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giovedì 25 ottobre 2012

Conversazione aperta sul fenomeno @matteorenzi: @colvieux risponde a @fnicodemo



Proprio ieri Francesco Nicodemo ha scritto un articolo in cui elenca i pregi della campagna elettorale di Matteo Renzi, a proposito del quale ha chiesto un parere a Barbara Collevecchio. Come promesso, Barbara gli risponde puntualmente.

Francesco scrive :

1) Leadership forte: il primo risultato della sfida di Matteo Renzi, quando ancora non era definito il campo di gioco, è aver ottenuto che le primarie fossero aperte, ovvero che chiunque potesse candidarsi a guidare il centrosinistra. Lo stesso Bersani ha compreso che era necessaria una legittimazione popolare per affermare una leadership più forte.

E’ da tempo immemore che frequento militanti prima della Margherita, poi del Pd, per questioni di amicizia personale, quindi ritengo di essere assolutamente a conoscenza del “dinosaurismo” che regna in quei partiti. Quel che mi ha sempre colpita, sin da giovanissima, era andare a cene con questi amici e vedere che i loro dialoghi politici differivano totalmente da quelli che io stessa facevo con militanti di associazioni o cani sciolti, ma fortemente attivi in politiche sociali. Quello che voglio dire è che per via di una sorta di sottomissione psichica agli apparati di partito legati alle correnti, ho visto giovani preoccuparsi più di come ottenere endorsment o potere all’interno delle correnti che attenzione a temi forti come la difesa degli umili e delle fasce poco protette.  In molti articoli ho attaccato il PD per la sua composizione IBRIDA, per come sia nato da un innesto anomalo fatto di dorotei ed ex comunisti. Più di una volta ho scritto dell’incapacità di questo apparato di rinnovarsi e dare spazio ai giovani. Quel che mi preme dire però è questo: ok, Renzi ha rotto il silenzio. Ma l’ha fatto per pesarsi all’interno del partito, per creare ancora una volta una corrente forte e tutta popolare o per vero spirito rinnovatore? L’immagine che mi comunica Renzi è quella di un giovane molto ambizioso, per nulla diverso da quelli che ho conosciuto. Non parlo per pregiudizi e motiverò quel che affermo rispondendo ai punti che seguono.

Nicodemo scrive ancora:

2) Comitati elettorali volontari: in un momento difficile per i partiti tradizionali, mentre chiudono sezioni e circoli, e un’onda di indignazione monta sempre di più a causa dei recenti scandali, è stupefacente vedere la nascita di migliaia di comitati per Matteo Renzi lungo tutta la Penisola.

Anche questo punto mi vede d’accordo. E’ innegabile che Renzi abbia coagulato molta protesta. Furbizia, calcolo o sincerità politica? “In un momento difficile in cui monta la protesta” è facile scagliarsi e far propaganda cavalcando un tema popolare come la “rottamazione”, ma questo tema è cavalcato per opportunismo? Cosa ci dice Renzi circa la sua di Rottamazione futura? E' lecito che un sindaco, come nella peggiore tradizione, molli la sua città affidandola a chi poi? E vada in giro a cavalcare ondate di rancore popolare per la sua ambizione?

Continua Nicodemo:

3) Coinvolgimento dal basso: non ci sono gerarchie, non ci sono riferimenti regionali o provinciali, nessuna struttura partitica nella gestione dei comitati. In questa campagna elettorale, il rapporto è diretto attraverso il sito, i social network, attraverso una strategia di coinvolgimento chiaramente bottom-up.

Anche qui è vero che Renzi, copiando il mito americano e sperando di avere lo stesso successo di Obama, sta coinvolgendo molta gente dal basso. Ma si è chiesto Renzi cosa chiede la base del partito che non lascia ma critica ferocemente? La base del Pd  si è schierata fortemente contro l’udc di Casini e alleanze centriste. Renzi allora ascolta se stesso e le sue ambizioni, fomenta le acredini anti PD o ascolta la base di sinistra del suo partito? Lo vuole possedere e occupare, modificare o cosa? Di quale base stiamo parlando?

4) Rafforzamento della comunicazione online: le prossime saranno le prime elezioni in cui la Rete avrà un peso specifico. Inevitabilmente le primarie anticipano quello che succederà in primavera. Matteo Renzi ha curato moltissimo la comunicazione online.

