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domenica 3 marzo 2013

Sul coraggio e la libertà di cambiare



“Odio questo paese da una vita e oggi anche di più perché non ha rispetto dei propri figli. Ma non me ne vado per odio, me ne vado perché spero che un giorno il mio figlio capisca che staremo vivendo meglio. Credo che sia il momento più duro della mia vita. “

Queste sono le parole di una mia amica, che sogna da una vita di cambiare paese, sogna di trovare il posto giusto per lei e ora, finalmente ha preso la decisione di fare il grande passo. Non è mai troppo tardi per cambiare, se è quello che si desidera.

Cosa vuol dire il cambiamento, se non una trasformazione, una crescita ed un miglioramento di se stessi. Tutto intorno a noi cambia continuamente, la natura, il tempo, i costumi, tutto si evolve, si trasforma, cresce oppure muore. Il cambiamento è l'essenza della vita stessa. Allora perchè cambiare ci fa tanto paura, perché le persone a volte fanno di tutto per non cambiare?

Ci sono molteplici le situazioni nelle quali rifiutiamo il cambiamento e continuiamo ad aggrapparci alle cose, alle persone, alle situazioni, ai ricordi. Vediamo spesso donne che rimangono per anni in matrimoni infelici, “accettando” anche le violenze domestiche. Moltissime persone fanno lavori che non amano, solo per avere il “posto fisso”, vivendo ogni giorno con la consapevolezza che non sono al posto giusto e rubando magari il lavoro ad una persona veramente adatta a quella situazione. Rimangono incastrate in situazioni per le quali non sono portate perché pensano di non poter fare altro che quello che fanno e hanno paura di ricominciare a studiare, a imparare un mestiere nuovo, a fare qualcosa che veramente li piace.

Affrontare il cambiamento vuol dire avere il coraggio di scegliere la cosa giusta anche se la più difficile. Dovremmo scegliere di liberare la nostra forza e buttarci dallo scoglio, fare un salto nella vita. Il senso di tutte le cose sta nel calore della trasformazione, della strada che dobbiamo percorrere e nel desiderio della conoscenza. Come viviamo il cambiamento, questo dipende da noi.

Quindi il coraggio di cambiare è anche un atto di amore verso noi stessi, è il desiderio di inseguire i propri sogni. Perché in tutto ciò capita spesso che ci si scorda una cosa essenziale: se stessi ed i sogni che nascondiamo dentro di noi. Ci dimentichiamo lungo il nostro viaggio che l'emozione e l'animazione per qualcosa di vero, ci indica la strada da seguire passo per passo.

In questo momento di crisi che stiamo attraversando, più che mai abbiamo bisogno di tirare fuori le risorse che abbiamo dentro di noi e che magari abbiamo lasciato giacere nel profondo del nostro cuore. Certamente sarà difficile cambiare, anche per causa delle vecchie mentalità che ancora sono presenti in ciascuno di noi, dal politico allo studente, dal funzionario pubblico allo scienziato e cosi via. “La liberazione, se realmente ci sta a cuore”, scriveva E. Cioran, “deve procedere da noi stessi: a nulla serve cercarla altrove, in un sistema già fatto o in qualche dottrina orientale.”

Siamo lo specchio di quello che facciamo ripetutamente, quindi, alleniamoci su questo, sul desiderio di sentirci liberi di inseguire i sogni. Nessun cambiamento positivo non si verificherà nella nostra vita fino a quando ci si aggrappa al pensiero che la ragione che ci impedisce di vivere bene è fuori di noi. Fino a quando continueremmo a dare la colpa a quelli che ci trattano ingiustamente, tipo un marito violento, un capo esigente, situazioni di costrizione e limitazione sociale, la situazione non cambierà. Solo noi siamo responsabili e la chiave sta in noi stessi, perché tutti abbiamo la libertà ed il potere di scegliere.

Chiudo con i versi della canzone "People have the power" di Patti Smith, che è un vero inno dedicato alla libertà:

"Ascolta: Io credo che tutto quello che sogniamo
può arrivare e può farci arrivare alla nostra unione
noi possiamo rivoltare il mondo
noi possiamo dare il via alla rivoluzione sulla terra
noi abbiamo il potere
La gente ha il potere..."

Daniela Butcu | @danib1977


About the courage and freedom to change

“I've always hated this country and today even more because it doesn't have respect for its children. But I'm not leaving out of hate, I'm leaving because I hope that one day my son will understand that we'll be living better. I think this is the most difficult moment of my life."

I've had the lyrics of this song in mind for the entire weekend. They just came to me as I walked among the city crowd; just like the famous "singer without an audience" of the Iene who entered by surprise in various manifestations to steal the scene to the protagonists, I had the feeling I was assaulted from several sides by many minstrels trying to attract an audience with their verse.

I would have liked to dance away on a swing rhythm and go home. At every corner there's someone asking for something. Kids and young people who stop you in a friendly manner to ask for a signature against drugs, middle age ladies with bags full of oranges to get funds for the research against cancer (which by the way is a great initiative), retired old men holding signs reading "Are we crazy?" who want you by their side against the implementation of the incinerator, the foreign kids who want to sell you lighters and paper napkins.

Even they have evolved. They have a new marketing technique, they don't say the price they want, but leave the choice to you (maybe because they figured out that the price they get is always overestimated compared to the real value of the object they're offering). And the list goes on and on. There's really anything on the streets of a city, everyone uses their own method, one smarter than the other. If you happen to walk in the same spot two or three times, they stop you every single time, so you have to get filled with paper or apologize and explain you've already been informed.

In this metropolitan jungle, assaulted by people and information, we feel "attacked" and we close ourselves to others, we can't see details anymore, we can't distinguish those who really need our help anymore. We become immune to sounds, to people who touch us, who stop us, who look at us only because the whole situation causes a reaction of self defense. And we give in to mechanical daily gestures that lead us to get away from the environment and our peers, and implicitly from the world.

At least, that's what happened to me. I realized that every time I went out it was very hard not to disconnect from the others and enter some sort of trance that lasted until the end of the street, where I could walk in some place and have a moment of peace.

Daniela Butcu | @danib1977

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