▼ Il tweet del giorno

mercoledì 29 agosto 2012

Intervistato.com | Emanuela Zaccone @zatomas



Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Emanuela Zaccone, social media analyst in Telecom Italia ed esperta di social TV: abbiamo parlato di big data, social network e delle opportunità che la social TV costituisce per aziende, politici e programmi televisivi.


Innanzitutto abbiamo chiesto ad Emanuela come pensa che verranno gestiti i grandi quantitativi di dati raccolti da app mobile piuttosto che sensori, e in quale modo potrebbero essere utilizzati a beneficio di tutti. Emanuela ci ha svelato che al MIT ci sono già in essere dei progetti in questo senso: i dati vengono ricavati da reti mobile oppure attraverso la rilevazione via sensori, e grazie a questi dati sono state avviate attività di pubblica utilità. [video]

Il problema della privacy, molto più complicato da risolvere in Italia, è stato gestito attraverso un sistema di policy e richieste espresse di autorizzazione, e sono riusciti a mettere in atto dei servizi utili.

Un'altra domanda che abbiamo fatto a Emanuela è relativa al networking: lei considera che sia essenziale nella misura in cui si riesce a farlo funzionare come una rete, e concepirse se stessi e la relazione come nodo all'interno di un sistema. Bisogna però avere la consapevolezza che la rete deve essere biunivoca per essere efficace, ed Emanuela crede ancora che essa abbia valore come mezzo per la collaborazione. [video]

Non potevamo non chiedere ad Emanuela quale sia la sua definizione di social tv: a suo avviso intorno a questo termine c'è molta confusione, in quanto è visto come un “termine ombrello”, che raccoglie tantissime tipologie di integrazione e arricchimento dei programmi TV con una presenza online.

Secondo lei, tuttavia, la questione è più complessa, e tocca da un lato la questione del hardware vero e proprio – smart tv e connected tv, e le potenzialità che queste possono avere -, e dall'altro tutta la parte software nel senso più ampio del termine, che spazia dalle piattaforme online alle mobile applications. Ci sono anche dei dispositivi che offrono lo streaming e l'aggregazione dei flussi, oppure quelli che associano l'aggregazione a delle dinamiche di gamification. [video]

Per quel che concerne il ruolo della social tv in politica, abbiamo chiesto se si tratta solamente di aprire il microfono oppure se costituisce un'opportunità per fare della democrazia partecipativa. Secondo Emanuela molti politici o fanno un cattivo uso dei social media perché non hanno capito come funziona, o li usano come canali per trovare visibilità in maniera unilaterale, ignorando totalmente il fatto che si tratti di canali di dialogo. [video]

La social tv offre delle opportunità, ma anche dei rischi non indifferenti alle grandi aziende: una grande compagnia petrolifera sarebbe in grande difficoltà se dovesse aprire la conversazione riguardo alle proprie attività. Allo stesso tempo, tuttavia, offrire un canale di dialogo e illustrare i propri processi in un'ottica di collaborazione, magari sollecitando il pubblico a trovare soluzioni migliori, può diventare una grande opportunità di mutuo arricchimento. [video]

Infine abbiamo chiesto quale sia il caso di social tv più eclatante, ed Emanuela ha fatto alcune distinzioni: se si parla di applicazioni, la più interessante è stata Miso. Per quanto Get Glue si sia sforzata a fare delle partnership in campo televisivo e dei videogame, a suo avviso non è riuscita a superare Miso, che è addirittura riuscita a mobilitare le persone a produrre sideshow di grande qualità. A livello di utilizzo degli strumenti social per impattare sullo story telling e creare conversazione intorno ai propri temi, sicuramente HBO. Sono riusciti a far vivere i personaggi, farli interagire con le persone come estensione dello story telling ed hanno implementato una quantità di progetti di “crowdsourcing”, integrando poi le richieste dei fan all'interno delle serie stesse. [video]

Vi invito a visionare l‘intervista integrale, ricchissima di dettagli e approfondimenti.

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


Intervistato.com | Emanuela Zaccone

Some time ago we had the pleasure of interviewing Emanuela Zaccone, social media analyst in Telecom Italia and an expert in social TV: we talked about big data, social networks and the opportunities that social TV represents for companies, politicians, and even traditional TV shows.

First of all we asked Emanuela how she believes the huge amounts of data gathered by mobile apps and sensores will be managed, and in what way they could be used for the benefit of the community. Emanuela revealed that at the MIT there are already several projects in this area: the data are gathered from mobile webs or from sensors, and thanks to this data a few activities of public utility have been implemented. [video]

The problem of privacy, which is much more complicated to solve in Italy, has been managed through a system of policies and explicit requests of authorization, and thanks to them quite a few useful services have been put to work.

Another question we asked Emanuela is about networking: she consideres it essencial if you manage to make it work as a web, and conceive yourself and the relationship as a know inside a system. You must have the awareness that the web should be biunivocal in order to be effective, and Emanuela thinks that it has great value as a mean to collaboration. [video]

We asked Emanuela for her definition of social TV: in her opinion there is a lot of confusion around this term, since it is often seen as an "umbrella term", that includes many interpretations, types of integration and enrichment of TV shows with an online presence.

She believes the matter to be more complex, one that deals with the matter of hardware on the one hand - smart TVs and connected TVs, and the potential that they have -, and on the other with software in a very broad sense, from online platforms to mobile apps. There are also devices that offer streamig and aggregation of fluxes all together, or those that associate the aggregation to proper gamification dynamics. [video]

As for the role of social TV in politics, we asked if it's only about opening the microphone or whether it is a true opportunity to do some partecipative democracy. In Emanuela's opinion, many politicians either use social media in the wrong way because they haven't understood how they function, or they simply use them as yet another channel where to get visibility in a unilateral way, ignoring the fact that they are actually channels for dialogue. [video]

Social TV offers opportunities, but also risks to big companies: a great oil company would be in great difficulty if it opened the conversation about its activities. At the same time, however, offering a dialogue channel and illustrating the operational processes in a collaboration optic, for example sollicitating the public to find better solutions, could actually become a great opportunity for mutual enrichment. [video]

Finally we asked what the most interesting case of social TV she's seen so far is, and Emanuela has made some distinctions: when you talk about apps, it's definitely Miso. Even though Get Glue has struggled to partner with other players in the television and videogames fields, she believes it didn't manage to surpass Miso, that even got people to produce sideshows of great quality. If we talk about the use of social tools to impact on the story telling and create conversation around topics, the winner is certainly HBO. They managed to make the characters live, make them interact with people as an extension of the story telling and they have implemented a great deal of crowdsourcing projects, integrating fan requests inside the series themselves. [video]

I invite you to view the full interview, much richer in details and insights.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

martedì 28 agosto 2012

StartupID | Claudio Bedino @claudiobedino di Starteed



La venticinquesima intervista di StartupID è con Claudio Bedino di Starteed.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


Innanzitutto abbiamo chiesto che cos’è Starteed e come è nato il progetto: si tratta di una piattaforma di crowdfunding che introduce un elemento innovativo, ovvero offre un ritorno economico a chi supporta le idee sia finanziariamente, che con le proprie conoscenze o lavoro. Il modello non prevede la distribuzione di capitale, in quanto non è un modello equity based. [video]

Il progetto è nato nel mese di Dicembre 2011: Claudio ci ha rivelato che non conosceva molto bene l’ambito crowdfunding, ma che lo ha scoperto in itinere approfondendo il cuore dell’idea. Da lì è partita la fase di sviluppo, la costruzione del team e l’approvigionamento di capitale che porteranno al lancio della piattaforma stessa nel mese di Settembre 2012.

