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lunedì 21 gennaio 2013

Intervistato.com | Salvo Mizzi @salvomizzi



La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di intervistare Salvo Mizzi, attualmente responsabile Consumer Social Network, Project Leader in Working Capital e Corporate Fellow TI Kauffman Society in Telecom Italia.


Innanzitutto abbiamo chiesto a Salvo qualche dettaglio in più riguardo alla Society of Kauffman Fellows, una “costola” della Kauffman Foundation. Si tratta di una delle istituzioni americane più importanti, dedicata all'imprenditorialità, al venture e al networking globale. Ogni anno viene selezionata una classe, e quella di quest'anno, costituita da 38 persone, è senz'altro largamente intitolata alla “diversity”: sono presenti infatti rappresentanti di tutti il mondo. [video]

Abbiamo chiesto anche in cosa differisce il contesto italiano, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, da quello estero quando si parla di innovazione e startup. Secondo Salvo si tratta di uno scenario profondamente diverso, anche se con Working Capital si è tentato di introdurre un framework culturale più ampio. [video]

Il 15 Giugno Greg Horowitt è stato in Italia, e l'incontro e il coinvolgimento di importanti attori dell'innovazione italiana erano volti a capire il motivo per cui i principi del Rainforest in Italia non funzionano. Il punto è che “Rainforest” si basa su quattro pilastri, di cui due sono molto labili: senza capital formation e un sistema di trust, l'innovazione nel nostro Paese rimarrà sempre un tema “da tavolo”, invece che una reale opportunità di crescita e sviluppo.

Un'altra domanda fatta a Salvo riguardava l'influenza che ha la pubblica amministrazione nell'andamento di queste dinamiche. Secondo lui troppo spesso la PA viene individuata come panacea, l'atto risolutivo definitivo oppure al contrario come repository di tutti i mali possibili, e nessuna delle due posizioni a suo avviso è vera. [video]

E' d'accordo invece sulla differenza di background culturale, che vede i paesi anglofoni più propensi alla collaborazione e l'Italia invece improntata alla competitività: nel paese dei mille territori e mille campanili, il grado di conflittualità interno a ogni microsistema è facile da rilevare e sotto gli occhi di tutti. Diventa però un pericolo nel caso in cui gli ambienti si fanno chiusi, la diversity non penetra e l'eredità culturale e territoriale la fa da padrona. [video]

Per quel che concerne Working Capital, Salvo ha specificato che quando è stato lanciato il progetto la situazione era molto diversa: il tema dell'innovazione, delle startup e della creazione di nuove imprese e piattaforme su Internet era freddo. Sono cambiate due cose: in primo luogo il tema è entrato nell'agenda del paese, e in secondo luogo la necessità di spingere la crescita è diventata un fatto determinante nella soluzione della crisi. [video]

Spesso quando si parla con startupper italiani, alcuni degli elementi individuati come maggiormente problematici sono proprio i tempi burocratici necessari per l'avvio della propria attività. Secondo Salvo questo è un aspetto essenziale, rappresenta infatti un transaction cost enorme, che diventa cartina di tornasole per misurare quanto un sistema sia in grado di funzionare. [video]

Quando i transaction cost diventano alti, infatti, il sistema si irrigidisce e non funziona: è proprio questa la condizione in cui ci si trova ora, e un intervento deciso è il prerequisito perché qualsiasi tipo di nuovo quadro legislativo, economico e sociale possa funzionare.

Infine abbiamo chiesto a Salvo la sua opinione riguardo ai progetti, network e associazioni nati in questi mesi con l'intenzione di dare una mano agli startupper e fare rete: ne pensa molto bene, in quanto in assenza di una community viva, vibrante e capace di trasmettere la cultura dell'imprenditorialità e fornire le informazioni necessarie, il sistema si bloccherebbe immediatamente. [video]

La velocità delle idee è un altro prerequisito, oltre alla velocità del capitale, perché il sistema possa girare ed entrare a regime, quindi benvengano tutte le organizzazioni e le strutture che tentano di seguire questo percorso.

Vi invito naturalmente a visionare l'intervista integrale, molto più ricca rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


Intervistato.com | Salvo Mizzi

Last week we had the pleasure of interviewing Salvo Mizzi, currently Consumer Social Network Responsible, Working Capital Project Leader and Corporate Fellow TI Society in Telecom Italia.

