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martedì 7 agosto 2012

Il mondo che l'America non si aspettava di trovare il 12 settembre



All'indomani dell'11 settembre l'America scopre che il mondo non è poi tanto quel posto così sicuro che pensava di aver creato in oltre dieci anni di conflitti e guerre al terrorismo.



Solo un paio di giorni fa gli Stati Uniti commemoravano l'11° anniversario degli attacchi dell'11 settembre, mentre noi sui social network giocavamo a ricordare (come ogni anno dal 2002 ad oggi durante quel giorno) dove eravamo in quei momenti, cosa stavamo facendo. E intanto Obama affermava che "Le vittime dell'11 settembre rimarranno sempre nei nostri cuori perché il loro sacrificio ci ha aiutato a far sorgere una America piu' forte, colpendo duramente Al Qaeda attraverso l'uccisione di Bin Laden e creando cosi' un mondo piu' sicuro''.

Poi, a nemmeno un giorno da quelle commemorazioni e da quelle dichiarazioni, l'America si è scoperta ancora sotto attacco. Nuovamente colpita, proprio quando i ricordi di undici anni prima venivano riportati in superficie e la cicatrice per un po' è tornata a fare più male. E proprio quando, dopo un giorno di stop, la campagna elettorale si era rimessa in moto Obama si è visto costretto ad alzare l'allerta in tutte le sedi diplomatiche americane, richiamando alla memoria quello stato di tensione e minaccia a cui l'era Bush ci aveva abituati.  Ma, probabilmente, e più importante, è l'essere chiamato a spiegare alla nazione di cui è capo il "perché".

Perché solo l'altro giorno lui e l'America si facevano forza nel pensare ad un paese, ad un mondo più sicuro senza Bin Laden grazie al sacrificio dei tremila morti degli attentati (senza contare il numero di perdite conseguenti alla guerra al terrore) e invece ora, di colpo, tutto ripiomba nell'incertezza con la sensazione che lo sforzo sia stato vano?

Forse perché la visione è un po' troppo americocentrica. Certo, gli Stati Uniti sono più sicuri oggi, e pure l'Europa (dopo Londra e Madrid) sotto il fronte del terrorismo è rimasta tranquilla. Ma Europa e Stati Uniti non sono il Mondo. Sono una parte di esso. L'errore sta nel pensare a se stessi come una visione assoluta che assoluta non è.  Basta attraversare il mediterraneo per capire che, purtroppo, il mondo non è tanto più sicuro rispetto a ieri o all'altro ieri. E' un discorso di prospettiva io credo.

Sono, siamo, andati in Afghanistan, in Iraq, poi abbiamo messo lo zampino nelle rivoluzioni arabe, con il pretesto di portare la democrazia, di aiutarli a trovare la democrazia, quando invece sapevamo tutti benissimo che l'obiettivo era renderci più sicuri, rendere più sicuro l'occidente, noi stessi. Not in my backyard. Veniamo noi nel vostro, per un po'. Ipocrisia occidentale, non ne siamo mai guariti.

Ma se vuoi andare nel giardino di un altro con la promessa di fare un determinato lavoro allora lo fai, fino in fondo. Invece le cose, dopo l'irruenza iniziale, sono sempre state lasciate a metà dopo aver preso ciò che ci serviva, lasciando il terreno dissodato e pronto per essere seminato con qualcosa che non era certo quella promessa democratica tanto ventilata. Il problema è che oggi più di ieri i giardini confinano, anzi sono intersecati più che mai e non puoi aspettarti di compiere azioni in quello di un altro senza che poi una qualche conseguenza ricada su di te.

Certo, qui parte tutto da un film. Ma è bastato un film (o il pretesto di un film) per riavvicinare l'America alla realtà e forse alla presa di coscienza di qualche suo errore di prepotente valutazione del mondo che, non me ne vogliate, gira attorno al sole e non alle pallide e poco convinte promesse democratiche occidentali.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


The world America didn't expect to find on the 12th of September

After 9/11 America discovers that the world isn't that safe place they thought they created in more than 10 years of conflict and wars on terror.

Only a few days ago the United States commemorated the 11th anniversary of the 9/11 attacks, while we on social networks played the game of remembering (as every year from 2002 onward)  where we were during those moments, what we were doing. In the meanwhile Obama was saying that "The 9/11 victims will always be in our hearts because their sacrifice has helped us raise a stronger America, hitting Al Qaeda very hard thanks to the killing of Bin Laden and thus creating a safer world."

Then, not even one day after the commemoration and those statements, America was once again under attack. Hit again, right when the memories from 11 years earlier were being brought back and the scar was hurting a bit more. Exactly when, after a day of pause, the elections campaign had restarted, Obama was forced to give the allarm in all American diplomatic locations, remembering that state of tension and threat that Bush had used us to. But, probably, and most importantly, it's being called to explain to the nation he leads: "why".

Fpr what reason a day before he and America were thinking about a country and world that were safer without Bin Laden thanks to the sacrifice of 3000 dead people during the attacks (without thinking about the consequential losses of the war on terror) and now, all of the sudden, everything falls again in uncertainty with the feeling that it's all been for nothing?

Maybe because the vision is a bit too american-centric. Of course, the United States are safer today, and Europe as well (after London and Madrid), on the terrorism front has remained quite secure. But Europe and the United States aren't the world. They're a part of it. The error lies in thinking about oneself as an absolute vision that isn't absolute. You only need to cross the Mediterranean to understand that, unfortunately, the world isn't safer than yesterday or the day before. It's a matter of perspective in my opinion.

They, we have gone to Afghanistan, to Iraq, and then given our input in the Arabic revolutions with the pretext of bringing democracy, of helping them find democracy, when in fact we all knew that the goal was making us safe, making the West safe, ourselves. Not in my backyard. We'll come to yours, for a while. Western hypocrisy, we've never quite gone over it.

But if you do want to go in someone else's backyard with the promise of doing something, then you have to do it, completely. But things, after the initial enthusiasm, have always been left halfway after taking what we needed, leaving the terrain ready to be planted with something that certainly wasn't that democratic promise that was so publicized. The problem is that today all backyards are next to one another, and overlapping more than ever, so you can't expect to do something in someone else's backyard without having consequences in our own.

Of course, here everything starts from a movie. But was a movie enough (or the pretext of a movie) to get America closer to reality and maybe to the awareness of some error of evaluation of the world that revolves around the sun, not around the Western pale and unconvincing promises of democracy.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

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