Abbiamo chiesto a Claudio qualche dettaglio in più riguardo al funzionamento pratico, sia da parte di chi investe, sia da parte di chi cerca finanziamento per la propria idea. Per quel che riguarda chi sostiene un’idea, si prevede un ritorno economico tangibile calcolato su quella che è l’influenza del donatore sul progetto. Attraverso vari meccanismi di feedback, Starteed si trasforma in una piattaforma non solo di crowdfunding ma anche crowdsourcing e coworking. [video]

Per chi propone l’idea, invece, c’è un altro vantaggio: la possibilità di dare un boost deciso a quella che è la fase di divulgazione della propria idea. Il team è partito da un’analisi sugli usi e i costumi degli Europei, dato che l’Europa è comunque il mercato di riferimento, ed ha appurato che il mercato europeo, a differenza di quello americano, è meno incline al principio puramente filantropico e più vicino a un concetto più materiale.

Hanno sentito l’esigenza dunque di creare un modello che potesse incentivare la community a un ruolo attivo, in modo che l’utente non si fermasse semplicemente alla donazione, ma fosse spinto a instaurare un rapporto bilaterale con il creator, andando a partecipare in tutte le fasi dello sviluppo dell’idea.

Da una parte la community è incentivata a supportare le idee non solo economicamente, dall’altra non vengono perse o diluite quote della società: il modello è infatti a metà strada tra un modello reward based e un modello equity.

Abbiamo chiesto a Claudio anche qualche informazione in più riguardo al lancio della piattaforma: il tutto partirà la sera del 24 Settembre con una ventina di progetti che attualmente sono in fase di selezione. Sono arrivati circa 130 progetti di tutti i tipi, dalle proposte di costruzione di pozzi in Nepal a progetti legati al design, piuttosto che al tech. [video]

Le guideline per la proposta dei progetti sono molto rigide, anche se Starteed offre un supporto concreto per l’impostazione della propria pagina progetto. Sono molto rigidi anche nella completezza del contenuto, anche perché non ne va solo della reputazione del progetto, ma anche di quella della piattaforma stessa.

Verranno sostenuti progetti di vari tipi, ma almeno inizialmente ci si concentrerà maggiormente su quelli che hanno un fine commerciale, e che fondamentalmente possano vendere. Starteed sta già prendendo accordi con retail per dare l’opportunità di vendere prodotti non solo attraverso il proprio canale online, ma anche in negozi fisici. Verranno portati avanti anche progetti sociali, di charity, o umanitari: verranno tuttavia esclusi i progetti “fund my life”, sia per policy interna che per scelta strategica.

Attualmente chiunque volesse sottoporre al vaglio la propria idea, può farlo sul sito di Starteed attraverso la funzione “create”. Vengono chiesti i dati del creator, i dati relativi al progetto, e fotografie e video che possano convincere un investitore a scommettere su quell’idea. Il team valuterà la fattibilità del progetto stesso, se l’importo richiesto è idoneo e funzionale, e se manca qualcosa contatterà il creator e lo aiuterà a integrare la pagina progetto. [video]

Dal 24 Settembre in poi i progetti verranno valutati e pubblicati sulla piattaforma man mano che vengono proposti.

Vi invito naturalmente a visionare l‘intervista completa, molto più ricca di questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


StartupID | Claudio Bedino of Starteed

The 25th interview of StartupID is with Claudio Bedino of Starteed.

First of all we asked what Starteed is and how the project was born: it is a crowdfunding platform that introduces an innovation element, an economical return to those who support ideas both financially, and with their knowledge and work. The model doesn't have any capital distribution, since it is not an equity based model. [video]

The project was born in December 2011: Claudio has told us that he didn't know the crowfunding scenario very well, but that he discovered it while exploring the idea. From there the development phase started, the building of the team and the capital gathering that will bring to the launch of the platform in the month of September 2012.

We asked Claudio some details about the practical specifics, both for those who invests, and for those who look for getting financial help with their idea. As for those who sustain an idea, there's a tangible economical return which is calculkated on what is the influence of the donor on the project. Through various mechanisms of feedback, Starteed is transformed in a platform that isn't just crowdfungind, but also crowdsourcing and coworking. [video]

For those who propose the idea, there's another advantage: the possibility of giving a definite boost to what is the phase of divulgation of the idea. The team has started from an analysis on the usage and costumes of Europeans, since Europe is the reference market, and has learned that the European market, unlike the American one, is less incline to the purely filantropic principle, and is more incline to a more material concept.

They've felt the need to create a model that could incentivate the community to an active role, so that the user didn't just stop to donation, but was incentivated to create a relationship with the creator, and participate in all the phases of development of the idea.

On the one side the community is incentivated to support ideas not only economically, on the other no society quotes are lost or filluted: the model is halfway between a reward based model and an equity model.

We asked Claudio some more information about the launch of the platform: it will start the evening of September 24th with 20 project that are currently under selection. 130 projects of all kinds have been proposed, from the constructions of wells in Nepal to design and tech projects. [video]

The guidelines for the proposal of projects are very rigid, even though Starteed offers a concrete support for the writing of the project page. They're also very rigid as for the completedness of the content, because not only the project reputation is on the line, but that of the platform itself.

Various projects will be sustained, but at least initially there will be more concentration on those that have a commercial goal, and that fundamentally are able to sell. Starteed is already making arrangements with retailers to give the opportunity to sell products not only on their online channel, but also in physical stores. They will also sustain social, charity and humanitary projects: the only ones that will be excluded are the "fund my life" projects, both for internal policiy and for a strategic choice.

At the moment everyone who wants to send their idea can do it on Starteed's website through the "create" function. You will have the insert the creator's data, the data of the project, and photos and videos that can convince and investor to bet on that idea. The team will evaluate if the project can be done, whether the requested sum is functional, and if something is missing they will contact the creator and help to integrate the project page. [video]

From September 24th onward the projects will be evaluated and published on the platform as they come in.

I invite everyone to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

Prossimamente: Fabrizio Goria @fgoria



Prossimamente avremo il piacere di intervistare Fabrizio Goria, giornalista de Linkiesta noto per i suoi approfondimenti in ambito economico.

Fabrizio è nato a Torino nel 1984 e si è laureato in Scienze dell’Amministrazione all'Università di Torino. Successivamente è stato redattore economico per Il Riformista, nel periodo tra il 2009 e il 2010.

Attualmente si occupa di temi finanziari per Linkiesta, ed è columnist per Panorama, ma collabora anche come corrispondente dall'Italia per la Turkish Radio and Television. A queste attività affianca anche la recensione di libri economici per Il Sole 24 e l'attività editoriale per testate come Die Zeit, Corriere della Sera, AGI Energia, Capo Horn, Formiche, L’Occidentale, Nautica, Ragion Politica, Satisfiction, Rivista Studio, Longitude, Eurointelligence.

Fabrizio Goria è molto attivo anche su Twitter con il suo account @FGoria, dove parla e tratta di temi economici soprattutto riguardanti l'eurozona.

Avremo occasione di intervistare Fabrizio sui temi più rilevanti di questo periodo, con un particolare focus sulla crisi economica e le sue conseguenze a livello politico e sociale, sia per l'Italia che per il resto del mondo.

Vi invito naturalmente a inviare le vostre domande attraverso il form di Responsa qui sotto.


FORM PER INVIO DOMANDE




Maria Petrescu | @sednonsatiata


Coming up soon: Fabrizio Goria

We will soon have the pleasure of interviewing Fabrizio Goria, journalist for Linkiesta renown for his articles about economics and its impacts on society.

Fabrizio was born in Turin in 1984 and he graduated in Sciences of Administration at the University of Turin. He has then been an economic redactor for Il Riformista, between 2009 and 2010.

He currently deals with financial topics for Linkiesta, and he is a columnist for Panorama, but he also collaborates as a correspondent from Italy for the Turkish Radio and Television. He also writes reviews of economics books for Il Sole 24 Ore, and he writes or has written for newspapers such as Die Zeit, Corriere della Sera, AGI Energia, Capo Horn, Formiche, L'Occidentale, Nautica, Ragion Politica, Satisfiction, Rivista Studio, Longitude, Eurointelligence.

He is also very active on Twitter with his account @FGoria, which he uses to write and treat economical topics, especially regarding the Eurozone.

