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domenica 6 gennaio 2013

Intervistato.com | Antonio Pavolini @antoniocontent



Durante la nostra intervista con Antonio Pavolini abbiamo parlato di social TV e connected TV, ma soprattutto della convergenza tra TV tradizionale e nuovi media, approfondendo infine il ruolo dei social media nell'evoluzione della fruizione dei contenuti online.

Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Antonio Pavolini, attualmente Senior Analyst nella divisione Media Industry - Innovation & Industry Relations di Telecom Italia.

Per quello che riguarda l'utilizzo di social media nelle aziende, al momento la situazione è distorta dal fatto che è molto facile vendere servizi relativi all'uso dei social media perfettamente inutili, con modalità che portano a equivoci drammatici a causa della scarsa conoscenza del mezzo e dei problemi della comunicazione aziendale. [video]

Se invece si parla della transizione dei mezzi di comunicazione di massa verso i social media, si possono distinguere due dinamiche divergenti: persone che strenuamente difendono il vecchio modo di comunicare per un interesse prettamente economico e persone che sperimentano e provano i nuovi mezzi.

Tecnicamente una convergenza tra televisione tradizionale e contenuti disponibili su Internet sarebbe già possibile, anche senza comprare un qualsiasi set-top box, ma semplicemente collegando un computer alla porta HDMI del televisore. Coloro che hanno le conoscenze tecniche necessarie per farlo rappresentano però una fetta di mercato che non influisce in alcun modo su quello che è l'attuale ecosistema dei media, che rimarrà immutato fino a quando le connected TV, il digitale terrestre e le console dei giochi non saranno veramente concorrenziali e intuitive nella facilità di accesso rispetto alla televisione tradizionale. [video]

La neutralità dei contenuti è un altro tema controverso perché i produttori di connected TV stipulano accordi commerciali con editori e major, limitando quindi l'accesso alla straordinaria ricchezza e diversità di contenuti disponibili liberamente su Internet.
Finché non verrà superata la fase di transizione in cui tutti cercano di monetizzare senza avere un vero modello di business, che nasce solo dallo stravolgimento dell'ecosistema, ancora non ci sarà nel mondo dell'industria la motivazione necessaria per portare avanti questo cambiamento. [video]

Antonio ha anche espresso la sua opinione sulla possibilità di arrivare a un concetto di StumbleUpon per la TV, la creazione di un palinsesto non-palinsesto personalizzato stupefacente, che l'utente è felice di subire, e che però non può prescindere da una conoscenza estremamente approfondita dell'utente, dei suoi gusti e dei suoi interessi.

E' quindi una questione di sensibilità umanistica, di ricerca di socialità, affinità e complicità, che sono veramente quelle cose inafferrabili che i social media ci stanno regalando e che la televisione, aggregando le persone educatamente davanti a un teleschermo, per anni ha negato[video]

Abbiamo parlato di palinsesti, di 140NewsNetwork, di libertà di informazione e di possibili scenari futuri per quel che riguarda i nuovi strumenti.

Naturalmente Antonio ha risposto esaustivamente alle vostre domande, quindi invito tutti a guardare l'intervista integrale, molto più ricca di informazioni rispetto alla mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu

Photo credit: Matteo Stagi


Intervistato.com | Antonio Pavolini

A few days ago we had the pleasure of interviewing Antonio Pavolini, currently Senior Analyst in the Media Industry - Innovation & Industry Relations division in Telecom Italia.

As for the use of social media inside companies, at the moment the situation is distorted by the fact that it is really easy to sell services relative to the use of social media that are perfectly useless, with modalities that bring to misunderstandings because of the scarce knowledge of the tool and of company communication. [video]

When we talk about the transition of mass communication media towards social media, it is possible to distinguish two different dynamics: on the one side, people who defend the old way of communicating because they have economic interests in it, and on the other side, people who experiment and try out new tools.

Tecnologically a convergence of traditional tv and content available on the Internet is already possible, even without buying a set-top box, but simply connecting a computer to the HDMI port of the television. But those who have the technical knowledge necessary to do this represent a very small part of the market that doesn't influence in any way what is the current media ecosystem, which will remain unchanged until connected TVs, digital terrestrial TV and game consoles won't really be intuitive and competitive in the granting easy access compared to traditional TV. [video]

Content neutrality is another controversial theme because connected TV producers make contracts with editors and majors, limiting the acess to the extraordinary richness and diversity of content that is freely available on the Internet.
Until this transition phase, during which everybody wants to make some money without having a true business model in their mind - which only results from a radical change in the ecosystem- won't be over, the industry world won't have the necessary motivation to bring forward this change. [video]

Antonio has also expressed his opinion about the chance of having a StumbleUpon for TV in the future, the creation of an amazing personalized scheduled program that users are happy to undergo, that is tied to an extremely deep knowledge of the user, his tastes and interests.