First of all we asked Salvo a few details about the Society of Kauffman Fellows, a part of the Kauffman Foundation. It is one of the most important American institutions dedicated to entrepreneurship, venture and global networking. Every year a class is selected, and this year's class, made of 38 people, is largely described by the concept of "diversity": there are representatives from all over the world. [video]

We asked in what ways the Italian context is different, both from a qualitative and a quantitative point of view, from the foreign one when we talk about innovation and startups. Salvo thinks the scenario is profoundly different, even if Working Capital tried to introduce a wider cultural framework. [video]

On June the 15th Greg Horowitt was in Italy, and the encounter and involvement of important actors of innovation was programmed in order to understand why the principles of the Rainforest don't work in Italy. The point is that the "Rainforest" is based on 4 pillars, and two of them are very weak in this territory: without capital formation and a trust system, innovation in our country will always remain a "dinner topic" instead of a real opportunity for growth and developoment.

Another question we asked Salvo regarded the influence that the PA has in this dynamic. Salvo believes that the PA is way too often seen as the absolute solution or the repository of all possible evils, and that both these positions are wrong. [video]

He agrees on the cultural background differences, though, which sees English speaking countries more inclined to collaboration and Italy more inclined to competition: in the country of a thousand territories and a thousand bell towers, the internal conflict is easy to see. It becomes a danger when the environments become closed, the diversity doesn't break in and the cultural and territorial heritage take over. [video]

As for Working Capital, Salvo explained that when the project was launched the situation was much different: the topics of innovation, startups and the creation of new enterprises and platforms on the Net was cold. Two things have changed: first of all the topic has entered the digital agenda of the country, secondly the need to push growth has become a determining fact in the solution of the crisis. [video]

Often, when talking with Italian startuppers, some of the elements identified as majorly problematic are the burocratic procedures and the long time necessary to start an activity. Salvo believes this is a fundamental aspect, it represents a huge transaction cost, which becomes the litmus test to measure how well a system is able to function. [video]

Finally we asked Salvo his opinion regarding projects, networks and associations born during these last few months with the intent of helping out startuppers and doing some networking: his opinion is very good, because if there wasn't a live, vibrant community capable of transmitting the culture of entrepreneurship and giving the necessary information, the system would completely shut down. [video]

The speed of ideas is another requirement, along with the speed of capital, for the system to work smoothly, so any organization and structure that goes along this path is more than welcome.

I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

lunedì 9 luglio 2012

Intervistato.com | Vittorio Zambardino @zambafeed



Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Vittorio Zambardino, giornalista italiano riconosciuto come l'ideatore di Repubblica.it nel 1997, la testata che ha dato inizio al giornalismo online in Italia.


In primo luogo abbiamo affrontato la questione della mancanza di moderazione e curation su Kataweb: Vittorio ha evidenziato il grande problema dei costi nascosti quando si parla di operazioni Internet nelle aziende. E' solo parzialmente vero che il servizio sia “gratuito”, perché se diventa necessario assumere una persona che analizzi migliaia di blog, naturalmente sarà necessario anche pagarla. La stessa cosa vale anche nel caso venga scelto un sistema automatico, perché anche la tecnologia ha dei costi (basta pensare ai costi di mantenimento). [video]

Un'altra domanda che abbiamo fatto è relativa alla capacità di aziende come Facebook, Google ed Apple di essere ancora portatrici di innovazione e apertura. Il rischio infatti è che diventino invece freni alla concorrenza e allo sviluppo della creatività planetaria. Vittorio è del parere che nessuna azienda, dopo 10 anni dalla fondazione, sia ancora creativa e innovativa. Per quanto riguarda le aziende citate, secondo lui è da tempo che hanno esaurito la loro spinta innovativa, per non parlare di Facebook, che addirittura non l'ha mai avuta. Come progetto di sovrapposizione al web che prevede la chiusura dell'utente in un immenso walled garden, Facebook non ha nulla di innovativo, né ha alcunché a che fare con la rete. [video]

