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Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
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domenica 13 gennaio 2013
#ServizioPubblico, #Santoro, #Berlusconi e il grande circo
Ieri avevo scritto "Così penso che stasera guardare Servizio Pubblico sarà come tornare bambini, quando ti portavano al circo. Tra clown, equilibristi e qualche animale ormai troppo vecchio e rincoglionito dalla cattività per incutere timore.".
Non credo di essere andato molto lontano, tirando le somme della puntata di Servizio Pubblico celebrata come un grande evento (dai media, ma poi seguita comunque da tutti) per la presenza in studio di Silvio Berlusconi. Il clamore pareva quello di un ritorno storico, quasi non apparisse in tv da anni.
Uno spettacolo allestito per il pubblico, come al circo appunto. E come tutti gli spettacoli c'è un copione, delle regole, come quelle stanti ad indicare i limiti che conduttore e ospite (pare, ad aver capito bene nel putiferio) avrebbero stabilito prima. La rete di sicurezza, quella che ti permette acrobazie senza rischiare l'osso del collo o la figura impietosa. Non osare, mai. Questa la regola italiota a cui attenersi, sempre. Mai dimenticarla. E ce ne tiriamo via tutti illesi.
Ne sono uscite fuori due ore e mezzo a dir poco deprimenti. Senza mordente. Un occasione perduta. Nulla e nessuno, se non forse il servizio iniziale, ha trattato quello che è davvero importante. I problemi dell'Italia. E' stato tutto un rivangare il passato. Vecchie questioni irrisolte. Personali. Egoistica performance. Da entrambe le parti.
Ecco, Santoro e Travaglio sono forse i due animali troppo rincoglioniti dalla cattività per incutere timore. E si è visto. Un Santoro quasi riverente per buona parte della trasmissione, un Travaglio che è sempre più l'ombra ripetitiva di se stesso. Nessun giornalista in sala, nemmeno uno è riuscito nel suo compito: fare domande, inchiodare al muro, ottenere risposte.
Ma non era forse quello lo scopo per cui era stata impostata la trasmissione. No, era lo spettacolo. Il combattimento, fine a se stesso. E difatti già leggi in giro su qualche giornale online i primi sondaggi: chi ha vinto?
Ma se te la giochi sul campo dello spettacolo contro B. allora stai certo. Non vinci. Non ha lasciato lo studio. Ha mantenuto la posizione, salda. Ogni sua mossa era calcolata, da abile comunicatore. Anzi con la sua letterina a Travaglio ha stretto ulteriormente all'angolo un Santoro in evidente difficoltà, costretto, lui autoproclamatosi Re del servizio pubblico, a difendere il suo sacro alfiere.
La risposta è comunque nessuno. Non ha vinto il giornalismo, non ha vinto il presunto servizio pubblico di Santoro, che stando su La7 poi tanto pubblico non è più, e non ha vinto Travaglio che proprio il giorno della verità ha deciso di andare mentalmente in vacanza. Non ha vinto il centro destra che evidentemente non è riuscito a sbarazzarsi di uno dei pesi che ancora gli impedisce di proiettarsi sulla via della grande galassia della destra europea, moderna. E che, lo dico da persona di sinistra, farebbe un gran bene a questo paese. Ma soprattutto non abbiamo vinto noi, ancora una volta anteposti a discussioni altre.
Del paese reale, forse, se ne parlerà domani. Ora pubblicità.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Public Service, Berlusconi, Santoro and the great circus
Yesterday I wrote: "So I think that tonight, watching Public Service will be just like being kids again, when they took you to the circus. Among clowns, tightropes, and a few animals that are too old and dumbed down by captivity to be frightening".
I think I got pretty close, if we consider the episode of Public Service which was celebrated as a great event (by the media, and seen by everyone) because of the presence in the studio of Silvio Berlusconi. The noise seemed the one of a historical return, as if he didn't appear on TV for years.
A show organized for the audience, like at the circus. And as for all shows, there's a script, rules, as those that indicated the limits that conductor and guest (it would seem) have established prior to the airing. The safety net, the one that allows you to do your thing without risking your life or a ridiculous fall. Never dare, ever. This is the Italiot rule that we must follow, always. Never forget. And we'll all walk away unharmed.
