche in passato in commissioni parlamentari, era stato avvicinato già della politica negli Anni 80 da De Mita e Amato sempre in tema di debito pubblico nel Comitato Spaventa.
E' stato international advisor per Goldman Sachs e Senior European Advisory Council di Moody's, solo per citarne alcune (come perfino advisor in Coca Cola Company). Sempre negli Anni 80 è stato membro del consiglio di amministrazione della Fiat Auto S.p.A. e della Banca Commerciale Italiana. Come commissario europeo nell'Europa di Prodi, ha inaugurato il procedimento contro la Microsoft (tuttora in corso) e ha bloccato nel 2001 la proposta di fusione tra General Electric e Honeywell, considerata contraria alle normative antitrust. Oggi è alleato con Casini e Fini, con l'imprimatur del Vaticano (e di Montezemolo) e candidato premier, quasi una riedizione dei democristiani in salsa pseudo liberale europeista. Durante il suo governo (non suffragato dalle urne) è comunque aumentato il debito pubblico ed è calata la produzione industriale. In compenso però, è sceso lo spread tra BTP italiani e Bund tedeschi.
E' conosciuto all'estero come amico dell'Europa e competente tecnico vicino al mondo delle finanza e delle banche. E' stato in tempi non sospetti sostenitore di Berlusconi e della sua prima discesa in campo. La sua ricetta per ridurre il debito si basa sul proseguimento delle misure di austerity, coadiuvate da una possibile riduzione delle tasse nel medio lungo periodo e sul controllo e la relativa riduzione di spesa spostando risorse verso la crescita. Ancora è poco chiara l'effettiva sostenibilità, fattibilità e merito di tali interventi.
- Sito web lista: Scelta Civica
- Sito web personale: Agenda Monti
- Programma politico
Grillo, Beppe: comico genovese scoperto da Pippo Baudo negli Anno 80 e da allora noto personaggio televisivo italiano. Cavalcando l'idea della democrazia diretta e partecipativa dal basso attraverso la Rete, ha dato vita, assieme all'agenzia di marketing e comunicazione di Gianroberto Casaleggio (che ne è probabilmente il vero deus ex machina) un movimento di natura personalistica con dinamiche democratiche interne spesso discutibili (vedi le epurazioni senza appello da parte di Grillo di alcuni militanti del Movimento 5 Stelle). Il suo linguaggio è spesso violento e populista sull'onda dell'antipolitica, con contenuti frequentemente antipartitici e antisindacali.
I temi del movimento vanno dalle condivisibili battaglie a favore delle rinnovabili alle strampalate teorie complottiste sulle scie chimiche. Tanto per capirci. Va detto che il Movimento 5 Stelle è l'unica organizzazione politica di rilevanza nazionale a non prendere parte ad alcuna forma di finanziamento pubblico alla politica e che si sostiene con le sole forze economiche dei militanti e di Grillo/Casaleggio. Inoltre i suoi candidati non devono aver subito condanne in via definitiva, non possono essere stati eletti per più di due mandati e devono essere residenti nel comune per il quale sono candidati. Grillo tecnicamente non è il candidato premier del M5S (al momento non sono chiari i meccanismi interni al movimento che permetteranno di scegliere chi potrebbe essere realmente il candidato, visto anche che nei fatti il premier è scelto dal Presidente della Repubblica sulla base del voto popolare).
Anche il M5S prevede la riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi (non meglio precisati) e con l'introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l'accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari, oltre ad un dettagliato programma economico che include provvedimenti che spaziano dall'introduzione della class action all'abolizione della legge Biagi fino al divieto di incroci azionari tra sistema bancario e il sistema industriale.
- Sito web movimento: Movimento 5 Stelle
- Sito web personale: Beppe Grillo
- Programma politico
Giannino, Oscar: è professore e giornalista, ha militato nel Partito Repubblicano ai tempi di La Malfa di cui è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana negli Anni 80. E' stato in tempi non sospetti anche sostenitore di Berlusconi di cui oggi è però forte oppositore.
