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sabato 25 febbraio 2012

10minuticon Antonio Menna @antoniomenna



Qualche giorno fa abbiamo intervistato Antonio Menna, scrittore e blogger napoletano noto come l'autore di "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli", post di grande successo diventato poi un libro edito da Sperling & Kupfer.


Abbiamo chiesto come è nato il libro: all'indomani della morte di Steve Jobs, Antonio raccolse citazioni, fatti, cose che aveva detto e di cui aveva parlato, e tra queste una in particolare l'ha colpito molto, ovvero "Stay hungry, stay foolish." Si chiese quindi se il senso dell'appello fosse di aggredire la vita, affrontarla con grinta e personalità, e se fosse vero che basta affrontare la vita con determinazione e carattere per riuscire a realizzare i propri sogni e il proprio talento.

Per dimostrarlo, ha provato a immaginare uno Steve Jobs napoletano, un ragazzo determinato con una bella idea, che però si trova a realizzarla in un contesto meno amico, ovvero l'Italia e in particolare la città di Napoli. Antonio si è quindi accorto, mentre sviluppava le peripezie di "Stefano Lavori", che le cose sarebbero andate molto diversamente, e che il protagonista avrebbe dovuto affrontare ostacoli e difficoltà che a Jobs non sono capitate.

Ne nacque un breve post, che però ebbe un successo straordinario e che diventò in seguito un libro: Antonio trovava molto interessante l'idea di sviluppare le avventure dei due ragazzi su un periodo più lungo, arricchendo la storia con il contesto, la famiglia, e una descrizione più approfondita degli ostacoli incontrati volta per volta. [video]

Avendo fatto un richiamo diretto alla figura di Jobs, sono stati costruiti diversi collegamenti tra le due storie, primo fra tutti i nomi. Il secondo elemento di collegamento è l'età dei due protagonisti e il fatto che non avessero niente alle spalle, se non l'idea e la capacità.

Quello che Antonio ha voluto sottolineare è che gli ostacoli riscontrati in questa storia non sono legati solo all'ambiente dell'innovazione tecnologica, ma a qualsiasi tipo di iniziativa imprenditoriale, anche l'apertura di un bar. Racconta quindi le difficoltà a partire dal fatto che le banche si rifiutano di prestare soldi, dalla burocrazia feroce, confusa e piena di norme e adempimenti, fino alla corruzione diffusa dei piccoli impiegati di provincia e infine la Camorra, che non appena scopre che i due stanno provando a costruire qualcosa, decide di chiedere la tangente. [video]

Antonio non è molto ottimista rispetto alla risoluzione di questo problema, ma nemmeno disperato. Se ci sono dei problemi, a suo avviso è necessario parlarne e utilizzare le risorse a disposizione per risolverli. Una delle critiche ricevute è stata che con questo libro ha messo Napoli in cattiva luce, ma la realtà è che Napoli viene messa in cattiva luce dalle questioni, non da chi le racconta, che invece contribuisce a far conoscere i problemi e quindi a farli risolvere. [video]

Abbiamo parlato anche dell'importanza del capitale umano, di quanto le risorse più preziose siano costituite proprio dagli individui, ma anche delle critiche positive e negative ricevute dal libro.

Invito tutti a guardare l'intervista completa, molto più ricca di dettagli rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu


10 minutes with Antonio Menna

A few days ago we interviewed Antonio Menna, Neapolitan writer and blogger, author of "If Steve Jobs were born in Naples", a great success blogpost, which has subsequently made into a book published by Sperling & Kupfer.

We asked how the book was born: the day after Steve Jobs' death, Antonio made a collection of quotes, facts, things he said and about which he had talked about, and among these one in particular caught his attention, the "Stay hungry, stay foolish" quote. He asked himself whether the sense of this advice was to attack life, face it with personality and energy, and whether it was true that facing life with determination and character was sufficient to make one's dreams come true.

To prove it, he tried to imagine a Neapolitan Steve Jobs, a determined boy with a great idea, but who has to try to realize in an a less friendly context, the Italian city of Naples. Antonio realized, while he developed the adventures of "Steve Jobs", that things would have gone very differently, and that his protagonist would have been forced to face obstacles and difficulties that Jobs didn't.

He wrote a short blogpost, that had an extraordinary success and that became a book: Antonio found the idea of developing the two boys' adventures on a longer period quite interesting, and he also wanted to enrich the story with context, family, and a more detailed description of the obstacles they found on the way. [video]

Since he directly refers to Jobs, he also built quite a few links between the two stories, first of all with names. The second link is the age of the characters and the fact that they both had nothing, if not their idea and abilities.

What Antonio wanted to stress is that the obstacles in this story aren't linked to technologic innovation, but to any kind of initiative, even opening a bar. He tells about the difficulties found on the way, from the fact that banks don't give credit and bureaucracy to corruption and mafia. [video]

Antonio isn't very optimistic regarding the solution of this problem, but he's not desperate either. If there are problems, in his opinion it's necessary to talk about them and use the available resources to solve them. Some of the criticism to the book was about the fact that it put Naples in a bad light, but the reality is that Naples is put in a bad light by its problems, not by those who talk about them, who actually contributes to make them known and get them solved. [video]

We also talked about the importance of human capital, of how the most precious resources are the people and also about the criticism the books has received.

I invite everyone to see the full interview, much richer in detail than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu

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