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mercoledì 20 febbraio 2013

Intervistato.com | Cristiana Alicata @crialicata



Cristiana Alicata, membro del PD dalla sua fondazione, ingegnere per la FIAT e sostenitrice dei diritti della comunità LGBT, ci ha illustrato la sua analisi del quadro politico italiano alle soglie della caduta del governo Berlusconi.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Cristiana Alicata, ingegnere per la Fiat, membro del PD dalla sua fondazione e sostenitrice dei diritti della comunità LGBT.

Innanzitutto Cristiana ha espresso la sua opinione in merito all'utilizzo dei social network da parte dei politici. Lei stessa tiene un blog dal 2006 ed interagisce su Facebook da ormai due anni, motivo per cui è stata criticata dal suo partito come "picconatrice", fatto che dimostra l'incoerenza del partito stesso nei confronti di uno strumento che non viene considerato importante, ma poi quando i giornalisti ne trasformano i contenuti in comunicati stampa, diventa pericoloso. Legge e risponde a tutti commenti sul blog, a differenza di altri politici che lo usano solamente per scrivere i comunicati stampa e non per creare il dialogo con gli elettori. [video]

Abbiamo parlato dei giovani e del fatto che questi abbiano poco spazio per emergere in un contesto gerarchico come quello del partito: Cristiana è contraria all'idea di partito liquido di Veltroni, che a suo avviso non porta ad altro che al governo di un singolo, come è accaduto per il PDL.
La sua idea di partito è di un partito organizzato, che promuova la competenza e sia permeabile verso l'esterno, in modo da poter coinvolgere anche quelle persone che non sono necessariamente iscritte e militanti, ma che votano e partecipano alle manifestazioni: questo potrebbe essere un modo per far sì che i giovani partecipino e siano utili al partito. [video]

Il partito infatti dovrebbe essere fondato sul dissenso costruttivamente utilizzato, condizione che attualmente non si verifica. E' necessario però compiere questo passo perché il mondo non è più allineato, la realtà è liquida, in ognuno di noi convivono più aspetti e complessità che contribuiscono singolarmente a identificare l'individuo. Una realtà così liquida secondo Cristiana può essere interpretata solamente da un partito solido e ben organizzato. [video]

Abbiamo chiesto a Cristiana se i giovani torneranno a dire la propria, e secondo lei affinché questo accada è necessario che i giovani stessi abbandonino gli schemi, altra condizione non attuata. Quel che accade molto spesso è che si pensa sia più facile appoggiarsi a qualcuno in alto per riuscire, invece di pensare che ci sia qualcuno che appoggia e sostiene dal basso.
I giovani dunque si libereranno nel momento in cui cominceranno a interpretare il loro tempo, e questo significherà cominciare a dire dei no. [video]

Per quanto riguarda invece il PD, secondo Cristiana sarebbe molto importante che Bersani sfruttasse  quelle risorse interne che riescono a parlare con una parte di elettorato con cui lui e l'apparato non riescono a parlare.

C'è bisogno di una nuova classe politica diffusa e preparata, a partire dal piccolo comune montano del nord fino al piccolo comune marino della Sicilia. Forse con questa generazione si potrà arrivare a un livello europeo nell'amministrazione delle città: a suo avviso amministrare non significa solo prendere decisioni, ma trascinare la città verso il cambiamento. Spingere i cittadini a riciclare porterebbe a una diminuzione di tonnellate/giorno delle dimensioni delle discariche e farebbe sì che negli inceneritori vengano bruciati solo rifiuti che non producono emissioni dannose per la salute umana. Eliminare le barriere architettoniche e costruire più piste ciclabili consentirebbe di decongestionare il traffico e far sì che anche i disabili in carrozzina possano vivere la propria città. [video]

In chiusura abbiamo chiesto a Cristiana quale sarebbe la sua idea di come dovrebbe essere la regolamentazione delle unioni civili, e il suo pacchetto è costituito da matrimonio, adozioni, riconoscimento delle famiglie arcobaleno e leggi dignitose che rendano agibile il mondo del lavoro per i transessuali.
Più volte esponenti della Chiesa Cattolica si sono espressi in maniera sfavorevole in confronti di questo genere di provvedimenti, ma secondo Cristiana la Chiesa ha il diritto di dire ciò che vuole: è lo Stato laico che dovrebbe attenersi ai principi della Costituzione, della Carta dei Diritti Umani e a quello che viene fatto in ogni paese civile del mondo nelle prese di decisione. [video]

Abbiamo parlato anche di famiglie omogenitoriali, di edilizia invisibile, della distribuzione delle risorse e di giovani in politica.

Invito dunque alla visione dell'intervista integrale, sicuramente più ricca di riflessioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


Intervistato.com | Cristiana Alicata

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Cristiana Alicata, Fiat engineer and member of the Democratic Party since its foundation, and supporter of the LGBT community. 

First of all Cristiana has expressed her opinion about the use of social networks by politicians. She has been keeping a blog since 2006 and has been present on Facebook for 2 years, which is the reason why she has been accused by her party. This proves that the party is incoherent when dealing with social tool, which aren't considered important: when journalists transform their content into press releases, however, they start to be considered dangerous. She reads and answers all comments on the blog, unlike other politicians that only use the blog to publish press releases, not to create dialogue with the voters. [video]

We talked about young people and the fact that they have little space to emerge in a context structured in such a hierarchical manner as the party is: Cristiana is against Veltroni's idea of a liquid party, which in her opinion only brings to the leadership of a single person, exactly like it happened for PDL.
Her idea is of an organized party, that will enhance competence and that is permeable towards the outside, so that they can engage those people who aren't inside the party, but still vote and participate to manifestations: this might be a way to make young people participate and be useful to the party. [video]

The party should be founded on the constructively used dissent, a condition that is currently not present. It is necessary to take this step because the world isn't alligned anymore, reality is liquid and in every one of us there are several complex aspects that coexist and contribute to identify the individual. Such a liquid reality, in Cristiana's opinion, can only be interpreted by a solid and very well organized party. [video]

We asked Cristiana whether young people will be able to express their own opinion, and she thinks that in order to reach this goal they will have to abandon schemes, another condition that isn't present. What often happens is that they think that it is easier to get support from above, rather than thinking that there might be someone supporting from below. Young people will be free when they will start to interpret their time, and this will mean that they'll have to start saying no's. [video]

As for the Democratic Party, Cristiana thinks that it would be very important for Bersani to use the internal resources that actually can talk with a part of the voters with which he and the apparatus cannot communicate.

A new political class, prepared and diffused, is necessary: starting from the small mountain town in the North to the small seaside town in Sicily. Maybe with this generation it will be possible to reach an European level in city administration: in her opinion to administrate doesn't only mean to take decisions, but pushing the cities towards change. Determining citizens to recycle would bring to a decrease of tons per day of the size of landfills and would allow incinerators only to burn trash that won't produce dangerous fumes. Eliminating architectonical barriers and building more bicycle paths would allow to decongest traffic and allowing disabled people in wheelchairs to live their city. [video]

In the end we asked Cristiana which is her idea about what should be the law regarding civil unions, and her package is constituted by marriage, adoptions, recognition of rainbow families and decent laws to make entering the work market for transsexuals easier.
Several times the Catholic Church has expressed negative opinions towards these kinds of measures, but in Cristiana's opinion the Church has the right to say whatever it wants: it's the secular State that should decide based on the Constitution, the Universal Declaration of Human Rights and what is done in every civilized country in the world. [video]

We also talked about same sex parents families, invisible building, the distribution of resources, young people and politics.

I invite everyone to view the full interview, surely richer in insight than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

domenica 6 gennaio 2013

Intervistato.com | Antonio Pavolini @antoniocontent



Durante la nostra intervista con Antonio Pavolini abbiamo parlato di social TV e connected TV, ma soprattutto della convergenza tra TV tradizionale e nuovi media, approfondendo infine il ruolo dei social media nell'evoluzione della fruizione dei contenuti online.

Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Antonio Pavolini, attualmente Senior Analyst nella divisione Media Industry - Innovation & Industry Relations di Telecom Italia.

Per quello che riguarda l'utilizzo di social media nelle aziende, al momento la situazione è distorta dal fatto che è molto facile vendere servizi relativi all'uso dei social media perfettamente inutili, con modalità che portano a equivoci drammatici a causa della scarsa conoscenza del mezzo e dei problemi della comunicazione aziendale. [video]

Se invece si parla della transizione dei mezzi di comunicazione di massa verso i social media, si possono distinguere due dinamiche divergenti: persone che strenuamente difendono il vecchio modo di comunicare per un interesse prettamente economico e persone che sperimentano e provano i nuovi mezzi.

Tecnicamente una convergenza tra televisione tradizionale e contenuti disponibili su Internet sarebbe già possibile, anche senza comprare un qualsiasi set-top box, ma semplicemente collegando un computer alla porta HDMI del televisore. Coloro che hanno le conoscenze tecniche necessarie per farlo rappresentano però una fetta di mercato che non influisce in alcun modo su quello che è l'attuale ecosistema dei media, che rimarrà immutato fino a quando le connected TV, il digitale terrestre e le console dei giochi non saranno veramente concorrenziali e intuitive nella facilità di accesso rispetto alla televisione tradizionale. [video]

La neutralità dei contenuti è un altro tema controverso perché i produttori di connected TV stipulano accordi commerciali con editori e major, limitando quindi l'accesso alla straordinaria ricchezza e diversità di contenuti disponibili liberamente su Internet.
Finché non verrà superata la fase di transizione in cui tutti cercano di monetizzare senza avere un vero modello di business, che nasce solo dallo stravolgimento dell'ecosistema, ancora non ci sarà nel mondo dell'industria la motivazione necessaria per portare avanti questo cambiamento. [video]

Antonio ha anche espresso la sua opinione sulla possibilità di arrivare a un concetto di StumbleUpon per la TV, la creazione di un palinsesto non-palinsesto personalizzato stupefacente, che l'utente è felice di subire, e che però non può prescindere da una conoscenza estremamente approfondita dell'utente, dei suoi gusti e dei suoi interessi.

E' quindi una questione di sensibilità umanistica, di ricerca di socialità, affinità e complicità, che sono veramente quelle cose inafferrabili che i social media ci stanno regalando e che la televisione, aggregando le persone educatamente davanti a un teleschermo, per anni ha negato[video]

Abbiamo parlato di palinsesti, di 140NewsNetwork, di libertà di informazione e di possibili scenari futuri per quel che riguarda i nuovi strumenti.

Naturalmente Antonio ha risposto esaustivamente alle vostre domande, quindi invito tutti a guardare l'intervista integrale, molto più ricca di informazioni rispetto alla mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu

Photo credit: Matteo Stagi


Intervistato.com | Antonio Pavolini

A few days ago we had the pleasure of interviewing Antonio Pavolini, currently Senior Analyst in the Media Industry - Innovation & Industry Relations division in Telecom Italia.

As for the use of social media inside companies, at the moment the situation is distorted by the fact that it is really easy to sell services relative to the use of social media that are perfectly useless, with modalities that bring to misunderstandings because of the scarce knowledge of the tool and of company communication. [video]

When we talk about the transition of mass communication media towards social media, it is possible to distinguish two different dynamics: on the one side, people who defend the old way of communicating because they have economic interests in it, and on the other side, people who experiment and try out new tools.

Tecnologically a convergence of traditional tv and content available on the Internet is already possible, even without buying a set-top box, but simply connecting a computer to the HDMI port of the television. But those who have the technical knowledge necessary to do this represent a very small part of the market that doesn't influence in any way what is the current media ecosystem, which will remain unchanged until connected TVs, digital terrestrial TV and game consoles won't really be intuitive and competitive in the granting easy access compared to traditional TV. [video]

Content neutrality is another controversial theme because connected TV producers make contracts with editors and majors, limiting the acess to the extraordinary richness and diversity of content that is freely available on the Internet.
Until this transition phase, during which everybody wants to make some money without having a true business model in their mind - which only results from a radical change in the ecosystem- won't be over, the industry world won't have the necessary motivation to bring forward this change. [video]

Antonio has also expressed his opinion about the chance of having a StumbleUpon for TV in the future, the creation of an amazing personalized scheduled program that users are happy to undergo, that is tied to an extremely deep knowledge of the user, his tastes and interests.

It's a matter of humanistic sensitivity, the research of sociability, affinity and complicity that are truly those elusive things that social media are giving us and that the television, by educately aggregatin people in front of a television set, for years has denied us. [video]

We also talked about broadcasting programming, 140NewsNetwork, freedom of information and possible future scenarios regarding the new tools.

Of course Antonio has answered your questions, so I invite everyone to watch the full interview, surely richer in information than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

sabato 15 dicembre 2012

Sopravvivere tra multicanalità, convergenza, crossmedia, transmedia e storytelling



Ogni giorno che passa ci rendiamo sempre più conto di quanto l’evoluzione della tecnologia, la crescente diffusione dei media digitali e il profondo cambiamento delle abitudini delle persone abbiano anche rivoluzionato il modo con cui comunichiamo e raccontiamo storie.

E’ una rivoluzione culturale prima ancora che tecnologica, che ridefinisce i processi di produzione dei contenuti.
Si creano così nuove opportunità, in particolare per giornalismo, marketing, entertainment e cittadinanza partecipativa; queste richiedono nuove competenze e già oggi offrono spazio per nuove professioni.

Sempre più spesso capita di sentire o leggere termini più o meno nuovi come convergenza, crossmedialità, transmedialità, senza però che ne sia chiaro il significato (e il fatto che talvolta vengano utilizzati a sproposito non ne agevola la comprensione).
Ho pensato quindi di stendere questa breve e semplice guida, per capire, per orizzontarsi e per sfruttare al meglio le peculiarità di ciascun approccio.

- Multimedialità
Si ha quando per comunicare un'informazione riguardo a qualcosa ci si avvale di media diversi. Mette in evidenza l’aspetto tecnologico anziché il contenuto e la narrazione.

- Multicanalità
E’ l’uso combinato di molteplici canali per creare relazioni, per dialogare con il cittadino/utente e per offrire servizi (distribuzione integrata).

- Convergenza
La convergenza dei media è il risultato degli effetti provocati dalla rivoluzione dell’informazione, grazie alle nuove tecnologie digitali che creano interdipendenza tra “contenuti” e “contenitori”.

- Crossmedialità
E’ la possibilità di mettere in connessione tra loro mezzi diversi di comunicazione grazie alle piattaforme digitali, declinando l’informazione nei suoi diversi formati e canali (produzione integrata).
Esempi di crossmedialità sono “Il Signore degli Anelli”, “Harry Potter”.

- Transmedialità
E’ la progettazione di sistemi complessi, adattabili a più forme mediatiche, nell’ottica di collaborazione aperta e spontanea con un pubblico. E’ un’evoluzione rispetto ai concetti di multimedialità e di crossmedialità.

La comunicazione transmediale si muove attraverso diversi tipi di media, aggiungendo a ogni passaggio nuove informazioni all'esperienza dell'utente e usando diversi formati di media. Il fruitore avrà così a disposizione vari "punti di entrata" attraverso i quali immergersi completamente nella narrazione.
La comunicazione transmediale spesso usa pratiche di co-creazione della narrazione, grazie allo spettatore che da passivo del broadcasting assume anche un ruolo attivo, diventando di volta in volta fruitore, creatore, produttore o spettatore.