Abbiamo chiesto a Vittorio se pensa che il modello dell'Huffington Post possa funzionare in Italia, e quale sarebbe il modo migliore per gestire il rapporto con i blogger al fine di evitare i problemi verificatisi negli Stati Uniti. A suo avviso sarebbe interessante vedere che cosa si riuscirà a fare, ma che bisogna notare un dettaglio importante: quando si è cominciato a parlare del modello, tutti ne erano straordinariamente entusiasti. Quando però è emersa la sua vera natura, ovvero il fatto che si tratta di un modello che paga il lavoro delle persone in centesimi, pochissimi ne hanno parlato. In particolare, ne hanno scritto quei giornali che avevano un interesse editoriale contro il modello Huffington, e la discussione non si è sviluppata con la stessa enfasi. [video]

Un altro tema che abbiamo affrontato insieme è quello del giornalismo iperlocale: Vittorio lo ha definito una “sexy idea”, che purtroppo si fa molta fatica a realizzare con risultati soddisfacenti. L'unico caso in cui funziona è un caso non editoriale, ma di advertising, e in particolare quello delle pubblicità geolocalizzate di Google. Uno dei motivi per cui c'è questa grande discrepanza rispetto agli Stati Uniti potrebbe essere la scala territoriale: negli USA il “locale” è un campo vero, consistente, che ancora conta all'incirca 12.000 giornali (locali), mentre in Italia e in Europa i numeri sono decisamente inferiori. [video]

Abbiamo chiesto quale figura manchi oggi all'interno di una redazione digitale, ma secondo Vittorio mancano addirittura le redazioni digitali. A suo avviso inoltre ci sono skill e conoscenze che verranno messe insieme per creare qualcosa di nuovo: un programmatore, ad esempio, potrebbe avere il compito di rappresentare in maniera plastica il debito pubblico italiano. Ritiene inoltre molto belle le infografiche de Linkiesta, ma purtroppo sono statiche, non rispondono, non hanno un database con il quale interagire, come invece sono quelle del Guardian. [video]

Abbiamo parlato di data journalism, di difficoltà di collaborazione con i “papaveri” dell'innovazione italiana, di come funzionano le aziende e quali sono i maggiori ostacoli allo sviluppo.

Vi invito dunque a visionare l'intervista integrale, molto ricca di riflessioni e dettagli!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

Intervistato.com | Vittorio Zambardino

Some time ago we had the pleasure of interviewing Vittorio Zambardino, Italian journalist known as the creator of Repubblica.it in 1997, the newspaper that started online journalism in Italy.

First of all we tackled the matter of the lack of moderation and curation on Kataweb: Vittorio has highlighted the great problem of hidden costs when we talk about Internet operations inside companies. It is only partially true that the service is "free", because the moment it becomes necessary to hire someone to analyze thousands of blogs, you also need to pay that person. The same thing if you choose an automated system, because technology has costs as well (just think about maintenance costs). [video]

Another question we asked was about the ability of companies like Facebook, Google and Apple to still be bearers of innovation. The risk is that they become breaks to competition and the development of planetary creativity. Vittorio believes no company, 10 years after it was founded, is still creative and innovative. As for the aforementioned companies, he thinks they have finished their creativity a long time ago, if they ever had any. Facebook has never been creative: as a project that overlaps the web that functions by closing the user in a huge walled garde, Facebook has nothing innovative to it, and it has nothing to do with the real web. [video]

We asked Vittorio if he believes the Huffington Post business model could work in Italy, and what the best way to treat with bloggers would be, in order to avoid the problems that happened in the US. He believes that it would be interesting to see what we can do, but that an important detail must be specified: when people have started talking about the model in Italy, everyone was extremely enthusiastic about it. When the truth emerged, though, that is the fact that it is a model that pays the work of people in cents, very few have talked about it. In particular, a few newspapers that had an editorial interest in bashing the Huffington Post have written about it. [video]

Another topic we talked about was the hyperlocal journalism: Vittorio called it a "sexy idea", one of those ideas that sound great but when put into practice don't really give satisfactory results. The only case in which it works isn't editorial, but advertising, in particular the geolocalized advertising in Google. One of the reasons why there is this great gap could be the territorial scale: in the USA the "local" is a true, consistent field, that still counts about 12.000 local newspapers, while in Italy and Europe the numbers are considerably smaller. [video]

We asked which figure is lacking today among digital editorial staff, but Vittorio thinks that there is no such thing yet. He believes there are skills and knowledge that will be put together to create something new: someone who writes code, for example, might have the goal of visually representing the Italian public debt. He also mentioned Linkiesta's infographics, but they are static, they don't respons, they don't have a database to interact with, as the ones the Guardian makes.

