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domenica 5 maggio 2013

#Comizidamore: da @LauraBoldrini a @CKyenge, femminicidi e bullismo del web? L'antidoto si chiama rispetto



Sono già 36 le donne uccise in Italia nel 2013, secondo quanto riporta Vanity Fair. E non si contano le violenze fisiche e verbali. Una spirale vorticosa oscura e maledetta, che non conosce fine. Un cancro che si ramifica sempre di più nel corpo già malato della nostra società.

E proseguendo lungo la via dei Martiri della violenza, arriviamo al razzismo, al sessismo, alla violenza diffusa sul web. Le ultime vittime - illustri - si chiamano Laura Boldrini e Cécile Kyenge, la nuova Ministra dell'Integrazione.

La prima ha denunciato il clima d'odio che si respira sempre di più sulla rete, parlando degli insulti, delle minacce che sempre di più coinvolgono la sua figura, anche perché donna (e quindi, secondo una visione vetero-maschilista tutta italiana, incapace di avere ruoli istituzionali di primo piano). Alcuni hanno volutamente travisato il senso delle sue parole, gridando alla «censura voluta dalla Boldrini», una che «fa solo finta di essere di sinistra». Manco se per essere di sinistra servano patenti particolari distribuite da qualcuno di più saggio e puro degli altri. Manco se essere di sinistra, significhi farsi insultare e minacciare senza ribellarsi. Astrusità perverse. Ma andiamo avanti.

Il veleno razzista ha colpito (per la verità prevedibilmente), la neo Ministra all'Integrazione, l'italo-congolese Cécile Kyenge, colpevole - incredibile a dirsi nel 2013 - di essere «nera». Bene ha risposto lei, dicendosi «fiera» sia delle sue origini, che del suo essere italiana e della sua pelle nera. Meglio neri fuori che dentro, aggiungerei io.

In tanti, anche in buonafede, invocano leggi speciali, misure (anche detentive) durissime contro questi fenomeni d'odio e di violenza. Io credo sia estremamente sbagliato affrontare questi argomenti solo dal lato della pura e semplice repressione punitiva. Credo che la questione centrale, mai toccata veramente dalla pubblica opinione, sia complessa ma anche semplice: in tutte queste vicende, manca il rispetto. Il rispetto per la donna accanto, che non è un oggetto da usare per poi disfarsene quando non risponde più ai propri comandi. Il rispetto per chi, pur avendo idee politiche diverse e ricoprendo un ruolo complesso in un momento difficile, può meritare critiche, certo, ma non insulti o minacce. Perché la rete è uno strumento utilissimo per la democrazia. Ma le contumelie dimostrano la pochezza di chi le diffonde. Tanto più le minacce vigliacche, sinonimo di incapacità cognitiva. E cosa c'è di più vigliacco del razzismo, derivato melmoso e maleodorante dell'ignoranza?

Secondo il mio modesto parere, per combattere questi fenomeni regressivi della nostra civiltà, serve una rivoluzione culturale che metta al centro della scena pubblica la persona e i suoi diritti. Aldilà del suo genere, del suo orientamento sessuale, del colore della pelle o della propria religione. Punire con multe o pene detentive non servirà a certi soggetti per migliorare o cambiare la propria piccola e perversa mentalità criminale. Solo attuando un radicale cambiamento culturale - che parta dalle istituzioni, passando per scuola e media, finendo alle famiglie - renderemo certi maschi uomini adulti; certi bulli del web meno vigliacchi e più utili alla democrazia, e magari riusciremo a far capire a chi giudica una persona dal colore della pelle, che le discriminazioni sono un esercizio malvagio quanto stupido, ed anche un boomerang doloroso.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88


Femminicides and bullying on the web? The antidote is called respect

There have already been 36 women killed in Italy in 2013, according to Vanity Fair. And the physical and verbal violence is uncountable. An obscure, cursed downward spiral, without an end. A cancer that is radicating itself more and more in the already sick body of our society.

And going on along the way of the Martirs of violence, we get to racism, sexism, to violence diffused on the web. The most recent victims - famous ones - are called Laura Boldrini and Cécile Kyenge, the new Minister of Integration.

The former has talked about the climate of hate that is spreading along the web, the insults, the threats that more and more surround her person, also because she is a woman (and thus, according to a maschilist, Italian vision, incapable of having institutional roles of some importance). Some people have willingly misinterpreted her words, shouting to the "censorship Boldrini wants", a person who "is only pretending to be from the left wing". As if in order to be in the left wing you need special permissions distributed by someone who is wiser and purer than the others. As if being in the left wing meant to allow others to insult and threat you without protesting. Perverse obscurities. But let's go on.

The racist venom has struck (quite predictably) the neo Minister of Integration, Italian Congolese Cécile Kyenge, guilty - incredible to say it in 2013 - of being "black". She answered well, declaring herself proud of her origins, her being Italian and her black skin. Better black on the outside than on the inside, I'd add.

Many, even in good faith, cry out for special laws, hard measures against these phenomena of hate and violence. I think it is extremely wrong to face these topics only from the side of simple repression. I believe the main matter, never truly touched by the public opinion, is complex but also simple: in all these cases, the one thing missing is respect. The respect for the woman next to you, who is not an object to be used and thrown away when it no longer responds to your commands. The respect for those who, even if with different political ideas, and covering a complex role in a difficult moment, can deserve criticism, of course, but not insults or threats. Because the web is a useful tool for democracy. But the contumely prove the worthlesness of those who diffuse them. Moreso the cowardly threats, a synonym for cognitive incapacity. And what is more cowardly than racism, a stinky derivation of ignorance?

In my humble opinion, in order to fight these regressive phenomena of our civilization, we need a cultural revolution that can put at the center of the political scene the person and its rights. Regardless of gender, sexual orientation, skin color or religion. Punishing with fines or confinement won't serve certain people to change their small, perverse criminal mentality. Only by carrying on a radical cultural change - which starts from institutions, passing through school and media, and finishing with families - will we make certain males adult men; certain bullies of the web less coward and more useful to democracy, and perhaps we'll manage to make those who judge a person by the color of its skin understand that discriminations are an evil exercise as well as a stupid one, but also also a painful boomerang.

Fabio Nacchio | @NorthernStar88

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