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giovedì 3 gennaio 2013

#Socialmedia e #terremoto



La sequenza sismica verificatasi in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto a partire dal Maggio 2012, culminata con le due tragiche scosse del 20 e 29 maggio, ha provocato la morte di 27 persone, 350 feriti e 16'000 senzatetto. Sono stati finora valutati danni per 13,2 miliardi di Euro.

Non è purtroppo raro che il nostro Paese venga colpito da una scossa con conseguenze catastrofiche; basta ricordare il terremoto dell’Irpinia nel 1980, dell’Umbria nel 1997 e dell’Aquila nel 2009.

E’ tuttavia la prima volta che le nuove tecnologie della comunicazione online vengono utilizzate come veicolo di narrazione collettiva della tragedia e come strumento auto-organizzazione delle popolazioni colpite. Nel periodo di più intensa attività sismica la narrazione collettiva della tragedia si è configurata come un intreccio tra i contenuti user-generated dagli utenti sui social media e i mezzi di comunicazione tradizionali (TV, radio e carta stampata) che hanno in molti casi rilanciato le informazioni originariamente condivise online dai comuni cittadini.

La visibilità online acquisita dalla tragedia del sisma è stata così preponderante che i termini “Terremoto” e “INGV” risultano essere le parole chiave più ricercate nel 2012 su Google. (fonte: Google Zeitgeist 2012).

Tutto ciò è stato reso possibile dalle peculiarità dei processi comunicativi del web 2.0, che privilegiano la condivisione in tempo reale di contenuti spontanei grazie alle connessioni ad internet in mobilità consentite oggi da smartphone e tablet. Le stesse difficoltà di collegamento alle reti cellulari, che avvengono normalmente in questi casi e che avrebbero potuto limitare l’attività spontanea degli utenti, sono state attenuate da una ulteriore iniziativa collettiva promossa dai cittadini e diffusa su Twitter: l’apertura delle reti wi-fi domestiche, tipicamente collegate alla rete telefonica fissa e protette da password, più affidabili e stabili rispetto alle reti  di telecomunicazione mobili.

Twitter, Facebook, Instagram, YouTube e i blog sono stati i social media che hanno consentito alle persone colpite di narrare la tragedia del terremoto e creare network di collaborazione tra singoli individui, istituzioni ed aziende presenti non solo nei luoghi maggiormente colpiti dal sisma, ma distribuite su tutto il territorio nazionale.
Si fa riferimento, in particolare:

Alle segnalazioni in tempo reale dei danni provocati dal terremoto e all’uso del web  come piattaforma di supporto “dal basso” per l’organizzazione delle iniziative spontanee di soccorso e di solidarietà;
All’uso dei social media come strumenti diretti di testimonianza del sisma e di approfondimento di specifici episodi legati alla tragedia;
All’organizzazione di una rete di vendita per le forme di parmigiano danneggiate dalle scosse;
Ai progetti di innovazione per lo sviluppo di applicazioni e servizi web di utilità sociale.

Un ruolo di primo piano è stato svolto da Twitter ed Instagram, due piattaforme del web 2.0 che hanno consentito agli utenti della Rete di generare un flusso ininterrotto di informazioni tuttora attivo. Vediamo brevemente cosa sono e come funzionano.

2 – Dalle segnalazioni della prima scossa ai campi autogestiti

Nella notte della prima forte scossa del 20 maggio Twitter è stato per quasi 40 minuti il primo e unico canale di informazione in tempo reale sul terremoto. “Enorme scossa di terremoto ORA modena #sanfelice.pare che le case siano OK, interni case distrutti, gente in strada” fu uno dei primi messaggi di allarme lanciati in rete circa 10 minuti dopo la scossa da Gianluca Diegoli, un blogger che si trovava in uno dei comuni colpiti.

La geolocalizzazione degli utenti di Twitter ha consentito di evidenziare con grande precisione la provenienza geografica delle segnalazioni che, nella notte del 20 maggio, citavano la parola Terremoto o aggregavano le discussioni online sotto l’hashtag #terremoto e #terremotoemilia. Ne è emersa una fotografia dove centinaia di utenti, nei minuti immediatamente successivi al terremoto, hanno contribuito alla costruzione di un flusso di informazioni condivise attraverso il quale è stato possibile ricostruire la cronaca e le emozioni delle persone svegliate nel cuore della notte.


Fonte: http://vincos.it/2012/05/20/la-bomba-e-il-terromoto-in-italia-mappe-geografiche-ed-emotive/

Twitter è stato utilizzato come canale di informazione e come strumento di auto-organizzazione delle popolazioni colpite dal terremoto. E’ stata inoltre la piattaforma più utilizzata per condividere online le foto scattate con Instagram. In particolare, sono state più di 7'000 le foto aggregate negli hashtag #terremoto e #terremotoemilia.  Esse costituiscono non solo la testimonianza diretta dei danni alle abitazioni civili, ai capannoni aziendali e agli edifici storici, ma evidenziano anche le scene di vita quotidiana delle popolazioni colpite e l’impegno dei tanti volontari che, sin dal primo giorno, si sono impegnati a fornire il loro aiuto alle popolazioni colpite.