We'll have the chance to interview Fabrizio on the most relevant topics of these weeks, with a particular focus on the economic crisis and its consequences at a political and social level, not only for Italy but also for the rest of the world.

I invite you to send your questions through the form below!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

StartupID | Davide Dattoli @davidedattoli di Talent Garden



La ventisettesima intervista di StartupID è con Davide Dattoli di Talent Garden.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Davide che cos’è Talent Garden e come è nata l’idea del progetto: si tratta di uno spazio di co-working che fa parte di un vero e proprio network, ed è nato dalla voglia di lavorare insieme ad altre persone stimolanti. Molto spesso chi lavora nel digitale lo fa da casa, o dal proprio ufficio, collaborando con persone distanti solo pochi chilometri. L’idea è stata quindi quella di condividere lo stesso luogo di lavoro, con uno spazio più bello e più efficiente, dato che le spese vengono condivise tra tutti i membri.

Talent Garden è nato a Brescia nel Dicembre 2011, ma in realtà è un modello che si espande: Venerdì 28 Settembre verrà inaugurata la seconda sede di Talent Garden a Bergamo. Si tratta di un’area importante a livello digital nel Nord Italia, e infatti la sfida è di trovare città secondarie, ricche di talenti in ambito digitale, persone che si occupano di web e comunicazione e che vogliono vivere luoghi di questo tipo.

Lo spazio di Bergamo misura circa 450 metri quadri, e mette a disposizione 40 postazioni lavorative per persone che lavorano nel settore digital e che vogliano condividere uno spazio di lavoro invece di lavorare da casa o in ufficio. Lo spazio è aperto 24/7, ed ognuno ha un badge personale per entrare e uscire quando vuole, oltre ad una scrivania oppure una sala privata, a seconda delle proprie esigenze.

L’unica cosa che bisogna fare è portare il proprio pc, tutto il resto è già disponibile e pronto per essere utilizzato: non è più necessario preoccuparsi di bollette e contratti, e in più Talent Garden fornisce anche una connessione a Internet in fibra ottica.

Il costo è di 250 euro al mese, che diventa un canone interessante se si pensa che il vero valore aggiunto è il networking che si fa all’interno dello spazio con altre 40 persone che costituiscono i migliori talenti della provincia. Diventa più facile avere visibilità a livello giornalistico oppure ottenere dei finanziamenti se si ha una startup.

Abbiamo chiesto a Davide per quale ragione abbiano scelto Bergamo come location: secondo lui si tratta di una città con tantissimi professionisti scollegati tra di loro, ma che hanno moltissimo da offrire. Ci sono molte città meno famose rispetto a Milano che sono piene di talenti e competenze di elevate spessore, che se messe vicine possono integrarsi di più al tessuto cittadino locale, creando valore per se stesse ma anche per l’ecosistema in generale.

Per quanto riguarda gli obiettivi di Talent Garden, Davide ci ha rivelato che il primo goal è quello di diventare autosostenibile, e potrebbe già considerarsi raggiunto. Il secondo è connettere tutti questi ecosistemi a livello locale in un unico grande network a livello nazionale e non solo. Si sta lavorando affinché Talent Garden sia presente anche in alter città d’Italia e del mondo.

Un’altra domanda che abbiamo fatto a Davide riguarda il rapporto e le differenze con altri network, come ad esempio The Hub: Davide ha spiegato che The Hub ha un focus strettamente legato al sociale, mentre Talent Garden si focalizza sul mondo digitale. Si tratta dunque di due realtà completamente diverse, e per questa ragione collaborano molto spesso, puntando sempre di più a fare rete in maniera allargata. Secondo Davide è vitale che questi ecosistemi nascano e crescano anche nelle stesse città, perché si rivolgono a pubblici differenti, e dunque è auspicabile che ne esistano diversi, focalizzati su temi diversi.

Gli obiettivi per i prossimi mesi sono in primo luogo di aprire 6 sedi in Italia, e raggiungere una ventina di spazi in tutto il mondo nel corso dell’anno 2013. Inoltre si punta ad ampliare la base di utenti con persone che vivono lo spazio non solo 24 ore al giorno, ma che lo usano solamente quando ne hanno bisogno.

L’invito dunque è aperto a tutti per il lancio di Venerdì 28 Settembre, a partire dalle ore 19, a Dalmine in Via Provinciale, 64.

Vi invito naturalmente a visionare l‘intervista completa, molto più ricca di questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


StartupID | Davide Dattoli of Talent Garden

The 25th interview of StartupID is with Davide Dattoli of Talent Garden.


First of all we asked Davide what Talent Garden is and how the idea for the project was born: it's a coworking space that is part of a network, and was born from the desire to work together with other interesting people. Very often those who work with digital do it from home, or from their own office, collaborating with people only a few miles away. The idea was to share the same working space, with a prettier and more efficient setting, since the expenses are divided among members.

Talent Garden was born in Brescia in December 2011, but in reality it is an expanding model: on Friday, 28th of September, the second venue of Talent Garden will be opened in Bergamo. It is an important area from a digital point of view in North italy, and infact the challenge is finding secondary cities that are rich in talents in the digital field, people who work in web and communication and that would like to live places like this.

The space in Bergamo measures about 450 square meters, and has 40 available workstations for people who work in digital and that want to share a working space instead of working from home or in their office. The space is open 24/7, and everyone has their own personal badge to go in and out whenever they want, along with a desk or a private room, based on the needs.

The only thing you need to do is bring your pc, the rest is already there ready to be used: you don't need to worry about bills and contracts anymore, and Talent Garden has also a superfast fiber optic Internet connection.

The cost is 250 euro/month, which is quite interesting if you think that the true added value is the networking done inside the space with other 40 people who are the best talents of the area. It's easier to get visibility from media or getting financial support if you have a startup.

We asked Davide why they chose Bergamo as the location: he believes it is a city with many professionals who are disconnected, but have a lot to offer. There are many cities that are not as famous as Milan, but are filled with talents and skills of high level, that when put together can be integrated in the local web, creating value for themselves but also for the ecosystem in general.

As for Talent Garden's goals, Davide has revealed that their first goal is to become sustainable, and this step has already been achieved. The second is connecting these local ecosystems in a single great national network, and not only. They are working in order to bring Talent Garden in other cities in Italy and in the whole world.

Another question we asked Davide is about the relationship and thedifferences with other networks, such as The Hub: Davide has explained that The Hub has a strictly social focus, while Talent Garden is focused on the digital world. They are thus two completely different realities, and for this reason they collaborate often, aiming to enlarge their networks more and more. In Davide's opinion it is vital that these ecosystems are born and grow in the same cities, because they are created for different audiences, and so it is a good thing that there are several of them, focalized on different topics.

The goals for the next few months are opening other 6 venues in Italy, and reaching 20 venues in the whole world in 2013. Furthermore, they would like to widen the base of users with people who not only use the space 24/7, but also go there only when they need it, even for a few hours.

The invitation is open to everyone for Friday, the 28th of September, starting from 19.00 pm, in Dalmine, via Provinciale 64.


I invite everyone to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

giovedì 9 agosto 2012

Intervistato.com | Dan Pink @danielpink



Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Dan Pink, noto studioso ed esperto di motivazione, particolarmente conosciuto per il suo TED talk "La sorprendente scienza della motivazione".