La transmedialità punta a valorizzare, coinvolgere e raggiungere il maggior numero di persone. Data la sua complessità, richiede un’attenta progettazione.
Parliamo quindi di crossmedia se abbiamo 100 pezzi identici a un singolo pezzo di un puzzle.
Parliamo invece di transmedia se abbiamo 100 pezzi diversi che formano un unico puzzle.

Esempi di transmedialità sono “Matrix”, “Lost”, la serie televisiva americana “Glee” o il progetto “Pottermore”.

- Storytelling convergente
Si ha quando vengono distribuiti gli stessi contenuti all’interno di piattaforme editoriali diverse, per quanto perfettamente integrate tra loro.

- Crossmedia storytelling
Si ha quando un progetto viene declinato su più media distribuendo in ciascuno di essi contenuti specifici e tra loro complementari o addirittura antagonistici.

- Transmedia storytelling
E’ una narrazione che si sviluppa lungo molteplici canali mediali, su ognuno dei quali vengono distribuiti contenuti specifici, con diversi punti di accesso.

Infine, una presentazione non recentissima ma che rende ancora bene l’evoluzione della narrazione nel tempo, dall’uomo primitivo fino ad arrivare alla transmedialità.

Roberto Favini | @postoditacco


Surviving among multichannel, convergence, crossmedia, transmedia and storytelling: a practical guide

Every day we realize how much the evolution of technology, the growing diffusion of digital media and the profound change of people's habits have also revolutionized the way we communicate and tell stories.

It's a cultural revolution before being technological, which redefines the content production processes. New opportunities are created, particularly for journalism, marketing, entertainment and participative citizenship; these require new skills and already offer space for new jobs.

We often hear or read terms that are more or less new, such as convergence, crossmedia, transmedia, without having a clear understanding of their meaning (and the fact that sometimes they are used in the wrong way doesn't help). I thought that it might be useful to write this little guide, in order to understand, comprehend and take advantage of the peculiar aspects of each approach.

Multimedia
You can have it when, in order to communicate an information regarding something, you use different media. It enhances the technological aspect rather than the content and the narration.

Multichannel
The combined use of multiple channels to create relationships, to talk with the citizen/user and to offer services (integrated distribution).

Convergence
Media convergence is the result of the effects caused by the revolution of information, thanks to new digital technologies that create interdependence between "content" and "containers".

Crossmedia
The possibility of connecting different means of communication thanks to digital platforms, declining information in its different formats and channels (integrated production).
A few examples of crossmedia are "The Lord of the Rings", and "Harry Potter".

Transmedia
Projecting complex systems, adaptable to more media forms, in the view of an open and spontaneous collaboration with the audience. It is an evolution of the concepts of multimedia and crossmedia.

Transmedia communication moves through several types of media, adding to each step new information on the user experience and using different media formats. The user will have several entry points he can use to completely immerge in the narration.

Transmedia communication often uses practices of co-creation of narration, thanks to the viewer that from passive of the broadcasting also assumes an active role, becoming a user, creator, producer or spectator.

Transmedia aims to give value, engage and reach as many people as possible. Given its complexity, it requires careful projecting.
We're talking about crossmedia if we have 100 identical pieces of a puzzle.
We're talking about transmedia if we have 100 pieces that together form one puzzle.

Roberto Favini | @postoditacco

venerdì 16 novembre 2012

La narrazione liquida



Chissà se Baumann si rendeva conto di come e quanto la sua definizione di liquidità avrebbe descritto e influenzato le nostre abitudini e i nostri consumi. 

Ci pensavo mentre leggevo, proprio qui su Intervistato, l'ottimo post di Jacopo Paoletti che trattava di medium e contenuto liquido, centrando il focus su formato e distribuzione. Una riflessione quasi obbligatoria visto come si sta trasformando l'intrattenimento, ma non solo, dato che il marketing stesso è protagonista di questa trasformazione.

Cambierà molto, dal romanzo al turismo, dal cinema al cibo. Siamo oltre l'epoca del 2.0, che sta esprimendo il suo canto del cigno secondo alcuni autorevoli commentatori. Siamo anche oltre la social tv e i suoi comportamenti, siamo di fronte al passaggio del testo, usato in senso macro, oggettivo al testo soggettivo.

Prima è stata la distribuzione di un testo complesso e composito per vari canali e formati, ottimo esempio è stato Matrix, che fra film, animazione e videogiochi, costruì una narrazione disseminando nei vari formati elementi delle storie e dei mondi che lo componevano. Eppure la liquidità è anche il superamento della società dell'apparenza pura, supera i famosi 15 minuti di Wahrol, perché esprime la fragilità del nostro status dove tutti vanno alla ricerca della distinzione all'interno del gruppo, della propria nicchia: è la teoria della lunga coda applicata al corpus sociale.

Tutto questo ha portato all'abbandono dell'oggettività e all'esplosione della soggettività, basta guardare alla diffusione del fenomeno biografie, degli instant book, oppure ai libri "scritti" da sportivi, comici e altri personaggi dello spettacolo. Diventa una ricerca di aneddoti e non di pensiero, una ricerca dove si cerca di riconoscere il simile e non la differenza. Protagonista di questo è il tag che funge da bussola in un oceano di storie senza percorsi e soprattutto senza struttura. De kerckhove lo descrisse in un libro purtroppo mai pubblicato, affermò che il tag era liquido.

In tutto questo quello che perdiamo è la struttura come la conosciamo, certo a favore di polifonia e polisemia che diventa corale, basta guardare come è cambiato il cinema, pensato a tutti i film con molti personaggi che hanno molti protagonisti e tutti con un "io narrante", oppure che lavorano su sentieri temporali asincronici. Tutto questo è l'effetto decostruzionista, ben descritto da Derrida, prima dell'avvento della rete, e dalla sua definizione di Disseminazione dove si perde continuamente il riferimento dell'origine e del senso. Però non basta.

C'è una nuova dimensione e per comprenderla bisogna tornare indietro, a un pensatore straordinario che non ha segnato solamente il novecento, ma anche il nostro contemporaneo: Walter Benjamin. Il flaneur, invenzione di Baudelaire, ma esplicato in Passegen-Werk del filosofo tedesco, naviga tra le reti e le app. creando percorsi nuovi e propri. Non è saldo, bensì insicuro e a volte claudicante perché il novecento è stato spazzato via, non ci sono più le Expò, anche se proviamo ancora a replicarle, c'è solo spazio fatto di elementi in cui dobbiamo creare linguaggi nuovi, ci sono frammenti che serviranno a creare nuove strutture con forme diverse.

"Il cristallo non è debolezza, ma raffinatezza" dice Alex Supertramp, protagonista di Into The Wild, lasciandoci con l'onere del montaggio dei frammenti che si creano, sempre di più e sempre di più velocemente, è l'entropia di Philip Dick, della palta come diceva in Ma gli androidi sognano pecore elettriche?.

La questione più nostra non è il montaggio dei frammenti, ma come montarli, è la vera sfida del post-presente, come dico io, della contemporaneità. E' come avere un mobile Ikea del quale dobbiamo scrivere il foglietto delle istruzioni.

Simone Corami | @psymonic


Liquid narration

Who knows whether Baumann realized how and how much is definition of liquid would have described and influenced our habits and our purchases.

I thought about it as I read, here on Intervistato, the great post by Jacopo Paoletti about media and liquid content, focusing on format and distribution. An insight that is almost mandatory considering how entertainment is changing, but not only, since marketing itself is a protagonist of this change.

Much will change, from novels to tourism, from cinema to food. We're beyond the 2.0 era, which is singing its last song, in the opinion of some experts. We're also beyond social tv and its behaviors, we're standing in front of the passage of text, used in a macro sense, objectively, to the subjective text.

