▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
Visualizzazione post con etichetta luciano leggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta luciano leggio. Mostra tutti i post
sabato 23 marzo 2013
#Storiedeldisonore: narcodollari, sequestri e banche
Da una parte i Greco, dall’altra i La Barbera. Uno dei fratelli La Barbera, Salvatore, viene ucciso e Angelo si vendica distruggendo con un’autobomba la casa di Salvatore Greco, che si salverà e consumerà la sua vendetta a Milano: il 25 maggio del 1963 l’automobile di Angelo La Barbera è presa di mira dai colpi degli emissari di Greco che lo feriranno gravemente.
Nello stesso anno si affaccia sulla scena colui che potrebbe essere considerato il primo vero ‘pentito’ di mafia: si tratta di Joseph Valachi, membro della mafia americana, che per primo svela la struttura e metodi dell’organizzazione criminale, dotandola anche di un nome a quel tempo ancora sconosciuto, Cosa Nostra.
Il giro dei narcodollari di Cosa Nostra è in costante aumento. Palermo e New York sono vicinissime, e così inizia anche la diaspora dei mafiosi: Salvatore Greco finisce in Venezuela, Nino Salomone in Brasile, Buscetta negli Stati Uniti e i Cuntrera e Caruana riparano prima in Brasile per poi riparare in Canada.
Il 1964 è l’anno in cui viene arrestato Genco Russo e catturato per la prima volta Luciano Leggio. Il primo verrà mandato al soggiorno obbligato a Lovere, provincia di Brescia, mentre il secondo fuggirà nel 1969 in Mercedes durante un ricovero ospedaliero.
Nei rapporti di polizia iniziano intanto a comparire i fratelli Nino e Ignazio Salvo, esattori di Salemi, ritenuti molto vicine alle famiglie di Cosa Nostra e anche alla politica: guardacaso l’assemblea regionale siciliana, anche con i voti di PCI, MSI e PLI, respinge una mozione contro la gestione privatistica delle esattorie. Un provvedimento che va tutto in favore dei Salvo.
Nel 1967 il capo della Criminal Police Organization di Washington, Fred Douglas scrive alla Criminalpol di Roma per allertare sul ruolo di Michele Sindona: secondo Douglas il “mago delle tasse” avrebbe un ruolo non di secondo piano sul traffico internazionale di droga e molte amicizie tra i mafiosi americani.
Due anni dopo, nel 1969, Riina e Leggio vengono assolti per il processo scaturito dalla messa a ferro e fuoco di Corleone tra il ’58 e il ’63. Spariranno entrambi, dandosi alla latitanza. E’ a cavallo tra ’69 e ’70 che le famiglie decidono sull’appoggio di Cosa Nostra al progetto di golpe del comandante Junio Valerio Borghese: per l’occasione rientrano anche Greco e Buscetta, che fermati a Milano verranno subito rilasciati mostrando passaporti venezuelani e canadesi. Nello stesso 1970 Buscetta viene arrestato a New York, ma una cauzione da 75mila dollari lo salva dalla galera.
Intanto si prepara il rapimento del giornalista de L’Ora Mauro de Mauro (che aveva forse intuito il patto di Cosa Nostra nell’ambito del golpe Borghese), mentre la mafia diventa sempre più un tema di secondo piano con tanti materiali prodotti, ma ignorati per anni. Nel 1973 inizierà la stagione dei sequestri al nord inaugurata da Leggio, che verrà poi catturato a Milano nel 1974. Si muoveva sotto l’identita di Antonino Farruggia. Ma il 1974 è anche l’anno in cui esplode il caso della Banca Privata Italiana di Michele Sindona... [to be continued...]
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Stories of dishonor: narcodollars, abductions and banks
On the one side the Greco, on the other the La Barbera. One of the La Barbera brothers, Salvatore, is killed and Angelo gets his revenged by destroying Salvatore Greco's house with a car bomb. He will actually survive the attack and consume his revenge in Milan: on the 25th of May 1963 Angelo La Barbera's car is shot at by Greco's emissaries who will injure him severely.
In the same year we see the arrival on the scene of the man who might be considered the first true "pentito": we're talking about Joseph Valachi, member of the American mafia, who for first unveiled the structure and methods of the criminal organization, calling it with a name that was unknown at the time: Cosa Nostra.
The narcodollar traffic of Cosa Nostra is in constant growth. Palermo and New York are very near, and so the mafia men diaspora begins: Salvatore Greco ends up in Venezuela, Nino Salomone in Brazil, Buscetta in the USA and the Cuntrera and Caruana go first to Brazil and then to Canada.
1964 is the year Genco Russo is arrested and Luciano Leggio is captured for the first time. The first will be sent to an obliged stay at Lovere, province of Brescia, while the latter will escape in 1969 with a Mercedes during a hospitalization.
In the police reports the brothers Nino and Ignazio Salvo start to appear, two collectors of Salemi, who were thought to be very near the Cosa Nostra families, and politics as well: what a coincidence that the Sicily regional assembly, also with the votes of PCI, MSI and PLI, rejects a motion against the private management of tax collection. A decision that goes fully in favor of the Salvo brothers.