In primo luogo abbiamo chiesto a Dan come è nato il suo progetto Office Hours: Dan ci ha rivelato che aveva quest'idea da molto tempo, ovvero quella di immaginare che anche persone interessanti in diversi ambiti abbiano le “ore di ricevimento”, come i professori, durante le quali le persone potessero fare domande e conversare su diversi argomenti. Il progetto ha avuto un grande successo, e con un costo praticamente nullo è arrivato ad essere una vera e propria trasmissione radiofonica disponibile in tutto il mondo. [video]

In secondo luogo abbiamo chiesto quali siano le migliori strategie per far sì che le persone sentano ancora di avere uno scopo, nel momento in cui molte attività da colletti bianchi verranno automatizzate, così come in passato sono state automatizzate le attività dei colletti blu. Dan ha messo in discussione la premessa di questa domanda: c'è una nozione in economia, chiamata “fallacia del grumo del lavoro”, secondo la quale esite un certo numero di posti di lavoro. Quando uno di questi posti di lavoro viene perso a causa dell'automazione o dello spostamento degli impianti in un altro paese, si presuppone che qualcuno ne abbia a soffrire. Questo tuttavia è dimostratamente falso, anche e soprattutto perché il panorama è cambiato moltissimo negli ultimi anni. [video]

Un'altra domanda che abbiamo fatto riguarda la natura della motivazione, ovvero se questa sia causata da un bisogno di tenere il passo con le aspettative altrui oppure è generata da una spinta interna. Secondo Dan la motivazione ha diversi motori: alcuni sono biologici, altri riguardano punizioni e ricompense, che costituiscono una grande parte della nostra natura. C'è da dire che sarebbe necessario riconoscere il fatto che gli esseri umani sono motivati a fare certe cose anche semplicemente perché sono interessanti, perché ci importano e sono rilevanti nel mondo. [video]

Alcune tra le barriere più rilevanti quando si tratta di implementare i risultati di questo genere di ricerca nelle aziende sono costituite dal fatto che alcuni tipi di motivatori possono avere ottimi risultati nel breve termine, anche se provocano molti danni collaterali nel lungo termine. Un'altra grande barriera è quella dell'abitudine: certe strutture sono talmente radicate da rendere difficile un cambiamento, per quanto esso sia documentato. [video]

Infine abbiamo chiesto a Dan se ci sono nuovi studi che sta analizzando e che condividerà in futuro: ci ha rivelato che fondamentalmente troviamo sempre nuove conferme di quel che è stato trovato finora, che evidenziano come la motivazione sia più complessa, più complicata e per certi versi più nobile di quanto vogliamo ammettere. Gli esseri umani sono creature interessanti, che non fanno cose solo per sopravvivere, ma anche per ragioni più profonde e più alte. Non bisogna dimenticarlo, perché in caso contrario faremmo un grande torto a noi stessi e al mondo, costringendo certi talenti a rimanere nascosti. [video]

Vi invito a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di dettagli rispetto a questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


Intervistato.com | Dan Pink

Some time ago we had the pleasure of interviewing Dan Pink, renown expert of motivation, particularly known for his TED talk "The surprising science of motivation".

First of all we asked Dan how his Office Hours project was born: Dan has revealed that he had the idea for a long time, which was to imagine that interesting people in different fields had "office hours" just as professors have, during which you can go in and ask questions or talk about different topics. It was something that didn't exist, so he did it. The project had a resounding success, and for virtually zero cost he managed to do the equivalent of a radioshow which is available all over the world. [video]

Secondly we asked what the best strategies are to make people feel that they still have a purpose, in a historical moment when many white collar activities are being taken over by automated machines, just as blue collar jobs have been automated in the past. Dan has put into question the premise itself: there is a notion in economics called "the lump of labor fallacy", that states that there is a limited number of jobs, and when jobs are lost because of automation or dislocation, then someone will necessarily have to suffer. This has been proven to be wrong, also because the work scenario has changed extremely much during the last few days. [video]

Another question we asked is about the nature of motivation, and in particular whther it is driven by a need to keep up with other people's expectations or whether it is generated by an internal drive. In Dan's opinion motivation has a series of engines: some are biological, others regard rewards and punishments, which are a big part of who we are. We also must recognize that fact that human beings are motivated to do things also because they're interesting, because they matter to us, or because they are relevent for the world. [video]

Some of the most important barriers when it comes to implementing these kinds of results in companies are habit and short term goals: some types of motivators, such as "if-then" motivators, have great results in the short term, even though they can do all sorts of collateral damage in the long run. Habit is extremely difficult to eradicate: some structures and ways are so established that change is difficult, even though its positive effects are documented. [video]

Finally we asked Dan whether there are new studies he's into: he revealed that we are currently in a phase of confirmation of what we know, and studies point out how motivation is more complex, more complicated and in some ways more noble than we give it credit for. Human beings are interesting creatures that don't do things only to survive, but also for deeper, higher reasons. We shouldn't forget that, because otherwise we'd be shortchanging ourselves and the world, forcing certain talents to remain hidden. [video]

I invite you to view the full interview, much richer in details than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

mercoledì 8 agosto 2012

#Canterini, la #Diaz e quei "chi" mancanti



A sentenze emesse sui fatti di quel luglio 2001 a Genova, dopo che anche il cinema ha provato a raccontare quei momenti, dopo le polemiche, dopo 11 anni ha cominciato a parlare pubblicamente l'allora comandante del Primo reparto Mobile della Polizia di Roma, Vincenzo Canterini. 


Anzi, per la precisione ha cominciato a parlare dopo, dopo aver scritto un libro che ora, evidentemente, sta promuovendo. Lo ha fatto anche qualche giorno fa, intervistato da Corradino Mineo su Rainews24 (nel video qui sotto). Sul libro di Canterini, "DIAZ", anche Internazionale pubblica un articolo di Michael Braun e così anche il Post qualche tempo prima, qui.

A sentirlo, a sentire la sua versione dei fatti, Canterini sembra quasi voler ridimensionare il suo ruolo e quello dei suoi uomini intendendo che quella notte alla Diaz furono altri (o anche altri) non meglio identificati a compiere il massacro. Braun nel suo articolo riporta che Canterini chiamerebbe in causa anche un gruppo, il “G.O.S” (Gruppo operazioni speciali della Polizia di Stato, da non confondere con il G.O.S. gruppo operativo sicurezza che opera negli stadi di calcio) di cui però non si trovano riferimenti ufficiali in rete.

Le parole dell'ex comandante tendono a disegnare un quadro in cui il vero nodo da sciogliere va ricercato tutto in quella catena di comando che non c'era. Almeno apparentemente, e stando alle testimonianze (più o meno limpide, ma questo non si può definire) di chi fece irruzione alla Diaz. In ogni singola pagina scritta su quei fatti, da 11 anni a questa parte, in un capoverso prima o dopo arriva l'inevitabile "caos che non rendeva possibile determinare chi vi fosse, chi avesse dato l'ordine, chi avesse organizzato". Insomma, nel solito copione all'Italiana che si ripete ogni qualvolta si parli ad esempio di stragi la domanda finale che rimane sempre senza risposta è: chi?

Resta il fatto che, libro o non libro, mezze verità post sentenza o meno, Canterini è stato condannato:

"Per il tentativo di occultare le violenze compiute contro le persone che si trovavano ospitate nella scuola, la Corte di Cassazione ha di recente confermato le condanne nei confronti di alcuni importanti dirigenti di polizia tra cui lo stesso Canterini." (via il Post)

Su una cosa però dice il vero, e l'evidenza è sotto gli occhi di tutti, forse anche dei giudici: quella sera non erano gli unici presenti alla Diaz e in quella, come la definisce lo stesso nell'intervista a Mineo, "macedonia di polizia" dove non era chiara la catena di comando mancano ancora molti "chi".  E' vero che i condannati non rappresentano certo la totalità delle forze dell'ordine presenti in quella irruzione, e, se fosse vero, come ha ventilato Canterini, provando a gettare un sasso nello stagno, che in quella scuola entrarono nuclei non meglio identificati delle forze dell'ordine.