We talked about data journalism, the difficulty in collaborating with the important figures of Italian innovation, how companies work and what the biggest obstacles in the path of development truly are. [video]

I invite you to view the full interview, very rich in insights and details!

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

giovedì 19 gennaio 2012

Intervistato.com | Nicola Mattina @nicolamattina



In questa intervista Nicola ha fatto il punto su quelle che sono le più grandi difficoltà delle aziende nell'utilizzo di strumenti di comunicazione innovativi ed ha fornito le sue riflessioni in merito all'ecosistema delle startup in Italia.


Qualche settimana fa è stato nostro ospite Nicola Mattina, fondatore di Elastic ed esperto di social media e comunicazione corporate. 

Innanzitutto Nicola ci ha spiegato che cos'è Elastic, la società che ha fondato: si tratta di una società di consulenza che si occupa di progetti che hanno a che fare con il digitale, e gestisce progetti di comunicazione che usano le tecnologie digitali come strumenti fondamentali per essere realizzati. [video]

La definizione di enterprise 2.0, secondo Nicola, sarebbe quindi portare dentro l'organizzazione le tecnologie e le prassi che nascono intorno alle tecnologie, dato che comunque tutti le sperimentiamo già su Internet, in primo luogo sotto la forma dei social media. [video]

Questo tipo di approccio porta a una degerarchizzazione interna alle aziende, un processo già in atto soprattutto nelle aziende che si confrontano in modo forte con il mercato. Abbiamo chiesto a Nicola quali siano gli strumenti che possono accelerare questo fenomeno di condivisione, ma a suo avviso il problema è culturale, più che di strumento. Se non c'è un cambiamento organizzativo, infatti, nessuno strumento potrà garantire il passaggio da un approccio all'altro, per quanto performante possa essere. [video]

Molte di queste iniziative vengono attuate con successo nei periodi di grande crisi, quando ormai la situazione è tale da spingere le aziende ad essere disposte a tentare qualsiasi tipo di cambiamento, dato che nulla di quel che è stato fatto fino a quel momento ha funzionato. Secondo Nicola uno dei passaggi importanti sarà quello dell'abbandono del computer come postazione fissa in favore del tablet, anche in ambito lavorativo, passaggio che si porterà dietro anche un mercato di app più o meno specifiche per le attività aziendali. [video]

E' probabile che un uso più intensivo porti anche alla necessità di un miglioramento infrastrutturale della rete stessa, anche se il problema di fondo rimane chi la paga. C'è un mondo, che è quello degli editori, che ha paura di una banda troppo larga, che di fatto è una tecnologia abilitante nel portare video su device on demand, eliminando la necessità della TV tradizionale. La conseguenza dell'evoluzione di questo fenomeno sarà che a usare la TV rimarranno solo le fasce deboli, mentre la fetta di mercato più pregiata si sposta altrove. Non è solo una questione culturale, quindi, ma anche e soprattutto di interessi economici. [video]

Abbiamo chiesto a Nicola che cosa è Working Capital, il progetto di Telecom Italia ora chiamato Premio Nazionale per l'Innovazione, nato per finanziare le migliori idee in 4 ambiti differenti. I business angel italiani, infatti, per quella che è stata l'esperienza di Nicola, sono estremamente cauti nel dare finanziamenti alle startup. Inoltre manca un ecosistema che porti le persone che si sono cimentate e hanno sviluppato l'idea di fare impresa verso un processo di crescita e maturazione in un'azienda vera e propria. [video]

Il consiglio principale di Nicola per chi volesse aprire una startup, quindi, è scordarsi dei finanziamenti e non pensare che servano dei soldi. Con startup su Internet si può partire anche molto velocemente, con un investimento abbastanza modesto, ma la prima cosa da pensare nel fare una startup è che si tratta di una cosa faticosa, e che quello che si pensa è tipicamente sbagliato. E' necessario quindi analizzare l'idea, capire dove è sbagliata, cambiarla e renderla più interessante. 