L’assistenza alle popolazioni colpite è stata effettuata sotto il coordinamento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, ma anche indipendentemente da questo grazie alla solidarietà e al servizio prestato da associazioni e da privati. Decine di tendopoli si sono formate anche in modo spontaneo, attraverso forme embrionali di organizzazione nate per garantire l’assistenza reciproca, come nel caso dei campi autogestiti. L’organizzazione dei campi autogestiti è stata supportata dall’utilizzo dei social network e di applicazioni web che si sono dimostrate molto utili nel consentire la comunicazione e lo scambio delle informazioni su bisogni e operazioni in corso. In particolare, già poche ore dopo la prima forte scossa, il meccanismo di coordinamento dei campi autogestiti era già in azione ed è stato supportato dal sito web Terremotoemilia.com,  dal profilo Twitter @terremotoemilia e dalla omonima pagina Facebook, utilizzati per aggregare le segnalazioni utili al censimento dei campi autogestiti.


3 – La mobilitazione degli esperti del Web in soccorso dei terremotati

Il sisma in Pianura Padana ha evidenziato la necessità di sviluppare applicazioni web e tecnologie che possano supportare le richieste di aiuto e i soccorsi alle popolazioni colpite da calamità naturali. Anche in questo caso internet si è dimostrato come un potente strumento di solidarietà grazie all’opera di associazioni no profit come Wikitalia,  che ha lanciato il progetto  Protezione Civica. Si tratta di una piattaforma di soccorso in caso di calamità che, nelle settimane del sisma, ha avuto l’obiettivo di catalizzare le energie di centinaia di volontari raccogliendo le loro segnalazioni e geolocalizzarle su una mappa online. A Wikitalia si sono aggiunte altre associazioni come Informatici senza frontiere (una onlus la cui missione sociale è quella di far leva sull'informatica per portare un aiuto concreto a chi vive situazioni di emarginazione e difficoltà), e Indigeni Digitali, un’associazione che si prefigge di diffondere i valori della cultura digitale nel nostro Paese.
Internet si è dimostrata, ancora una volta, un potente strumento di coesione sociale ed è stato il veicolo attraverso il quale l’Università di Bologna ha promosso la realizzazione di un hackathon il 16 e 17 giugno 2012.

L’hackathon è un evento in cui programmatori ed esperti di informatica si riuniscono per una sessione tematica di programmazione, che ha generalmente l’obiettivo di produrre una o più applicazioni web che possano soddisfare gli obiettivi della sessione di lavoro.
In particolare, nell’hackathon di Bologna sono stati messi a disposizione dei partecipanti, riuniti in team di lavoro, 48 ore per sviluppare applicazioni e soluzioni web finalizzate ad aiutare le popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto, che potessero essere riutilizzabili per casi simili.
La sessione dei lavori, che è stata trasmessa su Twitter attraverso l’hashtag #hackathonterremoto, ha dato alla luce numerose applicazioni utilizzabili principalmente come strumenti di supporto alla segnalazione dei danni del terremoto, all’organizzazione delle attività di soccorso e agli interventi di ricostruzione post-sisma.


4 – La creazione di una rete commerciale per la vendita delle forme di Parmigiano danneggiate dal terremoto

Il sisma ha provocato ingenti danni ai magazzini di stoccaggio del parmigiano reggiano, rovesciando e spezzando più di 300 mila forme da 40 chili ciascuna, per un danno equivalente a circa il 10% della produzione annua.
I social media si sono dimostrati gli strumenti più efficaci per promuovere la rete di vendita organizzata dal Comitato gruppo caseifici terremotati del Parmigiano Reggiano. Il Consorzio Parmigiano Reggiano non si era mai occupato prima della commercializzazione e della vendita del parmigiano, tuttavia nel periodo straordinario del sisma ha cercato di favorire al massimo la vendita dei caseifici dove fosse possibile l’acquisto diretto delle forme.

A tale scopo, nei giorni immediatamente successivi alle prime due forti scosse, sulla pagina Facebook del Parmigiano Reggiano è stata creata la nota “Terremoto: aggiornamenti sulla situazione”, al cui interno sono state condivisi aggiornamenti e informazioni sui caseifici dove era possibile l’acquisto diretto del parmigiano.
L’iniziativa promossa dal consorzio ha generato un veloce passaparola tra i blogger attivi in Rete, che hanno rilanciato l’iniziativa creando specifici post sui loro blog, su Facebook e Twitter.


5 – La testimonianza della tragedia attraverso i contenuti multimediali 

Le modalità di fruizione della Rete privilegiano la dinamicità dei contenuti multimediali perché attirano maggiormente l’attenzione e stimolano in modo naturale il passaparola tra gli utenti. La costante diffusione di fotocamere digitali e di smartphone di ultima generazione sta avvicinando ampie fasce di persone al mondo della fotografia e delle riprese video.
La tragedia del terremoto è stata ampiamente testimoniata da numerose iniziative che hanno spinto le persone a creare e condividere contenuti multimediali e user-generated attraverso tre principali modalità di partecipazione:

Iniziative individuali e non organizzate, come nel caso dell’uso di Instagram di parte di singoli cittadini, dove le fotografie del terremoto sono state aggregate sotto gli hashtag #terremoto e #terremotoemilia;
Iniziative più strutturate e promosse sui social network che hanno coinvolto fotografi dilettanti e professionisti, come nel caso di Shoot4change organizzato dalla rete Protezione Civica;
Video amatoriali pubblicati online su Youreporter.it, che testimoniano in presa diretta quello che hanno visto le popolazioni colpite direttamente dal sisma.

Alessandro Prunesti | @prunesti

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