The result were two hours and a half of depression. Without any kind of sprint. A missed opportunity. Nothing and nobody, if not the first service, has treated about what is truly important. Italy's problems. It was all shoveling in the past. Old unresolved matters. Personal. Selfish performance, on both sides.
So Santoro and Travaglio are maybe the two animals that have been too dumbed down by captivity to be scary anymore. And it showed. A Santoro who was also reverent for great part of the show, a Travaglio who is ever more the repetitive shadow of himself. No journalist in the room, not even one managed in the task: ask question, pin down, get answers.
But maybe that wasn't the goal for which the show was set. No, it was the show itself. The fight, aimed to itself. And infact you can read the polls: who won?
But if you play on the showfield against B, then you're certain. You can't win. He didn't leave the studio. He maintained his position, firmly. Every move was calculated, as a great communicator as he is. Actually with his letter to Travaglio he further constrained Santoro in a corner, already in great difficulty, constrained - him, autoproclaimed King of the public service, to defend his sacred knight.
The answer is nobody, anyway. Journalism didn't win, Santoro's so called public service didn't win, that since is on La7 isn't so public anymore, and not even Travaglio won, who right on the day of truth has decided to go mentally on vacation. The center-right didn't win, which evidently hasn't managed to get rid of one of the weights that still prevents it from projecting itself on the road of the great galaxy of the European, modern right. And that - and I say it as a left wing voter - would do great good to this country. But especially we didn't win, yet another time preceeded by other matters.
Of the country, perhaps, we'll talk tomorrow. Now, advertising break.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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mercoledì 2 gennaio 2013
Che cos'è la #socialtv? E' un' #mistero.
La notte della mancata fine del mondo, quella dei Maya volgarmente detta, è andato in onda lo scontro titanico della social tv: da una parte c'era Master Chef, prodotto made in Sky, e Servizio Pubblico di Santoro, seguitissimo su Twitter. Chi ha vinto alla fine? Ha vinto #mistero. Il giorno dopo i guru della social tv erano quasi tutti muti. C'era da aspettarselo.

Servizio Pubblico è una creatura della ditta Santoro&C., gente che la social tv non la sa fare, visto l'uso di Facebook l'anno scorso e l'operazione Partito Liquido con Liquid Feedback quest'anno. Santoro, che nonostante tutto continuo sempre a stimare, e Marco Travaglio, che nonostante le sue qualità continuo a non stimare, non si curano di Twitter, hanno un atteggiamento di persone che dicono ancora espressioni tipo "Il popolo della rete".
Poi c'è Mistero, una trasmissione che ha avuto il suo successo quando Daniele Bossari, che sembra un bambino con la barba alla prima comunione, ha, diciamo, preso in mano la conduzione. Mistero tratta di misteri, dal poltergeist alle scie chimiche, passando per i Maya. Mistero non è trash, è diverso, ma è qualcosa che fa ridere enormemente per le cose messe in campo. La puntata sulla fine del mondo è stata imbarazzante e molto divertente, con tutti gli ospiti che ripetevano come la profezia Maya o era una stupidaggine o era stata male interpretata, mentre Bossari continuava a chiedere di terremoti e altre calamità alla redazione in studio. Chiudiamola qui.
Il giorno dopo i commenti, che di solito abbondano, erano scarsi. Perchè? Io parto da una considerazione, per parlare di social tv, oggetto suscettibile di tante interpretazioni, si dovrebbe conoscere cos'è la tv. Prendo in prestito un claim usato per una campagna mondiale sul social media marketing: Se vuoi occuparti di social tv e la tv nella vita l'hai solo guardata, lo stai facendo male.
Molti storceranno la bocca, ma sembra che il mio sia diventato un vizio. Questo vale soprattutto quest'anno nel quale nel nostro paese c'è stato un forte ritorno della tv, primo fattore l'aumento degli utenti delle tv satellitari e on demand, e le riprese degli ascolti per il tg1 post Minzolini e del Tg4 post Fede che sembravano deceduti - era su Repubblica di qualche giorno fa. Sta di fatto che la social tv sta aiutando la tv, anche quella tradizionale e generalista, con gente che si scambia opinione su ogni cosa, anche su cose che non vedrebbe mai, o che non confesserebbe mai di vedere, ma questo è l'engagement, cioè la capacità di coinvolgere i propri utenti. Questo però in pochi casi è organizzato dalla produzione, a parte alcune esperienze di Sky, ma piuttosto è fra gli utenti stessi. In realtà la tecnologia c'è già, fatta da Smart Tv e dalle prossime piattaforme Google Tv e Apple Tv, quello che manca sono i contenuti e i linguaggi.
