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domenica 13 gennaio 2013

#ServizioPubblico, #Santoro, #Berlusconi e il grande circo



Ieri avevo scritto "Così penso che stasera guardare Servizio Pubblico sarà come tornare bambini, quando ti portavano al circo. Tra clown, equilibristi e qualche animale ormai troppo vecchio e rincoglionito dalla cattività per incutere timore.".

Non credo di essere andato molto lontano, tirando le somme della puntata di Servizio Pubblico celebrata come un grande evento (dai media, ma poi seguita comunque da tutti) per la presenza in studio di Silvio Berlusconi. Il clamore pareva quello di un ritorno storico, quasi non apparisse in tv da anni.

Uno spettacolo allestito per il pubblico, come al circo appunto. E come tutti gli spettacoli c'è un copione, delle regole, come quelle stanti ad indicare i limiti che conduttore e ospite (pare, ad aver capito bene nel putiferio) avrebbero stabilito prima. La rete di sicurezza, quella che ti permette acrobazie senza rischiare l'osso del collo o la figura impietosa. Non osare, mai. Questa la regola italiota a cui attenersi, sempre. Mai dimenticarla. E ce ne tiriamo via tutti illesi.

Ne sono uscite fuori due ore e mezzo a dir poco deprimenti. Senza mordente. Un occasione perduta.  Nulla e nessuno, se non forse il servizio iniziale, ha trattato quello che è davvero importante. I problemi dell'Italia. E' stato tutto un rivangare il passato. Vecchie questioni irrisolte. Personali. Egoistica performance. Da entrambe le parti.

Ecco, Santoro e Travaglio sono forse i due animali troppo rincoglioniti dalla cattività per incutere timore. E si è visto. Un Santoro quasi riverente per buona parte della trasmissione, un Travaglio che è sempre più l'ombra ripetitiva di se stesso.  Nessun giornalista in sala, nemmeno uno è riuscito nel suo compito: fare domande, inchiodare al muro, ottenere risposte.

Ma non era forse quello lo scopo per cui era stata impostata la trasmissione. No, era lo spettacolo. Il combattimento, fine a se stesso. E difatti già leggi in giro su qualche giornale online i primi sondaggi: chi ha vinto?

Ma se te la giochi sul campo dello spettacolo contro B. allora stai certo. Non vinci. Non ha lasciato lo studio. Ha mantenuto la posizione, salda. Ogni sua mossa era calcolata, da abile comunicatore. Anzi con la sua letterina a Travaglio ha stretto ulteriormente all'angolo un Santoro in evidente difficoltà, costretto, lui autoproclamatosi Re del servizio pubblico, a difendere il suo sacro alfiere. 

La risposta è comunque nessuno. Non ha vinto il giornalismo, non ha vinto il presunto servizio pubblico di Santoro, che stando su La7 poi tanto pubblico non è più, e non ha vinto Travaglio che proprio il giorno della verità ha deciso di andare mentalmente in vacanza. Non ha vinto il centro destra che evidentemente non è riuscito a sbarazzarsi di uno dei pesi che ancora gli impedisce di proiettarsi sulla via della grande galassia della destra europea, moderna. E che, lo dico da persona di sinistra, farebbe un gran bene a questo paese. Ma soprattutto non abbiamo vinto noi, ancora una volta anteposti a discussioni altre.

Del paese reale, forse, se ne parlerà domani. Ora pubblicità.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


Public Service, Berlusconi, Santoro and the great circus

Yesterday I wrote: "So I think that tonight, watching Public Service will be just like being kids again, when they took you to the circus. Among clowns, tightropes, and a few animals that are too old and dumbed down by captivity to be frightening".

I think I got pretty close, if we consider the episode of Public Service which was celebrated as a great event (by the media, and seen by everyone) because of the presence in the studio of Silvio Berlusconi. The noise seemed the one of a historical return, as if he didn't appear on TV for years.

A show organized for the audience, like at the circus. And as for all shows, there's a script, rules, as those that indicated the limits that conductor and guest (it would seem) have established prior to the airing. The safety net, the one that allows you to do your thing without risking your life or a ridiculous fall. Never dare, ever. This is the Italiot rule that we must follow, always. Never forget. And we'll all walk away unharmed.

The result were two hours and a half of depression. Without any kind of sprint. A missed opportunity. Nothing and nobody, if not the first service, has treated about what is truly important. Italy's problems. It was all shoveling in the past. Old unresolved matters. Personal. Selfish performance, on both sides.

So Santoro and Travaglio are maybe the two animals that have been too dumbed down by captivity to be scary anymore. And it showed. A Santoro who was also reverent for great part of the show, a Travaglio who is ever more the repetitive shadow of himself. No journalist in the room, not even one managed in the task: ask question, pin down, get answers.

But maybe that wasn't the goal for which the show was set. No, it was the show itself. The fight, aimed to itself. And infact you can read the polls: who won?

But if you play on the showfield against B, then you're certain. You can't win. He didn't leave the studio. He maintained his position, firmly. Every move was calculated, as a great communicator as he is. Actually with his letter to Travaglio he further constrained Santoro in a corner, already in great difficulty, constrained - him, autoproclaimed King of the public service, to defend his sacred knight.

The answer is nobody, anyway. Journalism didn't win, Santoro's so called public service didn't win, that since is on La7 isn't so public anymore, and not even Travaglio won, who right on the day of truth has decided to go mentally on vacation. The center-right didn't win, which evidently hasn't managed to get rid of one of the weights that still prevents it from projecting itself on the road of the great galaxy of the European, modern right. And that - and I say it as a left wing voter - would do great good to this country. But especially we didn't win, yet another time preceeded by other matters.

Of the country, perhaps, we'll talk tomorrow. Now, advertising break.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

2 commenti :

giuseppe bertoncello ha detto...

non ha vinto il giornalismo, non ha vinto l'informazione. Sono d'accordo. Come ho cercato di spiegare nel mio blog, Santoro ha scelto di ignorare - sbagliando - il consiglio che dava George Bernard Shaw in un suo famoso aforisma:

"Ho imparato da tempo a non fare la lotta con i maiali. Ci si sporca tutti, e per di più a loro piace".

Ne parlo più diffusamente in questo articolo:

http://giuseppebertoncello.com/2013/01/14/servizio-pubblico-e-giochi-di-maiali/

Matteo Castellani T. ha detto...

Santoro voleva dimostrare, forse più a se stesso che agli altri, che è ancora lui. Ma i dubbi in merito son tanti. Grazie della segnalazione del tuo articolo. Ora leggo ;-)

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