It's a matter of humanistic sensitivity, the research of sociability, affinity and complicity that are truly those elusive things that social media are giving us and that the television, by educately aggregatin people in front of a television set, for years has denied us. [video]

We also talked about broadcasting programming, 140NewsNetwork, freedom of information and possible future scenarios regarding the new tools.

Of course Antonio has answered your questions, so I invite everyone to watch the full interview, surely richer in information than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

mercoledì 2 gennaio 2013

Che cos'è la #socialtv? E' un' #mistero.



La notte della mancata fine del mondo, quella dei Maya volgarmente detta, è andato in onda lo scontro titanico della social tv: da una parte c'era Master Chef, prodotto made in Sky, e Servizio Pubblico di Santoro, seguitissimo su Twitter. Chi ha vinto alla fine? Ha vinto #mistero. Il giorno dopo i guru della social tv erano quasi tutti muti. C'era da aspettarselo.

Masterchef è un reality made in Sky, gente che sa fare tv e social tv, basta guardare l'apparato di X-Factor, che ha dimostrato che non basta un hashtag, sicuramente bisserà il successo dell'anno scorso anche in termini social.

Servizio Pubblico è una creatura della ditta Santoro&C., gente che la social tv non la sa fare, visto l'uso di Facebook l'anno scorso e l'operazione Partito Liquido con Liquid Feedback quest'anno. Santoro, che nonostante tutto continuo sempre a stimare, e Marco Travaglio, che nonostante le sue qualità continuo a non stimare, non si curano di Twitter, hanno un atteggiamento di persone che dicono ancora espressioni tipo "Il popolo della rete".

Poi c'è Mistero, una trasmissione che ha avuto il suo successo quando Daniele Bossari, che sembra un bambino con la barba alla prima comunione, ha, diciamo, preso in mano la conduzione. Mistero tratta di misteri, dal poltergeist alle scie chimiche, passando per i Maya. Mistero non è trash, è diverso, ma è qualcosa che fa ridere enormemente per le cose messe in campo. La puntata sulla fine del mondo è stata imbarazzante e molto divertente, con tutti gli ospiti che ripetevano come la profezia Maya o era una stupidaggine o era stata male interpretata, mentre Bossari continuava a chiedere di terremoti e altre calamità alla redazione in studio. Chiudiamola qui.

Il giorno dopo i commenti, che di solito abbondano, erano scarsi. Perchè? Io parto da una considerazione, per parlare di social tv, oggetto suscettibile di tante interpretazioni, si dovrebbe conoscere cos'è la tv. Prendo in prestito un claim usato per una campagna mondiale sul social media marketing: Se vuoi occuparti di social tv e la tv nella vita l'hai solo guardata, lo stai facendo male.

Molti storceranno la bocca, ma sembra che il mio sia diventato un vizio. Questo vale soprattutto quest'anno nel quale nel nostro paese c'è stato un forte ritorno della tv, primo fattore l'aumento degli utenti delle tv satellitari e on demand, e le riprese degli ascolti per il tg1 post Minzolini e del Tg4 post Fede che sembravano deceduti - era su Repubblica di qualche giorno fa. Sta di fatto che la social tv sta aiutando la tv, anche quella tradizionale e generalista, con gente che si scambia opinione su ogni cosa, anche su cose che non vedrebbe mai, o che non confesserebbe mai di vedere, ma questo è l'engagement, cioè la capacità di coinvolgere i propri utenti. Questo però in pochi casi è organizzato dalla produzione, a parte alcune esperienze di Sky, ma piuttosto è fra gli utenti stessi. In realtà la tecnologia c'è già, fatta da Smart Tv e dalle prossime piattaforme Google Tv e Apple Tv, quello che manca sono i contenuti e i linguaggi.

Mi dispiace dirlo ma non sarà questa nuova pletora di esperti web a fare questa rivoluzione, come in realtà non la sta facendo negli Stati Uniti, dove la social tv è avanti, ma dove stanno realizzando contenuti nuovi apprendendo le lezioni che vengono delle innovazioni dei linguaggi narrativi degli ultimi 15 anni. Quello che vedo sono continue analisi di numeri ma pochissime di sentiment e molte poche proposte. Si vola basso e sarà ancora più basso se non si torna al design e alla progettazione dei contenuti. Il rischio? Un'altra sbronza social che passerà.