In 1967 the Head of the Criminal Police Organization of Washington, Fred Douglas writes to the Criminalpol in Rome in order to alert them on the role of Michele Sindona: according to Douglas the "magician on taxes" does not have a secondary role in the international drug traffic and many friendships among the American mafia men.
Two years later, in 1969, Riina and Leggio are found not guilty in the trial for the destruction of Corleone between '58 and '63. They both disappear and become fugitives. It's between '69 and '70 that the families decide to sustain Cosa Nostra for the project of golpe of the commander Junio Valerio Borghese: for this occasion Greco and Buscetta come back and are stopped in Milan where they are immediately released by showing Venezuelan and Canadian passports. In the same year 1970 Buscetta is arrested in New York, but a bail saves him from jail.
In the meanwhile the abduction of the L'Ora journalist Mauro de Mauro is arranged (he probably had a hunch about the Cosa Nostra pact in the Borghese golpe), while the mafia becomes more and more a secondary topic with a lot of material that was ignored for years. In 1973 the season of abductions in the north will be started by Leggio, captured in Milan in 1974. He went under the name of Antonino Farruggia. But 1974 is also the year when the case of the Italian Private Bank of Michele Sindona explodes... [to be continued].
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Etichette:
corleone
,
fred douglas
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
luca rinaldi
,
luciano leggio
,
mafia
,
maria petrescu
,
michele sindona
,
narcotraffico
,
riina
,
storiedeldisonore
giovedì 25 ottobre 2012
#Mafia: da Cosa Nostra di #Falcone alla 'ndrangheta in #Lombardia
Quando mi sono approcciato per la prima volta a fatti e storie di mafia, l’ho fatto raccogliendo la testimonianza di un imprenditore che, nei primi anni ’90, aveva denunciato i suoi aguzzini in un paese di provincia della Lombardia. Doveva essere il 2008, ma ero ben cosciente di non stare a scoperchiare niente di nuovo.
Erano quelli momenti dove la mafia al nord non era tema di dibattito e schermaglie, anzi, alcuni colleghi che se ne occupavano da tempo spesso venivano indicati come persone che “vedevano mafia ovunque”. Due anni dopo quel 2008, nel luglio del 2010, tra Reggio Calabria e Milano partono gli arresti dell’operazione “Crimine-Infinito”. Sono 300 persone a finire nell’ordinanza delle procure di Reggio e Milano, di cui più della metà verranno arrestate in Lombardia.
Da lì, il tema diventa di attualità e tutti, eccetto qualcuno anche a fini elettorali, sono pronti a denunciare la mafia al nord. Si scopre una mafia che non è solo coppole e lupare, ma una mafia che si mette il vestito della domenica e va a fare affari, sui cantieri, a Piazza Affari e anche alla City di Londra.
Nemmeno questa potrebbe essere considerata una novità, dal momento che Giovanni Falcone già parlava di “mafia che entra in borsa”, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e che, tornando ancora più indietro nel tempo troviamo le agendine di Luciano Leggio, la primula rossa di Corleone. Arrestato a Milano il 16 maggio del 1974 nelle sue agendine viene ritrovato il numero privato di Ugo de Luca, direttore generale del Banco di Milano. Scrive Alfio Caruso nella bella prefazione al mio ultimo eBook “Virus mafia; il contagio al nord” (Linkiesta) “De Luca era un siciliano con un piede nella curia e un altro nella massoneria. Aveva conosciuto Sindona e l’aveva seguito alla Banca Unione prima di mettersi in proprio. A De Luca furono trovati diversi libretti al portatore con decine di miliardi, ma lui mai svelò i titolari. Fu l’ennesima occasione persa, che poi costringerà a ricominciare daccapo”.
Proprio da quel “ricominciare daccapo” e dalle esperienze dei due eBook che ho pubblicato quest’anno sul tema mi piacerebbe concentrare questo intervento. Con una premessa, che forse farà storcere il naso a qualcuno, ovvero la definizione di “giornalismo antimafia”. Una definizione che a parer mio non ha ragione di esistere, perché se una cosa è giornalismo, è automatico che sia “antimafia”, se promuove “interessi altri”, non può che essere propaganda, peggio ancora se promuove interessi di lobbies mafiose.
Partiti da questo assunto, il lavoro che ho portato avanti in quest’anno è stato interessante sia come esperienza professionale, sia come esperienza personale. Un lavoro prima di tutto improntato al rigore nella ricostruzione di atti e fatti, e proseguito poi cercando delle risposte, delle soluzioni e delle proposte.
Dalla ricostruzione di atti e fatti, meglio di fattacci, è nata l’inchiesta sulla mafia in Lombardia, che Linkiesta ha pubblicato in sei puntate e finita nell’eBook “Virus mafia; il contagio al nord”, con altre puntate in altre regioni.
Dall’esigenza di avere risposte e soprattutto proposte in un periodo in cui tutto si distrugge, ma nulla si ricostruisce è nato invece un altro eBook-interviste “Antimafia senza divisa”, uscito nel dicembre 2011 per la casa editrice digitale Blonk.