Va però ad onor di cronaca anche detto che in un passaggio nelle motivazioni della sentenza (qui tutto il documento completo) di secondo grado viene scritto che

"delitto p. e p. dagli artt.110,  368, comma I e II, 61 n. 2, 81 cpv c.p. perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di conseguire o far conseguire ad altri l’impunità per i delitti di cui al capo h), in concorso con tutte le persone menzionate al capo sub b)"

Canterini insomma viene riconosciuto colpevole, nella sentenza, di aver quantomeno contribuito, come altri funzionari al vertice, al depistaggio nel tentativo di ottenere per lui o per altri l'impunità. Una parte di quei "chi" può venir naturale pensare, tanto da far stonare qualche nota. Tempo fa, in un post  dal titolo "Responsabilità politiche" in data 19 luglio 2012, prendendo spunto da due articoli, di Ridet su Le Monde e del già citato Braun su Die Tageszeitung mi ponevo la domanda: e i responsabili politici? Quelli che mai sono apparsi, nominati o anche solo menzionati di sfuggita durante tutta la querelle processuale, anche loro in qualche modo diretto o indiretto, per negligenza, conoscenza o per ordine dato dovranno pur avere delle responsabilità, no? Ma ad oggi non esistono, e il tutto assume la stessa immagine di un cane addestrato che improvvisamente si aizza contro qualcuno senza che gli venga impartito un comando.
Vi ripropongo questo video (e vi segnalo questi altri ripresi in diretta quella sera) che raccoglie immagini e conversazioni tra le forze dell'ordine in cui è evidente la confusione.


Questo non vuole essere uno di quei post infarciti di dietrologia e complottismo. Questa vuole solo essere una riflessione in cui stimolato da altri articoli mi pongo delle domande, senza pretendere che la risposta sia quella che voglio io, ma auspicandomi che comunque ne arrivi una.

Ma per ora, come scrive anche Braun nel finale del suo articolo "non ci sono state reazioni al libro Diaz. Non hanno reagito i poliziotti – e coimputati al processo – tirati in ballo da Canterini, non hanno reagito politici, non hanno reagito neanche i mezzi d’informazione. Il quadro che Canterini dipinge – di una polizia che agiva in perfetta illegalità – dovrebbe causare maggiori preoccupazioni per la salute di una democrazia in cui fatti simili sono possibili. Ma finora la risposta è stata solo un silenzio assordante."

(fonti utili : per le carte dei processi su Diaz, Alimonda, Bolzaneto, Cosenza -“rete meridionale del sud ribelle”- e per quelle del processo ai 25 noglobal potete andare qui: http://www.processig8.org/ 
Qui invece 40 minuti di girato in presa diretta, comunicazioni delle forze dell'ordine, immagini e testimonianze dei momenti dell'irruzione alla scuola Diaz)

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


Canterini, the Diaz and those missing "Who"

After the verdicts have been emitted on the facts of that July 2001 in Genua, after the cinema has tried to tell those moments, after the discussions, after 11 years even the ex Commander of the First Mobile Division of the Rome Police, Vincenzo Canterini, has started to talk publicly.

Actually he started talking after writing a book that now he is obviously promoting. He did so a few days ago, interviewed by Corradino Mineo on Rainews24 (in the video below). In Canterini's book called "Diaz", even Internazionale published an articled by Michael Braun, and Il Post as well.

If you hear his version of the facts, Canterini always seems to want to redimension his role and that of his men, implying that that night at the Diaz there were other non identified people who perpetrated the massacre. Braun in his article says that  Canterini also cites a group, the G.O.S. (Group for Special Operations of the State Police, not to be confused with the Operative Safety Group that operates inside soccer stadiums), of which unfortunately official references are absent online.

The words of the ex commander tend to draw a picture in which the real question is in that chain of command that was missing. At least apparently, and as the witnesses say (more or less clearly, but that can be defined), of those who irrupted into the Diaz. In every single page written about those facts, these last 11 years, at some point you find the inevitable "chaos that made it impossible to understand who was there, who gave orders, who organized". So in the usual Italian script that repeats itself every time you talk about massacres, the same old question that always remains without an answer is "who"?

Fact is that, regardless of the book, the half truths and everything, Canterini has been condemned "for the attempt to hide the violences perpetrated against the people
hosted by the school, the Corte di Cassazione has recently confirmed the condemnation towards some of the most important police directors, among which Canterini".

About one thing he does tell the truth, and the evidence is in front of every one, even the judges: that night they weren't the only ones at the Diaz, and in that "police fruitsalad", as he called it, where it wasn't clear what the comand chain was, there are still a lot of "who" missing. It is true that the condemned don't represent the totality of the polices forces in that action, and if it is true, as Canterini said, that in that school there were other nuclei of the police, but that haven't been identified.

Canterini has been recognized as guilty in the verdict of contributing, as other functionaries, of the attempt of diverting the inquiries in the attempt of obtaining impunity for him and others. Part of those "who", some might think. Some time ago, in a post named "Political responsibilities", I asked the question: and the political responsibles? Those that haven't appeared, nominated or even just mentioned briefly during the trial, even they had some kind of responsibility, in a direct or indirect way, for negligence, knowledge, or orders. But today there is no such thing, and everything just looks like a trained dog that all of the sudden attacks without no order.

Here is a video that collects images and conversations among the police forces, in which the confusion is well evident. This post doesn't want to be conspirational: it only is meant as a reflexion in which, stimulated by other articles, I try to ask some questions, without pretending that the answer is the one I want it to be, but hoping that anyway one will arrive.

But for now, as Braun writes at the end of his article "there have been no reactions to the Diaz book. No reactions from the policemen mentioned by Canterini, no reactions from politicians, no reactions from media. The picture that Canterini drew, of a police that operated in complete illegacy, should cause more worries for the health of a democracy in which similar things are possible. But until now the only answer has been a deafening silence."

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

10minuticon Davide Licordari @davidelico #TA12



La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di intervistare Davide Licordari, fondatore dei Tweet Awards: abbiamo parlato della nascita del progetto e in particolare dell'edizione di quest'anno, che si terrà a Milano il 6 di Ottobre.


In primo luogo abbiamo chiesto che cosa sono i Tweet Awards e come è nato il progetto: si tratta di una manifestazione non ufficiale e non collegata in alcun modo a Twitter, un'iniziativa privata di organizzatori indipendenti che ha l'obiettivo di riunire appassionati di Twitter, persone che lo usano tutti i giorni. L'idea iniziale era di portare dal virtuale al reale le amicizie che si vengono a creare online grazie a un premio che si intende in maniera ironica e giocosa, non competitiva o aggressiva. [video]

Abbiamo chiesto a Davide come funziona il concorso: innanzitutto il premio è diviso in varie categorie, alcune selezionate con un criterio "istituzionale", altre in base a un criterio più goliardico. Le votazioni sono partite lo scorso Lunedì, dando la possibilità di votare liberamente per ogni categoria. In seguito, i 5 più votati di ogni categoria saranno selezionati per il secondo giro di votazione, con il quale stabilire il vincitore. [video]

Davide ci ha rivelato che molta ispirazione è stata tratta dai Macchianera Blog Awards: i TA sono infatti nati nella cornice della BlogFest, con l'idea di istituire un premio per Twitter, così come era stato fatto per i blog. Per ragioni logistiche e per dare l'opportunità a più persone possibile di partecipare alla premiazione, quest'anno si è deciso di tenere l'evento non più a Riva del Garda, ma a Milano. [video]

Per quel che concerne i numeri e l'evoluzione dell'evento stesso, Davide ci ha svelato che il primo anno i partecipanti erano circa 70, mentre quest'anno a circa un mese dall'evento, ci sono già 350 iscritti. I numeri sono dunque senz'altro positivi, addirittura oltre le aspettative degli organizzatori, quindi si punterà sempre di più a raggiungere obiettivi più corposi. L'idea è di riuscire a organizzare qualcosa di sempre più grande, organizzato meglio e che coinvolga tanta gente che ha voglia di trasferire nel "reale" ciò che vive ogni giorno dietro il pc. [video]

In quest'ottica sarebbe molto interessante un'integrazione con altri awards oppure un'affiliazione con Twitter, ma sono piani ancora in via di definizione, che verranno considerati con più attenzione dopo l'evento del 6 Ottobre. [video]

Abbiamo parlato anche del premio che verrà offerto ai vincitori, e cosa bisogna fare per partecipare: naturalmente invito tutti a visionare l'intervista integrale, ben più dettagliata rispetto a questa mia breve sintesi.