In secondo luogo, è necessario confrontarsi moltissimo, e parlare della propria idea con persone più preparate, che possano fornire un insight e delle obiezioni costruttive all'idea originale. Bisogna però uscire dall'ordine di idee secondo il quale se racconti l'idea, qualcuno te la ruba. Infine è importante partecipare a qualsiasi competition per startup che esiste, farsi conoscere dai business angel e venture capital e tentare qualsiasi strada per far partire il proprio progetto. [video]

Abbiamo parlato più in dettaglio di questi e altri temi legati al mondo delle startup, delle aziende, e dell'uso che viene fatto all'interno di queste di alcuni strumenti di comunicazione innovativi.
Vi invito quindi a visionare l'intervista completa, molto più ricca di dettagli e riflessioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu

Photo credit: Luca Sartoni


Intervistato.com | Nicola Mattina

A few weeks ago we had as our guest Nicola Mattina, founder of Elastic and social media and corporate communication expert.

First of all, Nicola explained what Elastic, the company he founded, is all about: it's a consultancy company that deals with projects that have to do with anything digital, and they manage communication projects that use digital technologies as the fundamental tools to be realized. [video]

The definition of enterprise 2.0, in Nicola's opinion, would be to bring inside the organization those technologies and practices that are generated around technologies, since every one of us experiment with them on the Internet already, especially with social media. [video]

This type of approach brings to a de-hierarchization inside companies, a process that is already happening especially in those companies that really deal with the market in a strong way. We asked Nicola which are the tools that can speed up this sharing phenomenon, but in his opinion the problem is more a cultural one, rather than a technological one. If you don't have an organizational change, no tool will be able to guarantee the transition from one approach to the other, no matter how good it is. [video]

Many of these ideas are put into action with great success in times of crisis, when the situation is so severe that companies are willing to try any kind of change, since nothing they've done until then has actually worked. Nicola thinks one of the most important transitions will be the end of the use of the computer for work, and the start of the tablet era. This transition will also bring an extended, specific app market, which will be especially designed for business activities. [video]

It is probable that a more intensive use will also bring to the need to improve the infrastructure of the web itself, but the real problem is who is going to pay for it. There's a world, the one of editors, that is extremely afraid of broadband, which is actually the technology that brings video on demand on devices, thus eliminating the need for traditional television. The consequence of the evolution of this phenomenon will be that the only ones still using TV will be the least privileged classes, while the most valuable market share will go elsewhere. It's not only a cultural matter, but also a matter of economical interests. [video]

We asked Nicola what Working Capital is, Telecom Italia's project which now goes under the name of National Prize for Innovation, which was born to finance the best ideas in 4 different fields. Italian business angels, in Nicola's experience, are extremely cautious when giving money to startups. Moreover, there's a severe lack of an ecosystem the can bring people who have developed the idea of founding a business towards a growth and maturation process in an actualy company. [video]

Nicola's main advice for those who want to open a startup is to forget about the money, and not think that they need it. With Internet startups you can actually go online very quickly, with a relatively small investment, but the first thing you must think when you open a startup is that it's a very difficult task and that whatever you're thinking is probably wrong. You have to analyze the idea, understand what's wrong with it, change it and make it more interesting.

Secondly, you need to talk about it a lot with people who are more skilled than you are, who can give you their insight and their constructive criticism about the original idea. You have to forget about the concept that, if you talk about the idea, someone is going to steal it from you. Finally it is vital to participate to any startup competition there is out there, get to know business angels, venture capitals and try to make your project take off in any possible way. [video]

We talked in more detail about these and other topics related to the world of startups, companies, and the use that they make of innovative communication tools.

I invite everyone to view the full interview, much richer in details and insights than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

sabato 17 dicembre 2011

10minuticon Stefano Mizzella @stefanomizzella



Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge, ha spiegato che cos'è la gamification e in quali modi questa può essere impiegata nel marketing, per coinvolgere i clienti, gli utenti, ma anche e soprattutto i dipendenti delle aziende per rendere più produttive le attività di business.


Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Stefano quale sia la sua definizione di gamification: in sostanza si tratta dell'utilizzo del gioco in ambiti che non sono ludici, e che possono spaziare dal marketing alla comunicazione, all'innovazione, collaborazione e business.