First it was the distribution of a complex text on various channels and formats, great example was Matrix, which among film, animation and videogames, managed to build a narration by disseminating in various formats elements of the stories and the worlds that composed it. And yet the liquidity is also overcoming the society of pure appearence, beyond Wahrol's famous 15 minutes, because it expresses the fragility of our status where everyone is looking for distinction inside the group, inside their own niche: it's the theory of long tail applied to the social corpus.

All this has brought to the abandon of objectivity and the explosion of subjectivity, just look at the phenomenon of biographies, instant books, or books written by athletes, comedians and other showbiz people. It becomes a research for anecdotes and not for thought, a research where you try to recognize what's similar and not what's different. Protagonist of all this is the tag that works as a compass in an ocean of stories without paths and especially without structure. De kerckhove described it in an unpublished book, and said that the tag is liquid.

In all of this, what we lose is structure as we know it, in favor of poliphony and polisemy that becomes coral, just look at how the cinema has changed, think of all the movies with a lot of characters with a lot of protagonists and all of them with a narrating "I", or that work on asynchronic temporal paths. All this is the deconstructionist effect, well described by Derrida, before the web, and the definition of Dissemination where you continuously lose reference of origin and sense. But it's not enough.

There's a new dimension and in order to understand it we must go back to an extraordinary thinker that hasn't only marked the 20th century, but also our own contemporaneity: Walter Benjamin. The flaneur, invention of Baudelaire, but explained in Passegen-Werk of the German philosopher, navigates among webs and apps, creating new and proper paths. It's not steady, but unsure and sometimes limping because the 20th century has been swept away, there are no longer Expos, even if we still try to replicate them, there's only space made of elements in which we must create new languages, there are fragments that will serve to create new structures with different shapes.

"Crystal isn't weakness, it's refinement" says Alex Supertramp, protagonist of Into The Wild, leaving us with the task to edit the fragments that are generated, more and more rapidly, it's Philip Dick's entropy, as he said in "Do androids dream of electrical sheep"?

The matter that regards us most isn't the editing of framents, but how to edit them, it's the true challenge of the post-present, as I say, of contemporaneity. It's like having an Ikea piece of furniture for which we must write the instructions manual.

Simone Corami | @psymonic

lunedì 5 novembre 2012

Dal medium al contenuto liquido: curation, interazione ed utopia dell'attenzione



La radio non ha ucciso i giornali. La TV non ha ucciso la radio. Internet non ha ucciso la TV. Così come gli ebook non soppianteranno i libri o i cd non sostituiranno i vinili per i cultori.

Certo, non si stampa più come faceva Gutenberg e non ci sono più gli amanuensi nell'era del Kindle, non si usa più il walkman ma l'mp3 sull'iPod, non si guardano più i video sul vhs ai tempi del dvd e del blu-ray.

Quando si parla di contenuto quindi, bisogna fare necessariamente una distinzione tra il formato ed il canale. Al canale sono legate le modalità di fruizione del messaggio veicolato, mentre il formato ne definisce intrisecamente la qualità. Il secondo è vittima del tempo e delle evoluzioni tecnologiche, mentre il primo tende alla convergenza, oggi accelerata dal processo digitale.

I canali non si annichiliscono e/o soppiantano a vicenda, ma ridimensionano il loro bacino d'utenza nel tempo a favore o a scapito degli altri, cambiano target di riferimento, mutano ma non muoiono, il tutto sempre in un'ottica di imprescindibile integrazione.

La tendenza è perciò quella di un contenuto liquido, a prescindere dall'interazione attiva e/o passiva con lo stesso, e sempre più al centro di sistemi multinodali e multipiattaforma, che aumenteranno la portabilità fra dispositivi e da/verso nuovi e vecchi media, per un'esperienza utente diffusa che coinvolga i vari sensi in base al livello di attenzione possibile per ogni soggetto in un determinato istante.

In sintesi, il problema non sarà più solo la quantità/qualità del contenuto e/o la sua diffusione, a prescindere che questa dipenda da una scelta diretta o indiretta del singolo, ma la saturazione generata dalla società dell'informazione, il relativo rumore di fondo conseguente alla molteplicità di risorse contemporanee e concorrenti e quindi il livello di interazione e/o attenzione possibile per ciascun individuo per ogni contenuto.

Proprio da questo ultimo punto dipenderanno i venturi processi di valorizzazione e i relativi modelli di business futuribili dell'industria dei contenuti, che non si baseranno più sulla semplice impostazione premium del contenuto in sé, e/o sulla pubblicità a cornice del contenuto stesso, ma sulla costruzione diffusa (distribuita e/o collettiva) di tale contenuto sulla base degli interessi e delle interazioni, oltre quindi all'attenzione possibile del singolo in quel momento. In questo scenario anche il contenuto sarà pubblicità, diventando parte del contenuto stesso all'interno di un determinato contesto scelto, facendo perdere quindi a quest'ultima la sua tendenza di ospite invadente e pertanto indesiderata.

Sono consapevole che ad oggi, né il livello dell'informatica nella semantica, né le interfacce per accedere al contenuto, permetterebbero un vero automatismo della macchine ai fini di un vero isolamento del rumore che non degradi il contenuto e che non ci faccia perdere ciò che potrebbe comunque interessarci (non ci siamo ancora riusciti con lo spam, per dire). Pertanto l'aspetto umano resta ancora centrale nel filtrare, adattare, scartare, promuovere, organizzare, ecc il contenuto, cioè quella frontiera ancora realmente inesporata della content curation.

Per quanto mi riguarda credo però che siamo ancora lontani anche dal primo step, cioè quello della convergenza, nonostante la tendenza sia comunque palese.

Le leve restano in ogni caso due: il disturbo dovuto al rumore (distinguere ciò che non mi interessa da ciò che mi interessa), e l'attenzione (il mio livello di coinvolgimento e di partecipazione più o meno attiva al contenuto e di immersione nello stesso: se ascolto è diverso che se guardo e ascolto, ecc), in entrambi i fattori sono da riferirsi in un determinato istante di tempo non a caso.

Di certo ogni media ha cambiato (in evoluzione/devoluzione) il linguaggio, che può essere strumento o strumentalizzato a seconda del parlante e del ricevente (penso alla comunicazione politica berlusconiana di questi anni o al "Carosello" pubblicitario della prima TV, tanto per fare degli esempi), pertanto questa mia riflessione non ha alcuna presunzione di essere esaustiva, vista anche la complessità dell'argomento trattato e la quantità di punti di vista da cui si può guardare la questione.

Il confronto su questi temi è secondo me la base per tentare insieme di guardare oltre la siepe di questi anni (a prescindere dal punto di osservazione: che sia lato marketing, lato comunicazione, lato editoria, ecc) e provare a fare un ragionamento strategico nel lungo termine soprattutto se non si resta ancorati al proprio ambito di competenza.

Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti


From medium to liquid content: curation, interaction and the utopia of attention

The radio didn't kill newspapers. The TV didn't kill the radio. Internet didn't kill TV. Just as ebooks won't substitute books and cds won't replace vinyl records for collectionists.

Of course, we don't print as Gutenberg used to and there are no more amanuenses in the Kindle era, we don't use walkmans but mp3s on the iPod, we don't watch vhs movies anymore when we have dvds and blu-rays.

When we talk about content, we must necessarily make a distinction between format and channel. The channel is linked to the modalities of fruition of the message, while the format defines intrinsecally its quality. The second is victim of time and technologic evolutions, while the first tends to convergence, accelerated today by the digital process.

The channels don't eliminate or substitute eachother, but redimension their user pool in time, in favor or in spite of others, change reference target, change but don't die, all in a perspective of indispensable integration.

The tendency is that of a liquid content, that goes beyond the active and or passive interaction with it, and more and more in the center of multi-node and multi-platform systems, that will increase the portability among devices and from/towards new and old media, for a diffused user experience that engages the sense based on the level of attention that is possible for every subject in a particular moment in time.