Mi dispiace dirlo ma non sarà questa nuova pletora di esperti web a fare questa rivoluzione, come in realtà non la sta facendo negli Stati Uniti, dove la social tv è avanti, ma dove stanno realizzando contenuti nuovi apprendendo le lezioni che vengono delle innovazioni dei linguaggi narrativi degli ultimi 15 anni. Quello che vedo sono continue analisi di numeri ma pochissime di sentiment e molte poche proposte. Si vola basso e sarà ancora più basso se non si torna al design e alla progettazione dei contenuti. Il rischio? Un'altra sbronza social che passerà.
Simone Corami | @psymonic
What is social tv? It's a mystery
The night the world was supposed to end, commonly known as the Mayan night, was also the night of the titanic challenge of social tv: on the one side with Master Chef, a product made in Sky, and Servizio Pubblico by Santoro, very followed on Twitter. Who won? Mistero. The day after, all the social tv gurus were silent. It was to be expected.
Master Chef is a made in Sky reality, a place where people are capable of doing tv and social tv, just look at the X-Factor apparatus, and has proved that it's not enough to make up a hashtag, and it will surely repeat last year's success in terms of social engagement.
Servizio Pubblico is a creature of the Santoro&C., people who can't do social tv, given the use of Facebook last year and the operation Liquid Party with Liquid Feedback this year. Santoro, who I continue to esteem nevertheless, and Marco Travaglio, who in spite of his qualities I continue to not esteem, don't care about Twitter, and have the behavior of people who still use expressions such as "the people of the web".
And then there's Mistero, a show that has had its success when Daniele Bossari, who looks like a child with a beard at his first communion, has, let's say, taken the reins of the conduction. Mistero treats misteries, from poltergeists to chemical paths, and Maya. Mistero isn't trash, it's different, but it's something that makes you laugh terribly for the things that are put in the field. The episode on the end of the world was embarassing and very funny, with all the guests repeating how the Maya profecy was either nonsense or ill interpreted, while Bossari continued to ask about earthquakes and other calamities to the redaction in the studio. Let's just close it here.
The following day the comments, that are usually incredibly numerous, were scarce. Why? I'll start from a consideration, to talk about social tv, an object that can be interpreted in many ways,
Il giorno dopo i commenti, che di solito abbondano, erano scarsi. Perchè? Io parto da una considerazione, per parlare di social tv, oggetto suscettibile di tante interpretazioni, si dovrebbe conoscere cos'è la tv. Prendo in prestito un claim usato per una campagna mondiale sul social media marketing: Se vuoi occuparti di social tv e la tv nella vita l'hai solo guardata, lo stai facendo male.
Molti storceranno la bocca, ma sembra che il mio sia diventato un vizio. Questo vale soprattutto quest'anno nel quale nel nostro paese c'è stato un forte ritorno della tv, primo fattore l'aumento degli utenti delle tv satellitari e on demand, e le riprese degli ascolti per il tg1 post Minzolini e del Tg4 post Fede che sembravano deceduti - era su Repubblica di qualche giorno fa. Sta di fatto che la social tv sta aiutando la tv, anche quella tradizionale e generalista, con gente che si scambia opinione su ogni cosa, anche su cose che non vedrebbe mai, o che non confesserebbe mai di vedere, ma questo è l'engagement, cioè la capacità di coinvolgere i propri utenti. Questo però in pochi casi è organizzato dalla produzione, a parte alcune esperienze di Sky, ma piuttosto è fra gli utenti stessi. In realtà la tecnologia c'è già, fatta da Smart Tv e dalle prossime piattaforme Google Tv e Apple Tv, quello che manca sono i contenuti e i linguaggi.
