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sabato 9 marzo 2013

#Storiedeldisonore: dal bandito Giuliano a Lucky Luciano



Ci eravamo lasciati a quel primo maggio del 1947, quando un commando dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), con a capo Salvatore Giuliano, spara e provoca 11 morti e 27 feriti tra i lavoratori in festa a Portella della Ginestra. 

Il rapporto di polizia parla chiaro in quella occasione, e attribuisce responsabilità a “elementi reazionari” in tandem con mafiosi locali.

Un cane sciolto come Giuliano fa prima comodo alla mafia, ma inizia poi a diventare un personaggio ingombrante, così nel 1950, dopo altri attentati a caserme dei Carabinieri e alle sezioni del Partito Comunista Italiano Giuliano viene assassinato a Castelvetrano. Era diventato scomodo e quindi inutile ‘il bandito Giuliano’, e il colonnello Luca, a capo del Corpo Forze Repressione Banditismo (che sostituì il nucleo costituito per la cattura di Giuliano), con la complicità dei capibastone di Castelvetrano, lo elimina.

L’inizio degli anni ’50 segna anche il primo vero e proprio scontro tra cosche. Da una parte i “giardini”, dall’altra i “cantieri”. Uno spostamento del mercato che a Palermo scatenò una guerra a cui la città di Palermo, scriveva Giorgio Bocca in un suo reportage dal capoluogo siciliano firmato per L’Europeo, “assiste alla strage con apparente distacco: gli onesti si sentono impotenti, i corrotti sono troppo compromessi per intervenire”.

In un anno rimangono sul campo 14 vittime. Da una parte la mafia dei cantieri di Gaetano Galatolo, detto “Tanu Alati”, boss dell’Acquasanta. Galatolo è il fornitore della manodopera ai cantieri navali, ma ufficialmente nessuno dei dirigenti sa chi sia, e nemmeno sogna di notte che potrebbe stare comodamente in galera.

Dall’altra parte la mafia dei giardini, che non hanno un vero e proprio capo, ma tengono sotto scacco i sistemi di irrigazione: alla notte la società delle acque dovrebbe chiudere i rubinetti, ma i mafiosi dei “giardini” danno indicazioni agli operai e agli addetti della guardia notturna. Per i terreni protetti dall’Onorata Società, l’acqua rimarrà aperta. Nelle loro mani c’è anche il mercato ortofrutticolo di via Guglielmo il Buono e le concessioni per gli spazi del mercato stesso.

Tutto tranquillo fino al gennaio del 1956 quando il mercato ortofrutticolo si sposta e finisce all’Acquasanta, feudo di Galatolo. “Tanu” cerca di mettere le mani dentro la pasta del mercato, ma la reazione della mafia dei giardini con il piombo non si fa attendere.

Così mentre giardini e cantieri si sfidano a colpi di lupara emergono i fratelli La Barbera, Salvatore e Angelo, rimasti fuori dal gioco al massacro, che si sono fatti strada nell’edilizia facendosi pagare “l’amicizia” in cambio di facilitazioni sulle licenze da parte dei costruttori.

Palermo centro è terra di conquista e i due, grazie ai buoni uffici del costruttore Moncada riescono ad ottenere anche il passaporto, carta indispensabile per iniziare a contrattare la droga sull’altra sponda dell’oceano. Cancellano qualche peccato di sangue compiuto in passato, si affacciano le ombre del voto di scambio e si aprono le strade verso gli appalti, le estorsioni e il traffico di droga.

I La Barbera, come li definisce Alfio Caruso nel suo libro “Da cosa nasce cosa”, “sono i pionieri della nuova frontiera dell’illecito”. Non è un caso che l’anno successivo, il 1957 tra il 12 e il 16 ottobre, arriverà il vertice tra i boss siciliani e quelli americani riguardante il traffico degli stupefacenti e l’organizzazione di Cosa Nostra in Sicilia. Si incontrano all’Hotel delle Palme. Arriva in Italia Joe Bonanno “il presidente del consiglio d’amministrazione di Cosa Nostra americana”, come amava definirsi. É qui, in questa occasione, che Lucky Luciano farà ritorno in quel di Palermo. [To be continued...]

Luca Rinaldi | @lucarinaldi


Stories of dishonor: from Giuliano to the arrival of the head of the administration council of Cosa Nostra

We had closed our previous episode on that 1st of May of 1947, when a commando of the Voluntary Army for Sicily Independence, guided by Salvatore Giuliano, shoots and kills 11, wounding 27 among the workers celebrating at Portella della Ginestra. The police report speaks clear in that occasion, and gives responsibility to "reactionary elements" in collaboration with the local mafia.

A free dog such as Giuliano is at first very useful to the mafia, but then he starts to become uncomfortable, so in 1950, after other attacks to Carabinieri and the sections of the Italian Communist Party, Giuliano is assassiated at Castelvetrano. He had become unuseful, and Colonel Luca, head of the Repression of Banditism Forces, with the complicity of Castelvetrano bosses, eliminates him.

The beginning of the 50s also marks the first fight between clans. On the one side the "gardens", on the other the "construction sites". A shift of the market that in Palermo caused a war where the city, as Giorgio Bocca wrote in a reportage for L'Europeo, "assists to the massacre with apparent detachment: the honest ones feel helpless, the corrupt are way too compromised to intervene."

In one year there are 14 victims. On the one side the construction site mafia of Gaetano Galatolo, nicknamed Tanu Alati, boss of Acquasanta. Galatolo is the supplier of workers to the naval construction sites, but officially none of the directors know who he is, and don't even dream of thinking that he might be comfortably in jail.

On the other side the garden mafia, who don't have a proper boss, but manage to keep the irrigation systems under pressure: at night the water society should close the supply, but the mafia of the gardens give strict indications to workers and to the night shift guards. For the terrains protected by the Honored Society, the water will remain available. In their hands there is also the fruit and vegetable market of via Guglielmo il Buono and the concessions for spaces in that same market.

Everything is calm until January 1956, when the fruit and vegetable market changes location and is put at Acquasanta, Galatolo's feud. Tanu tries to put his hands inside the market, but the reaction with lead of the garden mafia isn't late to arrive.

So while gardens and construction sites challenge eachother at gunpoint, the La Barbera brothers emerge, Salvatore and Angelo, who remained outside the massacre game, and who have made a living in constructions making their "friendship" be paid in exchange for facilitations on licenses from constructors.

The center of Palermo is a conquering territory and the two, thanks to the good services of Moncada, manage to also obtain a passport, an indispensable document in order to start contracting for drugs on the other side of the ocean. They erase a few blood sins done in the past, the shadows of the exchange vote appear, and the streets towards the public contracts, extorsion and drug traffic are wide open.

Luca Rinaldi | @lucarinaldi

2 commenti :

Guglielmo Pirrone ha detto...

Mio Franco Pirrone (Messina 1925- Bologna 2005), avvocato, ha studiato gli atti e la storia del Bandito Giuliano, tramandando uno scritto, distinto in tre capitoli, molto interessante.

Luca ha detto...

Gent. le Guglielmo, leggeremo con attenzione, intanto grazie per la segnalazione

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