In synthesis, the problem won't be only the quantity/quality of content and/or its diffusion, regardless of whether this depends on a direct or indirect choice of the individual, but the saturation generated by the society of information, the relative background noise which is consequence of the multiple simultaneous and concurrent resources and thus the level of interaction and/or attention possible for each individual for each content.

Exactly from this last point the future processes of valorization and the related business models of the content industry will depend, and they won't be based on the simple premium setting of the content itself anymore, and/or on advertising surrounding the content, but on the diffused building (distributed and/or collective) of the content on the base of interests and interactions beyond the attention possible in that moment for that individual. In this scenario content will also be advertising, which becomes part of the content itself inside the chosen context, making it lose its tendency to be an invasive and undesired guest.

I am aware that today neither the level of informatics in semantics, nor the interfaces to access content would allow a true automatism of machines aimed to an authentic isolation of the noise that doesn't alter content and that doesn't make us miss things that we could still be interested in (we haven't managed to do it with spam yet, just saying). So the human aspect remains central in filtering, adapting, discarding, promoting, organizing the content, which is that unexplored boundary of content curation.

As for me I believe that we're still very far away even from the first step, which is convergence, although the tendency is quite clear.

The levers remain in any case two: the disturbance caused by noise (distinguishing what I'm interested in from what I'm not interested in), and the attention (my level of engagement and participation more or less active to content and immersion in it: if I'm listening it's different  from watching and listening, and so on), in both cases the factors are referred to a specific instant in time which is not random.

What is certain is that the media have changed (in evolution/devolution) the language, which can be an instrument or be instrumentalized based on the speaker and the receiver (I'm thinking about the Berlusconi political communication of these years or the "Carosello" advertising of the first years of TV, just to make a few examples), so these thoughts have no presumption of being complete, given the complexity of the topic and the quantity of perspectives from which the matter can be analyzed.

Some thoughts on these topics are the base to try together to look beyond these years (regardless of the viewpoint: marketing, communication, editors, etc.) and try to make some long term strategic reasoning, especially if we don't remain tied to our field of competence.

Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti

giovedì 21 giugno 2012

Prossimamente: Salvo Mizzi @salvomizzi



Fra pochi giorni avremo il piacere di intervistare Salvo Mizzi, attualmente responsabile Consumer Social Network, Project Leader in Working Capital e Corporate Fellow TI Kauffman Society in Telecom Italia.

Laureato in filosofia all'Università degli Studi di Napoli 'Federico II', ha una lunga esperienza pubblicitaria, iniziata in BBDO a Roma, passando per Pasquale Barbella, Armando Testa e Young & Rubicam. A metà degli anni '90 ha scoperto le potenzialità del medium Internet, del quale è stato davvero un pioniere in Italia.

La prima webtv italiana, Mytv, nata nel 2000, è stata infatti una sua idea: convinto che la dimensione video avrebbe presto dominato il web, e conscio del fatto che l'Italia non aveva il cable, è riuscito a coinvolgere grandi gruppi editoriali nella realizzazione di qualcosa di veramente innovativo per l'epoca.

Nel 2005 è divenuto advisor multimedia di Tim, con l'obiettivo di innovare e tentare nuove strade, e dopo qualche anno è diventato Project Leader di Working Capital, un acceleratore di impresa che investe nelle migliori startup italiane del settore digital, aiutandole a fare il grande passo dall'incubazione al mercato.

Fino al 2011 è stato responsabile Internet Media & Digital Communication, portando anche questa volta grande innovazione.

Avremo modo di parlare di nuovi media, strategie e modelli, ma anche delle sue prospettive su quello che è uno scenario in continua evoluzione.

Naturalmente aspettiamo le vostre domande attraverso il form qui sotto!

Maria Petrescu | @sednonsatiata





Coming up soon: Salvo Mizzi

In just a few days we'll have the pleasure of interviewing Salvo Mizzi, currently Consumer social network Responsible, Working Capital Project Leader and Corporate Fellow TI Kauffman Society in Telecom Italia.

After his degree in philosophy at the University of Naples Federico II, he got a great experience in advertising, starting in BBDO in Rome, and continuing with Pasquale Barbella, Armando Testa and Young & Rubicam. In the mid 90s he discovered the potential of Internet, of which he has been a true pioneer in Italy.

The first Italian webtv, mytv, born in 2000, was one of his ideas: he was convinced that video would dominate the web, and he was aware of the fact that Italy didn't have cable, so he managed to involve big editorial groups in the realization of something that was truly new for that time.

In 2005 he became multimedia advisor in Tim, with the goal of innovating and finding new paths, and after a few more years he become Project Leader of Working Capital, the enterprise accelerator that invests in the best Italian startups in the digital sector, helping them make the big step from incubation to the market.

Until 2011 he was responsible for Internet Media & Digital Communication, bringing great innovation in this role as well.

We'll have the chance to talk about new media, strategies and models, but also about his perspectives on a scenario that is continuously shifting.

Of course, we are waiting for your questions on the form below!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

giovedì 19 gennaio 2012

Intervistato.com | Nicola Mattina @nicolamattina



In questa intervista Nicola ha fatto il punto su quelle che sono le più grandi difficoltà delle aziende nell'utilizzo di strumenti di comunicazione innovativi ed ha fornito le sue riflessioni in merito all'ecosistema delle startup in Italia.


Qualche settimana fa è stato nostro ospite Nicola Mattina, fondatore di Elastic ed esperto di social media e comunicazione corporate. 

Innanzitutto Nicola ci ha spiegato che cos'è Elastic, la società che ha fondato: si tratta di una società di consulenza che si occupa di progetti che hanno a che fare con il digitale, e gestisce progetti di comunicazione che usano le tecnologie digitali come strumenti fondamentali per essere realizzati. [video]

La definizione di enterprise 2.0, secondo Nicola, sarebbe quindi portare dentro l'organizzazione le tecnologie e le prassi che nascono intorno alle tecnologie, dato che comunque tutti le sperimentiamo già su Internet, in primo luogo sotto la forma dei social media. [video]

Questo tipo di approccio porta a una degerarchizzazione interna alle aziende, un processo già in atto soprattutto nelle aziende che si confrontano in modo forte con il mercato. Abbiamo chiesto a Nicola quali siano gli strumenti che possono accelerare questo fenomeno di condivisione, ma a suo avviso il problema è culturale, più che di strumento. Se non c'è un cambiamento organizzativo, infatti, nessuno strumento potrà garantire il passaggio da un approccio all'altro, per quanto performante possa essere. [video]

Molte di queste iniziative vengono attuate con successo nei periodi di grande crisi, quando ormai la situazione è tale da spingere le aziende ad essere disposte a tentare qualsiasi tipo di cambiamento, dato che nulla di quel che è stato fatto fino a quel momento ha funzionato. Secondo Nicola uno dei passaggi importanti sarà quello dell'abbandono del computer come postazione fissa in favore del tablet, anche in ambito lavorativo, passaggio che si porterà dietro anche un mercato di app più o meno specifiche per le attività aziendali. [video]

E' probabile che un uso più intensivo porti anche alla necessità di un miglioramento infrastrutturale della rete stessa, anche se il problema di fondo rimane chi la paga. C'è un mondo, che è quello degli editori, che ha paura di una banda troppo larga, che di fatto è una tecnologia abilitante nel portare video su device on demand, eliminando la necessità della TV tradizionale. La conseguenza dell'evoluzione di questo fenomeno sarà che a usare la TV rimarranno solo le fasce deboli, mentre la fetta di mercato più pregiata si sposta altrove. Non è solo una questione culturale, quindi, ma anche e soprattutto di interessi economici. [video]

Abbiamo chiesto a Nicola che cosa è Working Capital, il progetto di Telecom Italia ora chiamato Premio Nazionale per l'Innovazione, nato per finanziare le migliori idee in 4 ambiti differenti. I business angel italiani, infatti, per quella che è stata l'esperienza di Nicola, sono estremamente cauti nel dare finanziamenti alle startup. Inoltre manca un ecosistema che porti le persone che si sono cimentate e hanno sviluppato l'idea di fare impresa verso un processo di crescita e maturazione in un'azienda vera e propria. [video]

Il consiglio principale di Nicola per chi volesse aprire una startup, quindi, è scordarsi dei finanziamenti e non pensare che servano dei soldi. Con startup su Internet si può partire anche molto velocemente, con un investimento abbastanza modesto, ma la prima cosa da pensare nel fare una startup è che si tratta di una cosa faticosa, e che quello che si pensa è tipicamente sbagliato. E' necessario quindi analizzare l'idea, capire dove è sbagliata, cambiarla e renderla più interessante. 