Simone Corami | @psymonic


What is social tv? It's a mystery

The night the world was supposed to end, commonly known as the Mayan night, was also the night of the titanic challenge of social tv: on the one side with Master Chef, a product made in Sky, and Servizio Pubblico by Santoro, very followed on Twitter. Who won? Mistero. The day after, all the social tv gurus were silent. It was to be expected.

Master Chef is a made in Sky reality, a place where people are capable of doing tv and social tv, just look at the X-Factor apparatus, and has proved that it's not enough to make up a hashtag, and it will surely repeat last year's success in terms of social engagement.

Servizio Pubblico is a creature of the Santoro&C., people who can't do social tv, given the use of Facebook last year and the operation Liquid Party with Liquid Feedback this year. Santoro, who I continue to esteem nevertheless, and Marco Travaglio, who in spite of his qualities I continue to not esteem, don't care about Twitter, and have the behavior of people who still use expressions such as "the people of the web".

And then there's Mistero, a show that has had its success when Daniele Bossari, who looks like a child with a beard at his first communion, has, let's say, taken the reins of the conduction. Mistero treats misteries, from poltergeists to chemical paths, and Maya. Mistero isn't trash, it's different, but it's something that makes you laugh terribly for the things that are put in the field. The episode on the end of the world was embarassing and very funny, with all the guests repeating how the Maya profecy was either nonsense or ill interpreted, while Bossari continued to ask about earthquakes and other calamities to the redaction in the studio. Let's just close it here.

The following day the comments, that are usually incredibly numerous, were scarce. Why? I'll start from a consideration, to talk about social tv, an object that can be interpreted in many ways,

Il giorno dopo i commenti, che di solito abbondano, erano scarsi. Perchè? Io parto da una considerazione, per parlare di social tv, oggetto suscettibile di tante interpretazioni, si dovrebbe conoscere cos'è la tv. Prendo in prestito un claim usato per una campagna mondiale sul social media marketing: Se vuoi occuparti di social tv e la tv nella vita l'hai solo guardata, lo stai facendo male.

Molti storceranno la bocca, ma sembra che il mio sia diventato un vizio. Questo vale soprattutto quest'anno nel quale nel nostro paese c'è stato un forte ritorno della tv, primo fattore l'aumento degli utenti delle tv satellitari e on demand, e le riprese degli ascolti per il tg1 post Minzolini e del Tg4 post Fede che sembravano deceduti - era su Repubblica di qualche giorno fa. Sta di fatto che la social tv sta aiutando la tv, anche quella tradizionale e generalista, con gente che si scambia opinione su ogni cosa, anche su cose che non vedrebbe mai, o che non confesserebbe mai di vedere, ma questo è l'engagement, cioè la capacità di coinvolgere i propri utenti. Questo però in pochi casi è organizzato dalla produzione, a parte alcune esperienze di Sky, ma piuttosto è fra gli utenti stessi. In realtà la tecnologia c'è già, fatta da Smart Tv e dalle prossime piattaforme Google Tv e Apple Tv, quello che manca sono i contenuti e i linguaggi.

Mi dispiace dirlo ma non sarà questa nuova pletora di esperti web a fare questa rivoluzione, come in realtà non la sta facendo negli Stati Uniti, dove la social tv è avanti, ma dove stanno realizzando contenuti nuovi apprendendo le lezioni che vengono delle innovazioni dei linguaggi narrativi degli ultimi 15 anni. Quello che vedo sono continue analisi di numeri ma pochissime di sentiment e molte poche proposte. Si vola basso e sarà ancora più basso se non si torna al design e alla progettazione dei contenuti. Il rischio? Un'altra sbronza social che passerà.

Simone Corami | @psymonic

domenica 28 ottobre 2012

#Berlusconi condannato e la marmellata #Italia



La notizia è forte: l'ex Presidente del consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, on. Silvio Berlusconi, è stato condannato per frode fiscale nel processo relativo ai diritti televisivi Mediaset, alla pena detentiva di 4 anni e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Oppure no.

Di nuovo in campo, contro il pericolo della "democrazia giudiziaria" contro la "magistatocrazia". Non è finito. Il berlusconismo, ovvero quel sistema di comportamenti, quasi ideologici che ha contraddistinto gli ultimi vent'anni di questo paese, è vivo. Si contorce col suo numero migliore: urlare per la trattativa, quella sulla giustizia, la conosciamo da tutto un ventennio. Finirà, come tutti i fenomeni umani.