Guarda questo è davvero un merito che non può attribuirsi il buon Renzino, Grillo e il suo blog parlano da soli, il vero miracolo rivoluzionario del web l’ha fatto lui e lo dico senza essere grillina (com’è noto), ma per amor di verità.

5) Puntare sull’elettorato largo non segmentato: non è una questione solo politica, lo è anche anagrafica. Matteo Renzi, come tutti gli under 40, ha conosciuto l’impegno politico negli anni ’90, dopo la caduta del muro e la fine della prima Repubblica. Un impegno sicuramente di parte, ma non ideologico. Per questo quando Renzi parla all’elettorato ha chiaro in testa la necessità di parlare a tutta la società italiana, o meglio ad un parte largamente maggioritaria.  Mischiando innovazione e modernità, Renzi è riuscito a trovare una chiave linguistica capace di rendersi suggestiva senza mai cadere nell’antipolitica, di accumulare consenso senza cedere al populismo.

Elettorato largo? Dando una carotina a tutti, dialogando con tutti ed essendo vago è facile raccogliere in modo sistematico e calcolato il consenso di persone che non sono di sinistra . Il problema anagrafico è una baggianata perché già nel Movimento 5 stelle si vede un coinvolgimento larghissimo di giovani e non solo. basare la strategia comunicativa sul tema giovani non è populista? Non è cavalcare per opportunismo un tema facile? E poi: quando mai Renzi ha parlato davvero ai giovani? Quando ha parlato o appoggiato la battaglia dei precari? La battaglia per il reddito minimo? Si è scagliato contro i tagli alle scuole, alla cultura e alle università e ricerca? Renzi ha detto che Monti ha lavorato bene e ora spera di sostituirlo. Questi sono fatti. Il giovanilismo non è lotta vera e sincera per i diritti dei giovani. Aggiungo: quando sono stati manganellati gli studenti delle scuole secondarie, Renzi ha aperto bocca per condannare tale violenza?

Ancora Nicodemo:

7) Effetto turn-over: sull’opportunità della parola rottamazione si potrebbe discutere a lungo. Indiscutibile invece l’effetto che il ciclone Renzi ha causato sul gruppo dirigente del PD.

Vero e sacrosanto. Se si guarda da lontano e con brama la leadership prima o poi si tenta di raggiungerla come la Volpe fa con l’uva. Cosa poteva fare se non denigrare i padri per occupare il loro posto? Vorrei che Renzi specificasse quando si auto-rottamerà qualora fosse eletto. Aggiungo: Renzi non voleva rottamare D’Alema quando gli chiese aiuto e sostegno nelle sue primarie a sindaco...

Ottavo punto:

8) Dettare l’Agenda politica: fin qui Matteo Renzi è stato la lepre. Da inseguire su temi, linguaggi e metodi. Quando ai suoi principali competitor la prima domanda che viene posta è, cosa dice di Renzi, cosa ne pensa di Renzi, significa che si sta dominando la scena politica e mediatica. Ma non è solo questo. Renzi non parla quasi mai di coalizione.

Mediaticamente per colpa di un PD dinosauro e infelice Renzi è diventato potente, buca lo schermo con il suo chiacchiericcio e ha il merito di aver messo in crisi personaggi granitici e vecchie cariatidi. Renzi però non è un gentiluomo, non ha mai nominato la Puppato, mai che abbia detto una parola sull’oscuramento della sua candidatura. Allora Renzi è attaccato al suo o fa il bene del PD? Con uno spin doctor come Gori (Grande fratello, etc.) poteva fare meglio. Ci sono stati errori pacchiani nella sua comunicazione, come la cena con gli affaristi e il fatto che Renzi non ha mai e poi mai fatto il giusto distinguo tra economia e finanza. Se i media si occupano di lui è per il clamore, non certo per i contenuti del suo programma.  E questo non è poco.

E per finire :

9) Dialogo con mondi distanti dalla sinistra storica: un candidato Premier deve concedersi il “lusso” di dialogare, prima ancora che risultare credibile, con i grandi investitori. Il fatto che il gotha della finanza milanese abbia voluto incontrare Renzi è un segnale chiarissimo di quanto il candidato sia credibile, un interlocutore valido, fit to lead come direbbero a Londra. Contestarlo non ha fatto altro che alimentare quella flessibilità, quella apertura che – paradossalmente – è il suo maggiore punto di forza.