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


10minuteswith Davide Licordari

Last week we had the pleasure of interviewing Davide Licordari, founder of the Tweet Awards: we talked about how the project was born and in particular this year's edition, that will be held in Milan on October the 6th.

First of all we asked what the Tweet Awards are and how the project was born: it is a non ufficial manifestation that is in no way connected to Twitter, a private initiative of indipendent organizers that has the aim of reuniting Twitter aficionados, people that use it every day. The initial idea was to take friendships from virtual to real life, thanks to an award that is to be seen as ironic and playful, not competitive or aggressive. [video]

We asked Davide how the contest works: first of all the award is divided into categories, some selected with "institutional" criteria, other based on more playful ones. Voting has begun last Monday, and gives the possibility to freely vote for each category. The 5 most voted sites of each category will be promoted to the second round of votes, which will define a winner. [video]

Davide has revelead that a lot of inspiration for these awards came from the Macchianera Blog Awards: the TA were born inside the BlogFest, with the idea of instituting an award for Twitter, as it was done for blogs. For logistic reasons, and in order to give the opportunity to as many people as possible to participate, this year the organizers have arranged for the event to take place in Milan instead of Riva del Garda. [video]

As for numbers and the evolution of the event itself, Davide told us that the first year the participants were about 70, while this year - about a month before the event - there are already 350 signups. The numbers are without a doubt positive, even higher than it was expected, so they will be pursuing goals that are even higher. The idea is to organize an event that is bigger and better organized every year, and that is capable of involving a lot of people that want to bring virtual into real. [video]

In this perspective it would be extremely interesting to do an integration with other awards or affiliate with Twitter, but these are plans that are still being defined, and that will be considered with more attention after the event on the 6th of October. [video]

We talked about the award that will be given to the winners, and what one must do in order to participate: of course, I invite everyone to view the full interview, much more detailed than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

StartupID | Roberto Esposito @robbb85 di DeRev



La ventiquattresima intervista di StartupID è con Roberto Esposito di DeRev.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.

Innanzitutto abbiamo chiesto a Roberto che cosa è DeRev e come è nata l’idea: il nome viene dal latino “de revolutione”, ovvero “sulla rivoluzione”, e il progetto stesso nasce da una riflessione fatta in questi ultimi anni. Analizzando l’evoluzione di Internet negli ultimi 20 anni, Roberto è arrivato alla conclusione che Internet sia lo strumento ideale per dare potere alle idee dal basso e trasformarle in qualche cosa che abbia un riscontro concreto nella realtà proprio grazie al web. [video]

DeRev nasce dunque proprio con questo obiettivo, ovvero dare potere alle idee più valide e trasformarle in rivoluzioni e progetti concreti grazie a una serie di strumenti messi a disposizione di coloro che li hanno ideati. Si vuole dare un forte contributo alla realizzazione attraverso vari tipi di strumenti a seconda della categoria di appartenenza e alla tipologia del progetto stesso: dal crowdfunding alla raccolta di firme e petizione, fino al sostegno per una campagna elettorale. [video]

Si tratta dunque di una piattaforma che offre gratuitamente questi strumenti per progetti che spaziano dall’arte all’attivismo, arrivando fino alla democrazia partecipativa: DeRev può essere usata per garantire trasparenza e interagire con i cittadini, raccogliere proposte ed opinioni su diverse tematiche. [video]

Il funzionamento è molto semplice: l’utente deve innanzitutto scegliere se vuole aprire un nuovo progetto oppure partecipare a progetti già esistenti. Una volta aperto un nuovo progetto, si può scegliere in quale categoria inserirlo, e scegliere i servizi più utili in base all’obiettivo da raggiungere. [video]

La piattaforma infatti offre un vasto assortimento di servizi aggiuntivi, da quelli più legati alla discussione, come i forum, fino ai servizi per lo streaming audio-video. E’ possibile infatti organizzare dibattiti pubblici con un’audience che commenta e interagisce, oppure delle riunioni private, tra poche persone, a seconda delle proprie esigenze. [video]

DeRev non è propriamente un social network, e infatti non va in conflitto con i social network attuali: al contrario, li sfrutta per garantire maggiore visibilità ai progetti. E’ possibile infatti incorporare il proprio account Facebook e Twitter in ogni progetto, in modo da diffondere informazioni sulle proprie reti sociali a proposito di quella iniziativa. Inoltre è possibile esportare singolarmente i widget relativi ai progetti e utilizzarli sul proprio sito web oppure su pagine FB correlate. [video]

I numeri sono molto interessanti: in soli 4 mesi sono riusciti a raccogliere 50.000 pre-iscritti sulla landing page, di cui il 90% italiani. Inoltre hanno ricevuto anche un investimento di 1.250.000 euro come investimento nella startup da parte di un fondo. [video]

Il modello di business è piuttosto diversificato: da una parte c’è una piccola commissione su ogni donazione fatta dagli utenti, ma ci sono anche altre forme di ricavo, incentrate prevalentemente sulla pubblicità. Il servizio base, tuttavia, rimarrà sempre gratuito per tutti gli utenti. [video]

Abbiamo chiesto quali siano le prospettive per il futuro: si spera che si riesca a raggiungere i 100.000 preiscritti al lancio della piattaforma, e crescere fortemente in Italia nei prossimi mesi. Lo scopo sarebbe di arrivare alla primavera con un buon numero di utenti attivi, in modo da poter uscire dai confini italiani e puntare anche su altri mercati. [video]

Vi invito naturalmente a visionare l’intervista completa, molto più ricca di questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


StartupID | Roberto Esposito of Derev

The 24th interview for StartupID is with Roberto Esposito of DeRev.

First of all we asked Roberto what DeRev is and how the idea was born: the name comes from the Latin "de revolutione", and means "about the revolution". The project itself was born from a bit of thinking Roberto has done during these last few years. After analyzing the evolution of the Internet during the last two decades, he arrived to the conclusion that the Internet is the ideal tool to give power to people's ideas and transform them into something real thanks to the web. [video]

DeRev was born with this purpose, giving power to the most interesting ideas and transforming them into revolutions and projects thanks to a series of tools available for those who had the idea. The aim is to give a strong contribution to realizing the project thanks to various types of tools, based on the category and type of project: from crowdfunding to signatures, arriving to the support for elections campaigns. [video]

It is a platform that offers these tools for free to projects that range from arts to activism, arriving to partecipative democracy: DeRev can be used to guarantee transparency and interact with citizens, gather proposals and opinions on different topics. [video]

It is also quite easy to use: the user must choose whether he wants to open a new project or participate in an already existing one. Once the new project is opened , you can choose in which category to put it, and choose the most useful services based on the goal you want to reach. [video]

The platform offers a vast assortment of additional services, from those linked to discussion, such as forums, until the services for audio video streaming. It is possible to organize public debates with an audience that interacts and comments, or private meetings, with just a few people, based on your own needs. [video]

DeRev is not actually a social network, and it doesn't collide with other already existing social networks: on the contrary, it uses them to guarantee a better visibility to projects. It is possible to incorporate your Facebook and Twitter account in each project, so that information can be spread on your social webs more easily. Moreover, it is possible to export widgets and use them on your website or Facebook page in order to promote your idea. [video]

The numbers are quite interesting: in only 4 months they have managed to gather 50.000 pre-signups on the landing page, 90% of which are Italian. They have also received an investment of 1.250.000 euro as an investement in the startup from a fund. [video]

The business model is quite diversified: on the one side there's a small commission on each donation users make, but there are also other forms, based on advertising. The basic service, however, will always be free for all users. [video]

We asked what the perspectives for the future are: they hope they will manage to reach 100.000 pre-signups at the launch of the platform, and grow strongly in Italy during the next few months. The aim would be to arrive in the spring with a good number of active users, so that they can exit the Italian borders and conquer other markets. [video]

I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

StartupID | Francesco Ferrazzino @heppniness di UWAR



La ventitreesima intervista di StartupID è con Francesco Ferrazzino di UWAR.



StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.


L’idea di UWAR è nata dalla volontà di utilizzare l’augmented reality per un progetto che non fosse fine a se stesso, o magari orientato ad attività promozionali spesso di dubbio successo, ma per far interagire le persone fra di loro. Si trattava di un ottimo strumento per fare breaching tra online e offline, e colmare il gap tra la vita che viviamo nel digitale e la nostra vita reale. [video]

Uno dei primi elementi dell’equazione è stata la maglietta di UWAR, che ha un simbolo univoco identificativo della persona che lo indossa, e questo è il fulcro dell’app stessa, che è a tutti gli effetti un first person shooter.

Il team iniziale era composto da 5 – 6 persone, tutte al top delle proprie capacità in un particolare campo, dalla programmazione al business development, e dopo circa un anno di lavoro il gioco è finalmente pronto.

E’ un gioco per Android già scaricabile, che è stato promosso solamente attraverso il passaparola, senza l’impiego di pubblicità di alcun genere. Inoltre hanno mutuato in parte l’idea di un’altra startup, che aiuta le persone a trovarsi in città e ad organizzare eventi ed uscite insieme, per creare un piccolo social network a supporto dell’app, che aiuta le persone ad organizzare le partite ed incontrarsi di persona. Lanciare l’app sul mercato e lasciarla vivere di vita propria probabilmente non sarebbe stato sufficiente. [video]

Il modello di business è quello dell’app purchase, anche se la maglietta gioca un ruolo fondamentale in quanto fa parte anch’essa del modello di business, ed avrebbe l’obiettivo di garantire una user acquisition massiccia. La maglietta è prodotta da PlayShirt, un’azienda di Milano specializzata nella creazione di magliette, alla quale sarà affidata tutta la distribuzione di UWAR. Chi vuole, tuttavia, avrà la possibilità di stampare il proprio simbolo univoco ed applicarlo sulla propria maglietta nel modo che preferisce. [video]

Per quanto riguarda i numeri, il target è di 250.000 user, o comunque downloads: a differenza dei propri competitor, UWAR dà la possibilità di fare networking e rafforzare i legami in un mercato che è di nicchia. [video]

Un’altra domanda che abbiamo fatto a Francesco riguarda il rischio che il prodotto si trovi  in mezzo a quegli utenti che amano questo genere di giochi, ma che non uscirebbero mai di casa per giocare, e quelli che amano il softair e il paintball ma che non potrebbero fare a meno dell’arma e dell’equipaggiamento. Secondo Francesco, tuttavia, questo potrebbe essere un vantaggio: il punto è che la facilità d’uso e l’assenza di speciali attrezzature fa sì che giocare sia possibile in qualsiasi situazione e ambiente, anche in brevi intervalli di tempo, come ad esempio l’intervallo tra una lezione o l’altra, o una pausa pranzo, oppure a casa propria. [video]

Infine Francesco ha illustrato le differenze nella tecnologia utilizzata da UWAR in confronto a quelle di altri competitor, tra cui l’azienda Hasbro.

Vi invito naturalmente a visionare l’intervista completa, molto più ricca di questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


StartupID | Francesco Ferrazzino of UWAR

The 23rd interview for StartupID is with Francesco Ferrazzino of UWAR.

The idea of UWAR was born from the desire to utilize augmented reality for a project that wasn't just aimed to itself, or to promotional activities of scarse success, but to make people interact with each other. It was a great tool to breach online and offline, and filling the gap between our digital and real lives. [video]

One of the first elements of the equation was the UWAR t-shirt, which has a univocal ID symbol of the person who's wearing it, and that is the main pillar of the app, which is a first person shooter game.

The initial team was made of 5-6 people, all at the top of their abilities in one particular field, from programming to business development, and after about one year of work, the game is finally ready.

It's a game for Android that can be downloaded, and which has only been promoted by WOM, without any kind of advertising. They have also got inspiration from another startup's idea, that helps people to meet in cities and organize events, to create a small social network supporting the app, and that helps people organize games. Launching the app and just letting it live its own life wouldn't have been sufficient. [video]

The business model is that of the app purchase, even though the t-shirt plays a fundamental role in the business model itself, and has the goal of guaranteeing a massive user acquisition. The t-shirt is produced by PlayShirt, a Milan company which is specialized in the creation of t-shirts, and that will be managing the whole distribution of UWAR. Anybody can print their own symbol and apply it on any t-shirt in any way they like, though. [video]

As for numbers, the target is of 250.000 users or, at least initially, downloads: unlike their competitors, UWAR gives the possibility to users to do some networking and reinforce the links in a market that is definitely a niche. [video]

Another question we asked Francesco is about the risk that the product will find itself in the middle between users who love this kind of game, but would never go out to play, and users who love softair and paintball, but would never give up the real equipment. Francesco believes this might actually be an advantage: the point is that the facility of use and the absence of particular equipment makes it possible to play the game in any situation or environment, even during the breaks at school, or even at home. [video]

Finally Francesco has also explained the difference in the technology used by UWAR compared to other competitors, among which Hasbro.

I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

10minuticon Alessio Giannone @pinucciotwit



Ieri abbiamo avuto il piacere di intervistare Alessio Giannone, autore satirico creatore del personaggio di Pinuccio, "faccendiere" e dissacratore dei personaggi politici online.


In primo luogo abbiamo chiesto ad Alessio come è nata la sua serie di risposte satiriche, e lui ci ha rivelato che in realtà tutto è iniziato su YouTube lo scorso Ottobre, con la telefonata per il compleanno di Berlusconi. Solo in seguito è stata aperta la pagina su Facebook, e tre mesi fa è stato attivato l'account Twitter. Su tutti i canali è stato riproposto il linguaggio di Pinuccio, anche se non riceve mai risposta dai politici presi di mira, il che la dice lunga su come la politica italiana gestisce la comunicazione, ovvero in maniera unidirezionale e senza ammettere replica. [video]

Secondo Alessio la soluzione migliore sarebbe che ogni politico gestisse in prima persona il proprio account e la propria presenza online, ma la verità è che è l'impostazione culturale del politico italiano ad essere lontana dalla gente. Twitter evidenzia in maniera chiara questo aspetto, poiché si pensa di usare il mezzo per fare dei comizi, quando in realtà nessuno li ascolta più. [video]

Abbiamo chiesto che cos'è per lui la satira: Alessio pensa che sia ciò che è sempre stato, ovvero la presa in giro del potere. Il compito e la missione della satira è di tipo sociale, ovvero di mettere in evidenza le falle di quel preciso momento storico, e il modo in cui il potere politico sta sbagliando nelle proprie azioni. In più, la satira deve essere a 360°, e non avere colore, ma purtroppo in Italia - specialmente in TV - la satira ha sempre un colore, e si nota subito quando un comico prende di mira e colpisce l'avversario con più veemenza. [video]

Secondo Alessio il passaggio della satira dalla carta stampata a Internet ha dato la possibilità di cambiare la generazione di chi fa satira, poiché per arrivare a pubblicare su certi giornali vengono seguite metodologie da Prima Repubblica, ovvero favoritismi e raccomandazioni. Il web invece permette di essere completamente liberi, e per questo motivo fa tanta paura ai mezzi tradizionali. [video]

Il giornalismo cosiddetto tradizionale è morto, ed è sempre stato in vendita rispetto alla politica: c'è il giornale di destra, di sinistra, quello vicino agli imprenditori, ma le dinamiche dell'online sono completamente differenti. Gli utenti dedicano pochi minuti di attenzione a ogni singolo stimolo, per cui l'obiettivo diventa quello di far ridere e dare la notizia allo stesso tempo. [video]

Anche il modo di approcciarsi ai social media che hanno i politici italiani è completamente fallimentare: non è questione solo quantitativa, in termini di numero di followers, retweet o mention, ma soprattutto qualitativa, entrando nel merito del sentiment delle risposte. Alessio stima che l'80% delle risposte ricevute dai politici siano negative, e purtroppo sono pochi gli analisti che prendono in considerazione anche questi fattori. [video]

A Ottobre - Novembre, ad ogni modo, inizia la campagna elettorale, alla quale parteciperà anche Pinuccio grazie ad alcuni format dedicati. E' difficile prevedere se la qualità della presenza sui social network dei singoli politici avrà una qualche influenza sull'esito delle elezioni. Purtroppo stimare lo scarto del reale rispetto a ciò che accade online è complicato, e in più l'Italia è un "popolo di clientele", troppo legato al contatto fisico con il politico per essere influenzato da ciò che accade sui social network. [video]

Vi invito naturalmente a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di questa mia breve sintesi!

