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domenica 10 marzo 2013

Dalle #elezioni2013 a una mancata riconciliazione nazionale



Dopo le elezioni alcuni amici, che mi ritengono più preparato in materia (forse per via della mia passione per l'argomento, altrimenti non saprei spiegarmelo) mi hanno scritto ponendomi una semplice domanda: e adesso?

E adesso se devo essere sincero con me stesso, e con chi legge, non lo so. Non lo so davvero. In queste settimane ho letto e sentito di tutto e il contrario di tutto. Un overload di informazioni mitragliate da una parte e dall'altra che hanno finito per creare ancora più confusione nella mia testa.

Mi guardo in giro e leggo un tutti contro tutti che non può non ricordarmi i periodi in cui da sinistra si accusava spietatamente l'elettore berlusconiano, reo di aver contribuito a portare l'Italia sull'orlo del baratro per colpa di un voto svenduto al nemico pubblico numero uno delle sinistre. Mentre da destra arrivavano badilate di "coglioni" e "comunisti".

Oggi c'è la caccia al grillino, le cui colpe sono sostanzialmente simili nelle tesi di che le imputava un tempo agli elettori del Cav. Sull'altro fronte l'elettorato grillino che schernisce la "casta" tutta, forte del risultato elettorale ottenuto (ma che, ricordiamolo, non è rappresentativo della maggioranza del paese).

In mezzo stava, e sta anche oggi, lo stivale che affonda. Dimenticato in un angolo dalla battaglia tra partiti, movimenti, curve nord e sud.

Un paio di anni fa mi dicevo che dopo la scomparsa di Berlusconi dalla scena politica sarebbe stato necessario una sorta di dibattito civile per una riappacificazione nazionale. Suona grossa come cosa, ma il senso per me era semplice: cercare di superare un periodo fatto di divisioni ideologiche. Uscire da quel brutto fenomeno che è la tifoseria per partito preso, che non ti permette di razionalizzare e trovare un senso comune di appartenenza, una strada condivisa.

Il che non significa non schierarsi su linee di pensiero a noi più congeniali (io ad esempio non riuscirei ad identificarmi nei programmi e nei valori della destra, e viceversa) ma cercare di focalizzare l'attenzione sui problemi veri, di tutti i giorni e premere assieme su partiti e movimenti eletti e quindi incaricati di eseguire un compito, responsabilizzandoli.

Berlusconi non è uscito di scena, Grillo ci è entrato a piedi pari, la sinistra arranca ancora su se stessa e noi, dopo vent'anni ci ritroviamo ancora divisi a litigare su chi debba avere ragione e chi no, schierati più che mai e con il paraocchi. Ma non possiamo permetterci che a prevalere siano ancora le ragioni dell'uno o dell'altro. Devono prevalere le necessità del sistema paese tutto.

L'immobilismo lo fa la classe politica, è vero. Ma ad un certo punto anche la società deve trovare il coraggio di svincolarsi e prendersi la responsabilità di chiedere fatti concreti agli eletti, che siano parte di un partito o di un movimento, coalizzati o meno. Non è più tempo del club esclusivo, non è più ora per gli schizzinosi.

Bisogna pretendere, da tutti, perché ci tirino fuori da questo impasse, con serietà e senso del dovere. Altrimenti potremo anche fregiarci dell'appartenenza esclusiva a quel club o a quell'altro, ma in tasca non avremo niente.

Matteo Castellani Tarabini | contepaz83


From the elections to the missed national reconciliation

After the elections some of my friends, who think I'm more prepared on the matter (perhaps because of my passion for this topic, I can't explain it any other way), have written to me asking one simple question: and now?

And now, if I must be honest with myself and who is reading, I don't know. I really don't know. During these weeks I've read and heard everything and the opposite of everything. An information overload, shot from one side and from the other, which have ended creating even more confusion in my head.

I look around and read everyone against everyone, a situation that can't avoid reminding me the times when the leftwing accused harshly the Berlusconian voter, guilty of contributing in bringing Italy on the brink of disaster because of a vote sold to the number one enemy of the left. While from the rightwing, a constant flow of "idiots" and "communists" arrived.

Today there's the hunt of the Grillo boy, whose faults are substantially similar in the thesis of those who imputed them once to the voters of the Chevalier. On the other side, the Grillo voters who offend the whole "chaste", proud of the result of the elections (but which, we must remind you, isn't representative of the majority of the country).

In the middle there was, and there is today, the sinking boot. Forgotten in a corner by the battle among parties, movements, and fanboys.

A couple of years ago I used to say that after Berlusconi's disappearance from the political scene, it would have been neccessary to start a civil debate for a national reconciliation. It sounds big, but the sense of it was quite simple: try to get over a time of ideological divisions. Get out of that ugly phenomenon that is blindly supporting something without thinking, that doesn't allow to rationalize and find a common sense of belonging, a shared and common road.

Which doesn't mean not to choose the lines of thought that are near to our beliefs (for example I could never identiy in the programs and values of the right, and viceversa), but try to focalize attentino on the true, everyday problems, and make pressure together on parties and movements, hence in charge of this task, giving them responsibility.

Matteo Castellani Tarabini | contepaz83

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