Attualmente la gamification sta attraversando una fase di hype, tutti ne parlano ed è diventato un fenomeno alla moda, portando alla creazione di definizione più ortodosse e altre più ibride, ma ad ogni modo è qualche cosa che appassiona. Stefano, pur non essendo un game designer o un esperto di giochi, ne sta seguendo le evoluzioni con attenzione e senso critico.
Il suo maggiore interesse è nel capire in che modo le meccaniche, le dinamiche del gioco possano avere risultati all'interno dell'attività professionale, per coinvolgere meglio sia clienti che dipendenti. [video]

Abbiamo parlato quindi di alcuni esempi di utilizzo delle dinamiche del gioco da parte delle aziende con i propri clienti,  primo fra tutti il caso Starbucks in associazione con Foursquare, ma la vera difficoltà è portare il gioco dentro l'azienda, dove ci si scontra con ostacoli molto più grandi. Tutto ciò che è legato all'ambito ludico è visto come una minaccia per l'attività lavorativa, ma in realtà molte delle strategie utilizzate verso l'esterno possono essere portate all'interno per migliorare la produttività. [video]

Alcuni parallelismi sono già evidenti, come la corrispondenza tra la intranet aziendale e Facebook, piuttosto che quella tra il check-in su Foursquare e il timbrare il cartellino: le modalità del gioco possono cambiare in meglio il comportamento. Si tratta quindi di un'applicazione delle dinamiche del gioco non fine a se stessa, ma intesa come vettore di cambiamento su diversi livelli, ovvero collaborazione, innovazione e leadership. [video]

Per quanto riguarda il lato collaborazione, una prima applicazione sarebbe possibile a livello di intranet. Molte aziende pensano che basti avviare l'intranet e tutti gli utenti smetteranno di usare le email e cominceranno ad aggiornare status e a condividere elementi professionali, ma questo non accade quasi mai proprio perché manca il coinvolgimento. Applicare dinamiche del gioco a un contesto di collaborazione interna come la intranet può avere risultati positivi, soprattutto se l'azienda incentiva le dinamiche di competizione e sfida veicolate dal gioco. [video]

L'innovazione può diventare partecipativa, collaborativa: anche i dipendenti di livello medio/basso hanno una voce e possono esprimere la propria idea e la propria opinione. Nascono così le piattaforme di idea management, su cui però a sfidarsi ed entrare in competizione sono le idee, generando competizione anche tra chi quelle idee le ha proposte, magari attraverso un sistema di punti. [video]

Naturalmente non tutto è "gamificabile", le dinamiche del gioco non posso essere applicate, come alcuni dicono, a qualsiasi tipo di prodotto e a qualsiasi tipo di business. I game designer, in particolare, considerano il gioco qualcosa di più importante, che ti deve immergere in un'esperienza ben più significativa di una semplice raccolta di punti. Bisogna quindi capire le reali motivazioni e i reali bisogni dei dipendenti che si vogliono sollecitare attraverso il gioco.

E' difficile infatti coinvolgere i dipendenti in un'ottica comportamentistica, promettendo gadget di valore più o meno alto in cambio della partecipazione alle discussioni. Si deve invece capire come la partecipazione e l'attitudine alla competizione migliora il modo in cui si lavora, portando vantaggi sia per il singolo che per l'azienda. [video]

Abbiamo parlato anche di modelli freemium, dell'evoluzione della gamification in ambito aziendale e le tattiche e le strategie che sarà necessario implementare affinché le applicazioni non rimangano sterili, ma portino ad effettivi benefici.

Invito tutti alla visione dell'intervista, molto più dettagliata e ricca di informazioni rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


10 minutes with Stefano Mizzella

A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Stefano Mizzella, social media strategist in Open Knowledge.

First of all we asked Stefano what his definition of gamification is: basically it's the use of game dynamics in context that aren't linked to games, and that can rage from marketing to communication, to innovation, collaboration and business.