Buona visione!

Maria Petrescu | @sednonsatiata


10minuteswith Alessio Giannone

Yesterday we had the great pleasure of interviewing Alessio Giannone, creator of Pinuccio, the satyrical dissacrator of politicians online.

First of all we asked Alessio how it all started, and he revelead that it all began on YouTube last October, when he called Berlusconi on his birthday. Afterwards the Facebook fanpage was opened, and the Twitter channel activated. Pinuccio's language was reproposed on all mediums, but he never really gets an answer to his provocations, which says a lot on how Italian politics manages communication: one direction, no replies. [video]

He believes that the best solution would be for each politician to personally manage his or her online presence, but the truth is that the cultural view of the Italian politician is really far away from the people. Twitter has emphasized that clearly, because they think they can do talk shows on there, not realizing that nobody's actually listening to them anymore. [video]

We asked what satire is for him: he believes it is what it has always been, the pranking of power. The mission of satire is social, putting in light the mistakes of that particular moment, and in what ways the political power is doing it wrong. Moreover, satire should be at 360°, and not have any kind of political color, but unfortunately in Italy  - especially in TV - satire always has a color, and you notice it right away when a commedian attacks someone more violently than others. [video]

The shift from paper to the Internet has given the possibility to change the generation of those who actually do satire, because in order to publish on certain newspapers you had to have certain friends and certain recommendations. The web allows everyone to be completely free, and this is the reason why it scares traditional media so much. [video]

Traditional journalism is dead, because it has always been for sale to politics: there's the right wing newspaper, the left wing newspaper, the businessmen newspaper, but the dynamics of online are completely different. The users dedicate just a few minutes of attention to every single stimulus, so the goal is to make people laugh and give them the news at the same time. [video]

The way Italian politicians approach social media is a complete failure: it's not just about quantity, like how many followers you have, or how many mentions and retweets. It's most and foremost a quality issue, when it comes down to analyzing the sentiment of those answers. Alessio estimates that 80% of the answers politicians receive online are actually negative ones, but unfortunately there are only a few analysts who will not blow smoke and will take these factors into consideration as well. [video]

In October November, however, the elections campaign will start, and Pinuccio will participate as well with some dedicated formats. It is difficult to foresse whether the quality of the presence on social networks of single politicians will have any kind of influence on the result of the elections. Unfortunately estimating the difference from the real deal just by what happens online is complicated, and Italy is a "people of clientele", too tied up to the physical contact with the politician to actually be influenced by what happens on social networks. [video]

I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.

Enjoy!

Maria Petrescu | @sednonsatiata

Secondo anno di #Intervistato. Ripartiamo con un grazie a tutti! #MIA2012



Ripartiamo idealmente da qui con il secondo anno di Intervistato, e lo facciamo cominciando a ringraziare voi tutti che ci avete seguito fino ad oggi.

Chi ci segue già lo sa. Ormai è passato poco più di un anno da quando Intervistato.com è andato online per la prima volta. Un anno in cui ogni giorno ha rappresentato una scommessa, molte volte vinta altre no. Passo dopo passo abbiamo cercato di crescere questa creatura con calma, senza farci persuadere da quella fretta di arrivare a tutti i costi che spesso finisce per trasformarsi nella buccia di banana che atterra tutto.

E abbiamo avuto ragione, anzi, ci avete dato ragione. E se prima, all'inizio dell'avventura, eravamo in due ben presto siamo diventati tre dietro a questo progetto. Intervista dopo intervista (e ad oggi sono ben più di cento in un anno) ci avete seguito, vi siete moltiplicati, vi siete resi disponibili a raccontarvi e ci avete portato fino a qui. "Qui" è l'ideale giro di boa, l'inizio, dopo una breve pausa estiva, del secondo anno di Intervistato.com che ci auguriamo sia ancora più fruttuoso del primo, non tanto in termini di numeri quanto in qualità, che è poi quello che a noi interessa e su cui abbiamo puntato fin dall'inizio di questo percorso. Se ci riusciremo non spetta a noi dirlo, ma a voi mano a mano nei prossimi mesi. Staremo a vedere.

Intanto possiamo dirvi che abbiamo pensato ad alcune novità che riguarderanno il progetto Intervistato.com, alcune delle quali rappresentano vere e proprie scommesse, ma del resto se non scommetti non corri nemmeno il rischio di vincere. No? Di queste però parleremo più avanti, non vogliamo anticiparvi nulla per il momento. Da ultimo, e non per falsa modestia o altro, vi vogliamo segnalare che siamo stati candidati ai Macchianera Italian Awards 2012 nella categoria 38  Miglior Podcast - Trasmissione online. Sinceramente presi come eravamo nel definire la nuova stagione non abbiamo seguito il percorso di votazione, ma fatto sta che ci siamo trovati li. E se ci siamo è perché qualcuno (numero jolly, vallo a sapere) ha deciso che il nostro lavoro meritava.

Un grazie a tutti quindi, a tutti quelli che  ci votano, a quelli che ci seguono e a quelli che ci seguiranno, a quelli che si racconteranno e a quelli che si sono raccontati. Raramente prendiamo spazio su queste pagine per parlare di noi, ma oggi abbiamo pensato fosse giusto farlo per ringraziare voi.

In fine di tutto, visto che ci avete messo in ballo, come si dice, balliamo:

Jacopo Paoletti @jacopopaoletti
Maria Petrescu @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini @contepaz83


Second year of Intervistato. We start again thanking everyone! #MIA2012

We're starting ideally again from now with the second year of Intervistato.com, and we're doing it by thanking all of you, who have followed us until today.

Those who follow us already know. It's been a little more than one year since Intervistato.com has gone online for the first time. A year in which every day has represented a bet, often won, other times lost. Step after step we tried to raise this creature with great calm, without getting in that haste to arrive that often turns into the banana peel that ruins everything.

And we were right, or actually you proved us right. And if at the beginning of our adventure we were just two, but very soon we became three people taking care of this project. Interview after interview (and today there are more than 100, done in one year), you followed us, became more day after day, you told your stories and brought us here. "Here" is the ideal starting point, after a brief summer break, of the second year of Intervistato.com, which we hope will be even more fruitful than the first, not in terms of quantity but of quality, which is what we've always been interested in since the beginning of this path. Whether or not we're going to manage to do it, you'll be the ones to tell us in the next few months. We'll see.

In the meanwhile we can tell you that we've thought about some news that will regard the Intervistato.com project, some of which represent proper bets, but if you don't bet you can't win. We'll talk about them in the future, we don't want to anticipate anything just now.

Lastly, and not for false modesty or anything, we'd like to announce that we've been candidated to the Macchianera Italian Awards 2012 in the category 38 - Best Podcast - Online show. Sincerely busy as we were defining the new season, we haven't followed the process of voting, but we found ourselves there. And we're there because someone (jolly number, who knows), has decided that our work was worth it.

Thanks to everyone, to those who vote us, to those who follow us and to those who will follow us, to those that will tell their stories and to those have done so already. We rarely take space on these pages to talk about ourselves, but today we thought it was right to do it to thank you.

Finally, since you made us dance, let's dance.

Jacopo Paoletti @jacopopaoletti
Maria Petrescu @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini @contepaz83

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