Renzi non ha nulla a che fare con la sinistra, tanto meno con quella storica che si sente offesa e minacciata da un doroteo benpensante che dialoga allegramente con un mondo, quello della finanza, che ha fatto più danni che altro alla nostra economia, per non parlare di quella globale.  Io dico solo una cosa: cosa si resta a fare in un partito che si definisce di sinistra se non si è neppure lontanamente di sinistra? Cui prodest? Troppo dura creare un nuovo partito: a Renzi conveniva creare una forte corrente popolare e centrista, nonché liberista all’interno del PD. Lungi dall’avere il coraggio di prendere il toro per le corna e creare una casa per chi la pensa come lui, ha pensato in modo opportunista e anche prepotente di impadronirsi di un partito con vocazione di sinistra. Detto questo le colpe sono da imputare al PD stesso e Renzi fa solo il suo mestiere di bravo politicante, furbo e ambizioso.

Barbara Collevecchio | @colvieux


Open conversation about the Matteo Renzi phenomenon: Barbara Collevecchio answers Francesco Nicodemo

A few days ago Francesco Nicodemo wrote an article in which he listed the positive aspects of Matteo Renzi's elections campaign, and asked for Barbara Collevecchio's opinion about it. As promised, Barbara answers on each point.

Francesco writes:

1) Strong leadership: the first result of Matteo Renzi's challenge, when the field wasn't yet defined, is having obtained that the primary elections were open, so that anyone could compete to become the leader of the center-left wing. Even Bersani understood that a strong legitimation from the people was necessary to affirm a stronger leadership.

I've been talking for years with exponents first of the Margherita and then of PD, for matters of personal friendship, so I believe I'm aware of the "dinosaurism" that commands in those parties. What has always impressed me, since I was very young, was going out to dinner with these friends and seeing that their political dialogues were completely different from the ones I did with exponents of associations or independents, but strongly active in social politics. What I want to say is that for some sort of psychic submission to party organs linked to currents, I've seen young people more worried about how to obtain more endorsment or power inside currents than attention to strong topics like defending the poor and the unprotected categories. In many articles I've attacked the PD for its hybrid composition, for who it was born from an unusual mix of dorotheys and ex-comunists. More than once I've written about the inability of this apparatus to renew itself and give space to young people. What I would like to say is this: ok, Renzi broke the silence. But did he do it to weigh more inside the party, to create yet again a strong, popular current, or for true innovator spirit? The image Renzi communicates to me is that of a very ambitious young man, no different from those that I've known. I'm not talking because of prejudice and I will motivate what I'm saying in the following points.

Nicodemo writes:

2) Volunteer elections committees: in a difficult moment for traditional parties, while sections and circles close and a wave of disdain grows because of the recents scandals, it is amazing to see the birth of thousands of committees for Matteo Renzi along the whole peninsula.

I agree on this point as well. It is undeniable that Renzi has coagulated a lot of protest. Cleverness, calculation or political sincerity? "In a difficult moment when a protest grows" it is easy to attack and do propaganda by riding a popular topic such as "scrapping", but is this topic ridden for opportunism? What does Renzi say about his own future Scrapping? Is it right that a mayor, as in the worst tradition, abandons his city leaving it to whom? And goes around riding waves of popular bitterness for his own ambition?

Nicodemo continues:

3) Bottom-up involvement: there are no hierarchies, no regional or province referees, no party structure in the committee management. In this elections campaign, the relationship is direct through the website, social networks, through a strategy of envolvement that is clearly bottom-up.

It is true that Renzi, copying the American myth and hoping to have the same success Obama had, is involving many people from the bottom. But has Renzi asked himself what the base of the party wants, the one he doesn't leave but criticizes so strongly? The base of the PD is strongly against Casini's UDC and centrist alliances. Renzi is listening to himself and his ambitions, does he feed anti PD bitterness or does he listen to the left wing base of his party? Does he want to possess and occupy it, modify it or what? Of what base are we talking about?

4) Reinforcement of online communication: the next elections will be the ones in which the Web will have a specific weight. Inevitably the primary elections anticipate what will happen in Spring. Matteo Renzi has curated online communication very much.

Listen, this is one merit Renzi really can't take for himself, Grillo and his blog speak for themselves, the true revolutionary miracle of the web is his and I'm saying it without being a fan (as it is known), but for love of truth.

Barbara Collevecchio | @colvieux

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