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sabato 8 dicembre 2012
#Spioncino: Una mappa vista dal binocolo
“Bambini, enigmi luminosi”. H. James
La malinconia è la lontananza vista da vicino.
Suzy inforca sempre il binocolo (che “accoppia” due cannocchiali per ingrandire immagini distanti); Sam si intende di cartografia (il suo dito sulla mappa in mezzo a un reggimento di assi cartesiani tocca luoghi dai nomi remoti). Suzy indossa una maschera di corvo come uscita da una poesia di E.A. Poe e si arrabbia con se stessa spaccando vetri (rompendo il cristallo delle inquadrature lustre del cinema di W.Anderson), porta scarpe da strada, legge libri di avventure ad alta voce. Sam è lo scout più impopolare, tiene in bocca una pipa, dipinge una sola donna nuda e tanti pali del telegrafo (come bottiglie di Morandi con dentro un messaggio).
W. Anderson dichiara il suo amore per la struttura modulare mediante la illustrazione radiofonica di una composizione di Benjamin Britten (B.B.). Le scene sono pannelli, fasi di luna. Ogni inquadratura è un regno che esige il fasto o la festa della sua propria simmetria privata. Suzy e Sam si ritrovano finalmente sullo scranno naturale di una collinetta che si affaccia su una spiaggia. Suzy gli dice che lei ha sempre desiderato essere orfana. Lui le risponde io ti amo ma tu non sai di cosa parli. Lei gli dice ti amo anche io (come dire: scusami, è vero, non so di cosa parlo quando dico che vorrei esser orfana, ma so di cosa parlo se ti dico che ti amo). Hanno 12 anni.
La scena successiva è sulla spiaggia, in riva al mare, di sera. Una spiaggia seppiata e ventosa. Ballano distanziati poi si avvicinano l’uno all’altra (come nel rito domestico di un lenzuolo da piegare in due). Due bocche interessate, nuove di zecca, che stanno per congiungersi come due dita seguendo lettere e numeri in una mappa. Ma interrompo qui la descrizione. In omaggio alla serie prelibata di lettere tutte interrotte con cui poco prima un montaggio alternato ha sintetizzato la maturazione (un avvicinamento progressivo all'azione) del loro piano di fuga.
Amo questa scena ma non so di cosa parlo. Nel senso che è mancata alla mia prima giovinezza una storia di amore com’è questa. Scoprire che stava mancando increspò quegli anni. Ripensare a quel vuoto negli anni successivi parve invece un’inezia. Dopo la visione di questa scena la lacuna torna e un po' trafigge.
Nel finale Suzy è insieme ai fratelli in una stanza corrusca e sono tutti in posa come davanti a un quadro, succede sempre così nelle scene dei film di W.Anderson. Pittore e quadro ci sono davvero ma ugualmente questo quadro non è un quadro. La macchina da presa svela il dipinto che Sam ha appena ultimato. Non rappresenta Susy e i fratelli nella stanza corrusca ma una spiaggia: pionieristica, seppiata, ventosa. Dall’immagine del quadro uno stacco ci porta alla spiaggia. Vista dall’alto, in campo lungo.
Il campo lungo è il procedimento cinematografico con cui la lontananza è vista da vicino. Sulla sabbia campeggia una scritta luminosa, il titolo del film: Moonrise Kingdom. Come due parole scritte sulla parete da due giovani amanti. Uno spazio di terra ignota inciso da due enigmi luminosi.
Francesco Romeo | #spioncino
A map seen by the binoculars
"Children, luminous enigmas". H. James
Malincony is the distance seen from nearby. Suzy always looks through her field glass (which couples two telescopes to make distant images look bigger); Sam is good with cartography (his finger on the map in the middle of a regiment of Cartesian axes touches places with distant names). Suzy wears a crow mask as she just emerged from a poem by E.A. Poe and is angry with herself while smashing windows (and breaking the crystal of the lucid scenes by W. Anderson), she wears street shoes, reads adventure books aloud. Sam is the most impopular scout, he smokes a pipe, paints one single naked woman and many telegraph posts (like Morandi bottles with a message inside).
W. Anderson declares his love for the modular structure through the radiophonic illustration of a Benjamin Britten composition. The scenes are pannels, moon phases. Every shot is a kingdom that needs the fast or the party of its own private simmetry. Suzy and Sam find themselves finally on the natural throne of a hill facing the beach. Suzy says that she always wanted to be an orphan. He answers I love you but you don't know what you're talking about. She says I love you too (as if she said: it's true, I don't know what I'm talking about when I say I want to be an orphan, but I do know what I'm talking about when I say that I love you). They're 12 years old.
The following scene is on the beach, on the seaside, during the evening. A windy beach. They dance at a distance and then they come closer to eachother (as in the domestic ritual of a sheet that must be folded by two people). Two interested mouths, brand new, that are about to be united like two fingers following letters and numbers on a map. But I'll interrupt my description right here. As a hommage to the delicious series of interrupted letters with which, a little earlier, an alternated montage has synthetized the maturation (a progressive nearing to action) of their escape plan.
I love this scene but I don't know what I'm talking about. I mean that in my first youth a love story like this has lacked. To discover that it was lacking made those years sour. To rethink about that emptiness during the following years seemed foolosh. After seeing this scene the emptiness is back, and stabs.
In the ending Suzy is together with her brothers in a room, and they're all in pose as in a painting, it's always like this in W.Anderson's movies. Paintor and painting are really there, but this painting isn't a painting anyway. The camera reveals that painting that Sam has just finished. It doesn't represent Suzy and her brothers in the room, but a beach: pioneerish and windy. From the image of the painting a cut brings us to the beach. Seen from above, from a long shot.
The long shot is a cinema proceeding with which the distance is seen from nearby. On the sand there's a luminous writing, the title of the movie: Moonrise Kingdom. Like two words written on the wall by two young lovers. A space of unknown land incided by two luminous enigmas.
Francesco Romeo | #spioncino
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