At the moment gamification is in a period of hype, everybody's talking about it and it has become an up-to-date feature which leads to the production of several definitions, both orthodox and hybrid, but by any means it's a topic people are very passionate about. Stefano, even though he's not a game designer or a game expert, is following the evolution with great attention.
His main interest is understanding in what ways game mechanics can bring results inside the professional activity, with the goal of engaging both clients and employees. [video]

We talked about some examples of use of game dynamics in businesses, first of all the Starbucks case in association with Foursquare, but the real trick is bringing games inside the company, where you find much greater resistance. Everything that has to do with games is seen as a threat for the working activity, but in reality many of the strategies used towards clients can be brought inside to increase productivity[video]

Some parallels are already self-explanatory, such as the intranet - Facebook parallel, or the Foursquare check-in - clocking parallel: game dynamics can change behavior and make it better. We're talking about an application of game mechanics that is seen as a vector of change on different levels, collaboration, innovation and leadership. [video]

As for the collaboration aspect, a first possible application would be possible at an Intranet level. Many companies think they will just have to start the intranet and all users will stop using emails and start updating their status and sharing professional content, but this hardly ever happens because there is a severe lack of engagement. Applying game dynamics to an internal collaboration context such as the intranet can bring to positive results, especially if the company incentivates competition dynamics through games[video]

Innovation can become collaborative: even medium/low level employees have a voice and can express their ideas and opinions. This is how idea management platforms are born, on which ideas compete and generate competition among those who have proposed them through a system of points of badges. [video]

Of course not everything can be "gamified", game dynamics cannot be applied, as some say, to any kind of product or any kind of business. Game designers, in particular, consider games as something more important, that must bring you an experience that goes further than just getting points. Companies must understand the true motivations and real needs of the employees they want to engage through games.

It is very difficult to engage employees in a behavioral optic, by promising gadgets in exchange for participation. They must understand how participating and competition make work better and bring benefits both for the employee and the company. [video]

We also talked about freemium models, the evolution of gamification in companies and the tactics and strategies they will have to implement in order to actually bring benefits to the company.

I invite everyone to view the full interview, much more detailed and rich in information than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

giovedì 27 ottobre 2011

Prossimamente: Ernesto Belisario @diritto2punto0



Domani avremo il piacere di intervistare Ernesto Belisario, avvocato fondatore e titolare dello Studio Legale Belisario. Presidente dell'Associazione Italiana per l'Open Government, si occupa da anni di open government e open data.

Specializzato con lode in Diritto Amministrativo e Scienza dell’Amministrazione presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, Ernesto si occupa prevalentemente di diritto amministrativo (appalti, edilizia, urbanistica, responsabilità erariale e pubblico impiego) e di diritto delle nuove tecnologie (e-government, privacy, commercio elettronico); infatti, grazie alla felice intuizione di un suo Maestro, più di quindici anni fa ha deciso di unire i suoi due interessi (il diritto e l’informatica) per farne una professione.

Le materie che pratica nell’attività forense, in cui si è specializzato con appositi percorsi di studio, sono le stesse che insegna presso l’Università degli Studi della Basilicata e in numerosi Master e corsi di formazione e specializzazione in giro per l’Italia.

Oltre a tenere un blog, è anche impegnato in alcune importanti esperienze associative: è il Presidente del Circolo dei Giuristi Telematici, Presidente dell’Associazione Italiana per l’Open Government e Segretario Generale dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione.

E' Vice-Direttore del quotidiano di informazione giuridica LeggiOggi.it, componente del comitato scientifico della rivista E-Gov ed ha una vera passione per la divulgazione, che lo ha portato – da sempre – a scrivere articoli e libri sulle tematiche a cui è interessato: ha scritto infatti libri come Cloud Computing, La nuova Pubblica Amministrazione digitale, I siti web delle pubbliche amministrazioni, Il codice dell'amministrazione digitale e Come si fa open data?.

Avremo modo di parlare di open government, open data e nuovi modi per pensare la politica e la pubblica amministrazione nel digitale, giusto per citare alcuni temi.

Naturalmente, se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu




Coming up soon: Ernesto Belisario

Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Ernesto Belisario, lawyer and founder of The Belisario Legal Study.

Specialized cum laude in Administrative Law and Science of Administration at the Federico II University in Naples, Ernesto works mostly in the field of administrative law (contracts, building, city-planning, treasury responsability and public employment) and new technologies law (e-government, privacy, e-commerce); in fact, thanks to his mentor's brilliant intuition, more than 15 years ago he decided to unite his two interests (law and informatics) and turn them into a profession.

The matters he deals with in his forensic activities, in which he specialized with dedicated study paths, are the same he teaches at the Basilicata University and in many Masters and formation/specialization classes around Italy.