Indubbiamente liberale, punta alla riduzione del debito pubblico attraverso dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico italiano. Ha pubblicato online, attraverso "FARE per fermare il declino" un articolato programma volto appunto al taglio della spesa pubblica e al rientro del deficit tra debito e PIL. Tra le varie misure previste, ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni, ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali, sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti.
E' promotore di una legislazione organica sui conflitti d'interesse (probabilmente fra i pochi candidati a sostenerlo apertamente ed in campagna elettorale). E' spesso ricordato per il suo "particolare" vestiario.
- Sito web movimento: FARE per Fermare il declino
- Programma politico
Ingroia, Antonio: è un magistrato, giornalista e politico italiano, dal 22 dicembre 2012 è in aspettativa per motivi elettorali come candidato premier e leader della lista Rivoluzione civile. E' stato magistrato della Procura di Palermo dove, nelle vesti di pubblico ministero, ha portato avanti, tra gli altri, i noti processi a carico di Marcello Dell'Utri e recentemente quello sulla Trattativa Stato-Mafia. Ha fatto parte del pool di Falcone e Borsellino fino alle omonime stragi. Diviene pubblico ministero della Procura antimafia con Gian Carlo Caselli proprio nel 1992.
Ingroia ottiene una prima condanna per Dell'Utri nel 2004 a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, confermata in appello il 29 giugno 2010 con una riduzione di due anni; Dell'Utri è però assolto per le condotte successive al 1992, poiché i giudici hanno giudicato non provato il "patto di scambio" politico-mafioso con Cosa Nostra. Durante l'indagine preliminare fu indagato anche Silvio Berlusconi, ma poi la sua posizione fu archiviata. Il 24 luglio 2012, in merito all'indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 indagati con l'accusa di "concorso esterno in associazione mafiosa" e "violenza o minaccia a corpo politico dello Stato": i politici Calogero Mannino e Marcello Dell'Utri, gli ufficiali Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Bernardo Provenzano, il collaboratore Massimo Ciancimino (anche "calunnia") e l'ex ministro Nicola Mancino ("falsa testimonianza"). Per un brevissimo periodo ha diretto in Guatemala un'unità di investigazione per la lotta al narcotraffico, su incarico dell'ONU.
E' l'unico ad avere nel programma elettorale un chiaro riferimento alle politiche antimafia. Poco chiaro invece, nel concreto, il suo programma di politica economica.
- Sito web lista: Rivoluzione Civile
- Programma politico
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
The elections candidates: a brief presentation
The elections campaign for the 2013 elections has collected six potential leaders who aspire to the charge of President of the Council of Ministers, or to make their party or movement get the majority at the voting booth.
They are six extremely heterogeneous figures, with political, cultural and social backgrounds that are very different from one another, so different that they make the choice for the undecided even more complicated.
So we propose here our attempts to a monography for each of the candidates, hoping that they might be useful to those who must still define their position, or that simply want to better their knowledge of their candidate.
Berlusconi, Silvio: also called the "Chevalier", he can be defined politically a popular (even though maybe it would be more adequate to call hima populist, given the content he proposes); beyond being a renown entrepreneur, and among the richest people in Italy (there are still many doubts on the modalities he used to build his conspicuous family and personal patrimony), he's been the father of the private Italian TV, and renown builder (especially in the Milan area, see Milano 2).
Historical friend of Craxi and his socialism (and of several dubious leaders of the last decades, such as Gaddafi, Putin and Ben Ali), he has been at the political wheel of Italy in the twenty years after Tangentopoli, first with Forza Italia, then with the Casa delle Libertà, and finally with the People of Freedom. With his persona party he has obtained majorities never seen before in this country, which have allowed him to propose and approve numerous laws defined as "ad personam", through which he has emerged unscathed by effective verdicts against him in the countless trials against him. He can be defined as one of the main responsibles for the political, economical, social and cultural instability of the country, first with television, then with politics.