Ventennio, ritorna questo termine nella nostra storia, pesante, che ha visto il declino del nostro paese in molto ambiti e livelli, lo sanno tutti quelli che hanno avuto contatti con l'estero per tutto questo periodo. Questa para-ideologia era già presente in dose minori già nel paese, in alcune direi omeopatiche, mentre con la discesa in campo, che sta a Berlusconi come il il discorso del bivacco sta a Mussolini, il paragone non è sul credo politico di personaggi di tal guisa. Eppure entrambi hanno tratti in comune, come l'importanza data alla comunicazione, il primo con la costruzione di Cinecittà e la fondazione della Rai, il secondo con l'introduzione della tv privata nella televisione italiana.

Hanno fatto culto della propria persona e personalità, il primo autoproclamandosi Duce del Fascismo, il secondo arrivando a definirsi Unto del Signore, ma forse era una delle sue tante famose battute e barzellette. Il primo mostrava la sua potenza fisica, come nella battaglia del grano, il secondo mostrando la potenza della sua ricchezza.

Non sto affatto sostenendo che Berlusconi sia un fascista, nonostante non lo possa annoverare come un sincero democratico, eppure non ha portato una visione politica, ma più uno stile di vita, non rifondando lo stato, ma rifondando i consumi materiali e culturali. Il disprezzo della cultura, un forte laissez-faire nella moralità dei comportamenti pubblici, fomentando anche il fastidio verso istituzioni democratiche e formative.

Se prima eravamo un paese con crepe e rovine, adesso siamo una marmellata ed è dura uscire dal pantano. E' diventato stomachevole, eppure qualcuno, anzi di più, è ancora attirato dal suo dolce profumo, anche se la frutta scarseggia e di zucchero neanche l'ombra! A me non interessa vedere Berlusconi in galera, non ho certe questa pruderie, mi accontento di saperlo a casa, ovunque sia, senza però dimenticarlo, guai a farlo. A questo punto tocca iniziare a raccogliere il fango e tirarlo via, serve impegno e non servono illusioni o soluzioni facile. Si può fare. Però, mi chiedo, si vuole fare? Intanto, attenti dove mettete i piedi. 

Simone Corami | @psymonic


Berlusconi condemned and the Italian jam

The news is important: the ex Prime Minister of the Italian Republic, Honorable Silvio Berlusconi, has been condemned for fraud in the trial related to the Mediaset TV rights, to 4 years in prison and the interdiction from public offices for 5 years. Or not.

Again in the field, against the danger of "judiciary democracy", against the power of judges. He's not done. The berlusconism, which is that system of behaviors, almost ideological, that has characterized the last twenty years of this country, is still alive. It is making a show of its best performance: screaming for negotiation, the on on justice, we've known it for twenty years now. It will end, as all human phenomena.

Twenty years, this word in our history returns, heavy, the one that has seen the decline of our country in many fields and levels, everyone who have had contacts abroad during these years know it. This para-ideology was already present in smaller doses in the country, I'd say homeopathic doses, but with the return on the field, that describes Berlusconi as the speech on bivouac describes Mussolini, the comparison isn't on the political beliefs of characters of this type. And yet they both have common traits, as the importance given to communication, the first with the building of Cincittà and the foundation of RAI, the second with the introduction of private tv in Italian television.

They've made a cult of their own person and personality, the first by proclaiming himself Duce of Fascism, the second arriving to call himself the Chosen by the Lord, but maybe it was one of his many, famous jokes and puns. The first showed his physical strength, as in the battle of the wheat, the second by showing the power of his wealth.

I'm not saying that Berlusconi is fascist, although I cannot list him among the honest democrats, yet he hasn't brought a political vision, but a way of life, not refounding the State, but refounding the material and cultural habits. The disdain towards culture, a strong laissez-faire in the morality of public behavior, which also feed the impatiente toward democratic and formative institutions.

If before we were a country with cracks and ruins, now we're jam and it's hard to get out of the swamp. It's become disgusting, and yet someone, and more than one, is still attracted by its sweet aroma, even though the fruit is scarse and there's no sign of sugar! I'm not interested in seeing Berlusconi in jail, I don't have these kinds of desires, I'm happy to just know he's at home, anywherethat is, without forgetting about him. At this point we need to get the mud and take it away, we need hard work and no illusions or easy solutions. We can make it. But, I wonder, do we want to?

In the meanwhile, watch your step.

Simone Corami | @psymonic

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