A part from keeping a blog, he is also engaged in some important associative experiences: he is the President of the Telematic Jurists Circle, President of the Italian Association for Open Government and Secretary of the Institute for Innovation Politics.

He is also VP of the juridical information newspaper LeggiOggi.it, member of the scientific committee of E-Gov Magazine and he has a true passion for disclosure that brought him to write articles and books about the topics he's interested in: he is the author of books such as Cloud Computing, The new digital PA, PA websites, The code of digital administration and How to do open data?.

We'll have the chance to talk about open government, open data and new ways to think about politics and PA in the digital world, just to name a few.

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

domenica 9 ottobre 2011

Prossimamente: Stefano Epifani @stefanoepifani



Domani avremo il piacere di intervistare Stefano Epifani, attualmente titolare della cattedra di Tecnologie applicate alla Comunicazione nella Laurea Specialistica in Comunicazione d’Impresa della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza.

Ha lavorato e lavora con la pubblica amministrazione e con aziende private, principalmente operanti nel settore dell’Information & Communication Technology, occupandosi della progettazione di modelli, strumenti ed applicazioni di knowledge management ed information design finalizzati a favorire i processi di innovazione nelle organizzazioni attraverso il ricorso a soluzioni basate su sistemi IT. In sostanza ha cominciato ad occuparsi di Internet e dei suoi impatti in azienda da prima che nascesse Gopher.

Nel 1998 ha fondato Info.it, un'azienda che offre attività di consulenza, ricerca e formazione su Social Media Management, Knowledge Management e Internazionalizzazione.
Info si avvale di competenze provenienti tanto dal mondo dell’Università e della Ricerca quanto da quello del Business, facendo del binomio tra modelli teorici e pratica operativa il suo principale punto di forza: un vero e proprio Innovation Hub, un network creato da professionisti con storie ed esperienze diverse.

Inoltre Stefano è stato direttore scientifico del Master Universitario “Knowledge.com” ed ha insegnato Economia dell’Innovazione. Esperto di sistemi di gestione della conoscenza, si occupa di information design e studia l’impatto dei social network e delle tecnologie di rete nei diversi contesti della comunicazione.

Giornalista e consulente di direzione, ha pubblicato diversi articoli e libri tra cui: Internet per chi scrive (Gruppo Editoriale Jackson, 1995); Business Community (Franco Angeli, 2003), Decidere l’Innovazione (Sperling & Kupfer, 2008), I giovani e la comunicazione politica online (Apes, 2011).

Avremo modo di parlare dell'impatto dei nuovi media nelle aziende, dei problemi della comunicazione aziendale, dello sfruttamento dei risultati della ricerca scientifica nelle aziende e molto altro.

Naturalmente se volete fare una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!

Maria Petrescu

Photo credit: Lord Alessandro Zarcone





Coming up soon: Stefano Epifani

Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Stefano Epifani, currently Professor of Technologies applied to Communication in the Science of Communication Faculty of La Sapienza University in Rome.

He has worked and works with the public administration and with private companies that mainly operate in the area of Information & Communication Technology, managing projects of models, tools and knowledge management applications and information design that have the aim of aiding the processes of innovation inside organizations through IT based solutions. Basically he started dealing with Internet and its impact inside companies before Gopher was created.

In 1998 he founded Info.it, a company that offers activities of consultancy, research and formation on Social Media Management, Knowledge Management and Internationalization.
Info has the benefit of having resources from the world of University and Research and the world of Business, transforming the binomial of theoretical models and operative practice its main strength: a true innovation Hub, a network created by professionals with different stories and experiences.

Stefano has also been the scientific director of the Universitary Master "Knowledge.com" and has taught Innovation Economy. Expert of knowledge management systems, he deals with infomration design and studies the impact of social networks and web technologies in different contexts of communication.

Journalist and direction consultant, he has published several articles and books such as:  Internet per chi scrive (Gruppo Editoriale Jackson, 1995); Business Community (Franco Angeli, 2003), Decidere l’Innovazione (Sperling & Kupfer, 2008), I giovani e la comunicazione politica online (Apes, 2011).

We'll have the chance to talk about the impact of social media inside companies, the main problems of company communication, bringing the results of scientific research inside company strategies and a lot more.

Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!

Maria Petrescu

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