Mi dispiace dirlo ma non sarà questa nuova pletora di esperti web a fare questa rivoluzione, come in realtà non la sta facendo negli Stati Uniti, dove la social tv è avanti, ma dove stanno realizzando contenuti nuovi apprendendo le lezioni che vengono delle innovazioni dei linguaggi narrativi degli ultimi 15 anni. Quello che vedo sono continue analisi di numeri ma pochissime di sentiment e molte poche proposte. Si vola basso e sarà ancora più basso se non si torna al design e alla progettazione dei contenuti. Il rischio? Un'altra sbronza social che passerà.
Simone Corami | @psymonic
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domenica 10 giugno 2012
Intervistato.com | Sandro Ruotolo #ijf12
Un'altra intervista della serie Intervistato Journalism Festival, direttamente da Perugia, è con Sandro Ruotolo, noto giornalista italiano e parte della trasmissione Servizio Pubblico.
Si definisce come un giornalista che lavora nella televisione, e non come un presentatore. Abbiamo chiesto in quale modo la trasmissione Servizio Pubblico possa evolvere, anche considerando la sua genesi. A suo avviso si è trattato di un'esperienza straordinaria, ha aperto la strada del presente-futuro, che è quella della multipiattaforma, della rete, del satellite e delle televisioni locali. Non è più possibile tornare indietro, specialmente perché tutto quel che è stato fatto è avvenuto in momento di grave crisi economica e in un contesto politico estremamente labile, quello della transizione dal Berlusconismo ai tecnici di Monti. [video]
Ruotolo afferma di essere più che soddisfatto del risultato, sono riusciti non solo a tenere il pareggio di bilancio, ma addirittura hanno speso una minima parte dei soldi raccolti dalle 100.000 persone che hanno sottoscritto almeno 10 euro per poter vedere il programma. La strada è stata aperta, ora bisognerà svilupparla. [video]
Un'altra domanda che abbiamo fatto riguarda le affermazioni del Ministro Severino, relativamente alla necessità di porre più controllo alla rete. Secondo Ruotolo la sperimentazione in diretta che è stata fatta sta portando dei frutti interessanti. La rete non può e non deve essere controllata: basta pensare ai recenti esempi di mobilitazioni organizzate online, da quella di Roma a cui hanno partecipato 50.000 ciclisti (con l'hashtag salvaiciclisti), a quella di Montichiari controla vivisezione. Si tratta di un punto di democrazia diretta e di confronto, che un tentativo di regolamentazione non potrebbe che danneggiare. [video]
Certamente, le leggi italiane andranno applicate anche alla rete, ma censurare sarebbe un colpo mortale all'articolo 21 della Costituzione. In molti hanno fatto battaglia contro la censura ai tempi dell'editto bulgaro, e nel caso ci fossero nuovi tentativi di mettere al bavaglio alla rete, tornerebbero senza dubbio a combattere.
Vi invito a visionare l'intervista integrale, decisamente più ricca di questa mia breve sintesi.
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
Intervistato.com | Sandro Ruotolo #ijf12
One more interview from the Intervistato Journalism Festival series, directly from Perugia, is with Sandro Ruotolo, famous Italian journalist who is part of the Servizio Pubblico talk show.
He defines himself as a journalist who works in television, rather than a presenter. We asked in which way Servizio Pubblico might evolve, considering its origin. He thinks it has been an extraordinary experience, that has opened the path to the future: multiplatform, the web, satellite and local televisions. It's not possible to go back anymore, especially because everything that has been done happened during a serious economic crisis and an extremely unstable political context, the transition from Berlusconi to the technical government of Monti. [video]
Ruotolo says the they are more than satisfied with the result, they managed not only to have a balanced budget, but they spent a very small part of the money they gathered from the 100.000 people who sent at least 10 euro to be able to see the program. The path has been opened: now it must be developed. [video]
Another question we asked is about Minister Severino's statements about the need to control the web more. Ruotolo thinks the on air experimentation with the web has brought interesting results. The web cannot and must not be controlled: just think about the recent mobilitations that have been organized online, from the Rome cyclists manifestation, to the Montichiari one against vivisection. It's a point of direct democracy and confrontation, which an attempt to control could only damage. [video]
Of course, the Italian laws are to be applied to the web as well, but proper censorship would be a mortal blow to the Article 21 of the Constitution. Many have battled against censorship at the times of the Bulgarian edict, and in case there were new attempts to censor the web, they would undoubtedly return to fight.
I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
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