In secondo luogo, è necessario confrontarsi moltissimo, e parlare della propria idea con persone più preparate, che possano fornire un insight e delle obiezioni costruttive all'idea originale. Bisogna però uscire dall'ordine di idee secondo il quale se racconti l'idea, qualcuno te la ruba. Infine è importante partecipare a qualsiasi competition per startup che esiste, farsi conoscere dai business angel e venture capital e tentare qualsiasi strada per far partire il proprio progetto. [video]

Abbiamo parlato più in dettaglio di questi e altri temi legati al mondo delle startup, delle aziende, e dell'uso che viene fatto all'interno di queste di alcuni strumenti di comunicazione innovativi.
Vi invito quindi a visionare l'intervista completa, molto più ricca di dettagli e riflessioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu

Photo credit: Luca Sartoni


Intervistato.com | Nicola Mattina

A few weeks ago we had as our guest Nicola Mattina, founder of Elastic and social media and corporate communication expert.

First of all, Nicola explained what Elastic, the company he founded, is all about: it's a consultancy company that deals with projects that have to do with anything digital, and they manage communication projects that use digital technologies as the fundamental tools to be realized. [video]

The definition of enterprise 2.0, in Nicola's opinion, would be to bring inside the organization those technologies and practices that are generated around technologies, since every one of us experiment with them on the Internet already, especially with social media. [video]

This type of approach brings to a de-hierarchization inside companies, a process that is already happening especially in those companies that really deal with the market in a strong way. We asked Nicola which are the tools that can speed up this sharing phenomenon, but in his opinion the problem is more a cultural one, rather than a technological one. If you don't have an organizational change, no tool will be able to guarantee the transition from one approach to the other, no matter how good it is. [video]

Many of these ideas are put into action with great success in times of crisis, when the situation is so severe that companies are willing to try any kind of change, since nothing they've done until then has actually worked. Nicola thinks one of the most important transitions will be the end of the use of the computer for work, and the start of the tablet era. This transition will also bring an extended, specific app market, which will be especially designed for business activities. [video]

It is probable that a more intensive use will also bring to the need to improve the infrastructure of the web itself, but the real problem is who is going to pay for it. There's a world, the one of editors, that is extremely afraid of broadband, which is actually the technology that brings video on demand on devices, thus eliminating the need for traditional television. The consequence of the evolution of this phenomenon will be that the only ones still using TV will be the least privileged classes, while the most valuable market share will go elsewhere. It's not only a cultural matter, but also a matter of economical interests. [video]

We asked Nicola what Working Capital is, Telecom Italia's project which now goes under the name of National Prize for Innovation, which was born to finance the best ideas in 4 different fields. Italian business angels, in Nicola's experience, are extremely cautious when giving money to startups. Moreover, there's a severe lack of an ecosystem the can bring people who have developed the idea of founding a business towards a growth and maturation process in an actualy company. [video]

Nicola's main advice for those who want to open a startup is to forget about the money, and not think that they need it. With Internet startups you can actually go online very quickly, with a relatively small investment, but the first thing you must think when you open a startup is that it's a very difficult task and that whatever you're thinking is probably wrong. You have to analyze the idea, understand what's wrong with it, change it and make it more interesting.

Secondly, you need to talk about it a lot with people who are more skilled than you are, who can give you their insight and their constructive criticism about the original idea. You have to forget about the concept that, if you talk about the idea, someone is going to steal it from you. Finally it is vital to participate to any startup competition there is out there, get to know business angels, venture capitals and try to make your project take off in any possible way. [video]

We talked in more detail about these and other topics related to the world of startups, companies, and the use that they make of innovative communication tools.

I invite everyone to view the full interview, much richer in details and insights than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

mercoledì 4 gennaio 2012

Prossimamente: Jason Falls @jasonfalls



Jason Falls è uno dei più noti esperti di social media marketing degli Stati Uniti, nonché fondatore di Social Media Explorer, blog elencato tra i top 10 più autorevoli in materia di social media.

Oggi avremo il piacere di intervistare Jason Falls, autore, esperto di social media e CEO. Il suo è un nome che continua a comparire nelle conversazioni e nelle liste dei più grandi leader e pensatori nel mondo del social media marketing. E' uno dei pochi professionisti con diversi premi per strategie di social media, e nel 2009 ha vinto il Sammy Award per il suo lavoro sul progetto Jim Beam "Remake". Professionista delle pubbliche relazioni e grande produttore di contenuti, Falls ha fatto consulenze per brand Fortune 100, corporation regionali e startup fin dagli albori del social media marketing a metà degli anni 2000.

Le riflessioni di Jason sui social media sono state pubblicate sia online che in cartaceo in diverse forme, incluse alcune interviste da parte di media outlet online di punta. E' stato inoltre ospite di numerosi podcast molto conosciuti, incluso "Six Pixels of Separation" di Mitch Joel. Contribuisce occasionalmente al Forbes Magazine's Marketshare in una serie di discussioni video con Aaron Perlut.

Gran parte del suo lavoro come stratega è culminato nel suo primo libro, No Bullshit Social Media: The All Business, No-Hype Guide to Social Media Marketing, scritto in collaborazione con Erik Deckers e pubblicato nel mese di Settembre 2011. Porta il suo sarcasmo tagliente, le riflessioni del suo campo di expertise e aiuto pratico alle audience di tutto il mondo con talk regolari. Ha partecipato come speaker sia a conferenze che a riunioni corporate private in tre continenti.

Jason è l'ex presidente e co-fondatore di Social Media Club Louisville. Fa parte anche del Board di Direttori per il National Center for Family Literacy (NCFL) e la Louisville Free Public Library Foundation.

Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu





Coming up soon: Jason Falls

Today we'll have the pleasure of interviewing Jason Falls, author, keynote speaker and CEO. He continues to be a name that surfaces at or near the top of conversations and lists of thought leaders and top thinkers in the emerging world of social media marketing. And for good reason. He is one of the few industry professionals with awards for social media strategy under his belt, having won a 2009 Sammy Award for his work on the Jim Beam “Remake” project. A public relations professional by trade and prodigious content producer, Falls has advised Fortune 100 brands, regional corporations and technology startups since the “early days” of social media marketing in the mid-2000s.

Falls’s thoughts on social media have been captured in print and on-line in various forms, including interviews by some of the leading online media outlets. He has been a guest on numerous popular podcasts, including Mitch Joel’s Six Pixels of Separation. Falls is also an occasional contributor to Forbes Magazine’s Marketshare in a video discussion series with Aaron Perlut.

Much of his work as a strategist culminated in his first book, No Bullshit Social Media: The All-Business, No-Hype Guide To Social Media Marketing, co-authored with Erik Deckers, which published in September 2011. He brings his sharp wit, industry insights and down-to-earth helpfulness to audiences around the globe with regular speaking engagements as well. He has spoken to both conference and private corporate audiences and on three continents and in four countries.

Falls is a former president and co-founder of the Social Media Club Louisville. He also serves on the Boards of Directors fro the National Center for Family Literacy (NCFL) and the Louisville Free Public Library Foundation.