Aver fatto un lavoro di analisi (con tanto di nomi, cognomi e circostanze spesso imbarazzanti per i coinvolti) e un tentativo di proposta, senza retoriche, da parte di persone che in qualche modo sono venuti a contatto con le mafie, mi ha permesso di avere una visione d’insieme che ancora una volta mi ricorda le parole di Giovanni Falcone. Parole con cui sono d’accordo a metà, come ho avuto modo di dire più volte. Una frase che tutti ricordano nella prima parte, perchè la più bella, la più utopica forse, ma dimenticano sempre la seconda, quella che impegna maggiormente.
«La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni».
Ecco, io non credo che un fenomeno come la mafia abbia fine prima che l’essere umano sparisca dalla faccia della terra, ma è indiscutibile che qualcuno non si sia ancora accorto che questa mafia sia un “fenomeno terribilmente grave”. Forse questa sensibilità è più sviluppata tra quegli “inermi cittadini” che dalla loro hanno l’arma della denuncia e poco altro. Da loro, quindi da noi, non ci vogliono atti di eroismo, ma solleciti a chi nega il problema, lo minimizza e alle istituzioni, che troppe volte, soprattutto quelle più legate alla politica hanno preferito girarsi dall’altra parte, ignorare, o, al peggio andare a cercare l’appoggio della mafia senza bisogno che questa si muovesse nei loro confronti. A sud come a nord. Una mafia che spesso viene riconosciuta dalla politica, anzi, dalla malapolitica (da quella del paesino di 100 abitanti fino a Roma) come una istituzione a cui rivolgersi per sistemare voti e problemi. Senza contare gli atti e fatti della Pubblica Amministrazione troppo spesso inquinati da chi nelle istituzioni fa interessi delle mafie. Dai sindaci ai funzionari negli uffici tecnici, lontani dai riflettori, ma cruciali per le buone o cattive pratiche delle istituzioni locali.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
From Falcone's Cosa Nostra to the 'ndrangheta in Lombardy
When I first approached facts and stories of mafia, I did it by listening to the words of an entrepreneur who, in the early 90s, had pressed charges against those who terrorized him in a small town in Lombardia. It was probably 2008, but I was aware that I wasn't unveiling anything new.
Those were moments when the mafia in the north wasn't a topic of debate, all the contrary, some colleagues who worked in this field for some time were pointed out as people who "saw mafia everywhere". Two years after that 2008, in July 2010, between Reggio Calabria and Milano the arrests of the operation "Infinite-Crime" begin. 300 people end up in the warrants, and more than half are arrested in Lombardy.
Starting there, the topic becomes common knowledge and everyone, except some for elections reasons, are ready to speak about the mafia in the north. So we discovered a mafia that isn't just guns and rifles, it's a mafia that wears the Sunday clothes and does business, in construction sites, at Piazza Affari and the City of London.
This shouldn't be considered news either, considered that Giovanni Flacone already talked about mafia that goes into the stock markets, between the 80s and the 90s, and that going back in time we find Luciano Leggio's agendas, Corleone's red primula.
Arrested in Milan on May the 16th 1974, in his notes the police found the private number of Ugo de Luca, General Director of the Bank of Milan. Alfio Caruso writes in the nice introduction to my most recent eBook "Mafia Virus; the contamination in the north" (Linkiesta): "De Luca was a Sicilian with one foot in the Church and the other in the Masonry. He had known Sindona and had followed him at the Union Bank before starting business on his own. De Luca was found with several checks worth dozens of billions, but he never revealed their owners. It was yet another lost chance, that will then constrain to start all over again.
Exactly from that "start all over again" and from the experience of the two eBooks I published this year on the topic I would like to concentrate this piece. With an introduction, that may make someone unhappy, which is the definition of anti mafia journalism. A definition that I believe has no reason to exist, because if something is journalism, then it is already anti mafia, if it promotes third party interests then it is nothing else but propaganda, even worse if it promotes the interests of the mafia lobbies.
Starting with this consideration, the work I've been doing this year has been interesting both as a professional experience and a personal experience. A work that was first of all dedicated to the rigor and precision in reconstructing acts and facts, and that continued afterwards searching for answers, solutions and proposals.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Etichette:
'ndrangheta
,
corleone
,
cosa nostra
,
giovanni falcone
,
intervistato
,
jacopo paoletti
,
lombardia
,
luca rinaldi
,
luciano leggio
,
mafia
,
maria petrescu
,
regione
,
sicilia
,
ugo de luca
Iscriviti a:
Post
(
Atom
)
▼ Leggi i migliori della settimana
-
«La notizia che la mafia progettava qualcosa contro di noi e i nostri familiari giunse dalla squadra speciale di agenti carcerari che raccog...
-
Ogni giorno che passa ci rendiamo sempre più conto di quanto l’evoluzione della tecnologia, la crescente diffusione dei media digitali e il ...
-
E se di “trattativa“ si sente parlare, non ci si può dimenticare di quel che accadde nel 1993, una anno su cui ancora oggi si chiudono proce...