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— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
martedì 9 aprile 2013
Una nuova originalità
Nella mia famiglia c'è' un piccolo problema, che permane da tanto tempo. Non riusciamo mai a trovare le password della linea ADSL quando ci servono e abbiamo urgenza. Il cd viaggia sempre da una stanza all'altra in funzione dei vari PC che abbiamo.
C'è' il PC fisso in ufficio, la tavoletta praticamente dappertutto, il PC portatile, l'altro PC portatile, l'altro PC fisso.
Un giorno, mio marito molto nervoso per questo inconveniente ha ideato un metodo per risolvere “definitivamente” il problema: fare tante copie delle credenziali e seminarli per tutta la casa. Non so quanto questo sia pratico, visto che siamo disordinati ma sicuramente è un metodo originale.
Mi sono fatta la domanda, che cos'è' che ci rende originali in quello che facciamo e diciamo? Il termine "originalità" è spesso usato come un complimento alla creatività degli artisti, scrittori, ecc.
Mi ricordo che anni fa, nei tempi dell'università, quando dovevamo trascrivere ricerche, testi etc, l'unico modo era di re- editare tutto il testo e nel processo creativo si modificava il più delle volte lo stesso aggiungendo una nostra visione personale. Alle volte diventava più facile ed immediato iniziare un progetto ex novo piuttosto che modificarne uno esistente. Questo portava a sviluppare la propria creatività ed a portare un contributo personale in ogni cosa, un progetto unico.
L'evoluzione software ha introdotto una nuova funzione fin dagli anni '80, taglia e incolla detta anche “cut & paste”. Col tempo, grazie al taglia e incolla l'originalità nello sviluppare nuovi progetti si è affievolita. Adesso i ragazzi a scuola con un po' di polso (per muovere il mouse) e una connessione ad internet stampano tesine ad hoc ricche di argomenti, ma dense di cosa? Esiste ancora un pensiero basato sulla ricerca e sulla conoscenza?
Come già si è visto tante volte, anche i grandi scrittori, uomini politici, giornalisti, professori sono stati accusati di mancanza di originalità, di aver aderito al nuovo culto del“cut & paste”.
Ma cosa ci vuole veramente per essere originali in quello che facciamo? Per iniziare dovremmo affidarci alle forze che abbiamo dentro di noi, ai nostri sogni, alle fantasie e al gioco per creare un interpretazione individuale di quello che vogliamo creare. Ognuno ha dentro di se la forza di creare, quindi bisogna seguire il proprio istinto, accettare di rischiare esprimendo le proprie idee piuttosto che guardare quello che fanno gli altri, copiando schemi preimpostati ed avere paura dei giudizi altrui.
L'originalità vuol dire in primo luogo essere se stessi, essere originali con la propria vita.
Certamente è difficile essere originali, si tende a prendere sempre come punto di riferimento una cosa già esistente, già creata da qualcuno altro. Diventiamo creativi anche cambiando quello che non ci soddisfa e l'originalità sta nel trovare le “imperfezioni” in un certo stile e nel desiderio di migliorarlo, di portare il proprio contributo. Come fecce Gaudi quando portò una revisione allo stile gotico, nella costruzione del palazzo Guell. Lui pensò che era certo uno stile ma uno stile incompleto: “l'arte gotica è imperfetta [...] è lo stile del compasso, della formula, della ripetizione a catena.”
L'originalità parte dall' indipendenza del nostro pensiero e ha come basi lo studio e la forza di esprimersi ed di sperimentare nuove idee, anche se mai messe in pratica, la forza di provare come se tutto fosse possibile.
Essere originale significa anche liberarsi dal giogo delle produzioni ispirate al passato, significa lasciare alle spalle le abitudini e di cercare di dare una propria interpretazione a quello che si vuole creare. Dall'altra parte invece, si dovrebbe trovare un interlocutore aperto alle sperimentazioni, pronto ad accogliere il nuovo, il diverso perché l'originalità ha bisogno di collaborazione e di esprimersi in totale libertà. Libertà del proprio pensiero e libertà insieme agli altri.
Portiamo dentro di noi un istinto di tradizionalismo e conservazione, che crea un' avversità rispetto alla novità, alla diversità. Una persona originale uscirà sempre fuori dai schemi e quindi potrebbe capitare di essere esclusa dalla società, se la società è solo un cumulo di persone guidate da un pensiero rigido e piatto. La forza delle masse offre la possibilità di sviluppare l'umanità ma anche di annichilirla. Quindi il nemico dell'originalità sta nella standardizzazione delle idee, nella perdita del pensiero creativo a favore del pensiero ripetitivo del “cut & paste”.
Si corre il pericolo di avere generazioni che mancano di originalità, che si trasformano e si creano come masse capaci solo di reagire e gridare e non di esprimere e pensare.
La forza dell'originalità sta nella profondità del contenuto che esprime e non sempre portare qualcosa di nuovo vuol dire essere originali, come non tutto quello che è originale deve essere per forza ricco di sostanza per durare nel tempo.
Certamente abbiamo bisogno di generazioni fatte di personalità distinte fra loro, più originali, capaci di fare domande, di cambiare e soprattutto di creare.
Daniela Butcu | @danib1977
A new originality
“I've always hated this country and today even more because it doesn't have respect for its children. But I'm not leaving out of hate, I'm leaving because I hope that one day my son will understand that we'll be living better. I think this is the most difficult moment of my life."
I've had the lyrics of this song in mind for the entire weekend. They just came to me as I walked among the city crowd; just like the famous "singer without an audience" of the Iene who entered by surprise in various manifestations to steal the scene to the protagonists, I had the feeling I was assaulted from several sides by many minstrels trying to attract an audience with their verse.
I would have liked to dance away on a swing rhythm and go home. At every corner there's someone asking for something. Kids and young people who stop you in a friendly manner to ask for a signature against drugs, middle age ladies with bags full of oranges to get funds for the research against cancer (which by the way is a great initiative), retired old men holding signs reading "Are we crazy?" who want you by their side against the implementation of the incinerator, the foreign kids who want to sell you lighters and paper napkins.
Even they have evolved. They have a new marketing technique, they don't say the price they want, but leave the choice to you (maybe because they figured out that the price they get is always overestimated compared to the real value of the object they're offering). And the list goes on and on. There's really anything on the streets of a city, everyone uses their own method, one smarter than the other. If you happen to walk in the same spot two or three times, they stop you every single time, so you have to get filled with paper or apologize and explain you've already been informed.
In this metropolitan jungle, assaulted by people and information, we feel "attacked" and we close ourselves to others, we can't see details anymore, we can't distinguish those who really need our help anymore. We become immune to sounds, to people who touch us, who stop us, who look at us only because the whole situation causes a reaction of self defense. And we give in to mechanical daily gestures that lead us to get away from the environment and our peers, and implicitly from the world.
At least, that's what happened to me. I realized that every time I went out it was very hard not to disconnect from the others and enter some sort of trance that lasted until the end of the street, where I could walk in some place and have a moment of peace.
Daniela Butcu | @danib197
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