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

sabato 17 dicembre 2011

10minuticon Stefano Mizzella @stefanomizzella



Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge, ha spiegato che cos'è la gamification e in quali modi questa può essere impiegata nel marketing, per coinvolgere i clienti, gli utenti, ma anche e soprattutto i dipendenti delle aziende per rendere più produttive le attività di business.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Stefano quale sia la sua definizione di gamification: in sostanza si tratta dell'utilizzo del gioco in ambiti che non sono ludici, e che possono spaziare dal marketing alla comunicazione, all'innovazione, collaborazione e business.

Attualmente la gamification sta attraversando una fase di hype, tutti ne parlano ed è diventato un fenomeno alla moda, portando alla creazione di definizione più ortodosse e altre più ibride, ma ad ogni modo è qualche cosa che appassiona. Stefano, pur non essendo un game designer o un esperto di giochi, ne sta seguendo le evoluzioni con attenzione e senso critico.
Il suo maggiore interesse è nel capire in che modo le meccaniche, le dinamiche del gioco possano avere risultati all'interno dell'attività professionale, per coinvolgere meglio sia clienti che dipendenti. [video]

Abbiamo parlato quindi di alcuni esempi di utilizzo delle dinamiche del gioco da parte delle aziende con i propri clienti,  primo fra tutti il caso Starbucks in associazione con Foursquare, ma la vera difficoltà è portare il gioco dentro l'azienda, dove ci si scontra con ostacoli molto più grandi. Tutto ciò che è legato all'ambito ludico è visto come una minaccia per l'attività lavorativa, ma in realtà molte delle strategie utilizzate verso l'esterno possono essere portate all'interno per migliorare la produttività. [video]

Alcuni parallelismi sono già evidenti, come la corrispondenza tra la intranet aziendale e Facebook, piuttosto che quella tra il check-in su Foursquare e il timbrare il cartellino: le modalità del gioco possono cambiare in meglio il comportamento. Si tratta quindi di un'applicazione delle dinamiche del gioco non fine a se stessa, ma intesa come vettore di cambiamento su diversi livelli, ovvero collaborazione, innovazione e leadership. [video]

Per quanto riguarda il lato collaborazione, una prima applicazione sarebbe possibile a livello di intranet. Molte aziende pensano che basti avviare l'intranet e tutti gli utenti smetteranno di usare le email e cominceranno ad aggiornare status e a condividere elementi professionali, ma questo non accade quasi mai proprio perché manca il coinvolgimento. Applicare dinamiche del gioco a un contesto di collaborazione interna come la intranet può avere risultati positivi, soprattutto se l'azienda incentiva le dinamiche di competizione e sfida veicolate dal gioco. [video]

L'innovazione può diventare partecipativa, collaborativa: anche i dipendenti di livello medio/basso hanno una voce e possono esprimere la propria idea e la propria opinione. Nascono così le piattaforme di idea management, su cui però a sfidarsi ed entrare in competizione sono le idee, generando competizione anche tra chi quelle idee le ha proposte, magari attraverso un sistema di punti. [video]

Naturalmente non tutto è "gamificabile", le dinamiche del gioco non posso essere applicate, come alcuni dicono, a qualsiasi tipo di prodotto e a qualsiasi tipo di business. I game designer, in particolare, considerano il gioco qualcosa di più importante, che ti deve immergere in un'esperienza ben più significativa di una semplice raccolta di punti. Bisogna quindi capire le reali motivazioni e i reali bisogni dei dipendenti che si vogliono sollecitare attraverso il gioco.

E' difficile infatti coinvolgere i dipendenti in un'ottica comportamentistica, promettendo gadget di valore più o meno alto in cambio della partecipazione alle discussioni. Si deve invece capire come la partecipazione e l'attitudine alla competizione migliora il modo in cui si lavora, portando vantaggi sia per il singolo che per l'azienda. [video]

Abbiamo parlato anche di modelli freemium, dell'evoluzione della gamification in ambito aziendale e le tattiche e le strategie che sarà necessario implementare affinché le applicazioni non rimangano sterili, ma portino ad effettivi benefici.

Invito tutti alla visione dell'intervista, molto più dettagliata e ricca di informazioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


10 minutes with Stefano Mizzella

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

First of all we asked Stefano what his definition of gamification is: basically it's the use of game dynamics in context that aren't linked to games, and that can rage from marketing to communication, to innovation, collaboration and business.

At the moment gamification is in a period of hype, everybody's talking about it and it has become an up-to-date feature which leads to the production of several definitions, both orthodox and hybrid, but by any means it's a topic people are very passionate about. Stefano, even though he's not a game designer or a game expert, is following the evolution with great attention.
His main interest is understanding in what ways game mechanics can bring results inside the professional activity, with the goal of engaging both clients and employees. [video]

We talked about some examples of use of game dynamics in businesses, first of all the Starbucks case in association with Foursquare, but the real trick is bringing games inside the company, where you find much greater resistance. Everything that has to do with games is seen as a threat for the working activity, but in reality many of the strategies used towards clients can be brought inside to increase productivity[video]

Some parallels are already self-explanatory, such as the intranet - Facebook parallel, or the Foursquare check-in - clocking parallel: game dynamics can change behavior and make it better. We're talking about an application of game mechanics that is seen as a vector of change on different levels, collaboration, innovation and leadership. [video]

As for the collaboration aspect, a first possible application would be possible at an Intranet level. Many companies think they will just have to start the intranet and all users will stop using emails and start updating their status and sharing professional content, but this hardly ever happens because there is a severe lack of engagement. Applying game dynamics to an internal collaboration context such as the intranet can bring to positive results, especially if the company incentivates competition dynamics through games[video]

Innovation can become collaborative: even medium/low level employees have a voice and can express their ideas and opinions. This is how idea management platforms are born, on which ideas compete and generate competition among those who have proposed them through a system of points of badges. [video]

Of course not everything can be "gamified", game dynamics cannot be applied, as some say, to any kind of product or any kind of business. Game designers, in particular, consider games as something more important, that must bring you an experience that goes further than just getting points. Companies must understand the true motivations and real needs of the employees they want to engage through games.

It is very difficult to engage employees in a behavioral optic, by promising gadgets in exchange for participation. They must understand how participating and competition make work better and bring benefits both for the employee and the company. [video]

We also talked about freemium models, the evolution of gamification in companies and the tactics and strategies they will have to implement in order to actually bring benefits to the company.

I invite everyone to view the full interview, much more detailed and rich in information than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

martedì 13 dicembre 2011

Prossimamente: Alberto Cottica @alberto_cottica



La nostra prossima intervista sarà con Alberto Cottica, autore di Wikicrazia ed economista esperto di politiche collaborative e online presso il Consiglio d'Europa. 

Domani avremo il piacere di intervistare Alberto Cottica, economista esperto di politiche pubbliche collaborative e online, nonché autore di Wikicrazia.

La musica e le scienze sociali sono sempre stati i suoi interessi principali. Non riuscendo a decidersi tra i due, ha deciso di perseguirli entrambi e ha finito per diventare uno strano mix di musicista folk-world e di economista che si interessa della creatività umana come motore di sviluppo.

Come economista, dunque, è un esperto di politiche pubbliche collaborative e online. La pervasività di Internet, insieme ai cambiamenti sociali a cui si associa, apre la strada alla produzione delle politiche pubbliche e perfino di certi servizi pubblici in modalità wiki, collaborativa.
Ha maturato un’esperienza diretta nel lancio, mantenimento e cura di comunità di cittadini che lavorano insieme alle autorità di governo verso obiettivi di natura pubblica. Ha lavorato principalmente per il Ministero dello Sviluppo Economico e il Consiglio d’Europa, ma ha anche esperienze al livello regionale e locale.

