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giovedì 4 ottobre 2012

Ritratto breve di un’alternativa: @matteorenzi a #PiazzaPulita



Ammettiamolo. Può piacere o non piacere: tono da primo della classe, camicia inamidata e quell’accento, ormai distintivo, da  sbruffoncello. A chi piace? Per esempio a quelli che – e sono in tanti – hanno la convinzione che il toscano è simpatico a prescindere, solo per come parla. Oppure a chi pensa che, perché no: quando propone cambiamenti, magari vuole farli davvero. 

E piace, si è visto, ai delusi del Pdl, del Pd, dell’IdV… insomma, piace un po’ a tutti, anche se giurano che non lo voteranno mai. A chi non piace? Ai nostalgici di Bersani, in primis. E non piace, per dire, a chi pensa che potrebbe farcela davvero, a chi pensa sia troppo giovane, e a chi non ha un buon rapporto con la tecnologia: metti che va al governo, e poi l’Iphone non prende?

Matteo Renzi è l’uomo del momento. L’alternativa a Bersani, il politico giovane che piace ai giovani, quello che vuole rottamare la vecchia dirigenza, osando dove altri prima di lui non hanno fatto: il camper, le primarie in stile americano, i palloncini. Oh, mica scherza. Tanto che alla puntata di giovedì scorso di Piazza Pulita passa la prima ora a pavoneggiarsi, mostrando la coda multicolore con eleganza; talmente a suo agio che dalla poltroncina imbottita non si alza in nessun blocco pubblicitario, manco per fare pipì - in netto (e studiato) contrasto con La Russa che approfitta di ogni break per insultare un Formigli palesemente divertito. Poi, praticamente all’improvviso, lo scenario cambia: Renzi s’infuria, Telese è spiazzato, D’Alimonte torna a dormire e la programmazione si congela, mentre aleggia la consapevolezza di avere tra le mani un momento da maneggiare con cura. Il resto è storia nota.

Certo, che se la sia presa a quel modo palesa che tanta certezza di riuscita, per la sua campagna, proprio non ce l’ha; tanto che a Firenze dice “Ce la possiamo fare”, ma in questi giorni mette le mani avanti, promettendo di restare al fianco di Bersani in caso di sconfitta. - del resto, nei sondaggi Vendola lo supera, e non di poco. Eppure l’Ambra Angiolini della politica, nonostante non abbia avuto una vita particolarmente difficile (ed un’ascesa altrettanto agevolata), ci sta quasi simpatico. Convince, bene o male, e convince molti. Difficile demonizzarlo per i voti di destra accaparrati: sono proprio quelli, in effetti, che fanno la differenza tra vittoria e sconfitta. Convertiti o indecisi? Non facile a dirsi. Renzi fa leva su quella larga fetta di confusi, delusi e disillusi che votano dove li porta il cuore. Ma anche su quelli - ed è una novità - che sono figli di un’Italia allo sbaraglio, in cui le condizioni sociali mutano inesorabilmente, gli equilibri vengono meno, e chi è di destra può ritrovarsi, per scelta o per necessità, a condividere ideali opposti.

Carol Verde | @car0lverde


Small portrait of an alternative: Matteo Renzi at Piazza Pulita

Let's face it. You can like him or not: tone of voice like he's top of the class, a starched shirt and that, now distinctive, accent of a bully. Who likes him? For example those who - and they're many - are convinced that the accent from Tuscany is nice per se, just for how it sounds. Or those who think that, why not: when he proposes changes, maybe he really intends to do them. And he is liked, we have seen it, by the PDL, PD and IDV disappointed... so he's liked a bit by everyone, even those who swear they'll never vote him. Who doesn't like him? Bersani nostalgics, first of all. And he's not liked by those who think that he might actually do it, those who think he's too young, and those who don't have a good relationship with technology: what if he goes to the government, and then the iPhone doesn't work?

Matteo Renzi is the man of the moment. The alternative to Bersani, the young politicians that young people like, the one who wants to change the old directors, daring where others before him haven't: the camper, the primary elections in American style, the balloons. Oh, he doesn't kid. To the point that during last week's Piazza Pulita he spent the first hour showing off his multicolor tail with a certain elegance; he was so comfortable that he doesn't even sit up from the stuffed armchair during advertising breaks, not even to go pee - in net (and studied) contrast with La Russa who takes advantage of every break to insult an evidently amused Formigli. Then, practically out of nowhere, the scenario changes: Renzi gets mad, Telese is surprised, D'Alimonte goes back to sleep and the program freezes, while in the air there is a strange awareness that this is a moment to handle carefully. The rest is history.

Of course, if he reacted so violently it makes it clear that he doesn't really have so much certainty of success with his campaign; in Florence he says "We can make it", but during these days he puts his hands forward and promises to support Bersani in case he's defeated. In the polls Vendola is higher than him, and not by a little. And yet the Ambra Angiolini of politics, although he hadn't had a particularly difficult life (and a growth that has been just as easy), we like him. He convinces, good or bad, and he convinces many. Difficult to demonize him for the right wing votes that he brings: it's just those, infact, that make the difference between victory and defeat. Converted or undecided? Not easy to say. Renzi uses that large part of confused, disappointed and disillusioned that vote where their heart takes them. But also on those - and it's some news - who are children of an Italy adrift, in which the social conditions change inesorably, the balances fail, and who is on the right can find themselves, for choice or need, to share opposite ideals.

Carol Verde | @car0lverde

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