Known abroad for his international gaffes (from the "unfuckable lard-ass" Merkel to the Schulz "kapo", right during a session of the European Parliament), the bunga bunga and the issues related to the alleged "niece of Mubarak", never actually existed. His television democracy can be considered the first soft dictatorship based on the direct and indirect control of the information system and of considerable parts of the Italian economical system.
His proposal for the Italian public debt is based on the introduction of new State regulated gambling games and taxes on alcohol and tobacco. He wants to abolish the IMU on the first home, and give it back to the contributors who have paid it in 2012, although it is not clear how he intends to finance this move.
Bersani, Pierluigi: his political activism started when he was very young in the Italian Communist Party of the 80s. Son of the now famous Bettola gas station owner, he is an Italian politician and secretary of the Democratic Party since 2009. He has been President of the Emilia Romagna region, Minister of Industry, Commerce and Artizans during the first Prodi and D'Alema governments, Minister of Transportation and Navigation in the second D'Alema and Amato governments, and Minister of Economical Development during the second Prodi government. He is now premier candidate for the center left wing (Italia Bene Comune, the electoral and programmatical platform of PD and SEL), after winning the primaries of 2012 against Renzi, Vendola, Puppato and Tabacci. Bersani presents himself at the political elections of 2013 with a very detailed program as for intentions, but not very clear as to the merit and the modalities used to put them in practice.
The declarations of intentions contained in the programmatical texts are surely interesting, but very poor as for concreteness, both in the Intentions Bill of "Italia Bene Comune" and the "Italia giusta" program of the Democratic Party. The economical lined of the PD for the reduction of public debt isn't uniform, clear and shared by all members of the party.
Generally it would consist in a cut to the costs of politics and institutions, both central and peripheral, disposal of buildings, a bid for television frequences, liberalizations (in continuity with the first Bersani packet), fight against tax evasion, an ordinary tax on great building patrimonies (a progressive patrimonial tax, that would substitute and or integrate the current IMU tax), contribution of solidarity from the shielded capitals.
Not quite clear what position they have on the introduction of the the citizenship allowance and the effective lowering of the tax wedge on the cost of labor (especially for the expensive coverage of economical balance of these interventions, in spite of the possible positive effect on consumes.
Monti, Mario: today Senator to life on presidential nomination, he has been the loden man and university professor called by Napolitano to lead the technical government, which should have resolved the accounts of our country. Defined as "an outsider to politics", in reality he has had important charges in the past in parliamentary commissions, he had been brought near politics in the 80s by De Mita and Amato, about the topic of public debt in the Spaventa Committee.
He has been international advisor for Goldman Sachs and Senior European Advisory Council of Moody's, just to quote a few (he has even been an advisor for Coca Cola Company). In the 80s he has been member of the administration council of Fiat Auto S.p.A. and of the Italian Commercial Bank. As an European commissary in Prodi's Europe, he started the procedures against Microsoft (still in course) and has blocked in 2001 the fusion proposal between General Electric and Honeywell, considered to be contrary to antitrust norms. Today he's an ally of Fini and Casini, with the imprimatur of the Vatican (and of Montezemolo) and premier candidate, almost a riedition of the democristians in European pseudo liberal sauce. During his government (which wasn't confirmed by votations) the public debt has gone up anyway and the industrial production has decreased. In exchange, the spread between Italian BTPs and German Bunds has lowered.
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
Etichette:
antonio ingroia
,
beppe grillo
,
candidati
,
elezioni
,
elezioni 2013
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
maria petrescu
,
mario monti
,
Oscar Giannino
,
pierluigi bersani
,
programma
,
Silvio Berlusconi
Iscriviti a:
Post
(
Atom
)
▼ Leggi i migliori della settimana
-
E se di “trattativa“ si sente parlare, non ci si può dimenticare di quel che accadde nel 1993, una anno su cui ancora oggi si chiudono proce...
-
Il Salone di Torino 2013 si è chiuso. Record di visitatori e di acquisti. Una buona cosa, soprattutto perché permetterà al capoluogo piemont...
-
Il Corporate Storytelling è un tema molto ampio. Di base racchiude tutte quelle attività nelle quali le aziende, e più in generale le organi...