Si interessa di economia della complessità, che vede come un modo fecondo di pensare a questi argomenti; per rendere la sua analisi più rigorosa fa ricerca in questo campo come studente di Ph.D. all’Università di Alicante. Ha pubblicato un libro sulle politiche pubbliche al tempo della rete, dal titolo Wikicrazia, diversi saggi e il suo blog; quando scrive o parla in pubblico fa del suo meglio per essere chiaro senza banalizzare gli argomenti che tratta.

Come musicista è interessato alle radici della sua nativa Emilia Romagna, che gli piace raccontare attraverso la musica in tutto il mondo. Il suo progetto principale è il gruppo di folk digitale Fiamma Fumana, molto attivo soprattutto in nord America e nord Europa. Collabora anche con il suo vecchio amico Cisco e, occasionalmente, con alcuni artisti stranieri di world music come i britannici Transglobal Underground e la danese Gudrun Holck. E' anche nel gruppo fondatore dei Modena City Ramblers, in cui ha militato per anni.

Avremo modo di parlare di Wikicrazia, di come è cambiata la politica in questi ultimi anni grazie alle nuove tecnologie e soprattutto quali sono le prospettive per il futuro.

Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu





Coming up soon: Alberto Cottica

Tomorrow we'll have have the pleasure of interviewing Alberto Cottica, economist, expert of public collaborative online politics and author of Wikicracy.

Music and social sciences have always been his main interests. Not being able to decide between the two, he decided to pursue both and he ended up turning into a strange mix of a folk-world musician on the one side and an economist interested in human creativity as a development engine on the other.

As an economist, he is an expert of public collaborative online politics. The pervasivity of the Internet, together with the social changes it associates with, opens the door to the production of public politics and even some public services in a wiki, collaborative mode.
He has matured a direct experience in the launch, maintenance and curation of citizen communities that work together with government authorities towards public goals. He has worked mainly for the Ministry of Economic Development and the Council of Europe, but he also has experiences at a regional and local level.

He is interested in complexity economics, and he believes this to be a fruitful way to think about these topics; to make his analysis even more precise he does research in this field as a PhD student at the University of Alicante. He has published a book on public politics in the web's time, called Wikicracy, several papers and his blog; when he writes or speaks in public he does his best to be clear without making the topics he's treating trivial.

As a musician he is interested in the roots of his native Emilia Romagna, which he loves to tell through music around the world. His main project is the digital folk group Fiamma Fumana, very active especially in North America and North Europe. He also collaborates with his old friend Cisco and occasionally, with some foreign world music artists such as the British Transglobal Underground and the Danish Gudrun Holck. He is also in the founding group of the Modena City Ramblers, in which he has participated for years.

We'll have the chance to talk about Wikicracy, how politics changed during these last few years thanks to the new technologies and especially the future perspectives in this field.

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

lunedì 12 dicembre 2011

StartupID | Enrico Scognamillo di Meemi.com @capobecchino



Enrico Scognamillo, fondatore di Meemi.com, ha raccontato come è nato e come funziona il social network completamente italiano che offre alle aziende di creare il proprio social.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Enrico Scognamillo, fondatore di Meemi.com.

Meemi.com è nato per riportare sul web la conversazione e tutto ciò che la può generare: testi, immagini, citazioni o video, nello stile di Twitter e Tumblr. [video]

Il nome del servizio deriva del termine "meme", che piaceva molto ai fondatori in termini di significato, ma dato che non era possibile registrare un dominio con questo nome, hanno optato per la traduzione in finlandese, appunto "meemi". [video]

Le nuove funzionalità di cui abbiamo parlato con Enrico sono l'introduzione della chat per parlare con gli amici, nuovi filtri di ricerca e soprattutto l'introduzione di gruppi, simili alle "cerchie" di Google+.
Sono stati elencati gli elementi presi a prestito da social network che esistevano già: innanzitutto la socialità di Twitter, che permette di seguire un utente senza dover essere ricambiato, e in secondo luogo lo stream di micropost rapidi di Tumblr. [video]

Si è voluta mantenere la stessa facilità di utilizzo sia su web che su mobile: le app iOS ed Android esistono già, anche se in fase embrionale, ma la prospettiva è di aprirsi alle aziende e offrire la possibilità di avere l'app personalizzata per il proprio social network.

Così come Facebook mette a disposizione la pagina fan, così Meemi offrirà il social network brandizzato, e per creare l'apposita app saranno necessari solamente 3 minuti.
Il servizio per l'utente non sarà mai a pagamento, mentre le aziende dovranno acquistare il proprio social, che in seguito troveranno il modo di monetizzare.
Le opzioni saranno due: con login direttamente su Meemi.com, oppure con login privato, in modo tale che tutti gli utenti appartengano a quel social. [video]

Le aziende quindi pagheranno un affitto per il servizio, con grande flessibilità riguardo alle tempistiche. Sarà possibile infatti beneficiare del proprio social network anche solo per la durata di un evento, evitando quindi i costi di un affitto annuale. In più tutte le metriche, le analisi, e tutti i contenuti generati saranno di proprietà dell'azienda.
Attualmente lo strumento usato è Google Analytics, ma si sta già lavorando allo sviluppo di tool proprietari. [video]

Un possibile esempio di utilizzo sarebbe la Lega di Serie A, che può creare tanti social quante sono le squadre della serie A. Gli utenti potranno condividere video sul social dedicato alla propria squadra del cuore, inviare feedback, acquistare biglietti e gadget, mentre la piattaforma potrà gestire direttamente la pubblicità e offrire video in streaming. [video]

I numeri di Meemi sono piuttosto interessanti: 30.000 utenti iscritti, 300.000 pagine viste al mese e 10.000 memi condivisi ogni giorno.

Invito tutti a visionare l'intervista integrale, ricca in ulteriori dettagli riguardo all'integrazione di Meemi con altri social e le tempistiche per l'uscita di queste nuove funzioni.

Buona visione!

Maria Petrescu




StartupID | Enrico Scognamillo of Meemi.com

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Enrico Scognamillo, founder of Meemi.com.

Meemi.com was born to bring on the web the conversation and everything that can generate it: text, images, quotes or video, in the style of Twitter and Tumblr[video]

The name of the service comes from the term "meme", that the founders liked very much in terms of meaning, but since registering a domain with this name wasn't possible, they chose the Finnish translataion of the word, which is "meemi". [video]

The new functions we talked about with Enrico are the introduction of chat to talk with friends, new research filters and most of all the introduction of groups, which are similar to Google+ circles. The elements borrowed from other social networks have been listed: first of all the social aspect of Twitter, which allows a user to follow another one without being followed back, and secondly the fast stream of Tumblr microposts. [video]

They wanted to keep the same easiness of use both on the web and mobile version: the iOS and Android apps already exist, even if in an initial stage, but the perspective is to open up to companies and offer the possibility of having a personalized app for your own social network.

Just as Facebook offers fanpages, Meemi will offer brand social networks, and creating its app will only take 3 minutes. The service will always be free for regular users, while companies will have to buy their own social, which they'll find a way to monetize.
The options will be 2: with login directly on Meemi.com, or with private login, so that all users belong to that social. [video]

Companies will pay a rent for the service, with great flexibility regarding timing: it will be possible to have your own social network even only for the duration of an event, avoiding the costs of yearly hosting. Moreover, all the metrics, analyses, and the generated content will belong to the company.
The tool which is currently used is Google Analytics, but they're already working on the development of their own tools. [video]

A possible example of usage could be the A Series League, which can create as many social networks as the number of teams in the A series. Users will be able to share videos on their favorite team's social, send feedback, buy tickets or gadgets, while the platform will be able to manage directly the advertising and offer video streaming. [video]

Meemi's numbers are quite interesting: 30.000 registered users, 300.000 pageview/month and 10.000 shared memes a day.

I invite everyone to view the full interview, rich in further detail regarding the integration of Meemi with other social networks and when these new functions will be available.

Enjoy!

Maria Petrescu

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